La Prima guerra mondiale: un evento che modificò profondamente la società europea
La Prima guerra mondiale fu un evento di portata epocale, sconvolse la società, lasciando ferite e provocando cambiamenti. Per chi la visse in prima persona, provocò traumi profondi.
La Prima guerra mondiale: cosa accadde
La Prima guerra mondiale fu un conflitto che cambiò in maniera profonda la storia europea.
Il 28 giugno del 1914 a Sarajevo, Gavrilo Princip, uno studente bosniaco, uccise l’arciduca Franceso Ferdinando, erede del trono asburgico. Princip apparteneva a un’organizzazione, che si batteva per l’indipendenza della Bosnia dall’Impero austro-ungarico, con sede operativa in Serbia. Il caso divenne subito internazionale e i governi delle varie potenze, in un clima di attesa, aspettavano le mosse degli altri. Nessuno voleva passare per aggressore, tutti ponevano l’accento sull’autodifesa; in tal modo le rivalità e le ostilità, già diffuse tra i vari stati, aumentarono. Tutti gli stati si sentivano in una situazione di insicurezza e di minaccia incombente, avviando, inoltre, una spirale di tensioni. Alla fine, nessuna mediazione riuscì ad arrestare il meccanismo di azioni e reazioni che l’uccisione dell’arciduca aveva avviato.
L’Austria-Ungheria, con appoggio della Germania, diede un ultimatum alla Serbia. Quest’ultima rispose negativamente e il 28 luglio arrivò la dichiarazione di guerra da parte della Serbia. La Russia che sosteneva la Serbia si mobilitò sul confine occidentale. La Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia. A questo punto scese in campo anche la Gran Bretagna. Scoppiò una nuova guerra a partire dall’area balcanica ma, in questo caso, il coinvolgimento dell’Austria provocò un’escalation; i maggiori stati europei furono tutti coinvolti.
I fronti durante la Prima guerra mondiale
La Germania avviò le ostilità aggirando le linee di difesa francesi penetrando da nord, attraverso il Belgio. La Germania avanzò velocemente in Francia; le armate francesi si riorganizzarono arginando, in alcune battaglie, come quella sul fiume Marna, l’invasione tedesca. A ottobre, con i tedeschi nei territori occupati, il fronte si stabilizzò e dopo settimane di combattimento nessuna delle due parti era riuscita a sconfiggere l’altra. Iniziò una sanguinosa guerra di posizione.
A metà dell’agosto del 1914 cominciarono le ostilità sul fronte orientale tra Russia, Germania e Austria Ungheria. Dopo vicende alterne, si affermò la superiorità tedesca e nell’autunno del 1915 il fronte si stabilizzò. Il conflitto ad Est ebbe effetti sui fragili equilibri delle varie nazionalità presenti nell’area. Nell’agosto del 1914 si aprirono anche due fronti minori, in termini di forze impiegate. Iniziarono le ostilità nei Balcani e in Medio Oriente, nei territori dell’Impero Ottomano, che si era schierato con gli Imperi centrali. Nell’agosto del 1914 si aprì anche il fronte del mare. Le potenze dei due schieramenti furono impegnate in una vasta area, in particolare, nel Mare del Nord e nel Pacifico. L’affondamento, il 7 maggio 1915, del transatlantico inglese Lusitania provocò un forte impatto nella popolazione: la guerra stava coinvolgendo anche i civili.
Nel maggio del 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco dell’Intesa. Si combatté sul lato orientale del confine con l’Austria-Ungheria; le offensive italiane sul Carso e sull’Isonzo fallirono. La guerra di posizione si combattè, soprattutto, in terreni sconosciuti e inospitali, quali le montagne.
Gli anni 1916, 1917, 1918
Il 1916 si caratterizzò per la volontà tedesca, non ripagata, di sconfiggere i francesi. La Battaglia di Verdun fu favorevole ai francesi, e fu la prima in cui gli eserciti utilizzarono su larga scala i tanks. La guerra, soprattutto a Ovest, era determinata, in gran parte, dalla tecnologia. La svolta nel 1917 fu l’ingresso degli Stati Uniti, il 6 aprile, in risposta alla decisione tedesca di una ripresa della guerra sottomarina. Nel 1918 Le sorti della guerra erano ormai identificate con l’evoluzione del fronte occidentale. I tedeschi continuavano le loro offensive ma, intanto, i soldati americani sostenevano gli eserciti di Francia e Inghilterra. Con la battaglia di Amiens si ebbe la svolta decisiva, i tedeschi furono costretti a una ritirata e, anche sul fronte meridionale, la guerra volse al peggio per gli Imperi centrali. Il 4 novembre gli austro-ungarici firmarono l’armistizio e l’11 novembre lo chiese anche la Germania.
Innovazioni e tecnologia nella Prima guerra mondiale
La Prima guerra mondiale si contraddistinse anche per l’utilizzo della tecnologia. Le armi avevano potenza di fuoco, frequenza dei colpi, gittata e precisione, molto aumentate. Nuovi fucili, cannoni e mitragliatrici permettevano di colpire a lunga distanza. Si ebbe, inoltre, l’utilizzo di nuove armi micidiali come i gas velenosi. Utilizzati la prima volta dai tedeschi, nell’aprile del 1915, presso Ypres e poi impiegati anche dall’Intesa. I soldati, in difficoltà dai primi mesi di guerra, e sottoposti al fuoco nemico, iniziarono, nell’autunno del 1914, a scavare fossati per proteggersi. Prima questi fossati erano isolati poi, col tempo, vennero messi in comunicazione. Nacquero le trincee, scavate nella terra, profonde 8-9 metri, ciascuna protetta da filo spinato e da mitragliatrici. Erano separate da quelle nemiche, dalla cosiddetta “terra di nessuno.” Alla fine del 1916 i tedeschi avevano 16.000 km di trincee, gli anglo-francesi 12.000.
Le vittime nella Prima guerra mondiale
Tra il 1914 e il 1918 i due schieramenti avevano messo in campo un potenziale distruttivo senza precedenti, tra armi e dimensione degli eserciti. Il numero di soldati impiegati fu di circa 70 milioni, 10 milioni morirono in battaglia o per le ferite. 30 milioni furono i feriti, di questi circa 8 milioni rimasero invalidi, mutilati, traumatizzati, senza più capacità di riprendere la propria vita quotidiana. A questi numeri si aggiungono i decessi provocati dall’epidemia della spagnola. La prima ondata fu nel 1918, la seconda nel 1919 e durò fino al 1920. Le stime dei morti oscillano tra 25 e 100 milioni.
La triste peculiarità della Grande Guerra furono, come si è visto, le vittime, numericamente superiori a quelle registrate nei conflitti precedenti. Russi e tedeschi pagarono il prezzo più alto con circa 2 milioni di vittime per Paese. La massa di uomini e di materiali fu impiegata in una guerra, diversa dalle precedenti, nella quale bisognava affermare un sistema di valori, una cultura, da contrapporre ai nemici. Per la prima volta, inoltre, durante la guerra, furono perpetrate violenze sui civili. Vennero superate le separazioni tra ambito militare e resto della società, annunciando una novità che avrebbe connotato le guerre del XX secolo.
Tutto ciò permette di comprendere l’elevata capacità distruttiva che ebbe la Prima guerra mondiale.
I traumi della Grande guerra
L’esperienza che più lasciò segno nei soldati fu quella di chi era impegnato nelle trincee. I soldati erano ammassati nel fango, in condizioni igienico sanitarie precarie, tra topi e pulci, al caldo in estate, al gelo in inverno. Ancora più provante era l’orrore quotidiano: scorgere alla vista e sentire l’odore di cadaveri lasciati in stato di decomposizione nella “terra di nessuno.” Uscire significava rischiare la vita. Le giornate passavano in un’attesa infinita, tra il frastuono delle armi, la necessità di riparare i danni nella propria trincea, e la preparazione dell’assalto.
A tutto questo si accompagnò l’impossibilità di dare un senso all’esperienza che i soldati, per lo più molto giovani, stavano vivendo. Come ha evidenziato John Keegan, per chi combatte, lo scontro militare è sempre un evento piuttosto incomprensibile. Ignari della sorte, la loro esperienza è fatta di confusione, polvere, fatica, sangue, paura della morte. In questo caso l’annebbiamento della percezione fu elevato. I soldati passavano molto tempo in attesa, ed erano contrapposti a un nemico invisibile che spesso si materializzava solo in rari e terribili momenti. Questa fu la guerra, chiamata, per questi aspetti di logoramento.
Per i soldati si manifestò anche uno shock culturale. Eric Leed mostrò come per i soldati, l’essere sottoposti al potere della tecnologia, ormai visto come strumento di distruzione, provocò alcune reazioni. La fede nel progresso crollò, e la tecnologia appariva legata alle barbarie. I soldati spesso trovarono anche il modo di fuggire dalla realtà; molti si rifugiarono nella superstizione, nei miti, nelle leggende.
Lo Shock psicologico
Le condizioni in cui dovettero stare, per mesi, i soldati in trincea provocò il fenomeno dello shock psicologico. Fu uno delle più tragiche conseguenze della Grande Guerra. Per i soldati, essere immersi nell’immobilismo della guerra, l’orrore continuo sotto i propri occhi, provocò traumi mentali, difficilmente superabili una volta usciti dal fronte.
Alcuni soldati tentarono la fuga, altri si infliggevano automutilazioni per sottrarsi alla guerra. Non era semplice però sfuggirne. Molti soldati registrarono, per queste condizioni, nevrosi. Allucinazioni, disfunzioni motorie e perdita della percezione di sé: questo fu, quello che venne chiamato, lo shock da combattimento. Fu una conseguenza riscontrata negli uomini di tutti gli eserciti impegnati nella Grande Guerra.
Quello che accadeva nella mente dei combattenti durante le ore di attesa in trincea, sotto il costante stress del fuoco nemico, attirò, talvolta, l’attenzione degli specialisti. Vennero emanate alcune disposizioni dalle istituzioni.
L’impatto dell’esperienza bellica fu significativo anche nei soggetti, che senza manifestare particolari infermità, subirono delle modificazioni della sfera mentale e percettiva. Alla malattia vera, a volte, si affiancava anche la simulazione, scelta per sottrarsi al pericolo. Molti soldati si affidarono alla scrittura, per cercare di mettere ordine al caos della guerra; furono ritrovate milioni di lettere scritte dal fronte. La psiche fu messa a dura prova da una macchina bellica a cui nessuno poteva sfuggire. Il fronte interno fu anche questo e comportò eventi traumatici, nei soldati al fronte, a cui, forse, poco si è dato la giusta attenzione.
Silvia Brera per Questione Civile
Bibliografia e sitografia
Bartolini, Bonomo, Gagliardi, L’Europa del Novecento (una storia), Carocci Editore
Biasiolo M., Tra genio e follia: scienza arte e poesia sul fronte interno, in Cahiers de la Mediterranee, 2018
Vagnini A, La Sanità Militare e il Servizio Neuro-psichiatrico dell’Esercito italiano nella Grande Guerra, in Central and Eastern European Online Library, 2010
www.raistoria.it Speciali storia, la follia nelle trincee