Kafka e Odradek: lettura de “Le preoccupazioni del Padre di famiglia”
Odradek è uno dei personaggi più interessanti e misteriosi scaturiti dalla mente eccezionale di Franz Kafka. Die Sorge des Hausvaters [La preoccupazione del Padre di famiglia], racconto breve contenuto nella raccolta Ein Landarzt [Un medico di campagna], può essere perfettamente presentato come la quintessenza dell’opera kafkiana: stile piano e regolare e costruzione sintattica quasi elementare, ma con un grado di allusività tale da offrire un caleidoscopio di interpretazioni diverse e tutte coerenti e legittime. Soprattutto, si tratta di un testo in grado di sollecitare il nostro inconscio, urticante nel suo descriverci una situazione assurda e al contempo quotidiana e familiare. Raramente realismo e straniamento si mescolano così bene come nella figura di Odradek, protagonista di questo racconto dal breve respiro.
Odradek: una presentazione mobile
Così Kafka lo presenta al lettore:
Sulle prime ha l’aspetto d’un rocchetto di spago piatto a forma di stella, e infatti sembra anche che sia rivestito di spago; certo devono essere soltanto pezzi di spago strappati, vecchi, annodati insieme, o anche pezzi di spago di colore e specie diversissimi messi insieme. Non è poi soltanto un rocchetto, ma dal centro della stella sporge un bastoncino di traverso e a questo bastoncino se ne unisce ad angolo retto un altro. Con l’aiuto di questo ultimo bastoncino da una parte e di una delle irradiazioni della stella dall’altra l’insieme può camminare diritto come sopra due gambe ((Franz Kafka, Die Sorge des Hausvaters, in Id., Ein Landarzt (1919), trad. it. di Sabrina Mori Carmignani Un medico di campagna, Firenze, Passigli Editori, 2017, pp. 49-50.))
Siamo davanti ad un passo molto significativo, dove l’autore gioca continuamente con le isotopie e le aspettative semantiche del suo interlocutore. A prima vista Odradek appare come un normalissimo rocchetto di spago, un oggetto di certo quotidiano e presente nell’esperienza semantica di ogni individuo. Sicuramente si nota una dose di stravaganza data dalla sua forma a stella e soprattutto dall’eterogeneità cromatica dei fili che lo compongono, ma si trattano di particolarità che non minano comunque la regolarità quasi trascurabile della cosa in questione. Subito dopo, però, Kafka rovescia del tutto la percezione finora salda del soggetto: grazie ad un bastoncino sporgente, Odradek cambia improvvisamente forma e diventa un piccolo automa in grado di deambulare. Muta l’impressione della sua materialità e muta a sua volta il senso proprio dell’oggetto, da rocchetto a marionetta.
Kafka e Odradek: un oggetto de-funzionale
Kafka continua la presentazione dell’oggetto-automa Odradek seguendo tale logica, sempre attenta a rivoltare costantemente la percezione e comprensione del lettore:
Si sarebbe tentati di credere che questa cosa un tempo abbia avuto una forma destinata a qualche scopo e che ormai si sia semplicemente rotta. Ma pare proprio che non sia così; o almeno, non ci sono indizi che lo dimostrano; in nessun punto, infatti, sono visibili giunture o spaccature che facciano pensare a questa ipotesi; l’insieme appare del tutto assurdo, ma a suo modo compiuto (([2] Ibid.))
Dunque, si può pensare di trovarsi dinanzi ad un oggetto inutile, de-funzionale, un relitto o scarto il cui uso appare ormai impossibile, o addirittura di avere a che fare con qualcosa che non ha mai veramente posseduto una funzione ed un utilizzo.
Tuttavia, Kafka è immediatamente attento a capovolgere anche queste impressioni offrendoci un oggetto sì singolare ma non incompleto o rotto, integro sia dal punto di vista materiale che da quello semantico. Non è, insomma, soltanto un oggetto distrutto, trasformato, mutato nella forma o funzione a causa del tempo; tutt’altro, è a suo modo statico nella sua perfezione e compiutezza. Compiutezza che, fra l’altro, sancisce un suo effettivo utilizzo primordiale, un suo senso originale, un uso forse ancora possibile seppur impossibile da comprendere.
Kafka e Odradek: Il Padre di famiglia
Inoltre, è necessario evidenziare il rapporto che intercorre fra Odradek e il Padre di famiglia, unica altra presenza all’interno del testo e la cui preoccupazione scaturita da tale oggetto tanto alienante dà il titolo al racconto. Kafka scrive:
Inutilmente mi chiedo cosa ne sarà di lui. Chissà se può morire? […] C’è da aspettarsi di ritrovarselo un giorno tra i piedi dei miei figli e dei figli dei miei figli, che si trascina dietro i suoi fili e ruzzola giù per le scale? È vero, in apparenza non nuoce a nessuno; ma l’idea che possa anche soltanto sopravvivermi, mi fa quasi stare male (([3] Ivi, p. 51.))
Soltanto al termine del brano compare anche una soggettività, che tra l’altro sembra esprimersi e significare solo in relazione all’oggetto finora descritto. L’autore presenta in maniera marcata il grande turbamento che la presenza a questo punto ingombrante di Odradek scatena nel Padre di famiglia, un fastidio che sembra perlopiù legato alla sua natura probabilmente immortale o comunque più longeva della propria.
Odradek: lettura marxista
È Willi Goetschel uno dei primi a leggere La preoccupazione del padre di famiglia come una più o meno velata denuncia al sistema capitalistico. Odradek non sarebbe altro che un bene al suo ultimo stadio esistenziale, una merce consumata, ridotta alla pura e brutale essenza materiale dopo essere stata sfruttata al massimo delle proprie capacità:
«ciò che rimane della vita una volta che tutto è stato ridotto al materialismo» (([4] Willi Goetschel, Kafka Dis/Enchanted World, Columbia University, Wayback Machine, 2002, https://web.archive.org/web/20081011145854/http://www.fathom.com/feature/121837/index.html.))
Questo è il prodotto del consumismo cieco e selvaggio; ecco come diventa un oggetto prosciugato dalla logica dell’utilizzo sfrenato: qualcosa di esaurito, che continua a possedere una forma ma che appare irreparabilmente distorto e distante da qualsiasi tipo di approccio, il cui utilizzo appare ormai incomprensibile.
Odradek diventa allora una specie di cadavere deambulante di cui si può fare certamente a meno e che si tenta di nascondere, ma che invece continua ad abitare le nostre case.
Essendo sfuggevole e in costante movimento, Odradek simboleggia non solo un oggetto costruito dal lavoratore, ma anche qualcosa di isolato e lontano dal lavoro che lo ha prodotto, seguendo una linea di pensiero tipicamente marxista.
Il Padre di famiglia diverrebbe perciò il produttore allontanato dai beni di consumo che lui stesso ha prodotto, motivando la sua preoccupazione nell’ottica del rapporto alienato fra il lavoratore e la merce.
Come il padre non riesce ad accettare che Odrakek gli sopravviva, così il lavoratore è totalmente contrario all’idea che la merce da lui prodotta possa succedergli in quanto eredità e appartenere a qualcun altro: operazione che di fatto annichilisce il lavoro da lui compiuto e che tronca qualsiasi rapporto tra il produttore e il prodotto.
Odradek: lettura psicoanalitica
È orientata, invece, verso una lettura di matrice psicanalitica la critica di Francesco Orlando. (([5] Cfr. Francesco Orlando, Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti, Torino, Einaudi, 2015.))
Orlando concorda con John Kihlstrom (([6] Cfr. John Kihlstrom, Suffering from reminiscences; Exhausted memory, implicit memory, and the return of the repressed, in Martin Conway (a cura di), Recovered memories and false memories, Oxford, Oxford University Press, 1997, pp. 100-112.)) riguardo l’interpretazione di Odradek come un «ritorno psicologico del rimosso» (( [7] Cfr. Sigmund Freud, Die Traumdeutung (1899), trad. it. L’interpretazione dei sogni, Milano, Mondadori, 2012, pp. 165-166.)). Si tratta in sostanza di un’oggettivizzazione della memoria perduta e occultata che ritorna in superficie in maniera improvvisa e in una forma aggressiva, causando un turbamento nell’individuo.
L’inconscio censura contenuti pericolosi nei riguardi del benessere psichico del soggetto, come un trauma, facendoli sprofondare nella dimensione più recondita e inaccessibile del nostro essere; tali contenuti possono però, in seguito a determinati eventi, situazioni o dinamiche emotive, riemergere, dissestando la psiche dell’individuo e i suoi meccanismi di salvaguardia.
Odradek, il quale, ricordiamolo, abita proprio gli anfratti più marginali e nascosti delle nostre abitazioni e che talvolta scompare per molto tempo per riapparire improvvisamente, non sarebbe altro che un rimando a questi contenuti rimossi. Non solo, la preoccupazione del Padre di famiglia potrebbe essere letta come un profondo turbamento psichico ed emotivo, o, per meglio dire, come sintomo causato dall’incontro con il perturbante freudiano (([8] Cfr. Id., Das Unheimliche (1919), trad. it. Il perturbante, in Id., Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, Torino, Bollati Boringhieri, 1969, pp. 267-311.)).
Va notato, infatti, come Odradek venga rappresentato come un oggetto fortemente quotidiano e domestico, rispettando di fatto quella natura di familiarità su cui tanto Freud insisteva in merito all’ambivalenza fra estraneità e consuetudine propria dell’elemento perturbante.
Aldo Baratta per Questione Civile
Bibliografia
Freud S., Das Unheimliche (1919), trad. it. Il perturbante, in Id., Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, Torino, Bollati Boringhieri, 1969, pp. 267-311.
Freud S., Die Traumdeutung (1899), trad. it. L’interpretazione dei sogni, Milano, Mondadori, 2012, pp. 165-166.
Kafka F., Die Sorge des Hausvaters, in Id., Ein Landarzt (1919), trad. it. di Sabrina Mori Carmignani Un medico di campagna, Firenze, Passigli Editori, 2017.
Kihlstrom J., Suffering from reminiscences; Exhausted memory, implicit memory, and the return of the repressed, in Martin Conway (a cura di), Recovered memories and false memories, Oxford, Oxford University Press, 1997, pp. 100-112.
Orlando F., Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti, Torino, Einaudi, 2015.
Goetschel W., Kafka Dis/Enchanted World, Columbia University, Wayback Machine, 2002
Sitografia
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