Un percorso tra l’antisemitismo e il falso dei Protocolli dei Savi anziani di Sion
I Protocolli dei Savi anziani di Sion sono documenti falsi che, nonostante ciò, sono stati considerati autorevoli da chi ne sosteneva i contenuti. Lo scopo dei Protocolli risulterà chiaro ma è giusto analizzarli e intraprendere un breve percorso, nella storia dell’antisemitismo e della tradizione degli stereotipi legati agli ebrei, molti dei quali sono confluiti nei Protocolli.
Brevi cenni sull’origine dell’antisemitismo
I luoghi comuni nei confronti degli ebrei hanno una lunga storia. Da quello che si può comunemente chiamare antigiudaismo, ossia la tradizionale diffidenza, legata a motivi religiosi, della Chiesa, che vedeva in loro il “popolo deicida,” si passa alla discriminazione su base fisica-biologica, mescolata a motivi politici e sociali, l’antisemitismo. Con la Rivoluzione russa l’ebraismo venne, inoltre, arricchito del nesso ebraismo-bolscevismo. La storia dell’antisemitismo è caratterizzata da alcuni autori principali che, con i loro scritti, hanno contribuito alla diffusione di questo sentimento nella società. Con l’illuminismo e l’apertura dei ghetti, l’ebreo non è più riconoscibile per i suoi tratti peculiari. La religione non è più un criterio discriminatorio, ma diviene un fatto privato. Il primo autore che va citato è Voltaire.
Per Voltaire, a dispetto della religione, il popolo ebraico è insignificante, non ha giovato al progresso e, da un punto di vista razionale, non è privilegiato.
Nel testo di Voltaire compaiono i primi stereotipi dell’ebreo ribelle, “gli Ebrei sono sempre stati o erranti o schiavi o rivoltosi” e “dell’ebreo sanguinario.”
Tuttavia, per Voltaire bisogna colpire l’ebreo della Bibbia non della diaspora, ed il suo può essere visto più come un attacco alla religione che all’ebreo in sé. Ferdinando Jabalot nel suo testo, invece, prende le distanze da Voltaire, in quanto quest’ultimo prende di mira gli ebrei in modo errato. L’ebreo in questa fase viene evidenziato essere “ribelle” e “immorale” ma non ancora complottista. La conversione, con la quale diventa a tutti gli effetti cristiano, e quindi cessa di peccare, è l’unica possibilità, secondo Jabalot, per evitare l’amalgama con il resto della popolazione.
Passaggio alla razza
Con tali autori si passa a una vera e propria discriminazione razziale. Con Edouard Drumont, considerato l’iniziatore nel penultimo decennio dell’Ottocento dell’antisemitismo francese, la prospettiva cambia. Egli critica la Francia moderna, legando l’idea di moderno agli ebrei, la Francia risulta “infettata” da loro, “hanno abilmente sfruttato i principi dell’89 per dissolvere la Francia.”
Pone una differenza tra ariani e semiti, due “razze” diverse e per forza nemiche. La prima è vista in modo positivo, la seconda in negativo. La conversione non conta più, è la razza il fattore discriminante, l’ebreo ha tratti somatici definiti e riconoscibili. È diventato anche “subdolo,” “cammina in mezzo alle persone senza farsi riconoscere.” È “astuto,” attacca l’Europa “astutamente e silenziosamente,” non di fronte ma alle spalle. Anche Ernest Renan utilizza il termine “razza”, individuandone due, una semitica e una ariana e offre una lettura laica della funzione dei popoli semitici nella storia.
Julius Evola rivolge la sua filosofia contro il mondo moderno, letto in ottica di decadenza. Analizza il problema ebraico su tre aspetti: quello spirituale, culturale ed economico-sociale. La spiritualità delle società semitiche è legata agli aspetti materiali e sensualistici. Secondo Evola l’ebreo è “complottista,” si “intrufola e distrugge,” è un suo “istinto”, “un’attitudine”, “ha infettato la società”; “la decadenza contemporanea è frutto degli ebrei.”
Evola cita i Protocolli dei Savi anziani di Sion notando come il corso della storia politica e sociale dell’Europa moderna risponda agli obiettivi stabiliti da questi.
Si parla di crollo delle costituzioni monarchico-aristocratiche, di illuminismo rivoluzionario, marxismo, bolscevismo. L’antisemitismo va contro tutto ciò che è modernità. Tutti questi stereotipi e il bagaglio culturale antisemita, che nel corso del tempo si era sedimentato in alcune parti della società, verranno ripresi dal nazismo come filo conduttore della propria politica e portati all’estremizzazione.
Cosa sono i Protocolli?
I Protocolli dei Savi anziani di Sion sono un piccolo testo in cui viene descritto il diabolico complotto degli ebrei di conquista del mondo. Si tratta di riunioni segrete, tra i capi dell’ebraismo mondiale, i “Savi di Sion,” per la presa del potere, di cui i Protocolli pretendono di esserne i verbali. Sovvertimento, inganno, menzogna sono le parole d’ordine, insieme agli elementi tipici della società moderna, da sempre presentati come invenzioni ebraiche. I Protocolli furono pubblicati per la prima volta in Russia nel 1903 da un giornale di estrema destra. La versione poi tramandata è quella pubblicata in Russia nel 1905 come appendice di un lavoro dello scrittore Sergej Nilus.
I Protocolli mostravano le riunioni di vertice di capi sionisti nelle quali sarebbe stata decisa la creazione di uno stato mondiale ebraico previa distruzione della società cristiana mediante liberalismo e socialismo. In un periodo in cui l’Impero era in difficoltà, questo piccolo testo assorbiva molto bene i malumori della società.
Ebbe diffusione fuori dalla Russia solo dopo la Prima guerra mondiale, tradotto in molte lingue, tra cui si ricorda la versione italiana curata nel 1921 da Giovanni Preziosi. Divenne ben presto un punto di riferimento per gli antisemiti.
Contenuti dei Protocolli
Nell’introduzione si esprime la volontà dei Savi di dare spiegazione della propria politica. Si dice che il modo migliore per governare sia con violenza e intimidazione, il diritto sta nella forza, la potenza sta nell’oro e il dispotismo capitalista, nelle loro mani, farà sì che lo Stato si aggrappi a questo.
La politica non ha nulla a che vedere con la morale, si vuole regnare e vincere con forza, astuzia e ipocrisia, il loro motto è “qualunque mezzo di forza e ipocrisia!”.
In politica si vince solo con la forza, non bisogna arrestarsi davanti a corruzione, inganno e tradimento, se questi servono al successo. Gli anziani al vertice cospirano, si prendono gioco dell’ariano, trasformato in pedina del loro piano, vogliono dominare, auspicano guerre su base economica; in tal modo le nazioni riconosceranno la loro superiorità. La stampa, grande forza nelle mani dei governi presenti, è caduta nelle mani dei Savi che in virtù di questa accumularono oro anche se costò il sangue e il sacrificio di molta gente.
Gli ebrei dominatori determineranno una crisi universale economica, organizzeranno un governo fortemente centralizzato, regoleranno, per mezzo di nuove leggi, la vita dei sudditi come fossero tanti pezzi di una macchina. Il successo del piano dipende dal temperamento delle nazioni con cui vengono in contatto.
I Protocolli: un falso storico
Nonostante la diffusione che ebbero e l’attenzione prestata ai loro contenuti, i Protocolli sono considerati un falso storico, utilizzato dalla propaganda antisemita per accusare gli ebrei.
Il Times dedicò, proprio agli inizi degli anni Venti, un articolo ai Protocolli nel quale considerava la Rivoluzione bolscevica come un primo passo compiuto dagli ebrei, nell’ottica dello stereotipo ebreo-bolscevico.
Nel 1921 venne dimostrata la loro falsità da parte di un giornalista dello stesso Times che si accorse di alcune parti plagiate da altri documenti, tra cui il libello Dialogo agli inferi tra Macchiavelli e Montesquieu. Questo, scritto in Francia, era privo di riferimenti nei confronti degli ebrei.
Nel 1935 il tribunale di Berna multò due nazisti per aver fatto circolare un’edizione tedesca dei Protocolli e il giudice dichiarò tali documenti un “chiaro falso.”
È possibile quindi considerare I Protocolli dei Savi anziani di Sion come un testo di propaganda antisemita, con il fine di denunciare il complotto ebraico sul mondo, stereotipo da sempre attribuito al popolo.
Dai contenuti dei singoli Protocolli emerge chiaramente la ripresa della tradizione dei cliché ebraici, soprattutto l’idea che complottino alle spalle degli altri popoli, in modo subdolo.
I Protocolli in Germania e Italia
In Germania furono utilizzati da una parte della propaganda politica tedesca, dopo la Prima guerra mondiale, al fine di giustificare la sconfitta. I Protocolli ebbero però successo in Germania soprattutto dopo il 1933 con la salita al potere di Hitler. Hitler, oltre a utilizzarli come testi nelle scuole, li riprese anche nel suo libro, il Mein Kampf. Nel testo sono riportati tutti gli stereotipi che da sempre hanno costituito la tradizione dell’antisemitismo. Hitler parla di popolo “seducente,” “sanguinario,” “infetto,” alla pari di un virus,” che corrompe il popolo tedesco, e cospira contro di esso.
Basandosi su quanto aveva letto nel testo dei Protocolli scrisse che “tutta l’esistenza di questo popolo poggia su una continua menzogna.” Questo mostra come, per Hitler, I Protocolli e tutti gli stereotipi relativi agli ebrei fossero la verità.
Anche in Italia i Protocolli ebbero diffusione grazie all’edizione di Preziosi, contenente un’introduzione di Evola, volta a mostrare l’importanza del documento e a ribattere alle polemiche sorte sull’autenticità. Evola sostenne, contro le questioni sorte sulla veridicità dei Protocolli, che se anche non fossero autentici, sarebbe come se essi lo fossero. Questo per due motivi principali: perché i fatti ne dimostrano la verità e perché la loro corrispondenza con le idee-madre dell’ebraismo è incontestabile. Evola, inoltre, citando il processo di Berna, sostenne che il giudice non fosse riuscito a mostrarne la falsità.
E oggi?
Ancora oggi, nonostante la dimostrazione della falsità dei Protocolli, i contenuti sono ancora diffusi, soprattutto su internet. Secondo il “Rapporto sull’Antisemitismo Globale” redatto nel 2004 dal Dipartimento di Stato americano, l’obiettivo di questi testi è quello di incitare all’odio. I Protocolli oggi circolano e vengono letti sia tra chi è consapevole della falsità sia tra chi li utilizza appellandosi ancora al contenuto, considerato quindi veritiero.
Milena Santerini, nominata coordinatrice nazionale alla lotta contro l’antisemitismo, in un’intervista sostiene come la pandemia abbia riacceso l’idea, di cui i Protocolli dei Savi anziani di Sion sono portatori, di complottismo in questo caso non esclusivamente legato agli ebrei.
È stata inoltre svolta una ricerca che prendeva in considerazione 900 Tweet pubblicati in Italia fra marzo e maggio contenenti parole legate al mondo ebraico e al virus. Le percentuali mostrano come, seppur in piccola parte, si intendesse colpevolizzare il mondo ebraico per la diffusione del virus.
In conclusione, i Protocolli sono un documento storico falso che è stato centrale nella propaganda antisemita, per la sua diffusione e per la sua autorevolezza, tra chi lo considerava autentico. È l’approdo “ufficiale” di una serie di stereotipi presenti da tempo.
Silvia Brera per Questione Civile
Bibliografia e sitografia
-Giovanni Preziosi, I Protocolli dei Savia Anziani di Sion, 1938
-A cura di G. Galli, Il “Mein Kampf” di Adolf Hitler
-E. Drumont, La France Juive, prima edizione 1886, tratto dal volume R. Piperno sull’antisemitismo, Firenze, 2008
-Voltaire, Juifs, 1997
-F. Jabalot, Degli ebrei nel loro rapporto colle nazioni cristiane, Roma, 1825
-J. Evola, Tre aspetti del problema ebraico
-E. Renan, Che cos’è una nazione? E altri saggi
-G. Miccoli, Santa Sede e Chiesa italiana di fronte alle leggi antiebraiche del 1938 in La legislazione antiebraica in Italia e in Europa. Atti del convegno del cinquantenario delle leggi razziali, Camera dei deputati, Roma 1988,
-Enciclopedia dell’olocausto, encyclopedia.ushmm.org
-Mosaico-cem.it
-www.assemblea.emr.it
-www.treccani.it
-www.ilpost.it