Il volontariato e i movimenti come ancora di salvataggio tra i giovani e la politica.
La disaffezione tra i giovani e la politica abbiamo visto essere una successione di graduali fasi di delegittimazione e di sfiducia, tra i quali rientra di certo la crisi economica, che ha provocato un aumento della disoccupazione soprattutto fra i giovani. Il percorso iniziato con l’articolo precedente continua mediante l’ausilio di testi, riviste sociologiche e parte della tesi di laurea.
Un’intera generazione si è percepita in questi anni come perduta, priva di futuro, il cui sentimento di impotenza ricade in frustrazione e rabbia che si indirizzano contro chi ha responsabilità politiche, rigettando l’appartenenza ai partiti politici tradizionali. Infatti, ad oggi le sedi dove si sviluppano maggiormente le pratiche di partecipazione sono le associazioni territoriali di volontariato e i movimenti che nascono dal basso.
Sedi che spesso riescono a trasformare in positivo il rifiuto delle forze politiche mediante un impegno informato e consapevole, fino alla coscienza della valenza politica generale dell’iniziativa assunta. Ma le attuali generazioni di giovani che spazio occupano in questa galassia?
Giovani e politica: il volontariato e i suoi numeri
Secondo i dati del Rapporto giovani, contenuti nell’indagine periodica svolta dall’Istituto Toniolo, la percentuale di ragazzi e ragazze che non hanno mai fatto esperienze di volontariato diminuisce dal 64,8% del 2013 al 55,2% del 2017. Su un campione di 1.783 persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni, ben l’80,4% si dichiara molto d’accordo con il fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico a favore della propria comunità, percentuale che sale all’84% al Sud e nel Centro; più basso al nord dove ci troviamo dinanzi ad una percentuale del 76%. In una delle ultime rilevazioni del rapporto è stato chiesto ai giovani cosa ne pensassero del nuovo servizio civile universale, il 95% lo ritiene uno strumento molto o abbastanza importante per esprimere i valori della solidarietà, il 90% ritiene che aiuti a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità.
L’esempio positivo del servizio civile
Al Sud il servizio civile ha consenso maggiore per l’essere considerato innanzitutto come un’occasione per arricchire le proprie conoscenze e competenze utili anche nel mondo del lavoro, mentre nel Nord prevale l’importanza di aiutare i giovani a crescere come persone. I valori civici risultano invece più forti nel Centro dove il servizio civile viene visto come uno strumento per stimolare i giovani a diventare cittadini attivi. Emerge quindi una particolare attenzione al valore di crescita, formativo e attivante a beneficio di chi lo svolge.
L’esempio positivo del servizio civile ci consente di capire come la possibilità di attuare un processo trasformativo e di cambiamento, del quale sentirsi protagonisti a pieno titolo, sia la motivazione che spinge maggiormente all’impegno sociale. Tra le caratteristiche distintive dell’impegno giovanile si evidenzia inoltre anche un forte interesse per settori quali l’educazione, l’integrazione, la tutela dell’ambiente e della cultura.
Sempre secondo i dati dell’Istituto Toniolo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare circa il disinteresse per il mondo della politica, questa nuova generazione di giovani mostra un calo di interesse nei confronti della politica intesa come sistema di partiti, come meccanismo elettorale, ma non della politica come valore e come interesse per il sociale nelle sue dimensioni etiche e di servizio.
Questi motivi, assieme al desiderio di riconoscimento sociale e al senso di appartenenza comunitaria, hanno fatto crescere negli ultimi anni l’attenzione dei giovani verso attività di volontariato e di movimenti.
Proposte di valore e partecipazione
Dove questa predisposizione viene incoraggiata e sostenuta da proposte di valore e in sintonia con nuove sensibilità e interessi delle nuove generazioni, si osserva anche una crescita effettiva di partecipazione: basti pensare che nel 2013 il numero di volontari era stimato in 6,63 milioni di persone, corrispondente ad un tasso di volontariato totale del 12,6%. Non incoraggiarli invece rischia di produrre frustrazione e demotivazione oltre che impoverire le competenze, il capitale umano e sociale.
La condizione peggiore per i giovani italiani è quella di rimanere inattivi e inoperosi senza vere opportunità per mettere alla prova le proprie abilità, il proprio saper essere e saper fare. Infatti, la maggioranza dei giovani italiani presenta una grande volontà di essere attiva e partecipativa e una forte predisposizione all’intraprendenza.
L’impressione è che in Italia ci sia un’ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovato adeguati strumenti di valorizzazione.
L’analisi del rapporto tra i giovani e la politica continua.
Alessandro De Bari per Questione Civile