Figure retoriche tra Gruppo di Liegi, Gérard Genette e Francesco Orlando
La retorica ultimamente vive una cattiva fama. Da pilastro del sapere, disciplina da importanti applicazioni di studio, negli ultimi decenni è stata declassata a polveroso e obsoleto strumentario di lettura, se non inimicata poiché pericolosa. Sono d’accordo con l’ultima opinione, ma non con la prima: la retorica può essere un’arma, un attrezzo pericoloso se posto nelle mani sbagliate – o meglio, nella voce sbagliata. Proprio per questo occorrerebbe studiarla e approfondirne le figure retoriche, in modo tale da comprenderne l’entità e sfruttarla a dovere. In tal modo, soprattutto, sarà possibile difendersi da essa quando necessario.
Una prima suddivisione
La retorica è, come detto, una disciplina antichissima, gemella della stessa civiltà occidentale. In tanti, nel corso di numerosi secoli, hanno perciò provato a catalogarla, ordinarla, rinchiuderla in uno schema ordinato – la maggior parte delle volte con scarso successo. Negli ultimi tempi però il dibattito accademico è riuscito ad avanzare una sistemazione più o meno canonica e perlopiù accettata, che citerò qui e sulla quale si baserà la struttura dell’articolo.
Le figure retoriche, riprendendo uno schema già formulato da Quintiliano, possono essere catalogate in figure dell’elocutio, della dispositio e dell’inventio, a seconda delle loro specificità, della loro applicazione e dell’obiettivo testuale che si pongono. All’interno di questi gruppi esistono poi ulteriori suddivisioni, approfondite di volta in volta da tre importanti esponenti dello studio della retorica: il Groupe µ – o Gruppo di Liegi – per l’elocutio; Gérard Genette per la dispositio; Francesco Orlando per l’inventio.
Figure retoriche nell’elocutio
Secondo l’antica ars oratoria, l’elocutio era la fase del discorso retorico dedita ad occuparsi dell’elaborazione del linguaggio, al cosiddetto perfezionamento del parlato attraverso un intervento di tipo fonico e grafematico. Il Groupe µ, compagine di studiosi provenienti dall’Università di Liegi, decise di ordinare le figure appartenenti alla dimensione elocutiva in un’opera che è stata immediatamente canonizzata quale classico delle scienze umane, Rhétorique générale (1970). Ritroviamo così una suddivisione articolata a seconda del piano linguistico – significante o significato – e della frazione testuale – singola parola o più parole:
– i metaplasmi sono operazioni morfologiche nel dominio del significante che investono l’aspetto grafico e sonoro dell’unità lessicale. Tra le principali: prostesi, epentesi, epitesi, aferesi, sincope, apocope, metatesi, onomatopea, allitterazione, rima, assonanza, etc.;
– le metatassi sono operazioni sintattiche nel dominio del significante che investono la disposizione delle parole all’interno del periodo e della frase. Abbiamo: epifora, anadiplosi, epanafora, epanadiplosi, epizeusi, enumerazione, zeugma, anafora, catafora, chiasmo, iperbato, etc;
– i metasememi sono operazioni semantiche nel dominio del significato che investono la connotazione di senso dell’unità lessicale. Le più frequenti: sineddoche, metafora, metonimia, ossimoro, ipallage, diafora, sinestesia, etc.
– i metalogismi sono operazioni logiche nel dominio del significato che investono il valore discorsivo di un insieme di parole. Le più comuni sono: l’iperbole, il paradosso, l’ironia, l’eufemismo, l’adynaton, la reticenza, l’apostrofe, la litote, l’allusione, il pleonasmo, l’antitesi, l’anfibologia, etc.
Figure retoriche nella dispositio
Per dispositio invece si intende il modo attraverso il quale il retore ordina (dispone) gli argomenti all’interno del proprio discorso. La dimensione dispositiva interviene perciò nella gestione delle informazioni, nell’organizzazione della trama e delle varie procedure per mezzo delle quali è possibile raccontarla più efficacemente. Oggi la dispositio viene considerata soprattutto in quanto Narratologia, ovvero la disciplina che studia le strutture narrative, grazie al lavoro di catalogazione teorica in tre macro-accezioni effettuata da Gérard Genette nel suo Figures III (1972).
- Voce: le figure che si riferiscono alla gestione dell’istanza narrante. Tra le sue occupazioni retoriche troviamo: il tempo della narrazione, cioè il rapporto tra storia e racconto, che può essere o anteriore o posteriore o simultaneo o intercalato; la persona, che a seconda della sua presenza può essere definita eterodiegetica, omodiegetica e autodiegetica; i livelli narrativi, cioè la gestione della stratificazione all’interno del racconto che può avvenire ad esempio nel caso in cui un personaggio narri una storia propria;
- Modo: le figure intervengono nella gradazione dell’offerta informativa. Essa può avvenire secondo una prospettiva – ovvero il punto di vista attraverso il quale viene elargito il racconto, in una focalizzazione che può essere ora esterna, ora interna, ora a grado 0 – e secondo una distanza – a seconda della presenza più o meno visibile di un’istanza narrante, la quale può assumere esplicitamente le redini della narrazione o può al contrario nascondersi cercando di ottenere la mimesi perfetta;
- Tempo: le figure gestiscono la relazione temporale tra racconto e storia. Sono perciò da considerare: l’ordine, che attiva quasi sempre delle anacronie ora votate all’analessi ora alla prolessi; la durata, che invece è spesso modificata da anisocronie che influenzano il ritmo del racconto; la frequenza, ovvero il numero di volte in cui un evento viene raccontato rispetto alle volte in cui è effettivamente accaduto nella storia.
Figure retoriche nell’inventio
L’inventio, infine, lavora nel campo della ricerca delle topiche, degli argomenti. È stato il campo figurale meno studiato, e solo recentemente ha ottenuto un’attenzione e una conseguente forma di classificazione, in seguito alla pubblicazione degli appunti di Francesco Orlando per merito di Valentina Sturli. Francesco Orlando ha proposto infatti di intendere la dimensione inventiva alla stregua della critica tematica, in un tentativo di sistematizzare quest’ultima in qualità non solo di deposito argomentativo ma soprattutto di logica che regola la transizione degli elementi provenienti dalla realtà nel microcosmo testuale. Ecco alcune tra le numerose figure inventive che Sturli, rileggendo gli appunti mai editi di Orlando a causa della morte prematura, propone:
- Associazione: figura che congiunge referenti che nella realtà sono distinti;
- Dissociazione: figura che separa referenti che nella realtà sono congiunti;
- Intersezione: figura che scambia i valori assiologici di due referenti, accreditandone uno e screditandone un altro;
- Duplicazione/ ambiguazione: figura che scambia i valori assiologici di due referenti ma in maniera non fissa all’interno del testo, confondendo continuamente il piano positivo e quello negativo;
- Esteriorizzazione: figura che connette l’interiorità dei personaggi ad un riferimento spaziotemporale esterno;
- Eccezionalizzazione: figura che inserisce un referente di contrasto o di sorpresa in una circostanza testuale nella quale è inatteso.
Aldo Baratta per Questione Civile
Bibliografia
Gérard Genette, Figures III (1970), trad. it. Figure III, Einaudi, Torino, 2006.
Groupe µ, Rhétorique générale, trad. it. Retorica generale, Bompiani, Milano, 1999.
Valentina Sturli, Figure dell’invenzione. Per una teoria della critica tematica in Francesco Orlando, Quodlibet Studio, Macerata, 2020.