Morte e Memoria: i casi dell’Antica Roma e dell’Antica Grecia
La morte ha sempre avuto un ruolo molto importante nel mondo antico, sia in Grecia che a Roma. In entrambe le civiltà, l’aldilà ha sempre ricoperto un ruolo di rilievo tramite sacerdoti e rituali legati all’Oltremondo. Quali elementi le due civiltà hanno in comune? In quali elementi si rilevano differenze tra l’una e l’altra? In questo articolo si proverà a fare chiarezza a riguardo.
Morte e Memoria: le origini del culto
La morte ha da sempre esercitato un grande fascino verso gli esseri umani. Fin dall’alba dei tempi, le civiltà del passato hanno cercato di stabilire un legame con ciò che c’era dopo la vita, di creare una memoria relativa a coloro che lasciavano per sempre il mondo mortale.
Le civiltà più antiche, come i Sumeri e i Babilonesi (e gli Hurriti, dei quali purtroppo abbiamo perso ogni traccia), avevano precisi rituali cerimoniali funebri. Vi erano sacerdoti specializzati nell’entrare in contatto con il mondo antico tramite precise modalità. Soprattutto i Babilonesi evidenziarono un forte legame tra il mondo dei morti ed il verificarsi di eventi soprannaturali. L’obiettivo primario era tramandare la memoria del defunto. Tuttavia, in questo articolo non ci si focalizzerà su questo aspetto.
Parlando delle origini del culto dei morti, è impossibile non citare l’Antico Egitto. Possiamo senza dubbio dire che il culto della morte e della memoria abbia raggiunto il suo apice in Egitto, con tutto quel che riguarda i rituali funebri, la mummificazione ed il ruolo di Osiride e Anubi nel mondo dei morti.
Morte e Memoria: l’Antica Grecia
Nell’Antica Grecia, la morte e la memoria ebbero un ruolo fondamentale nel rendere eterni il fascino e la cultura di questa grandiosa civiltà. La morte veniva vista come un destino inevitabile che, prima o poi, tutti avrebbero incontrato. Nella cultura greca la morte, “Thànatos” in greco, viene quasi personificata, come se fosse un’entità senziente.
Soprattutto per quanto riguarda l’aspetto bellico dell’Antica Grecia, la morte veniva vista come una fine onorevole. Morire in battaglia significava aver compiuto il proprio dovere, difendendo la patria a costo della vita. È assai noto il detto greco <<Con lo scudo o sullo scudo>>, frase che le madri spartane rivolgevano ai loro figli prima che questi partissero per la guerra.
Questa frase indicava anche un preciso riferimento al rituale funebre riservato ai soldati che cadevano in battaglia: se si riusciva a riportarne il corpo, quest’ultimo veniva posto sopra lo scudo, a simboleggiare che il soldato si era frapposto fra la sua patria ed il nemico.
Morte e Memoria: i rituali e le sepolture in Grecia
Oltre al “Rituale dello Scudo”, la morte comportava il verificarsi di rituali ben definiti, tra cui i Peàna funebri. Si trattava, nello specifico, di cori e lamenti funebri che venivano fatti da gruppi di donne riunite intorno alla salma della persona deceduta. Quello dei Peana era solo uno dei tanti rituali funebri che venivano fatti nell’antica Grecia.
Vi erano, infatti, anche le tumulazioni e le cremazioni rituali, soprattutto nel caso di sovrani defunti. È celebre il caso del ritrovamento della Maschera Funeraria di Agamennone, avvenuto per opera di Heinrich Schliemann nel 1876 nel sito archeologico di Micene. Tuttavia, si è di recente scoperto che la maschera altro non è che un falso, probabilmente realizzato su commissione dello stesso Schliemann (questa tesi è stata portata avanti dall’archeologo David A. Traill).
Tuttavia, non furono i rituali ed i corredi funebri il punto centrale del legame tra la civiltà greca e l’Oltretomba. Il centro di questo rapporto fu, invece, l’Oltretomba stesso.
L’Oltretomba greco
Gli uomini dell’Antica Grecia vedevano la morte come inevitabile poiché, secondo la mitologia greca, ad avere tra le mani le vite umane erano le Parche, tre sorelle che potevano “tagliare i fili della vita” quando l’esistenza di una persona giungeva al termine. Le tre sorelle, dunque, avevano il potere di stabilire (sempre secondo la mitologia greca) la durata della vita di ogni uomo e di ogni donna. Il regno dell’Oltretomba portava il nome del suo sovrano: Ade, fratello di Zeus e Poseidone.
I legami tra vita sulla Terra ed Oltretomba nel mondo greco erano molteplici, ed anche la letteratura greca ne riporta molti. Le tragedie greche, celebre genere letterario ancora oggi studiato nei licei classici e nelle università, hanno contributo a rinsaldare questo legame tra vita ed Oltretomba nell’antica Grecia. Ne è un esempio la questione della sepoltura trattata nell’Antigone. Altri esempi famosi sono l’inserimento dell’Ade all’interno dell’Odissea di Omero; Odisseo, infatti, si recò nell’Ade per poter parlare con l’anima dell’indovino Tiresia.
Un’altra celebre citazione dell’Ade la si riscontra nella “Repubblica” di Platone, quando viene spiegato che le anime purificate dai peccati venivano appoggiate al suolo dopo essere state trasportate da vortici infuocati. Sempre secondo Platone, le anime bevevano poi l’acqua del fiume Lete (che prende il nome dalla figlia di Eris, dea della discordia), il fiume dell’oblio. Una volta fatto, le anime erano pronte per accedere all’Oltretomba. Un Oltretomba che, nell’antica Roma, comportò interpretazioni ed usanze sia simili, sia estremamente diverse.
La morte e i rituali romani
Come sappiamo, l’antica Roma costruì il suo pantheon trasponendo in latino i nomi delle divinità greche. Zeus diventò Giove, Era diventò Giunone, Afrodite diventò Venere, Ares diventò Marte, e così via. Così come nel mondo greco, anche nell’antica Roma la morte e l’aldilà avevano un ruolo molto importante A differenza di quanto avveniva in Grecia, la morte a Roma aveva valenza sia religiosa che civile.
I riti funebri avevano un’organizzazione ben più complessa: ad esempio, per garantirsi una degna sepoltura i cittadini dovevano iscriversi ai collegia funeraria, ed i rituali erano affidati al corpo dei libitinarii (corrispondenti alle odierne pompe funebri). Ovviamente, i rituali aumentavano di prestigio e di ampollosità quando il defunto era un Imperatore o un membro dell’aristocrazia. In età repubblicana, si propendeva per la cremazione. In età imperiale, poi, si passò alla tumulazione.
Ad ogni modo, il corpo del defunto veniva esposto nell’atrio della casa di famiglia mentre veniva esclamato il suo nome a gran voce (questa parte di rituale prendeva il nome di “Conclamatio”). Dopodiché, il corpo veniva lavato, vestito e profumato. Nella bocca del defunto veniva inserita una moneta che sarebbe stata utilizzata per pagare il suo biglietto per la nave di Caronte, il traghettatore infernale.
L’Oltretomba romano
Nell’antica Roma, l’Oltretomba ebbe una grande valenza simbolica e culturale. È celebre l’episodio di Enea che, nell’Eneide di Virgilio, visita gli inferi per poter riabbracciare il padre Anchise (il celebre padre che Enea portò in spalla durante la fuga da Troia). Per poter accedere all’Oltretomba, Enea deve compiere un complicato rituale che, tuttavia, non si analizzerà in questo articolo.
Nel mondo romano, il Signore dell’Oltretomba era Plutone (ovvero Ade). È celebre il mito di Plutone e Proserpina, conosciuti nel mondo greco con i nomi di Ade e Persefone. Secondo la leggenda, Proserpina sarebbe stata rapita e portata negli inferi da Plutone. Cerere, dea dei terreni coltivati e madre di Proserpina, per il forte dolore causato dalla sparizione della figlia, rese sterile la terra. Giove intervenne per far tornare Proserpina dalla madre, ma era troppo tardi.
Proserpina aveva mangiato un chicco di melograno (conosciuto come “Frutto di Ade”). Dunque, Proserpina restò legata in eterno all’Oltretomba, dal quale poteva fare ritorno solo per un breve periodo. Da qui nacque la leggenda secondo la quale il periodo di secchezza dei terreni agricoli (quindi l’inverno) corrisponderebbe al periodo di assenza di Proserpina dal mondo mortale. Il periodo del suo ritorno, invece, corrisponderebbe al rifiorire del mondo e, quindi, alla primavera.
Conclusioni
Dunque, traspare come l’Oltremondo romano abbia avuto elementi estremamente simili (come gli dei, dei quali cambiò solo il nome nel passaggio da una civiltà all’altra) ma anche elementi differenti (come la differente organizzazione burocratico-rituale delle esequie funebri). Entrambe le civiltà instaurarono un legame a doppio filo con l’Oltretomba, contribuendo a creare quell’aura mistico-leggendaria che affascinò i grandi scrittori (da Omero a Dante, passando per Virgilio, fino ad arrivare ai tempi odierni) e che permette ad oggi di poter studiare ed analizzare i concetti di Morte e Memoria.
Tuttavia, per quanto si possa analizzare il mondo oltre la morte, nessuno di noi potrà mai sapere a cosa andremo incontro. Dunque, la morte resterà per sempre un affascinante mistero e, come disse Socrate in conclusione al suo processo: <<Ma è già l’ora di andarsene, io a morire, voi a vivere; chi dei due però vada verso il meglio, è cosa oscura a tutti, meno che al dio>>.
Francesco Ummarino per Questione Civile
Bibliografia
- G. Furlani, Sepolture e costumi sepolcrali babilonesi e assiri secondo gli scavi recenti in Rivista degli Studi Orientali, vol. 12, pubblicato da Università della Sapienza di Roma, 1929-1930, consultato al link https://www.jstor.org/stable/41923288
- Omero, Odissea, traduzione di P. Maspero, Successori Le Monnier, Firenze, 1906, edizione digitale 2010, consultata in pdf al link https://www.liberliber.it/mediateca/libri/h/homerus/odissea_traduzione_maspero/pdf/homerus_odissea.pdf
- Platone, Repubblica, ed. Acrobat a cura di P. Sanasi, consultata in pdf al link http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneRepubblica.pdf
- C. Bearzot, Storia Greca, Il Mulino, 2015, Bologna
- Geraci – Marcone, Storia Romana, Mondadori Education Le Monnier, 2003, Milano
- Virgilio, Eneide, traduzione di A. Caro, Hoepli, 1998, Milano, consultata in pdf al link https://www.liberliber.it/mediateca/libri/v/vergilius/eneide/pdf/eneide_p.pdf
Sitografia
Per le informazioni sulla Maschera di Agamennone:
- www.treccani.it
nell’antichità, se ho capito bene, del defunto sopravvive la memoria nei viventi.
nelle religioni attuali, del defunto sopravvive l’anima in eterno.
l’anima è l’elemento nuovo che distingue il passato da presente.
E ancora non si sa se è pura strumentale invenzione!