Datagate e la battaglia per la libertà di informazione
Oggi, l’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali intende mettere in luce Datagate, lo scandalo internazionale che ha rivelato al mondo intero l’esistenza di un programma illegale di sorveglianza digitale di massa, che consentiva al Governo americano di spiare praticamente chiunque, attraverso le vicissititudini vissute in prima persona dall’ex funzionario della CIA e funzionario della NSA, Edward Snowden.
«Mi chiamo Edward Joseph Snowden. Un tempo lavoravo per il governo, ora lavoro per le persone. Mi ci sono voluti quasi trent’anni per capire che c’era una differenza tra le due cose e, quando è successo, ho iniziato ad avere qualche problema sul lavoro. E così adesso passo il tempo cercando di proteggere la gente dalla persona che ero una volta – una spia della CIA e della National Security Agency. Ho fatto qualcosa di molto pericoloso, per uno nella mia posizione: ho deciso di dire la verità».
Chi è Edward Snowden
Edward Snowden nasce a Elizabeth City il 21 giugno 1983. Nel maggio 2004, Snowden si arruola nell’esercito degli Stati Uniti con il grado di recluta delle Forze Speciali, ma non completa l’addestramento a seguito di un incidente in cui si rompe entrambe le gambe. A settembre dello stesso anno viene congedato. Successivamente, si occupa di sicurezza per conto della National Security Agency presso l’Università del Maryland, per poi essere reclutato dalla CIA e occuparsi di sicurezza informatica.
Nel 2007, lavora sotto copertura diplomatica per conto della CIA a Ginevra, dove comincia ad avere accesso a documenti riservati e a nutrire dubbi sulla correttezza dell’operato dell’Agenzia, che infatti lascia nel 2009 a favore dell’azienda produttrice di personal computer Dell, la quale lo assegna a una struttura della National Security Agency in Giappone.
Snowden si dichiara da sempre un patriota amante del suo lavoro, ma quando si rende conto che i suoi valori di fedeltà alla Costituzione Federale venivano traditi con grande disinvoltura dalle strategie dei servizi di Intelligence, cerca il modo di portare questa denuncia all’opinione pubblica senza venire messo a tacere dai suoi superiori, come invece era già successo al suo collega Thomas Drake qualche anno prima.
L’inizio del “Datagate“
Datagate inizia nel giugno 2013, quando Snowden decide di rivelare migliaia di documenti segretati della NSA ai giornalisti Glenn Greenwald, Laura Poitras, ed Ewen MacAskill, comunicando tramite posta elettronica crittografata con il nome in codice di Verax (che significa “veritiero” in latino). Gli articoli basati sulle informazioni fornite da Snowden vengono pubblicati sul Guardian, sul Washington Post, Der Spiegel e The New York Times. La cronologia della pubblicazione delle informazioni segrete è di seguito riportata:
- Il 5 giugno, The Guardian pubblica un ordine top secret della Corte di Sorveglianza Straniera (FISC), basato sulla richiesta forzata, a un ramo dell’azienda di Verizon Communications, di tutte le chiamate all’interno degli Stati Uniti, tra cui telefonate locali e di tutte le chiamate effettuate tra gli Stati Uniti e all’estero;
- Il 6 giugno, The Guardian e il Washington Post rivelano l’esistenza del PRISM, un programma clandestino di sorveglianza elettronica che consente alla NSA di accedere alla posta elettronica, ricerche web, e altro traffico Internet in tempo reale;
- Il 9 giugno, The Guardian rivela l’esistenza di Informant senza confini, un sistema che raccoglie i dettagli e le mappe per paese di informazioni per la NSA da reti di computer e telefono;
- Il 12 giugno, il South China Morning Post rivela che la NSA ha fatto pirateria in Cina e Hong Kong dal 2009;
- Il 17 giugno, The Guardian riferisce che il Governement Communications Headquarters (GCHQ), una agenzia di intelligence britannica, aveva intercettato le comunicazioni dei politici stranieri al summit G-20 2009 di Londra;
Pubblicazioni di fine Giugno e di Luglio
- Il 20 giugno, The Guardian rivela due documenti segreti, firmati dal procuratore generale Eric Holder, che descrive le regole con cui la NSA determina se gli obiettivi delle indagini siano stranieri o nazionali;
- Il 21 giugno, The Guardian ha informazioni su Tempora, una operazione della britannica GCHQ risalente a 18 mesi prima, per intercettare e memorizzare enormi quantità di traffico in fibra ottica;
- Il 23 giugno, il Sunday Morning Post riferisce che Snowden aveva detto che la NSA aveva violato le società di telefonia mobile cinese per raccogliere milioni di messaggi di testo e aveva anche violato la Tsinghua University di Pechino e l’operatore asiatico della fibra ottica, Pacnet. Snowden fornisce i documenti con i dettagli di specifici episodi nel corso di un periodo di quattro anni;
- Il 29 giugno, il Der Spiegel riferisce che nuovi documenti prodotti da Snowden dimostrano che la NSA ha spiato anche diplomatici dell’Unione Europea in missione negli USA.
- Il 20 luglio nella sede centrale del The Guardian di Londra, agenti dei servizi di intelligence del Regno Unito obbligano la redazione a distruggere i computer nel tentativo di distruggere i file trafugati, che però erano già stati messi al sicuro.
L’asilo politico in Russia
Snowden non si è mai dimostrato interessato al denaro, anche se il valore dei documenti trafugati sarebbe stato enorme per qualsiasi potenza avversaria. Al contrario, si mostra preoccupato di pretendere dai giornalisti, incaricati della divulgazione, di proteggere la sicurezza dei dati sensibili delle persone citate, che infatti sono stati oscurati.
“Uno sforzo per informare il pubblico su ciò che viene fatto in loro nome e quello che è fatto contro di loro”
Con queste parole Snowden descrive la sua azione, che non gli costa affatto poco nonostante i suoi buoni propositi ed il fine più che giusto e condivisibile. Il giorno del suo trentesimo compleanno, il 21 giugno 2013, il Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti d’America lo accusa di aver violato l’Espionage Act del 1917 e di furto di proprietà del governo. In seguito a questo, il Dipartimento di Stato gli revoca il passaporto. Due giorni dopo, Snowden vola all’aeroporto di Mosca-Šeremet’evo, dove le autorità notano che il suo passaporto statunitense era stato invalidato, e viene confinato nel terminal dell’aeroporto per più di un mese. La Russia concede a Snowden il diritto di asilo con un visto iniziale per residenza di un anno; rinnovi ripetuti gli permettono di rimanere almeno fino al 2020.
All’inizio del 2016, diventa Presidente della Freedom of the Press Foundation, un’organizzazione con sede a San Francisco il cui scopo è proteggere i giornalisti dallo hacking e dalla sorveglianza del governo. Ad oggi, Snowden è ancora in Russia e non può tornare in America in quanto non gli verrebbe concesso un equo processo. L’attuale Presidente americano Trump lo definisce un “traditore” che ha consegnato “alla Cina e alla Russia informazioni molto importanti”; e per questo dovrebbe essere addirittura condannato a morte.
“Datagate” oggi
Datagate, il caso Snowden, pone ancora una volta l’accento sul problema della libertà nelle sue più svariate forme, sulla sua vera esistenza e protezione, e sul fatto che un singolo debba essere punito e perseguitato dai poteri forti solo perché ha scelto da che parte stare.
“Affermare che la privacy non ci interessa perché non abbiamo nulla da nascondere è un po’ come affermare che la libertà di parola non ci interessa perché non abbiamo nulla da dire. Il fatto che oggi non ci importi di questa o quella libertà non significa che non possa interessarci domani”.
I governi di tutto il mondo dovrebbero finalmente svelare i loro misteri e smettere di abusare dei loro poteri con la scusa della lotta al terrorismo o alla criminalità organizzata. Le libertà ed i diritti degli individui vengono violati ogni giorno. Ognuno di noi è costantemente vittima di un diritto negato, pur non accorgendosene. E nonostante sia giusto far conoscere la verità, persone come Snowden o Julian Assange vengono ancora perseguitate, i loro diritti calpestati, la loro dignità cancellata.
L’immobilismo a cui ogni giorno assistiamo, e di cui noi stessi siamo vittime, non è più tollerabile. L’ingiustizia come nello scandalo Datagate non è più accettabile.
Martina Ratta per Questione Civile