I giorni del sequestro Moro, il caso Rizzoli e i presunti contatti con il Vaticano: il coinvolgimento della Loggia P2
Continua la Rubrica di Rivista dal titolo “Ombre Repubblicane”. In questo articolo a doppia firma vengono analizzati i vari coinvolgimenti della Loggia P2, dal caso Moro ai presunti rapporti con il cardinale Paul Marcinkus.
Il contesto politico italiano negli anni ‘70
Gli anni ’70 rappresentano un decennio di crisi per l’Italia, soprattutto dal punto di vista politico. La fase del centrosinistra, inaugurata dopo la “transizione Tambroni” (1960), si avvia verso il tramonto. I problemi economici, sociali, il terrorismo spingono i leader dei due partiti principali, Democrazia Cristiana e Partito Comunista, a trovare un accordo per salvare la fragile democrazia italiana.
Il “compromesso storico”, voluto dal Presidente DC Aldo Moro e dal segretario comunista Enrico Berlinguer, porta ad un avvicinamento del Partito Comunista agli organi di Governo, senza però, come si sa, avere ruoli all’interno di essi, ma solo un appoggio esterno.
16 marzo 1978
Il 16 marzo 1978 è un giorno che l’Italia non ha mai dimenticato. Quella mattina è in programma, a Montecitorio, la discussione della fiducia al quarto Governo Andreotti, appoggiato anche dai comunisti.
Aldo Moro si sta recando presso la Camera dei deputati, quando, in via Fani, un commando blocca il corteo di macchine e comincia a sparare. La violenta sparatoria lascia a terra i cinque uomini della sua scorta, mentre il leader democristiano viene caricato su un’altra macchina e portato via. La notizia si sparge subito, gettando tutti nella confusione più totale.
I 55 giorni: la Loggia P2 coinvolta?
Ed è qui che bisogna soffermarsi, proprio in quei 55 fatidici giorni. Come già spiegato nel quarto articolo di questa Rubrica (clicca qui per approfondire), la Loggia “Propaganda 2” nasce e si rafforza nei primi anni ’70. Essa si renderà protagonista di molti dei cosiddetti “misteri italiani”.
Ma come è coinvolta nel caso Moro? Dalle informazioni della relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Tina Anselmi, si evince un’informazione; nel Comitato istituito dal Ministro degli Interni Francesco Cossiga, la maggior parte delle persone che lo costituiscono sono iscritte proprio alla Loggia di Licio Gelli.
Spiccano nomi importanti come i Generali Giuseppe Santovito, Giovanni Torrisi (Capo di Stato maggiore della Marina), Donato Lo Prete e Siracusano.
Emerge anche una testimonianza, quella di Elio Cioppa, vice di Grassini. Egli conferma la sua deposizione, in cui dice di aver ricevuto l’ordine dal suo diretto superiore di “indagare” e raccogliere informazioni negli ambienti della sinistra, tra le quali anche informazioni legate al caso Moro.
Su questo fatto comunque, la Commissione dichiara:
“Su tale ordine di problemi quello che la Commissione è in grado di affermare, facendo riferimento al patrimonio conoscitivo che le è proprio, è che, mentre si pone come dato sicuro l’interesse attivo e politicamente determinato delle relazioni che Gelli intratteneva con gli ambienti militari della Loggia, come è ampiamente documentato nel corso della presente relazione, per eventi e situazioni di ben minore portata rispetto a questo tragico evento, per contro, allo stato degli atti, non si hanno sicuri riscontri sul collegamento tra questo livello qualificato di rapporti e la vicenda specifica in esame.”
La Loggia P2 e i rapporti con il mondo dell’editoria
Le radici della Loggia di Gelli non si fermano alle questioni politiche ed economiche del nostro Paese ma vanno oltre, arrivando addirittura nel mondo dell’editoria. Come afferma la Commissione, la nuova “tattica” dell’organizzazione riguarda l’acquisizione del Corriere della Sera da parte del gruppo editoriale “Rizzoli”.
Il gruppo aveva acquisito il famoso quotidiano nel 1974, su suggerimento di Eugenio Cefis, presidente della Montedison (precedentemente presidente dell’ENI).
La P2 approfitta della difficile situazione finanziaria del giornale, in quanto la Rizzoli, si è indebitata dopo l’acquisizione. Essa infatti era sotto la morsa di pesanti finanziamenti, tra cui quello con la Banca Commerciale italiana, diretta da Gaetano Stammati (iscritto alla Loggia).
Dalla fine del 1975, Licio Gelli comincia a tessere la propria “ragnatela” nel gruppo Rizzoli. In primis è coinvolto il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, ma anche le banche del gruppo Pesenti. Sotto la guida del Venerabile e di Umberto Ortolani, si stabilisce un vero e proprio meccanismo per controllare il gruppo editoriale.
Partono transazioni finanziare, vengono acquisite piccole testate locali; inoltre, la Banca di Calvi manda ingenti capitali per ripagare i debiti dell’acquisizione.
Non solo: le banche che finanziano acquistano in pegno il 51% del capitale del gruppo ma anche il pacchetto azionario della Viburnum S.p.A. (una delle società proprietarie del Corriere).
Si parla anche di un coinvolgimento della Banca Vaticana (IOR), strettamente collegato al Banco Ambrosiano ed è di questo istituto che si parlerà dal prossimo paragrafo.
L’Istituto per le opere religiose
Come ogni Stato che si rispetti, lo Stato della Città del Vaticano è dotato di una propria autonomia economico-finanziaria, grazie all’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica ed alla Banca Vaticana, o più comunemente conosciuta come IOR.
L’Istituto per le opere di religione (da cui l’acronimo precedentemente scritto) è un’istituzione finanziaria pubblica della Santa Sede fondata il 27 giugno 1942, durante il pontificato di Papa Pio XII.
Lo IOR è stato più volte coinvolto in scandali, fra i quali spiccano “l’affare Sindona” e il crac del Banco Ambrosiano (per saperne di più, clicca qui).
Nel 1971 l’arcivescovo Paul Marcinkus è nominato presidente dello IOR, e lo sarà fino al 1989. La figura di Monsignor Marcinkus è centrale per comprendere a pieno gli scandali che si celano dietro al denaro dello Stato Vaticano e ai più grandi misteri contemporanei della Chiesa di Roma.
Marcinkus: chi è il Monsignor dei segreti
Paul Marcinkus nasce in un sobborgo di Chicago nel 1922. Entrato a diciotto anni nel seminario maggiore di St. Mary of the Lake a Mundelein, in Illinois, studia filosofia e teologia e viene ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Chicago il 3 maggio 1947 dal cardinale Samuel Alphonsius Stritch, per poi passare l’anno seguente al tribunale diocesano. Negli anni ’50 si trasferisce a Roma, studia teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e ha la possibilità di lavorare nella sezione inglese della Segreteria di Stato. In questo modo ha l’occasione di incontrare e lavorare con monsignor Giovanni Battista Montini, il quale nel 1963 viene eletto papa col nome di Paolo VI.
Entra in contatto con Michele Sindona, finanziere e membro della P2, e con Roberto Calvi, in quel momento Presidente del Banco Ambrosiano. Oltre a divenire presidente dello IOR, nel 1971 fonda con Calvi la Cisalpina Overseas Nassau Bank (poi Banco Ambrosiano Overseas, indagato per riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico) nelle Bahamas, nel cui consiglio di amministrazione figuravano anche Sindona e Licio Gelli.
Il 26 aprile 1973 Marcinkus viene interrogato da William Lynch, capo della Organized Crime and Racketeering Section (OCRS) del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, e William Aronwald, vicecapo della Strike Force del distretto sud di New York, su un caso di riciclaggio di denaro e obbligazioni false che partiva dalla mafia newyorkese e approdava in Vaticano per un totale di 950 milioni di dollari. Alle indagini fanno seguito alcuni arresti, ma Marcinkus viene assolto per insufficienza di prove. Insomma, un uomo di Chiesa dovrebbe impegnarsi in opere religiose e nell’essere una guida spirituale per i fedeli, ma, come risulta da questa prima introduzione, le opere di Marcinkus sono tutt’altro che dedite alla spiritualità.
Il caso IOR e gli scandali finanziari: l’ombra della Loggia P2
Il nome di Marcinkus viene ben presto collegato agli scandali finanziari più noti degli anni ’80. Lo IOR, a quel tempo diretto da Marcinkus, ha avuto un ruolo primario nel crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in un complicato “risiko bancario” che aveva come ulteriori protagonisti personaggi discussi come Michele Sindona e il “venerabile maestro” della loggia massonica P2, Licio Gelli. Il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impone lo scioglimento dell’Ambrosiano e la sua liquidazione coatta, avvenuta il 6 agosto 1982. Lo stesso Andreatta tiene uno storico discorso in Parlamento l’8 ottobre 1982, riferendo pubblicamente delle responsabilità della banca vaticana e dei suoi dirigenti, fra cui lo stesso Marcinkus. Secondo i suoi calcoli il Vaticano è coinvolto nello scandalo per una somma di circa 1.500 miliardi di lire.
Inoltre, secondo le dichiarazioni rese dal pentito di Cosa nostra Vincenzo Calcara, considerate credibili nel 2003 con sentenza del tribunale di Roma (nona sezione penale, con sentenza del 6 giugno 2003), e rese pubbliche solo nel 2008, Marcinkus sarebbe stato il personaggio di raccordo tra Vaticano e Cosa nostra per le attività di riciclaggio di denaro.
Il pentito, fra l’altro, riferisce di aver trasportato a Roma, pochi mesi prima dell’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, dieci miliardi di lire da investire in Sud America e nei Caraibi attraverso Marcinkus, la Banca Vaticana e il notaio Francesco Albano.
Nel 1987 Marcinkus è indagato, assieme ad altri due dirigenti dello IOR, per concorso in bancarotta fraudolenta; a questo punto viene emesso un mandato di cattura dalla magistratura italiana per il crack dell’Ambrosiano.
Tuttavia, dopo pochi mesi la Corte di cassazione e la Corte costituzionale annullano il mandato in base all’articolo 11 dei Patti lateranensi, facendo venir meno anche la conseguente richiesta di estradizione.
Conclusioni
Dunque, quanto scritto è sufficiente, seppur riassuntivo, per comprendere le vicende ancora oggi poco chiare dei vari coinvolgimenti della Loggia Massonica di Gelli, dal Caso Moro, il rapporto con il Cardinale Marcinkus, nel crack del Banco Ambrosiano e nel coinvolgimento dello IOR nel riciclaggio di denaro presumibilmente proveniente anche dalla cosca di Cosa nostra.
Margherita Rugieri e Martina Ratta per Questione Civile
Bibliografia e sitografia
www.corriere.it
Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2.
Luigi Cavallo, Corruzione in Vaticano, Agenzia A, settembre 1982.