Il santuario romano di San Casciano dei Bagni: dalla scoperta al percorso espositivo
Dopo soli pochi mesi dall’eccezionale scoperta di un santuario romano riemerso dal fango caldo, a San Casciano dei Bagni è stato inaugurato un nuovo percorso espositivo che raccoglie i risultati degli scavi e delinea un racconto sulla devozione e le pratiche religiose che si effettuavano in questo angolo di Toscana due millenni fa.
L’esposizione è ospitata nella suggestiva cornice dell’atrio del palazzo comunale del XV secolo. Questa scelta è stata significativa per favorire l’accessibilità dei reperti a cittadini e turisti e per ribadire la loro appartenenza alla comunità.
L’esposizione si va ad affiancare alle “Stanze Cassianensi”, un piccolo museo istituito nel 2014 a seguito dello scavo della necropoli etrusca di Balena.
San Casciano dei Bagni e il termalismo
Il paese di San Casciano dei Bagni, il cui profilo si delinea in maniera inconfondibile tra campi coltivati alternati a boschi e vigneti, già nel nome reca la sua principale caratteristica: la presenza di acque termali.
Le oltre quaranta sorgenti che sgorgano a una temperatura compresa tra i 20° e i 40° lo collocano, infatti, al terzo posto in Europa per portata, attestata intorno agli oltre 5 milioni di litri di acqua al giorno.
Questa peculiarità ha caratterizzato il territorio sin dall’antichità, quando erano già ben note le proprietà salutifere delle sue acque. E la scoperta nell’estate 2020 ha confermato, ancora una volta, l’importanza che questo luogo e le sue sorgenti hanno avuto in età romana.
San Casciano dei Bagni prima del santuario: l’età preromana
La storia di San Casciano dei Bagni, però, pone le radici molto più indietro nel tempo. Le evidenze archeologiche emerse negli anni ci parlano di una frequentazione sin dall’età preistorica e protostorica, che prosegue anche in epoca etrusca.
Lo documentano i ritrovamenti di una stipe votiva rinvenuta presso la sorgente termale di Doccia della Testa e della necropoli in località Balena.
La posizione di questo borgo, a cavallo tra Val d’Orcia, Val di Chiana e Valle del Paglia, ha sicuramente favorito lo sviluppo di questo insediamento. Esso si trova incastonato in un territorio solo ipoteticamente isolato, ma in realtà da sempre connesso con il resto dell’Italia centrale. Soprattutto grazie alle vie di comunicazione naturali create dai corsi d’acqua.
L’età romana tra scavi antiquari e il Roman Bath Project
L’ager Clusinus era famoso in età romana per la presenza di numerose sorgenti termali, presso le quali fiorivano culti e si praticavano cure; ce lo ricorda anche Plinio il Vecchio. Non è improbabile, tra l’altro, che tra le acquae Clusinae ,a cui fa riferimento Orazio quando ci parla delle cure che il suo medico di fiducia gli prescrisse, possa rientrare anche l’attuale San Casciano dei Bagni.
La presenza romana nel territorio sancascianese è nota da numerosi ritrovamenti susseguitisi a partire dall’età rinascimentale in numerose aree del comune, che testimoniano una frequentazione legata soprattutto al termalismo. Da questo punto di vista, la zona che più di tutte ha restituito materiali è quella del Bagno Grande.
Proprio qui ancora oggi sono presenti una serie di vasche liberamente accessibili al pubblico, alimentate da una fonte che sgorga a circa 40°. Esse conservano sul fondo resti di strutture antiche, probabilmente di epoca romana, periodo a cui si datano anche le canalizzazioni con cui vengono regimentate le loro acque.
Da quest’area provengono sia due iscrizioni appartenenti ad altrettanti altari votivi, sia una statua acefala. Il primo altare è dedicato ad Apollo e al figlio Esculapio, mentre il secondo alla figlia di quest’ultimo, Igea, tutte divinità legate alla salute.
Invece, la statua è una replica dell’Afrodite accovacciata di Doidalsas e rappresenta la dea nel momento in cui si immerge per fare il bagno; un’iconografia non casuale presso una sorgente di acque termali.
La scoperta del santuario romano delle acque sacre
Proprio partendo da questa serie di evidenze è stato deciso di intraprendere uno studio strutturato del territorio. A partire dal 2016, con una campagna di ricognizione della zona gravitante intorno al Bagno Grande, e poi con le indagini non invasive del 2018-2019, è finalmente ricominciata la stagione delle ricerche archeologiche a San Casciano dei Bagni.
Queste hanno avuto la loro naturale prosecuzione negli scavi archeologici del team del Roman Bath Project, che coinvolge ricercatori e studenti delle università di Pisa, Siena, Sassari, Cipro e Dublino coordinati dal dottor Jacopo Tabolli della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Arezzo e Grosseto e dal dottor Emanuele Mariotti.
Le due campagne di scavo dell’estate 2020 hanno finalmente riportato alla luce un complesso sacro gravitante proprio intorno alla sorgente che alimenta le vasche pubbliche del Bagno Grande. Il santuario si data all’età augustea, ma probabilmente si tratta di un rifacimento al di sopra di un precedente santuario della tarda età ellenistica.
L’area sacra ha sempre gravitato intorno a una vasca circolare a cui si accedeva tramite un ingresso porticato. Questa vasca era circondata da quattro colonne e doveva essere il luogo in cui venivano raccolte le acque termali, ritenute sacre grazie alle loro proprietà. Proprio per questo motivo, doveva essere accessibile unicamente ai sacerdoti.
Le divinità e i culti del santuario
Gli scavi del 2020 hanno fatto luce anche sulle divinità tutelari di questo luogo e delle sue acque. In mezzo all’acqua che sgorgava naturalmente dal terreno e nel fango caldo sono stati rinvenuti, infatti, una serie di altari votivi. Due di questi sono anepigrafi, mentre altri tre dedicati sono rispettivamente ad Apollo, Fortuna Primigenia e Iside, che si aggiungono alle altre divinità già note dai ritrovamenti dei secoli scorsi.
Oltre alle dediche è stata ritrovata una serie di ex voto bronzei, raffiguranti animali, un dito e un piede. Questi ultimi probabilmente sono da intendersi come rappresentazione della parte anatomica che necessitava dell’intervento curativo divino.
Di particolare interesse è, inoltre, la scoperta di tre orecchie in bronzo: una in particolare è stata trovata proprio sotto l’altare dedicato a Iside. È stato ipotizzato che questa servisse a indicare una richiesta di ascolto rivolta alla divinità presa in prestito dal pantheon egizio.
La vita del santuario prosegue fino alla tarda età imperiale, quando, per motivi ancora da chiarire con precisione, fu rispettosamente abbandonato e alcune delle suppellettili principali, come le colonne, i capitelli e gli stessi altari, furono ordinatamente smontati e adagiati a terra, prima di essere ricoperti da una serie di livelli di obliterazione.
La mostra: “Il santuario ritrovato”
L’esposizione museale e il lavoro di un’equipe di circa trenta studiosi hanno reso subito accessibili i risultati di queste campagne di scavo. L’equipe ha curato un lavoro che condensa insieme studi aggiornati sul territorio di San Casciano dei Bagni e sui rinvenimenti del “santuario ritrovato”.
La mostra vede esposti oltre trenta reperti tra i più significativi, per rendere l’idea dell’arredamento del luogo sacro e per ricostruire le gestualità che vi si compivano. In una vetrina, insieme a un frammento di vasca in marmo (labrum), fa bella mostra di sé l’elegante statuina marmorea della dea Igea. Caratteristico è il serpente avvolto intorno al suo braccio.
Vi è poi la suggestiva ricostruzione dell’imboccatura della vasca sacra su cui sono stati ricollocati gli altari dedicatori così come dovevano trovarsi, secondo gli archeologi, circa due millenni orsono. È poi esposto parte del materiale ceramico utilizzato sia nelle pratiche rituali, sia per la vita quotidiana del santuario, insieme agli ex voto bronzei.
Questo nuovo spazio museale è inteso come mostra permanente, che si affianca alle “Stanze Cassianensi”; entrambi gli spazi sono concepiti come implementabili, in quanto le ricerche archeologiche sono destinate a continuare negli anni e promettono di restituire numerose altre sorprese alla comunità.
Carmine De Mizio per Questione Civile