Escalation militare tra gli Usa e l’Iran: le conseguenze sugli accordi per il nucleare e sull’economia italiana
Mentre in Italia si discute da ormai diversi giorni, più o meno dettagliatamente, del caso riguardo la presenza o meno sul palco dell’Ariston di Rula Jebreal, nel mondo, al di là dei confini nazionali, è in corso un’escalation militare tra gli Usa e l’Iran. Le conseguenze potrebbero essere potenzialmente catastrofiche, poiché questa incrinatura dei rapporti tra i due paesi, dotati di armamenti nucleari, potrebbe fungere, a sua volta, da miccia per l’esplosione di una più profonda crisi internazionale tra NATO ed asse russo-cinese.
Le fasi dell’escalation militare tra gli Usa e l’Iran
Alla luce degli innumerevoli voli cargo dei C-17 statunitensi disposti nella settimana appena trascorsa dal dipartimento della difesa USA per il trasporto di truppe e mezzi nelle basi americane di Turchia e Arabia Saudita, in seguito all’attacco avvenuto contro la base aerea USA K-1 di Kirkuk da parte delle milizie sciite (lo scorso 27 dicembre 2019) e all’attacco all’ambasciata statunitense di Baghdad del 31 dicembre, e, ancora, in seguito all’attacco statunitense, ordinato dal Presidente USA Donald Trump, sull’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq, per l’abbattimento del generale Soleimani (dal ’98 capo della Forza Quds, l’unità militare delle cosiddette “Guardie della Rivoluzione” responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica), assieme al capo delle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene, Abu Mahdi al-Muhandis, e con loro si stimano altre 50 vittime, è facilmente constatabile il fatto che il mondo stia assistendo ad una veloce ed inarrestabile degenerazione dei rapporti internazionali tra Occidente e Medio Oriente di incalcolabile portata.
Il grande affronto degli Usa con l’uccisione di Soleimani
Considero che sia da stolti non aspettarsi alcuna risposta militare da Teheran, poiché la morte di Soleimani è una perdita troppo grave da sopportare, che, oltre a mettere a repentaglio la conservazione stessa degli ayatollah sul territorio, finisce per alimentare in maniera esponenziale il malcontento e le proteste nel Paese contro lo stesso regime iraniano, messo a dura prova per via delle sanzioni e delle violente e sanguinarie repressioni delle proteste, destinate inesorabilmente a rinforzarsi e con esse anche le frange più conservatrici ed estremiste del regime, finendo per gettare l’Iran in una vera e propria guerra civile, sulla scorta dell’esperienza libica.
Il possibile ritiro dell’Iran dagli accordi sul nucleare
Presto l’Iran si ritirerà completamente dagli accordi internazionali sul nucleare, dando il via a scenari di gran lunga più raccapriccianti, nel totale isolamento nei confronti dell’Occidente. Delicata, ma determinante è la posizione dell’Europa, la quale, fino ad ora, non ha mosso un solo dito nei confronti delle sanzioni USA contro Teheran, ma la questione è di gran lunga più spinosa di quanto possa sembrare, soprattutto alla luce del ruolo di prim’ordine che la NATO gioca a favore della politica internazionale degli Stati Uniti d’America.
Le conseguenze dell’escalation militare tra gli Usa e l’Iran per gli interessi commerciali dell’Italia
Le conseguenze a caduta libera sui mercati europei ed italiani saranno presto evidenti, ancor di più di quanto lo sono già stati con le sanzioni USA. L’Iran, stando alle elaborazioni CSC del MISE di gennaio-agosto 2018, costituisce il terzo importatore di petrolio greggio per l’Italia. Secondo i dati Istat, la meccanica strumentale esercita il peso più ampio nel quadro della composizione dell’export italiano in Iran, seguita dai prodotti chimici, dalla metallurgia, dagli apparecchi elettrici, dai materiali da costruzione, dalla farmaceutica e dall’agroalimentare.
La collaborazione economica italo-iraniana, poteva beneficiare almeno fino al 2018, prima dell’applicazioni delle sanzioni USA, di un quadro di conoscenza e fiducia reciproca che l’Italia si è guadagnata nel corso di decenni di apprezzate attività delle aziende nazionali, soprattutto nel settore petrolifero, petrolchimico, siderurgico, energetico, meccanico, infrastrutturale e dei trasporti.
In ambito UE, l’Italia si confermava tra i principali partner commerciali dell’Iran. Nel 2017 l’interscambio raggiunse i 5,1 miliardi di euro (l’Italia fu il primo partner tra i Paesi UE); nel 2018, il volume dell’interscambio fu di 4,6 miliardi di euro. I dati del 2019 registrarono una sensibile contrazione dovuta al ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare e il graduale ripristino delle sanzioni USA. Esse sono entrate in vigore in due momenti distinti, il 6 agosto ed il 5 novembre 2018, includendo tra i settori sanzionati le attività connesse con la commercializzazione di greggio iraniano e i servizi finanziari.
A febbraio 2019, l’Alto Rappresentante dell’UE per la politica estera e di sicurezza e i Ministri degli Affari Esteri di Francia, Germania e Regno Unito hanno annunciato la creazione di “INSTEX”, acronimo di “Instrument for Supporting Trade Exchanges”, per tentare di arginare i danni economici delle suddette sanzioni applicate dagli USA, senza la partecipazione dell’Italia, come sempre emarginata nella politica economica internazionale.
Considerazioni conclusive
Risulta in questo momento di fondamentale importanza una cooperazione di tutti i Paesi dell’Occidente per scongiurare un declino militare di portata globale, è ora che l’Europa e che l’ONU battano un colpo, se possiedono ancora un briciolo di credibilità internazionale sul piano della mediazione diplomatica, a tutela, rispettivamente, degli interessi economici ed umanitari.
Alessio Fedele per Questione Civile