La politica di Shinzo Abe
Oggi, l’Archivio di Storia delle Relazioni Internazionali presenta il profilo del Primo Ministro del Giappone più influente dell’ultimo ventennio e più giovane della storia giapponese: il politico Shinzo Abe.
Shinzo Abe nasce a Nagato nel 1954, si laurea nel 1977 in Scienze Politiche presso l’Università Seikei a Tokyo. In seguito si trasferisce negli Stati Uniti e continua gli studi magistrali alla University of Southern California. Nel 1982 inizia la sua carriera presso le istituzioni di governo, in qualità di capo assistente del Ministro per gli Affari Esteri, segretario del Presidente del Partito Liberal Democratico e, in seguito, del Segretario Generale dello stesso partito.
Successivamente, diviene egli stesso Segretario Generale del Partito Liberal Democratico. È a capo dei negoziatori inviati dal governo giapponese su incarico delle famiglie degli ostaggi giapponesi in Corea del Nord; accompagna, infatti, Koizumi, leader del PLD, al suo incontro con Kim Jong-il avvenuto nel 2002. Abe ottiene popolarità a livello nazionale quando richiede che gli ostaggi giapponesi che erano in visita rimanessero in patria, sfidando così la Corea del Nord.
Il 31 ottobre 2005, Abe viene nominato capo segretario del quinto governo Koizumi, prendendo il posto di Hiroyuki Hosoda, e nel 2006 diviene presidente del PLD.
Il primo mandato
Il 26 settembre 2006, Shinzo Abe viene eletto Primo ministro, raccogliendo 339 voti su 475 alla Camera dei rappresentanti (camera bassa) e 136 su 240 alla Camera dei consiglieri (camera alta); essendo eletto a 52 anni, è il più giovane Primo ministro dai tempi di Fumimaro Konoe, eletto nel 1941.
In materia di politica interna, Abe cerca di reinterpretare l’articolo 9 della Costituzione del Giappone; il fine è di permettere al paese di avere un esercito de iure attraverso l’istituzione del Ministero della difesa nel 2007, in sostituzione della precedente Agenzia della difesa.
Nel marzo 2007, Abe insieme a diversi politici di destra propone un disegno di legge per incoraggiare il nazionalismo. Un «amore per il proprio paese e città» tra i giovani giapponesi già nei libri scolastici.
Abe si dimette nel 2007, ma viene rieletto Primo Ministro nel 2012.
Abenomics: la politica economica di Shinzo Abe
In materia di politica economica, la stampa internazionale parla di “Abenomics” per indicare le iniziative macroeconomiche attuate per risollevare l’economia del Giappone. L’iniziativa si compone fondamentalmente di tre direttrici: politica monetaria, politica fiscale e strategie di crescita.
Nello specifico: deprezzamento dello Yen al fine di incentivare l’export giapponese continuamente minacciato da quello cinese, tasso di interesse fissato in negativo (per disincentivare il risparmio), politica monetaria espansiva per aumentare l’inflazione tanto da raggiungere e mantenere la soglia del 2% ed uscire dalla situazione di deflazione cronica, aumento di 1,5% della spesa pubblica (raggiungendo l’11,5% nel deficit pubblico).
Nel primo quadrimestre del 2013 il tasso di crescita annuale del Giappone si attesta intorno al 3,5%, mentre il mercato della borsa valori cresce del 55% in brevissimo tempo; l’avanzo commerciale aumenta di trecento miliardi di Yen grazie all’aumento del 12% delle esportazioni.
Un secondo mandato ed un nuovo programma politico
In materia di politica interna, nel 2013 Abe sostiene la creazione del programma “Super Global Universities”, un programma decennale per aumentare la frequenza di studenti internazionali nelle università giapponesi e assumere più docenti stranieri. Inoltre, vi è anche un finanziamento per le università selezionate per creare programmi universitari di solo inglese.
Nel 2014, il governo Abe stanzia milioni di dollari del bilancio statale per sostenere i programmi che aiutano singoli individui a trovare potenziali partners. Questi programmi intitolati “Programmi di sostegno al matrimonio” vengono avviati nella speranza di aumentare il tasso di natalità.
Dopo poche settimane dal ritorno al governo, Abe si trova ad affrontare la crisi degli ostaggi in Algeria del 2013, in cui 10 cittadini giapponesi vengono uccisi. Il Primo Ministro condanna le uccisioni come «assolutamente imperdonabili» e crede che questo incidente abbia dimostrato la necessità di creare un Consiglio di sicurezza nazionale. Per questo motivo, convoca un gruppo per valutare la sua creazione subito dopo la crisi.
In qualità di Primo Ministro, è moto attivo in materia di visite istituzionali: Abe visita 49 paesi tra dicembre 2012 e settembre 2014, un numero che è stato descritto come «senza precedenti» rispetto ai suoi predecessori. Ciò viene interpretato come un mezzo per compensare le relazioni scadenti con la Cina e la Corea, aumentando il profilo del Giappone sulla scena mondiale e migliorando i legami bilaterali con altri paesi della regione. I tour diplomatici fungono anche da strumento per sponsorizzare Abenomics, promuovendo il Giappone nella comunità imprenditoriale internazionale e aprendo strade per gli scambi, energia e appalti per la difesa.
Difficili relazioni internazionali per il Giappone
La politica estera di Abe sposta il Giappone dalle tradizionali relazioni bilaterali con Stati Uniti, Cina e Corea del Sud, cercando di aumentare il profilo internazionale del Giappone espandendo i legami con la NATO (per saperne di più, clicca qui), l’UE e altre organizzazioni, oltre alla regione Asia-Pacifico. Nel 2014, Abe e il primo ministro britannico David Cameron concordano di istituire un “Quadro 2 + 2” di consultazioni annuali tra i ministeri degli esteri e della difesa britannici e giapponesi, con il Giappone che chiede una maggiore cooperazione sui temi «dalla pace dei mari a la sicurezza dei cieli, dello spazio e del cyberspazio».
Abe conclude l’Accordo di Partenariato Economico Giappone-Australia con il governo australiano di Tony Abbott nel 2014, e prende parte ad una seduta congiunta del parlamento australiano nel luglio dello stesso anno, divenendo il primo Premier giapponese a farlo.
Tuttavia, le relazioni tra Giappone ed i paesi limitrofi, Cina e Corea del Sud, rimangono scarse. Mentre il Primo Ministro giapponese dichiara che «le porte sono sempre aperte dalla mia parte», non si tengono incontri bilaterali tra Abe e la leadership cinese e coreana. Del resto, la Cina critica le politiche di riforma della difesa del Giappone, avvertendo che il Giappone non dovrebbe abbandonare la sua politica pacifista post-bellica.
World Economic Forum
Il discorso di Abe al World Economic Forum nel 2014 viene interpretato come una critica alla politica estera e di difesa cinese nel momento in cui afferma che
«i dividendi della crescita in Asia non devono essere sprecati per l’espansione militare».
Inoltre, chiede una maggiore salvaguardia della libertà dei mari sotto lo stato di diritto, anche se durante le sue osservazioni non fa specifico riferimento a nessun paese.
Nel novembre 2014, Abe incontra il presidente della Cina Xi Jinping all’incontro dell’APEC a Pechino, per la prima volta da quando entrambi erano entrati in carica. Successivamente, il premier giapponese dichiara ai giornalisti che durante l’incontro abbia suggerito di stabilire una linea diretta tra Tokyo e Pechino per contribuire a risolvere eventuali scontri marittimi e che il “primo passo” per migliorare le relazioni è stato compiuto.
La revisione costituzionale di Shinzo Abe
Nel luglio 2014, il governo Abe prende la decisione di reinterpretare la costituzione giapponese per consentire il diritto di “autodifesa collettiva”, per fare sì che le Forze di autodifesa vengano in aiuto e difendano un alleato sotto attacco, al contrario della precedente interpretazione della costituzione che era strettamente pacifista e consentiva di usare la forza solo in caso di assoluta autodifesa. La decisione è sostenuta dagli Stati Uniti, che vedono nel Giappone così un alleato regionale e avviano una revisione degli orientamenti di cooperazione difesa USA – Giappone nel 2015.
Abe, però, sottolinea che questo non porta il Giappone a essere coinvolto in “guerre straniere” come la guerra del Golfo o in Iraq, ma, al contrario, vuole garantire la pace attraverso la deterrenza. Per questo, si introduce la Legislazione sulla sicurezza 2015 per dare effetto giuridico alla decisione del gabinetto.
Shinzo Abe Premier per la terza volta
Il 24 dicembre 2014, Abe viene rieletto per un terzo mandato. Nel suo discorso iniziale, invita la nuova Dieta ad attuare «riforme più drastiche dalla fine della seconda guerra mondiale» in materia di economia, agricoltura, sanità ed altri settori.
In occasione del tour in Medio Oriente nel gennaio 2015, Abe annuncia che il Giappone fornirà 200 milioni di dollari in assistenza non militare ai paesi che combattono contro lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. In risposta, l’ISIS pubblica un video in cui una figura mascherata (identificata come Mohammed Emwazi) minaccia di uccidere due ostaggi giapponesi, Kenji Gotō e Haruna Yukawa, a meno che il governo di Abe non paghi 200 milioni di dollari di riscatto. Abe interrompe il suo viaggio per affrontare la crisi, dichiarando tali atti di terrorismo come «imperdonabili» e promettendo di salvare gli ostaggi senza cedere al riscatto.
Il gabinetto Abe opera assiduamente con il governo giordano per tentare di ottenere il rilascio di entrambi gli ostaggi. Entrambi gli ostaggi vengono però uccisi. Abe dichiara che il Giappone non cede al terrorismo e si impegna a collaborare con la comunità internazionale per consegnare gli assassini alla giustizia.
Congresso degli Stati Uniti
Nell’aprile 2015, Abe è il primo Premier giapponese a presenziare ad una seduta congiunta del Congresso degli Stati Uniti. Nel suo discorso fa riferimento all’alleanza Giappone-USA come alleanza di speranza, promettendo che il Giappone avrebbe svolto un ruolo più attivo di sicurezza e difesa nell’alleanza e sostenendo che il TPP avrebbe apportato benefici sia economici che di sicurezza all’Asia e alla regione del Pacifico.
A Seul, nel novembre 2015, Abe partecipa al primo vertice trilaterale Cina-Giappone-Corea del Sud, tenutosi per tre anni con il presidente coreano Park Geun-hye e il premier cinese Li Keqiang.
Poco dopo l’elezione e l’inaugurazione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti (per saperne di più, clicca qui), Abe tiene con lui un incontro formale a Mar-a-Lago, in cui discutono di sicurezza alla luce di una possibile minaccia nordcoreana.
L’ultimo mandato e le improvvise dimissioni di Shinzo Abe
Nel 2017, Abe è Premier giapponese per la quarta volta. Nello stesso anno, il suo nome viene collegato allo scandalo riguardante la cessione, da parte del ministero delle Finanze, alla fondazione ultra-conservatrice Moritomo Gakuen di un terreno di 9000 metri quadri nella periferia di Osaka al prezzo di 134 milioni di yen, del tutto irrisorio rispetto a quello di mercato di dieci volte superiore.
Nel marzo 2018, viene rivelato che il Ministero delle finanze (con il Ministro Tarō Asō al vertice) ha falsificato i documenti presentati al parlamento in relazione allo scandalo Moritomo Gakuen, per rimuovere 14 passaggi che coinvolgevano direttamente Abe. Così, Abe potrebbe perdere il suo seggio come leader del partito liberaldemocratico.
Ulteriori accuse sono emerse lo stesso anno in cui Abe ha dato un trattamento preferenziale al suo amico Kotarō Kake per aprire un dipartimento di veterinaria nella sua scuola, Kake Gakuen. Abe nega le accuse, ma il sostegno alla sua amministrazione è sceso al di sotto del 30% nei sondaggi, il più basso da quando prende il potere nel 2012.
Il 28 agosto 2020, Abe annuncia le sue dimissioni, collegandole alle sue condizioni di salute precarie, ma c’è chi sostiene che lo abbia fatto per la sua ormai incapacità di difendersi da accuse, come quelle sopraelencate, troppo gravi.
Martina Ratta per Questione Civile