Wikileaks: ragion di stato o verità?
Nel 2006 l’australiano Julian Assange decise, insieme ad altre menti rimaste anonime, di creare WikiLeaks, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto di Stato, militare, industriale, bancario, e poi li carica sul proprio sito web.
Che cos’è WikiLeaks
«Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la Luna, il Sole e la Verità.»
Motto a cui si ispirò Julian Assange
WikiLeaks è un qualcosa sicuramente mai visto prima, che desta fin da subito interesse ed attenzione da tutto il mondo. Allo stesso modo desta anche paura e preoccupazione da parte dei Governi mondiali; questi avrebbero potuto vedere, da un momento all’altro, i propri più intimi segreti facilmente alla portata di tutti con un click.
E così effettivamente fu: WikiLeaks, tra il 2006 ed il 2010, pubblica notizie, documenti, files top secret da fonti anonime di ogni tipo.
Non parliamo di documenti di poco conto: solo per citarne alcuni, furono caricati documenti riservati sui bombardamenti in Yemen, sulla rivolta tibetana in Cina nel 2008, sulle esecuzioni extragiudiziarie da parte della polizia in Kenya, sul trattamento dei prigionieri nel Campo di prigionia di Guantanamo, sul riciclaggio di denaro sporco da parte di grandi uomini politici e d’affari, sulla guerra in Afghanistan e Iraq.
Insomma, potremmo considerare WikiLeaks come un grande “vaso di Pandora”, un grande contenitore virtuale di informazioni e dossiers, che, una volta aperto, avrebbe potuto svelare i più grandi segreti dei Governi mondiali e cambiare gli equilibri di forza e cooperazione tra gli Stati.
Ogni segreto svelato meriterebbe un proprio specifico approfondimento.
WikiLeaks – Collateral Murder: l’attacco aereo statunitense a Baghdad
Una squadra di due elicotteri Apache AH-64 statunitensi ad Al-Amin al-Thaniyah, nella mattina del 12 luglio 2007 sparano a degli individui iracheni, alcuni dei quali civili e disarmati.
L’attacco aereo si suddivide in 3 momenti:
nella prima fase, i soldati americani sparano ed uccidono un gruppo di uomini iracheni che passeggiano lungo un viale. Tra di loro, vi erano due corrispondenti di guerra iracheni che lavoravano per Reuters (una testata giornalistica internazionale), Saeed Chmagh (che morirà successivamente in ospedale) e Namir Noor-Eldeen, quest’ultimo un fotoreporter freelance iracheno la cui macchina fotografica che portava in spalla venne erroneamente scambiata dagli americani per un’arma. Una volta eliminato il gruppo, i piloti Apache dirigono le truppe di terra per spostarsi verso la posizione dell’attacco per liberare l’area.
Nella seconda fase, un altro gruppo di civili si dirige con un SUV nero verso Chmagh, a terra ferito, per cercare di portarlo in salvo. Gli americani, dopo aver visto la scena dagli Apache, sparano in direzione del SUV nero per neutralizzare gli obiettivi, apparentemente senza accorgersi che all’interno vi erano anche due bambini, rimasti gravemente feriti dall’attacco aereo. Le truppe di terra americane, a questo punto, iniziano a subire attacchi dagli edifici vicini.
Ultima fase dell’attacco
Arriviamo alla terza ed ultima fase dell’attacco: i soldati americani visualizzano due uomini con in mano un AM-47 che entrano in un edificio. Ma, mentre il pilota posiziona l’elicottero per attaccare l’edificio, due uomini disarmati camminano verso, e forse dentro, l’edificio. Mentre il cannoniere spara il primo missile, viene visto un altro uomo che cammina lungo la strada di fronte all’edificio. Il missile colpisce l’edificio e l’uomo viene catturato nell’esplosione. L’equipaggio quindi riposiziona l’elicottero e spara altri due missili ai piani superiori dell’edificio.
Il video integrale dell’attacco può essere direttamente visionato per comprendere meglio la dinamica e guardare il fatto con i propri occhi. WikiLeaks ha descritto il video come “una prova di attacco bomba statunitense contro civili”, e lo ha intitolato “Collateral Murder”.
WikiLeaks: la reazione internazionale
A livello internazionale, le reazioni al materiale pubblicato furono moltissime e diversificate. È inutile dire che l’Esercito Americano cercò in tutti i modi di difendersi dalle accuse di incoscienza dei soldati ed omicidio di civili.
Il capitano Jack Hanzlik, un portavoce del comando centrale degli Stati Uniti, ha dichiarato:
“Il video di un attacco aereo dà una prospettiva limitata, dice solo una parte dell’attività che stava accadendo quel giorno, infatti solo guardando quel video, le persone non riescono a capire le complesse battaglie che si sono verificate ma hanno un quadro degli eventi molto ristretto”.
Daniel Ellsberg, ex analista militare degli Stati Uniti, noto per aver fatto trapelare dei documenti del Pentagono ai media, ha detto dell’attacco aereo:
“Sarebbe interessante che qualcuno ci dicesse esattamente che cosa porterebbe a giustificare l’uccisione che vediamo sullo schermo. Si dovrebbe vedere l’uccisione di uomini in un’operazione in cui truppe di terra si stanno avvicinando e sono perfettamente in grado di catturare quelle persone, ma in realtà si sta uccidendo prima che arrivino le truppe. Questa è una violazione delle leggi della guerra”.
Molti giornali e TV mondiali hanno censurato il video, tra cui Al Jazeera English, CNN, The Washington Post, BBC, The New York Times.
Chelsea Manning
A consegnare a WikiLeaks il video fu, nel maggio 2010, Bradley E. Manning (ora Chelsea Manning, dopo aver cambiato sesso), un analista dell’intelligence dell’esercito americano di 22 anni.
L’uomo fu accusato di 22 reati specifici, inclusa la comunicazione di informazioni sulla difesa nazionale a una fonte non autorizzata, ma la più grave delle accuse fu quella di “favoreggiamento del nemico” (per la quale avrebbe potuto rischiare l’ergastolo o la pena di morte).
Altre accuse includevano violazioni dell’Espionage Act, rubando proprietà del governo degli Stati Uniti, accuse ai sensi della legge sulle frodi informatiche e sugli abusi e accuse relative al mancato rispetto di ordinanze generali legittime ai sensi dell’articolo 92 e 134 del Codice uniforme di giustizia militare.
Nel febbraio 2013 Manning ha presentato motivi di colpevolezza per 10 dei 22 reati specifici. Il 21 agosto 2013, Manning è stato condannato a 35 anni di reclusione, riduzione del grado di retribuzione a E-1, decadenza di tutti gli stipendi e indennità e discarico disonorevole.
Il 17 gennaio 2017, l’ex Presidente Barack Obama ha commutato la condanna di Manning a un totale di 7 anni di reclusione. Manning è stato rilasciato il 17 maggio 2017.
È importante sottolineare che Manning rilasciò anche altro materiale a WikiLeaks:
parliamo di 251.287 cavi diplomatici degli Stati Uniti, oltre 400.000 rapporti dell’esercito classificati dalla guerra in Iraq e circa 90.000 rapporti dell’esercito dalla guerra in Afghanistan, il video in questione ed un altro, mai pubblicato, che fu l’attacco aereo Granai del maggio 2009 in Afghanistan.
Martina Ratta per Questione Civile