Look up! La NASA e l’esperimento della sonda Dart per difenderci dalla minaccia degli asteroidi
È il 2016 quando la NASA instituisce il Planetary Defense Coordination Office (PDCO), un ente per la difesa del pianeta Terra dalle minacce provenienti dal Cosmo, e proprio pochi giorni fa, lo scorso 26 settembre, dopo solo 6 anni, grazie all’esistenza di questo progetto, è stata portata a termine con successo la prima missione: la DART (Double Asteroid Redirection Test).
L’obiettivo della missione è stato un sistema binario di asteroidi: Didymos, il più grande – con i suoi 780 m – e il suo piccolo satellite – Dimorphos (160 m). La navicella DART è stata fatta schiantare su Dimorphos a una velocità di 22.500 Km/h, nel tentativo di deviarne la traiettoria e dimostrare se sia possibile usare l’energia cinetica dello schianto come potenziale mezzo di difesa planetario. Ad oggi, infatti, e per circa altri cento anni, come assicura la NASA, non ci sono asteroidi in grado di minacciare la Terra. Per ora quindi possiamo tranquillamente lasciare le trame di Don’t look up su uno schermo.
La sonda Dart: la tecnologia al servizio della difesa del pianeta terra
La missione è stata svolta a circa 13 milioni di km dalla Terra ed ha reso necessario lo sviluppo di tecnologie molto sofisticate per permettere alla sonda di correggere più volte e in autonomia la propria traiettoria, così da centrare, come ha fatto, il bersaglio con estrema precisione; o per trasmettere con estrema velocità le immagini catturate della superficie dell’asteroide, di cui l’ultima scattata a soli 17 secondi prima dell’impatto.
La navicella DART, inoltre, ha trasportato nel suo viaggio anche un piccolo gioiello italiano, costruito dalla Argotec nei suoi stabilimenti torinesi e controllata dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana): la LICIACube (Light Italian CubeSat for Imaging Asteroids). Come un fotoreporter cosmico, ha immortalato con due telecamere, la prima pancromatica a campo stretto – necessaria per acquisire immagini da grande distanza con un alto livello di definizione –, la seconda RGB a campo largo – per un’analisi multicolore dell’ambiente asteroidale – l’impatto di DART con Dimorphos.
L’ESA e la sonda Hera: il contributo europeo alla difesa planetaria
Per calcolare il cambio della traiettoria sarà necessario esaminare con telescopi da Terra l’eclissi di Dydimos – quando cioè Dimorphos si interporrà tra noi e il suo compagno di viaggio.
Ma la missione è tutt’altro che conclusa: nel 2024 partirà da Terra la sonda Hera, progettata dall’ESA (European Space Agency). Questa sonda ha il compito di esaminare, una volta giunta nei pressi del sistema Dydimos-Dimorphos nel 2026, le conseguenze dell’impatto di DART: il cambiamento della traiettoria e il cratere.
Compito Di Hera sarà anche quello di studiare la composizione superficiale e interna dell’asteroide, eseguendo una mappatura visiva, laser e radio ad alta risoluzione. Questo consentirà agli scienziati di comprendere meglio la struttura chimica e fisica degli asteroidi, mettendo a punto nuove strategie per la difesa planetaria.
La missione DART fa di certo sognare gli appassionati di astronomia e di fantascienza e ci pone, forse come mai prima d’ora, come soggetti nel nostro sistema solare, con l’aspirazione di cambiare le traiettorie di corpi celesti, in passato anche solo difficili da osservare e riconoscere. Ma ricordiamoci che, ad oggi, la minaccia ancora più concreta per il pianeta Terra rimaniamo noi, specie umana.
Francesco Lodoli per Questione civile
Sitografia
ANSA https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2022/09/27/la-sonda-dart-ha-colpito-lasteroide-arrivate-le-prime-immagini-_60057653-6af9-4611-8883-e607dffaf4e1.html
ASTROSPACE https://www.astrospace.it/2021/11/20/dart-e-pronta-a-partire-ecco-tutto-quello-che-serve-sapere/
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