L’ecocritica: il verde nella letteratura italiana

L’ecocritica: letteratura ed ecologia, una delle frontiere della critica italiana

In un’epoca nella quale è divenuto lapalissiano che la vita e la sopravvivenza umane dipendano dal benessere della Terra, anche l’ecocritica è forza attiva. La natura è da sempre stata parte integrante della letteratura e del suo farsi. Sarebbe, infatti, da stolti pensare alla letteratura come a un oggetto avulso dal contesto vissuto dall’autore. Allora cosa è cambiato? È cambiato l’approccio che una branca della critica letteraria ha messo in atto nei confronti della letteratura.

“Cibo e Sostenibilità”
-N. 5
Questo è il quinto numero della Rubrica di Rivista dal titolo “Cibo e Sostenibilità”. La Rubrica vede la collaborazione tra le Aree di Affari Esteri, Scienze Umane, Lettere, Gastronomia, Sport e Salute e Arte

Cos’è l’ecocritica?

L’“ecocritica” è una branca della letteratura, nata negli USA nell’ultimo ventennio del ’900, che si focalizza sul ruolo della letteratura nell’educazione ambientale. La disciplina si sviluppò precipuamente nei paesi anglofoni, più sensibili a un’educazione di stampo ecologica.

Il termine “ecologia” deriva dal termine greco “oikos”, “casa”, e sta a indicare l’analisi delle interiezioni tra l’ambiente e gli organismi viventi. E proprio l’ambiente è la casa di ogni organismo ed essere umano e sarebbe controproducente sottovalutare gli avvenimenti che quotidianamente accadono nella nostra casa.

Sin dalla nascita siamo naturalmente portati all’interiezioni con la natura circondante, ovunque viviamo –città, campagna, montagna, mare- tutto esiste in rapporto alla natura. Gli spazi che calpestiamo, ariamo, edifichiamo non sono nostri, sono un prestito sui quali dovremmo vantare diritti da enfiteuti, nonostante ci atteggiamo da indiscutibili proprietari.

Generalmente il rapporto tra uomo e natura è univoco: la natura dà, l’uomo fruisce. Vi sono però uomini dotati di una spiccata sensibilità che hanno saputo al meglio interpretare i sentimenti scaturiti dal contatto con la natura: i poeti.

L’ecocritica o “ecologia letteraria”

La letteratura è inscindibilmente intrecciata alla natura. Dal mondo naturale poeti e scrittori hanno tratto spunti e linguaggio per le loro opere. L’arte della retorica ha fruito instancabilmente dal mondo naturale per dare voce a sentimenti e concetti difficilmente spiegabili attraverso un linguaggio prosaico. Il contatto con la natura è stato fonte di sensazioni ed emozioni che hanno trovato luogo tra le più belle pagine della nostra letteratura. Leggendo le pagine della letteratura italiana è possibile notare come il rapporto tra uomo ed ecumene sia cambiato nel corso degli anni. Il modo di rapportarvisi, le immagini colte e poeticizzate sono una cartina di tornasole della storia della nostra nazione. Ai quadretti idillici si sono sostituiti pian piano i temporali, i mari in tempesta e poi ancora le città, le ciminiere, i telegrafi. La natura che si evolve ed entra a gamba tesa con le sue evoluzioni nelle nostre pagine.

Il fine dell’ecocritica è quello di interpretare il modo in cui opere letterarie che trattano temi ambientali –e con ambientali non si intendono necessariamente testi dalle narrazioni apocalittiche- permeano il luogo di ricezione di tali opere. Come vengono recepiti e l’impatto che queste hanno sulle menti dei lettori.

Tra gli esponenti più eminenti dell’ecocritica in Italia si annovera Serenella Iovino. La studiosa, in un’intervista per “Greenious.it” dell’agosto 2012, sostiene che vi siano due approcci al rapporto tra ecologia e letteratura: tematico e sistemico. L’approccio tematico analizza il modo in cui la natura sia stata rappresentata nella letteratura. L’approccio sistemico dell’ecocritica si sofferma proprio sui risultati dati dalla venuta in contatto tra questi testi e i lettori. Mentre nel primo caso si parlerà di ecologia nella letteratura, nel secondo, dunque, di ecologia della letteratura. Infatti, oggetto di studio dell’ecocritica sarà il ruolo chiave che la letteratura può avere nell’ecologia.

Letteratura e natura dalle origini

Le origini della letteratura italiana sono intrecciate alla natura. Basti pensare al Cantico delle creature francescano, dal quale emerge una natura specchio della forza creaturale divina. Ogni elemento naturale viene osannato da Francesco, riconosciuto come fratello o sorella dell’uomo. Allo stesso modo si ricorda la vicenda tra Francesco e il famoso lupo di Gubbio. Ciò che emerge è dunque un consorzio tra esseri umani e natura, che vivono in pace e comunione.

E la natura ritorna poi prepotentemente in Petrarca, per il quale diventa magnetica attrazione, che lo distoglie dal raggiungimento dei suoi fini.

Letteratura e natura dal secolo dei Lumi

Ma sarà nel ’700 che il tema ecologico diverrà preponderante nella letteratura non solo italiana, ma europea. Dall’avvento delle rivoluzioni industriali, dai conseguenti sviluppi di centri urbani, dalle costruzioni di città dormitorio, dall’inurbamento dei “rustici” nasceranno significative pagine di letteratura sociale.

Per non andare lontano, basti pensare a Giuseppe Parini, intellettuale illuminista, philosophe militante, che aveva come scopo la felicità della società. Parini dedica i più belli dei suoi versi al rapporto tra uomo e natura. Figlio del secolo dei lumi, pregno di principi illuministici, dedica la sua letteratura, che doveva utile miscere dulci, alla trattazione di argomenti a lui contemporanei. La salubrità dell’aria, una delle più note tra le sue Odi, mette al centro l’inquinamento della città di Milano. A quella, resa insalubre dagli effluvi provenienti dalle paludose colture di riso, dai sali malvagi che ammorbano l’aria stagnante, oppone la sana vita brianzola. Lì, sul vago Eupili, l’aria e salubre e i contadini sani e in forze lavorano sotto l’aura odorosa di timo, menta e zafferano. E proprio alla fine dell’ode si trova l’istanza illuministica di Parini, che fonde la bellezza dei suoi versi all’utilità civile di questi.

Ancora, dopo Parini, si pensi agli scrittori Naturalisti francesi, i quali posero al centro delle loro opere gli operai e i luoghi nei quali operavano. E in Italia ai Veristi: i bozzetti rusticani di Verga, Rosso Malpelo, Nedda, La lupa e i romanzi. Da tali scritti emerge una natura che spesso è il doppio dei personaggi e delle loro sensazioni, se volessimo fare, in questo caso, critica tematica. 

Ma non è possibile tralasciare gli scritti contemporanei, nei quali si trovano alcune tra le pagine più belle che vedono come protagonisti l’inscindibile binomio uomo-natura.

Bonaventura Tecchi e L’isola appassionata

Nell’Isola appassionata Bonaventura Tecchi dà un ruolo preponderante all’ambiente nella formazione dell’individuo. Sin qui nessuna novità, lo stesso Feuerbach sosteneva che “l’uomo è ciò che mangia” e su questo assunto si sono fondate migliaia di pagine letterarie. Quale sarebbe la novità, dunque?

Tecchi crea una sorta di parallelismo tra natura è uomo, quasi che quella compenetrasse all’interno degli abitanti dell’isola appassionata –che, per cronaca, sarebbe la Sicilia. E in una delle pagine più pregne del libro Tecchi scrive: «Che l’ambiente, la consuetudine dei luoghi in cui si vive, anzi di un luogo speciale in cui si passi la maggior parte del giorno, contribuiscano a dare un carattere, e perfino un’impronta fisica alle persone; e che d’altra parte proprio i custodi finiscano, dopo lunghi anni, per essere un’immagine, quasi un simbolo dei luoghi custoditi, è cosa risaputa».

E rende esplicito, in un luogo del testo in cui racconta di una visita al chiostro monrealese, cosa intendesse. All’atto di voler pagare la visita il custode non accetta, dicendo: “L’arte non è mercenaria” e Tecchi scrive: «Pagato o no in precedenza da altri, non dimenticherò più quel gesto: “l’arte non è mercenaria”. E non vi era in quel gesto e in quelle parole un’eco della “grandezza” o meglio della “grandigia”, tipicamente siciliana, che avrei poi ritrovato nella sontuosità dei mausolei e delle cupole con cui si onora la morte nei cimiteri tra Piazza Armerina e Siracusa?»[1].

Per Tecchi, quindi, l’ecumene lascerebbe un’impronta, una sorta di cip sottocutaneo, nei suoi abitanti. L’essere umano diventa dunque parte integrante e inscindibile dei luoghi che abita, allo stesso tempo i luoghi che abitiamo diventano nostra parte inscindibile. Pirandello si definiva isola nell’isola, in quanto siciliano, portatore di un’insularità innata, connaturata.

Ecocritica e brevi conclusioni

Se l’uomo è inscindibilmente fuso all’ambiente, allora, bisogna fare molta attenzione. In luoghi difficilmente vivibili, snaturati, deturpati, saccheggiati, razziati, distrutti cosa sopravvive? Chi sopravvive? In luoghi nei quali non v’è posto per il verde non si respira. In luoghi nei quali vengono abbattuti palazzi storici in luogo dell’edificazione di impersonali piccionaie non c’è conservazione della storia. In luoghi in cui non c’è conservazione della storia non c’è cultura. E in luoghi in cui non c’è cultura non c’è bello. E sappiamo bene quanto sia salvifico il potere della bellezza.

Perciò è fondamentale il ruolo della letteratura: perché attraverso Offred, l’ancella di Margaret Atwood, vivente in un futuro apocalittico, possiamo vedere quanto senza benessere per il Pianeta non esista stabilità sociale[2].

E perciò, di conseguenza, è fondamentale il ruolo dell’ecocritica, i quali studi, speriamo, possano avere sempre più ampi riscontri negli anni a seguire.

Rosita Castelluzzo per Questione Civile

Bibliografia e sitografia:

M. Atwood, Il racconto dell’ancella, Mondadori, Milano, 1988.

M. Franzini-R. Russo, Mondi narrativi. Narrativa, Rizzoli, Milano, 2019.

B. Tecchi, L’isola appassionata, Einaudi, Torino, 1945.

www.greenious.it
www.lacritica.org
www.greenonions.altervista.org
www.italianostragenova.org
www.insulaeuropea.eu


[1] B. Tecchi, L’isola appassionata, Einaudi, Torino, 1945, 172-74.

[2] M. Atwood, Il racconto dell’ancella, Mondadori, Milano, 1988.

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