Realtà e finzione: il loro stretto rapporto

Realtà e finzione: spazi e situazioni illusorie e materiali nell’arte povera

Il crescente rapporto tra realtà e finzione nel mondo d’oggi, e la capacità di quest’ultima di diventare realtà, emerge notevolmente dalla produzione artistica del nuovo secolo. Partendo da una società in cui le finzioni sorgevano dal mutamento fantasioso del reale, si è passati a una società in cui è la realtà ad alimentarsi della finzione. Facciamo un excursus tra gli spazi dell’arte povera.

Realtà e finizione in Jannis kounellis, dialogo tra realtà e spazi illusori

Un caso di ripercussione della finzione sulla realtà, frutto di un prelievo dal mondo dell’immaginazione, ci viene offerto da un artista di origini greche ma romano di adozione, Jannis Kounellis; egli si dice “pittore” nonostante l’inclusione sistematica dello spazio nelle sue opere, e dagli anni ’60 è figura centrale del movimento dell’Arte Povera.

La sua radice greca si combina con quella italiana creando opere suggestive all’interno del lavoro dell’artista; la prima legata al mito, alla tradizione omerica e l’altra, italiana, sicuramente più modernista, hanno fatto sì che lo consolidassero come artista contemporaneo per l’opera, Senza titolo: vetrata, ancora di ferro e corda, 2005, presente al MADRE Di Napoli.

La tradizione greca è incarnata nell’ancora, legata ad una cima di nave sorretta da una vetrata suddivisa da elementi metallici. La vetrata divide in due la sala tranne che in un punto in cui Kounellis ha inserito dei riquadri colorati. Evidente come l’ancora simbolizzi un elemento marino, elemento profondamente legato alla vita dell’artista, ma anche nella digressione del suo lavoro utilizzando spesso l’elemento marino, ricreando così in uno spazio reale un’immagine illusoria.

Jannis Kounellis cercava di spiegare la propria spinta artistica dicendo che il suo desiderio fosse quello di “Uscire fuori dalla tela, per avere la libertà di stabilire un rapporto dialettico con lo spazio”. L’impegno principale dell’artista è costruire un dialogo tra materiali di natura contrastante ed un effetto di coinvolgimento dell’osservatore all’interno dell’opera.

Realtà e finzione in Pino pascali, dialogo con gli spazi naturali

Ed è ciò che secondo un’attenta analisi propone Pino Pascali. Tra i due artisti vi è, difatti, una comunicazione diretta; anch’egli induce alla riflessione sul confronto con l’elemento naturale e sulla sua percezione in ambito artistico, continuando nella stagione dell’arte povera con note pop e reminiscenze del classico, culto del mito che andava a mescolarsi con la critica al mondo industriale.

Anche in Pascali l’elemento marino è presente. Basti pensare all’opera in Galleria Nazionale d’arte moderna “32 metri quadrati di mare circa”, del 1967: 32 vasche di ferro riempite d’acqua colorata con anilina. Pascali è un artista che gioca molto sulle situazioni illusionistiche; ad esempio come nell’opera delle 66 armi giocattolo che in tutto e per tutto sembravano reali, dei veri e propri monumenti al bellicismo; ma bastava avvicinarsi e osservare meglio per notare che, al contrario, fossero monumenti al pacifismo.

Realtà e finzione

Giuseppe Penone, spazi artistici naturali

Abbiamo visto dunque come il dialogo tra arte e natura nei principi dell’arte povera sia a dir poco quasi necessaria. Giuseppe Penone rende suo questo obiettivo tramite la scultura “Albero di 5 metri”, del 1970. La scultura si identifica con la natura stessa alludendo ad una riflessione sul senso dell’arte nella realtà. Il materiale grezzo, sapientemente lavorato dall’artista, si trasforma in un oggetto che, oltre a manifestare una rigorosa struttura formale, evidenzia le tracce di un racconto.

Mario Merz, l’igloo come archetipo delle realtà familiari

L’igloo è un esempio di tipologia di opera che Merz produce dal 1968. L’opera è il simbolo dell’igloo del generale, l’eroe vietnamita Giap, che si batté contro gli Stati Uniti; la frase scritta al neon sull’igloo in questione, senza titolo (triplo igloo), “MAXXI” è una frase del generale: “Se il nemico si concentra perde terreno, se si disperde perde forza, è come una pulsazione o un respiro.”

È l’esatta espressione di un mito di rivolta e di ribellione contro il grande capitale che fa da basso continuo all’arte povera nel termine, e di risposta all’idea di una vita che abbia una relazione profonda con la natura è noto come questo valga per gli igloos (emblema chiarissimo il dialogo natura-cultura), come per varie opere dell’artista Penone, sopracitato.

Realtà e finzione

Mario Merz continuerà a realizzare igloo per tutta la sua vita, utilizzando diversi materiali talvolta mescolandoli: asfalto, vetri, metallo, iuta, legno, cera, sabbia. Ed è importante sottolineare che spesso queste architetture venivano realizzate ed adattate alle possibilità che le mostre, le gallerie, gli spazi potessero offrire.

L’igloo è il tipo di opera che racconta con maggiore completezza il pensiero di Merz, essendo l’opera che sintetizza i vari linguaggi che l’artista ha praticato nella sua vita: pittura, scultura, architettura ed installazione (infatti, fu uno dei precursori).

Visivamente riconducibili alle primordiali abitazioni che potevano essere realizzate, non solo di ghiaccio, diventano per l’artista l’archetipo dei luoghi abitati nel mondo, e la metafora delle diverse relazioni tra interno ed esterno, tra spazio fisico e spazio concettuale, tra individualità e collettività.

Caricati di un valore simbolico, essi diventano, attraverso un processo di astrazione, degli spazi concettuali. Spazio concettuale e poverista: è una casa, una casa mobile che simbolicamente può ricordare l’eremismo, la migrazione. La stessa vita dell’artista che, nonostante fosse particolarmente legato a Milano, è caratterizzata da nomadismo.

È uno spazio concettualmente intimo, personale ma al tempo stesso suggerisce uno spazio allusivo, illusorio, di una volta celeste, uno spazio cosmologico che varia a seconda degli occhi di chi lo osserva e, come dice l’artista stesso, l’igloo è “il mondo e piccola casa”.

Giordano Perchiazzi per Questione Civile

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