La colonna sonora: il peso del sonoro
Siamo abituati ad ascoltare oltre che a vedere un film. Forse fin troppo abituati a sentire suoni e musiche in corrispondenza di scene e azioni al punto che non ci rendiamo conto di quanto queste possano influire sul nostro modo di comprendere il film. La colonna sonora ha un preso ineludibile entro l’economia di un racconto filmico. Per questo vi verrà proposto sia un breve esperimento che un articolo senza immagini, che vi aiuti ad ascoltare.
Sentire per credere
Prendiamo una scena di un cult cinematografico: l’attacco aereo in Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Togliamo il volume alla scena e sostituiamo La cavalcata delle valchirie di Wagner con qualcosa di diverso. Ad esempio, provate a metterci sotto Somebody to love dei Jefferson Airplane: la scena diventa un grande ossimoro, un’operazione di guerra dove suona una delle canzoni simbolo del sentimento antibellico del Sessantotto. L’autore esprimerebbe così la volontà di prendere le distanze dall’evento.
Oppure, sostituiteci I want you back dei Jackson Five: dolci voci di giovani artisti che cantano but now since I see you in his arms / I want you back. La canzone parla sì di una donna, ma la metafora tra la donna tra le braccia di qualcuno e il Vietnam tra le braccia dei sovietici diventa particolarmente interessante, almeno alle orecchie di un ascoltare anglofono
Colonna sonora e soundtrack
Cosa può dirci questo breve esperimento? La colonna sonora in un film possiede un pezzo del racconto: senza di essa il film potrebbe raccontare qualcosa di diverso, ma la colonna sonora lo imbriglia ed evita possibilmente delle ambiguità di fondo.
Anzitutto però cos’è la colonna sonora? È bene fare una distinzione preliminare tra colonna sonora e un termine usato spesso come sinonimo ma che non lo è del tutto, cioè soundtrack,il cui traducente corretto sarebbe ‘tema musicale’. Nel primo caso intendiamo l’intero apparato sonoro in un film: quindi musica, suoni/rumori e voci, nel secondo caso esclusivamente la musica.
Quindi se in un horror degli archi distorti creano un terrificante motivetto, questo è parte sia della soundtrack che della colonna sonora. Se invece in questo stesso film una porta scricchiola più del dovuto, questo rumore è parte della colonna sonora, ma non è parte del ‘tema’.
Funk e Soul anni Ottanta: Guardiani della Galassia (2014, 2017)
Compresa la teoria, passiamo alla pratica.
È particolarmente interessante dal punto di vista musicale la serie di film Guardiani della Galassia all’interno dell’universo cinematografico Marvel. Due sono i film usciti all’altezza di questo articolo, e un terzo è in produzione.
Qui la colonna sonora è pressoché del tutto motivata. Come nella scena del raid aereo di Apocalypse Now, parliamo di ‘motivato’ in riferimento al sonoro quando questo – a dispetto che esca dalla diegesi, e cioè non sia sentito dai personaggi ma solo dagli spettatori – ha la sua fonte di diffusione all’interno del film. Nel film di Coppola sono degli altoparlanti dagli elicotteri ad emanare nell’etere La cavalcata delle valchirie, mentre su Guardiani della Galassia è il walkman del protagonista, Peter Quill (Chris Pratt).
I pezzi musicali non sono casuali: questi sono tutti degli anni Ottanta, dato che proprio nell’88 il nostro protagonista viene rapito dagli alieni sulla Terra, rimanendo così in una bolla per quel che riguarda la cultura pop e musicale del mondo terrestre.
Ciò fa sì che il nostro film unisca scene con tecnologie fuori dalle regole attuali della fisica con musiche molto più vicine alla cultura retro-future che non alla fantascienza odierna.
Così avviene nella scena di apertura del primo film, in cui il nostro protagonista supera ostacoli e ratti alieni con una tuta capace persino di volare mentre suona nelle sue orecchie Come and get your love dei Redbone, un brano del 1973. La musica non è mai però solo accompagnamento ma anche – e quasi sempre – commento: nel secondo capitolo della saga, la nostra squadra di Guardini si separa almeno momentaneamente, mentre suonano con ampio riverbero i Fleetwood Mac cantando I can still hear you saying / We would never break the chain.
Un classico per un classico: Arancia meccanica (1971)
Un classico del cinema moderno come Arancia meccanica di Stanley Kubrik non potrebbe che essere iconico anche nel suo tema musicale. Il nostro protagonista Alex è un giovane amante della violenza – «ultraviolenza» la chiama lui stesso – delle droghe e della musica classica. Tutto il film è costellato di brani di musica classica che accompagnano i colpi di bastone, il sangue, gli abusi fisici e psicologici del nostro Alex allontanando quello che è l’immaginario comune della musica d’opera: i pezzi sono tra i più conosciuti, dall’apertura del Guglielmo Tell di Rossini alla nona sinfonia di Beethoven.
C’è un solo e singolo brano non di musica classica e che risalta quindi per la sua modernità: Singin’ in the rain, tema principale dell’omonimo musical. La scena proposta è pressocché identica a quella del film originale nei movimenti, con la sola differenza che i nostri protagonisti non ballano sotto la pioggia, ma rapinano in casa di una coppia, picchiando a tempo di musica i due coniugi.
Quando è solo la colonna sonora a narrare: Climax (2018)
Gaspar Noé è forse il regista che più di tutti negli ultimi anni ha portato avanti la bandiera del cinema visionario (ben inteso che l’aggettivo va letto nel suo senso proprio di ‘basato sul vedere’ e non come ‘profetico’). Sono al momento cinque i suoi lungometraggi, tutti parimenti disarmanti dal punto di vista di chi li vede. Quello che proponiamo oggi è l’ultimo, Climax del 2018. La trama è in realtà un semplice incipit: una compagnia di danza conclude un’importante prova prima di un concorso e organizza una festa. Qualcuno, non ci è dato sapere chi, mette degli allucinogeni nella sangria, di qui il totale dissolvimento della moralità e delle inibizioni umane.
Climax non racconta come gli altri film. Ad esempio, la sceneggiatura, a detta dello stesso Noé, era di sole cinque pagine, dato che gli attori – ballerini – avrebbero dovuto improvvisare la maggior parte delle scene. Ancora, Noé è un maestro del long take, ovvero un piano d’inquadratura senza tagli più o meno lungo, ma in questo film esagera: ne troviamo uno di 42 minuti.
È la musica però a farla da padrona a partire dal tema principale: Supernature di Cerrone. Questo è un brano di quella che possiamo considerare la primordiale synth-wave, genere nato due decenni dopo la nascita della musica elettronica e che tenta di applicare stilemi musicali moderni alle sonorità della musica sintetica dei primi anni Ottanta. Non solo però Cerrone, la synth-wave psichedelica è presente per tutta la durata della pellicola. Troviamo inquadrature che girano su loro stesse, filtri d’immagine rosso sangue e personaggi che, invece di parlare, urlano disperati contro la macchina e soprattutto nelle orecchie confuse dello spettatore.
Salvo Lo Magno per Questione Civile