New Hollywood: un periodo di svolta
Con l’espressione New Hollywood (o Nuova Hollywood) si fa riferimento a quel lungo processo che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha portato ad una riorganizzazione dei caratteri dell’industria del cinema americano. Per molti è considerato un movimento che ha dato vita ad un vero e proprio periodo di rottura, durante il quale si è vista la sostituzione di un sistema produttivo ormai superato, quello dello studio system, con uno più moderno e adatto ai tempi.
Si è trattato di una sorta di rinnovamento del cinema americano, attraverso il quale si sono affermate nuove tematiche, nuovi generi e nuovi volti del cinema. C’è da aggiungere che la Nuova Hollywood puntava a distaccarsi completamente dal passato, quanto piuttosto a raggiungere un equilibrio tra innovazione e continuità.
La fase della New Hollywood è durata fino agli inizi degli anni Ottanta, rimanendo ancora oggi la rivoluzione del cinema hollywoodiano più significativa dopo il passaggio dal muto al sonoro degli anni Venti.
New Hollywood e la fine dello studio system
Il decennio degli anni Sessanta è caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, in particolare negli Stati Uniti. È un periodo ricco di avvenimenti sconvolgenti, dall’omicidio di Kennedy alla guerra in Vietnam, fino alle numerose manifestazioni giovanili.
Davanti a questi fenomeni sociali il cinema non rimane affatto immutato. L’industria hollywoodiana classica sta vivendo un forte periodo di crisi delle majors a causa della concorrenza della televisione e delle produzioni indipendenti. È in questo clima difficoltoso che emerge la Nuova Hollywwod. Quest’ultima, infatti, investe principalmente sulle piccoli produzioni, le quali vengono spesso associate al nome di un attore o un regista.
Ciò costringele più importanti case di produzione a mettersi da parte e dedicarsi solamente all’ambito distributivo, perdendo così la loro rilevanza.
Nuovi spettatori e nuovi registi
Scegliendo di investire sulle produzioni indipendenti viene attirato un pubblico diverso da quello della Hollywood classica, ovvero quello giovanile. Sono gli spettatori sotto i trent’anni ad andare al cinema, mentre le famiglie preferiscono il mezzo televisione come forma di intrattenimento.
Sempre alla fine degli anni Sessanta a farsi strada nel mondo del cinema è una nuova generazione di registi. A dirigere non sono più artisti che hanno imparato il mestiere “sul campo”, ma cineasti che hanno studiato la storia del cinema.
In questa maniera il regista è al centro della lavorazione del film, con una sua autonomia e una sua volontà artistica. Egli è considerato un vero e proprio autore e non più un semplice dipendente al servizio della casa di produzione.
Emergono così autori cinematografici come Woody Allen e Francis Ford Coppola, i quali dispongono di completa libertà durante le riprese, qualcosa di inimmaginabile per registi del passato come Howard Hawks e John Ford.
Tutto questo è possibile in quanto il contesto nel quale le piccole produzione operano è decisamente meno rigido rispetto a quello delle majors.
I film manifesto della New Hollywood
Tra il 1967 e il 1969 escono i tre film più rappresentativi della Nuova Hollywood: Il Laureato (1967), Gangster Story (1967) e Easy Rider (1969).
Il laureato propone un nuovo modello di divo, interpretato da Dustin Hoffman, il quale soprattutto per fisicità si discosta molto dai canoni dello star system del passato. Egli interpreta un uomo comune, una figura maschile totalmente opposta rispetto ai divi attraenti e sicuri di sé della Hollywood classica. Nel complesso la pellicola ottiene molta attenzione da parte del pubblico, anche per il modo diretto con cui tratta della sessualità.
Gangster Story narra delle vicende dei due famosi banditi degli anni Trenta Bonnie e Clyde in chiave più contemporanea, portando sullo schermo due giovani ribelli che agiscono contro la società americana.
Easy Rider è uno dei film on the road più conosciuti e amati del mondo Cinema, una storia di un viaggio per l’America condotto da due motociclisti hippies.
Queste pellicole trattano di tematiche nuove, dalla violenza al sesso, che si sviluppano intorno a giovani protagonisti imperfetti e contraddittori, ma comunque pieni di vitalità e propensi all’azione.
I grandi successi
Grazie al riscontro positivo di queste tre pellicole la strada per sperimentale nel mondo del Cinema è spianata. I registi ottengono sempre più autonomia, arrivando ad occuparsi di generi prima di allora intoccabili.
Ne è un esempio il western, il genere americano per eccellenza. Il regista Sam Peckinpah riesce con successo a rivoluzionare i canoni del filone cinematografico, portando sullo schermo il cult Il Mucchio Selvaggio (1969). Nei film dell’autore la violenza regna sovrana e i personaggi sono cupi e tormentati, bel lontani dall’eroe del western classico John Wayne.
Poi bisogna nominare il film di Coppola Apocalypse Now (1979), una delle prime pellicole a trattare della guerra in Vietnam. Il film nasce dal desiderio del regista di trovare un equilibrio tra dimensione creativa e dimensione economica. Egli ha sempre mirato ad essere sia regista che produttore, in modo da non avere interferenze esterne. Coppola con Apocalypse Now riesce a creare con mezzi da kolossal un’opera autoriale di grande profondità, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica.
Altri registi che hanno dato un grande contributo alla Nuova Hollywood sono Martin Scorsese e Woody Allen. Io e Annie (1977) e Manhattan (1979) sono pellicole che parlano di storie d’amore tragi-comiche, dove Allen in quanto autore a tutto tondo prende le vesti di scrittore, regista e attore.
Dal canto suo Martin Scorsese ha dato vita ad uno dei capolavori più importanti della New Hollywood: Taxi Driver (1976). Il protagonista è interpretato da Robert De Niro, un veterano del Vietnam solitario ed emarginato, il quale vive in una New York decadente e violenta. L’ultimo capolavoro della Nuova Hollywood è considerato Toro scatenato (1980), diretto sempre da Scorsese.
La fine della New Hollywood
Il periodo di gloria della New Hollywood però è destinato a finire intorno ai primi anni Ottanta. Un fatto rilevante che contribuisce alla fine del movimento è il flop di un film western diretto da Michael Cimino: I cancelli del cielo (1980), una pellicola ad alto budget il cui disastro al botteghino porta al fallimento della casa di produzione United Artist.
Questo fatto determina un punto di svolta: dal flop di Cimino molti registi trovano difficoltà ad ottenere l’autonomia di un tempo, mentre piano piano il potere torna nelle mani delle grandi produzioni.
Un altro elemento a determinare la fine della New Hollywood sono i successi al botteghino ottenuti dai blockbuster, come Guerre Stellari (1977) di George Lucas e Lo Squalo (1975) di Steven Spielberg. Tali pellicole ad alto budget e dai grandiosi effetti speciali convincono i produttori ad investire sempre di più sui costosi colossal.
Insomma anche se il periodo della Nuova Hollywood ad un certo punto ha trovato la sua conclusione bisogna sempre ricordare come ci abbia regalato numerosi capolavori cinematografici, rimasti ancora oggi nell’immaginario collettivo.
Camilla Miolato per Questione Civile
Bibliografia
- Introduzione alla storia del Cinema, di Paolo Bertetto, UTET Università, 2012.