Dante alle Scuderie del Quirinale: Inferno di J. Clair

Dante alle scuderie

Dante alle Scuderie del Quirinale: temi e obiettivi della mostra

È in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri che le Scuderie del Quirinale aprono le porte al pubblico con Inferno, una maestosa mostra curata da Jean Clair e Laura Bosso.

Seguendo un percorso crono-tematico guidato dalle visioni di Dante, si rintraccia l’evoluzione nel corso dei secoli del concetto del Male e della giustizia nell’aldilà, l’origine dell’inferno come regno di Lucifero, il Giudizio che condanna i dannati ad entrarvi dopo la morte, l’immaginario visivo predantesco dell’oltretomba e dei suoi abitanti, la topografia della voragine del male e il viaggio dei pellegrini.

“700 anni con Dante”

-N. 4

Questo è il quarto numero della Rubrica di Rivista dal titolo 700 anni con Dante, finalizzata ad analizzare la figura del Sommo Poeta da diversi punti di osservazione. La Rubrica vede la collaborazione tra le Aree di Storia Antica e Medievale, Economia, Affari Esteri, Lettere, Scienze Umane, Storia Moderna e Contemporanea, Arte, Cinema, Tecnologia, Filosofia del Diritto, e Filosofia Teoretica

Dante alle Scuderie del Quirinale: l’allestimento espositivo

Inferno, il titolo della mostra, asciutto ed efficace, ci indica immediatamente dove i curatori vogliono portarci, come anime traghettate, in una catabasi tra svariati immaginari visivi dell’oltretomba. Da Beato Angelico, passando per Rodin a Kiefer, pur tuttavia attualizzando il contesto, espandendo quindi lo spettro del termine per un mondo in cui la distruzione della natura, le crisi sociali e le ondate pandemiche ci inducono a riflettere sul destino dell’uomo.   

L’allestimento presenta oltre 230 opere tra pitture, sculture, miniature, con qualche accenno alle arti popolari e al cinema: difatti, si viene accolti da una proiezione in loop della pellicola Inferno di BertoliniDe LiguoroPadovan del 1911.

Il percorso e il fil rouge infernale: l’entrata agli inferi

La mostra è strutturata come un percorso che ci induce all’ingresso all’inferno, con la maestosa porta in bronzo (qui fusione in gesso) di Rodin, pezzo da novanta della mostra, prestata dal museo di Parigi. Opera incompiuta del 1880, su cui lo scultore Auguste-René Rodin lavorerà per quarant’anni, fino alla sua morte. Deve il suo nome all’apparato decorativo e avrebbe dovuto essere una delle porte del museo appena istituito delle arti decorative, ma Rodin morì prima di poter realizzare la richiesta, nel 1917. Opera di enorme complessità in cui vengono affrontate una serie di questioni e vengono messi appunto una serie di motivi cari a Rodin, come fosse un laboratorio della sua scultura, frequenti sono infatti le rappresentazioni del pensatore o delle tre grazie.

C’è però da sottolineare che quest’impresa scultorea è tutto tranne che una restituzione narrativa dantesca. Ci sono riferimenti alla narrativa dantesca, ci sono Paolo e Francesca, il conte Ugolino, vari riferimenti, ma allo stesso tempo ogni qualità narrativa dell’inferno dantesco qui si perde.

La caduta degli angeli ribelli

Accanto alla maestosa porta, l’opera che forse lascia a bocca aperta il maggior numero di visitatori è La caduta degli angeli ribelli del 1750 di Francesco Bertos, in passato dato ad Agostino Fasolato. Una piramide conica di sessanta figure incastrate tra loro, per un totale di due metri di opera. Il gruppo scultoreo rappresenta il combattimento tra l’arcangelo Michele (al vertice della piramide) e Satana (con il forcone e con la sinistra punta verso l’alto), con i rispettivi eserciti. Così come raccontato nell’Apocalisse di Giovanni. Tra i due protagonisti del combattimento è rappresentata la moltitudine degli angeli ribelli scacciati dal paradiso, e quindi divenuti essi stessi diavoli.

Il percorso e il fil rouge infernale: sale tematiche

Si passa poi attraverso svariate sale in cui sono raccolte opere legate tematicamente tra loro: una sala approfondisce i paesaggi infernali, una racconta dei viaggiatori. Nella sala dedicata all’inferno domestico ci troviamo dinnanzi un’interpretazione dell’inferno più folkloristica. Andando avanti ci si concentra sulla figura del diavolo e le sue metamorfosi. Figura che ha sempre colpito l’immaginario collettivo, figura poliedrica che nel corso della storia ha subito tantissimi cambiamenti iconografici: personaggio comico nel Medioevo, cane nero, Mefistofele, nella cultura Faustiana, ad affascinante principe delle tenebre, angelo caduto tra i romantici.  

Nota di merito per la sala delle tentazioni con un bouquet di opere legate tra loro dal fil rouge delle tentazioni di Sant’Antonio.

Il diavolo viene a noi: tentazioni e peccato

Una tra le sale più originali, in cui viene trattato il mito intorno alle tentazioni, universo cui si erge la figura di Sant’Antonio, abate anacoreta vissuto in Egitto nel III secolo dopo Cristo, ritiratosi nel deserto per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione. La leggenda di Antonio è gremita dalla presenza di demoni e ricca del lor incitamento al male. Emissari di Satana, con le più svariate sembianze, che tormentano Antonio spingendolo a indulgere ai vizi più riprovevoli: superbia, gola, pigrizia, lussuria, avarizia.

Le scene raffiguranti le tentazioni di Sant’Antonio e le sue visioni conquistarono tra 400 e 500 le arti plastiche e divennero tra le più richieste tra i committenti nordeuropei. E alla fine dell’Ottocento tornò in auge, sulla scia della cultura simbolista, continuando ad essere un tema frequente anche nel Novecento in chiave onirico-espressionista.

Scuola di Bosch, “Visione di Tundale”, 1500
Salvator rosa, “Le tentazioni”, 1640

“L’inferno sono gli altri”: follia, guerra, sterminio

Una volta saliti al primo piano, i curatori della mostra hanno raccolto le interpretazioni più attuali dell’inferno, macroarea definita l’Inferno in terra, con riflessioni dedicate alla salute mentale, la follia (impossibile non citare la Pazza di Balla), la guerra come un inferno con le illustrazioni di Otto Dix, così lo sterminio.                                                                                 

Infine, un grande muro bianco all’ingresso dell’ultima sala ci anticipa i temi, o meglio la conclusione, forse in maniera anche troppo sintetica, della nostra passeggiata nel mondo infernale, perché così come Dante “uscimmo a riveder le stelle”. Una sezione, dunque, tutta dedicata a risollevare lo sguardo verso l’alto potendo ammirare l’universo, l’infinito, l’assoluto, Dio. Tra le opere, lavori di due grandi contemporanei, Anselm Kiefer e Gerhard Richter.

Anselm Kiefer, stelle cadenti, 1995

Dante alle Scuderie del Quirinale: il curatore Jean Clair

Chi è Jean Clair? accademico di Francia, tra i fondatori del Centre Pompidou, già direttore del Musée Picasso di Parigi, direttore della Biennale di Venezia nell’edizione del centenario, è uno scrittore e storico dell’arte tra i più autorevoli della sua generazione ed è, a livello europeo, l’intellettuale che più ha indagato i temi del nichilismo, del male, dell’abiezione come elementi patologici della società contemporanea. Di questi temi ha esplorato le implicazioni figurative anche attraverso celebri rassegne che hanno fatto la storia delle grandi esposizioni d’arte negli ultimi trent’anni.

Così racconta in un’intervista con il giornale dell’arte la genesi della mostra:

“Il tema dell’Inferno mi abita da tempo. Già nel 2006 avevo proposto un progetto di mostra a dei musei francesi e al Prado di Madrid, che possiede il più bel quadro al mondo sul tema, il trittico di Bosch. La risposta era stata no, come se fosse incongruo all’epoca interessarsi all’Inferno. Ho dunque accolto con fierezza e gioia l’invito delle Scuderie del Quirinale a curare per loro una mostra sull’Inferno di Dante, senza che fossi stato io, peraltro, a sollecitare il museo. Il progetto realizza per così dire un mio sogno di lunga data: quello di concludere il mio lavoro di curatore di mostre su un tema spettacolare come questo e che mi sta a cuore.”

Inoltre, ha dichiarato che questa è la sua ultima mostra, concludendo quindi la carriera da curatore.

Mostra al crocevia del mondo delle arti

“Tutte le mostre che ho realizzato nella mia vita non si sono mai limitate alla sola storia delle forme propriamente dette, ma sono state mostre tematiche vaste, al crocevia del mondo delle arti, delle scienze e delle idee”.

Così si rivolge Gérard Régnier, vero nome di Jean Clair nei confronti della museografia. Difatti, peculiarità della mostra è la presenza di una selezionata antologia di brevi estratti d’autore, fra cui Charles Baudelaire, Italo Calvino, Dostoevskij, Hugo, Joyce, Leopardi e tanti altri autori che hanno affrontato il tema dell’inferno, da una prospettiva letteraria. Significative le numerose collaborazioni istituzionali, tra cui quelle con le Gallerie degli Uffizi, il Musée d’Orsay, il musée Rodin ma anche la Royal Academy di Londra, la Bibliothèque National de France, il Museo Nacional de Escultura di Valladolid, il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.

Dettaglio Dante e Virgilio, Bouguerau, 1850
 

Giordano Perchiazzi per Questione Civile

+ posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *