Fiabe siciliane, la tradizione e Giuseppe Pitrè

L’opera di Giuseppe Pitrè e la comparazione tra le fiabe siciliane e le fiabe della tradizione letteraria

Da tempi immemori le fiabe hanno accompagnato l’uomo nella sua crescita, dall’infanzia all’età adulta. E sbaglierebbe chi pensasse che con la crescita sia naturale allontanarsi da questo mondo fantastico.  Seppur in diversa misura, infatti, l’uomo sarà portato al contatto con la fantasia per tutta la sua esistenza. 

Cos’è la fiaba? 

Studiando letteratura, come prima cosa si insegna agli studenti la distinzione tra favola e fiaba. La prima, si insegna, ha come protagonisti animali, la seconda esseri umani o fantastici, talvolta accompagnati da animali. Mentre alla prima si accompagna quasi sempre una morale esplicita, nella seconda è generalmente sottesa. E pian piano si introducono gli studenti ai momenti della narrazione, alla differenziazione dei personaggi, alle funzioni di Propp. 

Ma da dove giunge a noi la fiaba? Le letterature greca e latina hanno una forte tradizione favolistica, basti pensare alle celebri figure di Esopo e, a Roma, di Fedro. Per quanto riguarda la fiaba, però, tutto è più sfumato. La tradizione occidentale della fiaba generalmente fa capo alla celebre fiaba di Amore e Psiche, tratta dalle Metamorfosi Asino d’oro di Apuleio. In realtà, però, abbiamo molte più tracce riguardanti la favola che la fiaba nelle letterature delle origini. Potrebbe darsi che la fiaba venisse tramandata più oralmente. Da escludere sarebbe invece l’ipotesi che non circolassero fiabe, o che queste fossero una più recente invenzione. Perché sarebbe da escludere l’ipotesi? Studi comparatistici e analisi filogenetiche hanno ravvisato radici antichissime del genere fiabesco. Inoltre, è emersa la somiglianza tra fiabe distanti a livello sia cronologico, che spaziale. 

Una delle teorie più accreditate vuole che il genere fiabesco sia nato in India. Qui sarebbero da collocarsi alcune tra le raccolte più antiche di fiabe e solo più tardi il genere si sarebbe diffuso nel mondo occidentale[1].

Sicilia terra del mito: miti, “cunti”, racconti e fiabe siciliane

In questo articolo si tratta di fiabe siciliane, in Sicilia, infatti, il fantastico permea da sempre la dimensione umana. Sia le origini dell’isola sono state da sempre ammantate dal fantastico, sia è proprio in Sicilia che hanno sede alcuni tra i miti più noti. Dapprima i miti greci, in seguito i racconti popolari, talvolta legati alla religione, talvolta a miti pagani, sono stati tramandati oralmente. 

Infatti, alcuni tra i più noti miti greci sono ambientati in Sicilia. Si pensi al mito di Aci e Galatea: il nome del pastorello Aci è nella toponomastica di alcuni luoghi del catanese. Ancora, la fucina del dio del fuoco, Efesto, risiede all’interno dell’Etna, e al mito di Alfeo e Aretusa deve il nome la celebre fonte siracusana.  L’isola si trova anche legata al culto di Demetra, dea del raccolto, madre di Persefone, anche denominata Proserpina, Libera e Core. Alla circolazione di questi miti, giuntici in varie versioni, talvolta camuffati in veste cristiana, altre nella loro veste pagana, circolavano storie di carattere più popolare. 

Di tali racconti e “cunti” si conoscono varie versioni, di fatti, secondo un processo proprio della trasmissione orale, questi venivano tramandati verticalmente e orizzontalmente. Tali modalità di trasmissione comportavano che circolassero varie versioni di uno stesso racconto. Su una struttura ricorrente si agiva mutando, aggiungendo, sottraendo, col fine di adattare alle proprie finalità il racconto, così si originavano le fiabe siciliane. 

Giuseppe Pitrè e il suo ruolo nella tradizione delle fiabe siciliane

Un ruolo imprescindibile nella conservazione e la trasmissione dell’immenso patrimonio orale siciliano fu rivestito da Giuseppe Pitrè. Studioso noto non solo ai siciliani, Pitrè non si fece definire soltanto da un titolo. Per tutta la sua vita, infatti, coniugò il suo mestiere ufficiale e la sua più grande passione: fu medico e folklorista. Da sempre appassionato alla cultura popolare, non solo siciliana, si impegnò nella raccolta di ciò che viene annoverato nella sfera della tradizione orale. Ma il suo interesse non concerneva soltanto alla letteratura, bensì spaziava anche all’aspetto della quotidianità. Pitrè era affascinato anche dalla materialità del quotidiano, dagli strumenti degli antichi mestieri, dalle ricette delle pietanze che si tramandavano di generazione in generazione. 

Nelle sue raccolte si parla di fiabe siciliane, di oggetti, di feste, di usanze e di superstizioni. L’opera più importante dello studioso siciliano è la monumentale, ben venticinque volumi, Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane. In questa il folklorista raccolse, sia in modo diretto, che mediante intermediari, un’amplissima messe di informazioni, riguardanti i vari aspetti del popolo siciliano.

Uno dei protagonisti indiscussi e più conosciuti in varie parti della Sicilia, del quale si narrano le rocambolesche gesta nelle fiabe siciliane, è Giufà. Giufà è un ragazzino discolo, indisciplinato, talvolta si macchia persino di atti malvagi, seppur non appositamente. Dei suoi atti raccontavano le madri, e più di recente i nonni, per ammonire i bambini. Questi, pur inizialmente ridendo delle azioni di Giufà, che nelle località in cui è conosciuto è divenuto proverbiale, venivano poi a conoscenza delle sue punizioni. Talvolta veniva cacciato, ma il più delle volte riceveva sonore bastonate, che avrebbero dovuto fungere da deterrente per i bambini che ascoltavano il racconto.

Le fiabe siciliane e il rapporto con le tradizioni: Il serpente

Si è accennato nei precedenti paragrafi al riscontro di somiglianze ricorrenti in fiabe e racconti propri di zone e periodi anche molto distanti tra loro. Da queste ricorrenze non sono esenti le fiabe siciliane. Non si sa se la fiaba di cui tratteremo abbia assorbito elementi proprie di altre fiabe, o se sia il frutto di modifiche. 

Per la lettura de Il serpente si rimanda a una raccolta di fiabe siciliane, dal titolo, per l’appunto Fiabe siciliane. Dalla raccolta di Giuseppe Pitrè[2]. La fiaba rispetta la struttura delle tradizionali fiabe e segue il tradizionale schema di Propp. Vi è un equilibrio iniziale che si infrange, vi sono le peripezie affrontate dall’eroe e il ristabilimento dell’equilibrio. Ciò che però a noi interessa in questo frangente è l’eredità del mito e le somiglianze con le fiabe della tradizione. 

Tra le analogie con alcune delle fiabe più note troviamo la protagonista orfana di madre che si trova a subire le angherie di una matrigna. Vi è la presenza dell’aiutante proveniente da altri mondi, in questo caso, in vece della fata madrina troviamo la figura della madre defunta. Vi sono le numerose prove alle quali la protagonista, Rosina, è sottoposta dalla matrigna. Ciò che però colpisce è la presenza, in filigrana, della notissima fiaba apuleiana: Amore e Psiche. Infatti, a un certo momento, Rosina, destinata alla morte, si troverà a sposare quello che agli occhi di tutti è un serpente mostruoso. In realtà, tale serpente, di notte si trasforma in un magnifico principe, del quale Rosina gode la compagnia. Traditane però la fiducia, avendo rivelato la verità alla regina, Rosina perderà l’amato, fin quando sarà stata in grado di riconquistarlo, avendo superato delle prove.

Conclusione

Si noti, quindi, l’immenso potere della tradizione orale, soprattutto la capacità di mantenere vive e portare anche presso i ceti meno colti brani della tradizione. Il riadattamento e quella che viene intesa come corruzione dei testi da un lato allontanano dall’originale, dall’altro, talvolta, sono gli unici mezzi di sopravvivenza. Il riadattare i testi, per nuove finalità, ha permesso la circolazione di brani che mai avrebbero raggiunto i ceti meno alfabetizzati della popolazione. 

Rosita Castelluzzo per Questione Civile 

Bibliografia e sitografia:

A. Cristantino, Fiabe siciliane. Dalla raccolta di Giuseppe Pitrè, Trapani, Di Girolamo Editore, 2013.

G. de Santillana- H. von Dechend, Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo, Edizione riveduta e ampliata, Milano, Adelphi Editore, 2011.

S. G. da Silva- J. J. Tehrani, Comparative phylogenetic analyses uncover the ancient roots of Indo-European folktales, in “Royal Society Open Science”, vol. 3, Issue 1, Londra, The Royal Society Publishing, Gennaio 2016.

https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-pitre_%28Dizionario-Biografico%29/


[1] S. G. da Silva- J. J. Tehrani, Comparative phylogenetic analyses uncover the ancient roots of Indo-European folktales, in “Royal Society Open Science”, vol. 3, Issue 1, Londra, The Royal Society Publishing, Gennaio 2016. Oltre a questo studio si consiglia la lettura di G. de Santillana- H. von Dechend, Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo, Edizione riveduta e ampliata, Milano, Adelphi Editore, 2011. 

[2] A. Cristantino, Fiabe siciliane. Dalla raccolta di Giuseppe Pitrè, Trapani, Di Girolamo Editore, 2013, 169-76.

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