Ri-cominciare: perché per l’uomo il sentiero della felicità è così difficile?
A volte è necessario partire. Lasciarsi tutto alle spalle, proseguire lungo una via diversa, sperata e raggiunta, oppure inaspettata e improvvisa. Partire per raggiungere un altro luogo, un luogo altro, una dimensione atopica non necessariamente utopica; partire per incamminarsi diversamente, per ricominciare a camminare o, semplicemente (anche se di semplice non c’è proprio nulla), per cominciare a camminare. Partire per ricominciare: una seconda opportunità che si dà, a noi, ma che noi stessi, in qualche modo, ci diamo nel coglierla nel suo darsi; un nuovo respiro.
Partire per cominciare: l’esodo, lo strappo, l’attività di e da una vita che si è subita, che si è vissuta essendo vissuti, lunga (o breve; lo ha deciso, prima, molto prima di noi, il caso, forse, Dio) attesa della morte; primo respiro.
Cadere e ri-cominciare
Ri-cominciare: riprincipiare, iniziare nuovamente. Quante volte siamo stati in grado di ricominciare? Quante volte siamo caduti e ci siamo rialzati? “Cadi sette volte, rialzati otto”, parafrasando un vecchio proverbio universale. Rialzarsi è facile; non cadere più è difficile. È impossibile. Noi cadiamo e ci rialziamo, ma cadiamo ancora e ancora, sempre e sempre più. La forza di gravità ci fa cadere; siamo come una palla nella sua traiettoria. Destinati a lanciarci (o a esser lanciati?) in alto, per poi piombare, ri-piombare in basso, a terra.
Ri-cominciare è profondamente consolatorio perché ci culla con l’illusione e la presunzione di essere in grado di fare qualcosa, di avere la facoltà di essere padroni del nostro destino, di avere il potere di decidere, selezionando tra i possibili futuri quello a noi più congeniale. Noi ri-cominciamo sempre e troppo.
E non ci rendiamo mai conto di una cosa: che ogni volta è sempre la medesima volta. Ri-cominciamo, è vero, ma sempre nella stessa maniera, nello stesso modo, nella stessa sostanza: ipostatizziamo il cambiamento e lo rendiamo stasi. In fondo non ri-cominciamo mai, non riusciamo a vivere quello spazio interstiziale tra il cadere e il rialzarsi, quella zona d’ombra sospesa, ma ricca di tempo e spazio. Possiamo cadere pure sette volte e rialzarci otto, ma è come se non fossimo caduti mai nemmeno una volta.
Ri-cominciare per l’uomo
Non abbiamo una seconda opportunità; semplicemente non ci è concessa. Ci hanno insegnato quanto sia possibile ri-cominciare, quanto le seconde occasioni siano (perché c’è sempre una seconda occasione, così ci dicono) dietro l’angolo, alla nostra portata. Non viviamo nel “Paese delle Seconde Opportunità”, perché un tale mondo non esiste. Non abbiamo mille vite da vivere, anzi, non abbiamo proprio la vita.
Noi siamo la nostra vita, nello spazio che il mondo è. Ecco perché il ri-cominciare non ci cambia: nel moltiplicarsi delle possibilità obliamo quell’unica che ci è concessa, e da cui dipende del nostro essere: cominciare a vivere. Cominciare, respirare a pieni polmoni, per una volta, per la prima volta. Cominciare è rivoluzione, morbida o violenta che sia, conversione esistenziale, deragliamento. Può l’uomo cominciare, oppure è condannato a ri-cominciare?
Solo un Dio può effettivamente cominciare, a detta di Heidegger. Forse ci ha visto lungo. La natura umana caduca, originatasi, è bene tenerlo a mente, dalla caduta postlapsaria, non può essere altro che un ri-cominciamento eterno. Dio ci ha iniziati, noi ci siamo condannati, a noi spetta ri-cominciare.
Eppure, i nostri stessi progenitori hanno dato il via a qualcosa di diverso, di nuovo. Hanno respirato un’aria altra, certamente molto più maleodorante, terrena, concreta, ma nuova; quel primigenio respiro fu un primo respiro, il primo respiro. Hanno cominciato, realmente, ri-cominciando. Hanno aperto a noi discendenti una possibilità inaspettata: cominciare ri-cominciando. Hanno legato quell’eterna azione, privilegio esclusivo della divinità, alla ripetizione obbligata dell’eternamente claudicante vita umana. Felix culpa. O forse, semplicemente, enorme bontà e lungimiranza divina. Si sa: le vie del Signore sono imperscrutabili.
Conclusioni
Ecco, la possibilità umana, solo umana: cominciare ri-cominciando, ripetendo e riprendendo sempre il filo del discorso, rialzandosi da terra, con la faccia sporca di fango, le mani ferite e le ginocchia sbucciate. Cominciare ri-cominciando recuperando il bagaglio che si era allontanato per la caduta, probabile causa principale del nostro inciampo. Cominciare ri-cominciando riprendendo il cammino, ma su di un altro sentiero, magari pianeggiante, magari tortuoso e in salita, ma costeggiato da un ruscello fresco e limpido.
L’uomo non può cominciare ex novo; non siamo dei (per quanto ci sforziamo di assomigliare loro). Non possiamo, d’altro canto, nemmeno permetterci di ri-cominciare soltanto; sarebbe troppo comodo, irresponsabile. La stalla va chiusa prima che le vacche scappino. E allora? Siamo sempre in tensione, costante, sofferente, tra il cominciamento puro e il ri-cominciamento tardivo. Possiamo cominciare solo ri-cominciando.
Simone Vaccaro per Questione Civile