Alice Walker: l’importanza della produzione letteraria femminile
In occasione della Festa della Donna e di questo giorno simbolico, l’intento dell’Archivio di Lettere è quello di omaggiare la memoria delle autrici, come Alice Walker, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia letteraria dell’ultimo secolo. In questa occasione l’Archivio ha selezionato la produzione di un’autrice “marginale”; sia perché sconosciuta alla maggior parte del pubblico, sia perché le sue rivendicazioni sono fondamentali da un punto di vista culturale e sociale.
Il nostro viaggio letterario non si svolge infatti in Italia, bensì al di fuori del nostro continente, andando ad abbracciare un contesto socioculturale non europeo, come quello da cui proviene l’autrice afroamericana Alice Walker.
Uno sguardo oltreoceano: Alice Walker
Questa autrice, vincitrice del Premio Pulitzer per la narrativa con il romanzo Il colore viola pubblicato nel 1983, affronta il tema dell’importanza della scrittura in contesti sociali svantaggiati e ne conferma il suo potere salvifico.
Alice Walker, tra i suoi tanti capolavori, si cimenta anche in un importante recupero della letteratura femminile afroamericana. Un gesto importante e fondamentale per non permettere che rimanga oscurata una letteratura di tale portata, come si evince dal commovente saggio Alla ricerca dei giardini delle nostre madri. Il testo trasporta il lettore in un’atmosfera colma di spiritualità esplorando la produzione culturale delle donne afroamericane vissute come schiave nelle piantagioni degli Stati Uniti.
Alice Walker: Le tematiche affrontate nel saggio Alla ricerca dei giardini delle nostre madri
L’autrice intende approfondire la relazione che intercorre tra la condizione materiale di sfruttamento e la produzione culturale a cui hanno dato vita queste donne, definite nel saggio
“farfalle intrappolate in un miele malvagio”.
Walker rileva che anche questi posizionamenti femminili subalterni, benché impediti dalle evidenti condizioni materiali, abbiano saputo esternare la propria creatività. Si allontana così da una valutazione canonica di stampo eurocentrico.
Prive di basilari forme di istruzione e di una minima alfabetizzazione, queste donne sono riuscite a manifestare la propria spiritualità. Questo pur applicandola a realizzazioni che difficilmente possono accostarsi alla nostra idea convenzionale di arte e di produzione culturale.
Alice Walker sceglie di ricostruire il difficile cammino compiuto dalle donne afroamericane per emanciparsi dalla propria condizione di marginalizzazione in ambito sociale. L’autrice ha prestato una fondamentale attenzione alla produzione letteraria ed artistica.
La lezione di Virginia Woolf
Partendo dal saggio di Virginia Woolf, A room of one’s own pubblicato nel 1929, Walker evidenzia la materialità che ha caratterizzato la produzione culturale femminile. Di conseguenza, ammonisce a non limitarsi a guardare la produzione dall’alto, ma di calare lo sguardo in basso per comprendere quale sia la condizione sociale della produzione artistica di donne che non godevano di alcun diritto nemmeno sui propri corpi.
Il titolo stesso della raccolta è un omaggio alla forma d’arte prediletta dalla madre dell’autrice. Walker rievoca il duro lavoro svolto dalla madre per crescere i numerosi figli e svolgere le mansioni interne alla piantagione. Eppure addolcisce il ricordo e la fatica sostenuta con la cura del giardino e l’estro artistico che sua madre vi aveva sempre dedicato. Sua madre riversava la propria creatività nella scelta dei fiori e nella disposizione delle piante, divenendo un modello per l’intera comunità che incominciò a visitare il giardino della residenza più volte alla settimana.
Il contesto politico e sociale
Pensando alle diverse condizioni di emancipazione in cui versavano le donne afroamericane in schiavitù, proviamo a chiederci cosa significasse essere un’artista per una donna di tale estrazione sociale prima del Civil Rights Act, la legge federale del 1964 grazie alla quale viene dichiarata illegale la segregazione razziale negli Stati Uniti. Cosa simboleggiava per le donne a cui non era consentita la libertà di espressione reprimere quegli istinti contraddittori che altrimenti si sarebbero sublimati in una dimensione estetica?
È ancora più audace chiedersi quale fosse la condizione di un’artista prima dell’abolizione della schiavitù negli USA (1865); prima della quale una persona nera poteva essere punita per il solo fatto di leggere o scrivere. L’unica forma d’arte consentita era il canto per la sua capacità di alleviare le fatiche del duro lavoro nelle piantagioni.
Il punto di vista della critica letteraria
Alle domande appena poste l’autrice non osa rispondere. Tanto è, infatti, il timore che le donne voltandosi indietro non trovino una solida genealogia e un canone letterario da cui attingere. Il timore più grande non consiste nel non ritenere la propria produzione abbastanza originale, la cosiddetta “anxiety of influence” per cui mostra preoccupazione il critico e teorico americano Harold Bloom. Il terrore tipicamente femminile consiste, invece, nel voltarsi e non trovare dietro di sé una tradizione consolidata con cui potersi confrontare. Se il timore espresso dalla critica letteraria postmoderna culmina nel saggio La morte dell’autore (1968) di Roland Barthes per l’impossibilità di trovare una voce autoriale consapevole in grado di consolidare le certezze di cui l’uomo è alla ricerca, la posizione della critica femminista si focalizza al contrario sulla pars costruens di questo processo.
L’obiettivo della critica femminista risiede, infatti, nel tentativo di restituire la voce a soggetti subalterni. Coloro che per motivi di natura economica, sociale e politica sono stati emarginati dalla produzione culturale. Restituire la voce alla comunità delle donne afroamericane negli Stati Uniti significa rileggere la storia seguente alla Guerra Civile americana. Per fare ciò l’autrice assume un posizionamento differente basato sulle voci più marginali, operando così una riscrittura della storia ufficiale.
Conclusioni
Dunque, in occasione della Festa della Donna, intendiamo omaggiare la produzione letteraria femminile di un’autrice, considerata dai più marginale per le sue umili origini. Ma secondo il parere della critica femminista, lei ha rivoluzionato il modo di valutare gli eventi della storia ufficiale e di collegarli alle condizioni culturali e materiali in cui una specifica produzione culturale ha luogo.
Giulia Marianello per Questione Civile
Sitografia
https://sonia.noblogs.org/files/2011/11/walker-giardini-nostre-madri.pdf