La nascita del concetto di Just in Time e la sua evoluzione durante la pandemia
In questo articolo andrò ad approfondire il concetto di Just in Time svelandone benefici e limiti con riferimento all’attuale emergenza sanitaria.
Il metodo Just in Case
Per comprendere appieno cosa si intende per Just in Time bisogna prima analizzare un concetto ad esso antecedente, ossia il Just in Case.
Con Just in Case (JIC), dall’Inglese letteralmente “nel caso che”, “per ogni eventualità”, si indica una strategia di immagazzinamento volta a minimizzare la probabilità che le scorte dei prodotti richiesti dai consumatori vengano esaurite. Un grande limite di tale strategia sono gli alti costi di stoccaggio che le aziende hanno.
L’immagazzinamento consente di evitare una riduzione di profitto dovuta ad un potenziale numero di vendite perse a causa dei prodotti esauriti. Le aziende cominciarono ad utilizzare questa strategia a partire dalla seconda rivoluzione industriale. In quel periodo si iniziò, infatti, ad imporre il pensiero taylorista-fordiano che prevedeva un sistema produttivo fondato sull’offerta di mercato. Ad oggi, molte aziende hanno abbandonato questa strategia a causa degli alti costi fissi di stoccaggio prediligendo la più recente strategia del Just in Time.
Il metodo Just in Time
Just in Time (JIT) è un’espressione di origine giapponese che significa letteralmente “appena in tempo”. Indica un metodo di organizzazione industriale che prevede la produzione soltanto di ciò che è necessario, nella quantità necessaria e quando richiesto. Lo scopo è quello di ridurre ogni potenziale spreco risultante dalle attività di produzione, immagazzinamento e fornitura.
L’intuizione della Toyota
Tale espressione proviene dal più ampio concetto di Toyota Production System (TPS) o Toyotismo introdotto per la prima tra il 1948 e il 1975 all’interno della Toyota Motor Corporation. Alla fine degli anni Quaranta, la Toyota era una piccola impresa automobilistica giapponese con macchinari e tecnologie molto antiquate, spazi fisici ridotti e quote di mercato di poca rilevanza. Dunque, l’azienda non sarebbe mai riuscita ad essere competitiva rispetto alle grandi aziende americane se avesse basato la propria organizzazione sui criteri di produzione tayloristi-fordisti.
Il modello industriale orientale si distacca notevolmente da quello occidentale. Il suo punto di forza non è tanto la continua innovazione tecnologica del sistema produttivo, quanto la riorganizzazione industriale in sé. Difatti, grande peso è dato al contributo umano in termini di intelligenza e responsabilità.
L’intuizione della Toyota fu quella di competere con le aziende americane tramite un nuovo sistema di produzione basato sulla domanda, invece che sull’offerta di mercato. Mentre le aziende americane erano solite utilizzare la strategia del Just in Case immagazzinando i loro prodotti per poi venderli, la Toyota iniziò a produrre solo quello che veniva ordinato dai clienti.
Tale sistema richiede una maggior velocità nei tempi di risposta alle variazioni della domanda di mercato e dunque maggior flessibilità dei macchinari e disponibilità di materie prime. L’obiettivo del Just in Time è quello di accorciare il processo che porta valore all’azienda: più il processo è breve nel suo complesso, maggiore ne risulta l’efficienza complessiva.
Da una logica Push ad una logica Pull
Con Just in Time si indica quindi una tipologia di pensiero strettamente collegato alla logica Pull. Tale logica è diametralmente opposta alla logica Push su cui si basava il pensiero fordiano-taylorista e, dunque, la teoria del Just in Case. Difatti, il termine “push”, dall’inglese “spingere”, si riferisce ad una gestione dei processi in anticipo rispetto al fabbisogno dei clienti. Comporta dunque la produzione o l’acquisto di merce che viene poi stoccata in magazzino in attesa della vendita.
La teoria del Just in Time rivoluziona tale pensiero introducendo una logica Pull, dall’inglese “tirare”, che prevede lo svolgimento di un’azione su richiesta. In questo caso, l’ingresso dei prodotti in produzione avviene solo in seguito ad un esplicito ordine da parte dei clienti. La logica Pull consente così di evitare la creazione di scorte in magazzino qualora le previsioni di futura domanda da parte dei consumatori siano erronee.
Vantaggi e svantaggi del metodo Just in Time
La gestione delle scorte del modello Just in Time è volta a minimizzare ogni forma di spreco lungo la filiera di produzione e stoccaggio. Difatti, evitando una produzione anticipata, l’azienda è in grado di diminuire i costi relativi alla gestione delle scorte, ottimizzare il processo produttivo e garantire una maggior qualità e un servizio tempestivo al cliente, migliorando il rapporto di fiducia tra consumatore e azienda.
Tuttavia, un problema legato a tale strategia risiede proprio nell’approccio organizzativo ed in particolare nella collaborazione tra fornitori e aziende lungo la catena di distribuzione. Difatti, per minimizzare i costi di stoccaggio, l’azienda deve acquistare componenti e materiali per i propri prodotti da fornitori affidabili ed efficienti.
In un mondo sempre più globalizzato, un’economia Just in Time richiede lo sviluppo di una sofisticata rete logistica che gestisca catene di distribuzione a livello globale, garantendo una consegna veloce ed efficiente. È quindi evidente come ci siano dei limiti intrinseci al modello stesso nel momento in cui tale catena venga interrotta o rallentata a causa di eventi terzi, come ad esempio l’emergenza da COVID-19.
L’ impatto della pandemia da COVID-19 sul metodo Just in Time
Il virus COVID-19 è stato individuato per la prima volta nella città di Wuhan in Cina intorno a metà dicembre 2019. Il virus si è velocemente espanso nelle regioni limitrofe fino ad arrivare a coinvolgere tutti i paesi del mondo, scatenando un’emergenza sanitaria a livello globale. La maggior parte dei governi ha attuato linee restrittive severe, volte a limitare la circolazione delle persone per evitare una più ampia diffusione del virus. Tale pandemia ha riguardato molto da vicino l’attività economica. Fin da subito, le aziende cinesi sono state temporaneamente chiuse provocando l’interruzione della catena di approvvigionamento per molte aziende nel mondo. Difatti, oggi Cina e India detengono pressappoco il monopolio della produzione globale. Tale evento ha dunque dimostrato la precarietà del modello Just in Time che si basa su lunghe catene di approvvigionamento.
Il mondo dopo il Covid-19
Il mondo post-COVID-19 potrebbe implicare una riconsiderazione della nozione di efficienza “snella” introdotta dal modello toyotista. È dunque probabile un ritorno ad un modello di gestione Just in Case che garantisca maggior sicurezza lungo la linea di produzione e fornitura.
È possibile che siano proprio le aziende di grandi dimensioni ad iniziare questo dietro front. L’intento sarebbe quello di evitare il rischio che la catena di approvvigionamento si interrompa nuovamente in futuro a causa di eventi simili. Molte aziende potrebbero quindi iniziare a mantenere maggiori scorte nei loro magazzini o ridefinire la loro catena di approvvigionamento rendendola maggiormente nazionale e più diversificata nel numero di fornitori rispetto a quella attuale fortemente dipendente da pochi fornitori internazionali spesso operanti in Cina o India.
Essendo un evento tuttora in corso, non è ancora chiara la direzione che prenderà e l’impatto nel lungo termine sul modus operandi delle aziende. Certamente, sarà essenziale per le aziende considerare attentamente pro e contro di un allontanamento da un modello Just in Time.
Giulia Venuti per Questione Civile