Quarto, quinto e sesto? Quanti poteri
Risultano ormai invalse, anche se recentemente meno utilizzate, le etichette di quarto, quinto e sesto potere. I tre termini, spesso allargati ad ampie e vaghe definizioni, sono stati alleggeriti dalla loro potenza storica. Prima di comprendere come il cinema – mass media esso stesso – possa dar voce a questi “poteri” è forse bene chiarire l’uso che ne verrà fatto in questo articolo, non proponendo, in ogni caso, delle definizioni valide.
Il conteggio di tre poteri ulteriori
Quali siano i primi tre poteri ci pare abbastanza chiaro: legislativo, esecutivo e giudiziario.
Il termine quarto potere ha la patria potestà di Edmund Burke, filosofo e politico britannico di piena età illuministica. Il dato storico non è banale: il XVIII secolo è il secolo della stampa. Ed è proprio essa, la stampa (o nelle parole di Burke, la ‘cronaca’), ad essere il quarto potere.
Ora, in sociologia il termine è stato usato, a rigore, per indicare l’intero apparato mediale, allargatosi nei decenni e nei secoli di nuovi mezzi; stampa per prima, ma a seguire radio, televisione, internet.
Ciò nonostante, anche grazie al mondo del cinema, molto presto la televisione si separa dal primo mezzo di comunicazione cartaceo divenendo il quinto potere.
E questo è ampiamente accettato se il fondamentale saggio di Bauman sulla sorveglianza e la «modernità liquida», in Italia è arrivato con il titolo di sesto potere, ad indicare tra l’altro proprio il mediuminternet.
Una proposta definitoria
Il problema di etichettatura risiede in un fatto che non possiamo escludere: la televisione e la stampa sono mezzi di comunicazione egemonici, con un termine gramsciano. Essi non appartengono alla collettività e sono coloro che posseggono tali mezzi a dare le direttrici dell’informazione.
Questo fa sì che tutto sommato la stampa e la televisione possano essere considerati insieme il quarto potere.
Diverso è il caso di internet, che in questo nuovo conteggio diviene il quinto: esso non è egemonico e chiunque – con un po’ di fortuna – non solo può dire e informare su ciò che vuole ma può anche ricevere una credibilità tanto ampia quanto quella dei media tradizionali.
In questa confusione definitoria vi basterà ricordare quest’ultimo fatto, ovvero che due sono i poteri oltre i tre classici: il quarto, il medium egemonico, e il quinto, il medium democratico, e di conseguenza, caotico.
Due sono anche i film che in merito possono essere analizzati.
Sbatti il mostro in prima pagina (1972) di Marco Bellocchio
Marco Bellocchio è spesso ricordato per il successo della sua ultima pellicola, Il traditore (2019), interpretata da Pierfrancesco Favino. Ma Bellocchio non è certo un regista dell’ultima ora, e soprattutto non è un regista che non sa comprendere quanto un film possa essere un mezzo di intervento sulle coscienze.
Il suo Sbatti il mostro in prima pagina ne è forse la dimostrazione principale.
Questa in breve la sinossi: il direttore di un giornale, Giancarlo Bizanti (Gian Maria Volonté), decide di usare l’omicidio a sfondo sessuale di una ragazza per accusare ingiustamente un giovane dei gruppi della sinistra extra-parlamentare, per favorire il centro-destra in vista delle elezioni imminenti.
La narrazione quindi si muove sia in direzione dell’indagine vera e propria che troverà infine il vero colpevole dell’omicidio, sia nel totale discredito del ragazzo, la cui unica colpa è di essere legato alla parte politica da emarginare.
Poteri: la stampa come egemonia
Il film di Bellocchio spiega come sia possibile usare la stampa per dichiarare delle verità che non solo non sono fattuali ma che negano in sostanza ogni possibilità di raggiungere la verità. I mezzi retorici li possiamo immaginare: da un lato, l’uso intercambiabile che viene fatto dei termini accusato, imputato e colpevole; dall’altro, la descrizione della giovane vittima come pura e candida.
La stampa da questo punto di vista manipola gli immaginari collettivi di vittime e carnefici, specialmente in un fatto di cronaca che investe l’ambito della sessualità, e quindi i ruoli di genere. Il quarto potere può “comprare” voti non come un’organizzazione di stampo mafioso farebbe, ma prelevandoli direttamente dalle coscienze e dalla pancia dei lettori, favorendo ora una ora l’altra parte politica.
L’estremizzazione del mostro in prima pagina non è poi così lontana da atteggiamenti pure odierni di una parte della stampa.
The Hunt (2020) di Craig Zobel
Di tutt’altro respiro è il film di Zobel, The Hunt, distribuito in Italia direttamente in on demand e per questo forse molto poco conosciuto.
Anche in questo caso, una breve sinossi. Vengono prelevate dodici persone, sconosciuti tra loro, e portati in quella che credono una fattoria in Arkansas (scopriranno invece di essere stati trasportati in Croazia). All’interno di tale fattoria, ma in realtà è una molto più ampia porzione di territorio croato ad essere interessata, i dodici sconosciuti vengono cacciati e uccisi da un’élite di ricchi imprenditori. La pellicola da un certo punto in poi segue le vicende di uno dei personaggi, che evidentemente riuscirà a difendersi dai “cacciatori”.
Per quanto tale sinossi possa farlo apparire estremamente drammatico, il film ha un tono tutto sommato comico, seppur con una crudezza esagerata, tanto da poterlo definire uno splatter.
Come la fake news si rende notizia
A complicare la sinossi entra in gioco un elemento di sostrato culturale che può meglio chiarire lo svolgimento della vicenda.
La “caccia”, o il “Gioco della fattoria”, non è un’idea originale della sceneggiatura, ma è direttamente prelevata da internet. Prima sotto forma di leggenda metropolitana, in piccoli blog, ma in seguito, allargandosi a social network di più ampia portata, la storia di questo crudele gioco diventa una vera e propria notizia, chiaramente falsa, ma non per questo di minor portata mediatica.
Scopriamo, infatti, all’interno dei film, che i cacciatori hanno in buona parte perso il loro lavoro proprio perché tale leggenda ha minato la loro immagine e rischia di minare quella delle aziende per cui lavorano.
Solo in relazione a ciò questa élite decide di dar vita realmente al “gioco”, che non è mai esistito fino a quel momento, così da vendicarsi contro i fautori della fake news.
Perché la stampa e internet sono dei poteri?
Questo articolo non aspira ad avere una conclusione perentoria sui timori delle notizie false, sulle intenzioni di chi detiene i mezzi di comunicazione o sulla portata incontrollabile che le notizie e i fatti raccontati su internet hanno.
Un pezzo su un quotidiano o un post sui social hanno potenzialmente, agli occhi di chi li legge, spesso e a torto, il medesimo valore.
Certo, il potere politico e culturale che nel tempo ha assunto la stampa – su carta e televisiva – ha permesso, e a ragione, di ottenere un credito maggiore rispetto alle parole scritte da un qualunque individuo su una piattaforma social.
Molti però, da un lato, decidono di abbandonare l’informazione tradizionale per affidarsi ciecamente a ciò che internet propone loro; dall’altro, è pur vero che a suo danno, l’informazione sui quotidiani non sempre opera un giusto uso delle fonti. Comportandosi così come chi scrive falsità su internet, ma con effetti più gravi.
I film di Bellocchio e Zobel dimostrano insomma che ogni forma di informazione, pure quella mediata dall’intrattenimento – com’è l’informazione attraverso la cinematografia – può evidentemente modificare e agire sulla realtà.
Le storie performano la realtà. Meglio, decidono cosa della realtà è vero, come una vox populi.
Salvo Lo Magno per Questione Civile
Bibliografia e Sitografia:
- Zygmunt Bauman, Sesto potere. La sorveglianza nella «modernità liquida», Laterza, 2014
- Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci, 1987
- Scheda di Sbatti il mostro in prima pagina (1972) su cinematografo.it di Fondazione ente dello spettacolo: https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/sbatti-il-mostro-in-prima-pagina/19235/
- Scheda di The Hunt (2020) sul database di IMDb: https://www.imdb.com/title/tt8244784/