Sergio Leone: un focus sul re degli spaghetti western

Sergio Leone

Vita e filmografia di Sergio Leone

Dopo aver posto l’attenzione su James Cameron, che ha inaugurato l’excursus sui più grandi registi cinematografici (per maggiori approfondimenti clicca qui), l’analisi prosegue con una figura altrettanto di spessore che ha dato un enorme contributo al cinema italiano: Sergio Leone.

Grazie alla sua immaginazione e al suo stile, Leone ha cambiato quelli che sono gli aspetti del western, plasmandolo secondo i suoi canoni.

Sergio Leone: la vita di un regista d’altri tempi

Nato a Roma il 3 gennaio 1929, Sergio Leone debutta al cinema in veste di assistente nel film “Ladri di biciclette” nel 1948 di Vittorio De Sica. Successivamente affianca come aiuto regista Mario Bonnard, per poi sostituirlo a causa di una malattia in “Gli ultimi giorni di Pompei”, fino al completamento delle riprese. Ha collaborato nel 1959 anche alla produzione di “Ben Hur” di William Wyler.

Il suo primo lavoro in termini registici, “Il colosso di Rodi”, arriva però nel 1961. Nel 1964 ottiene grande successo con la seconda fatica cinematografica. È infatti l’anno di “Per un pugno di dollari”, firmato con uno pseudonimo per omaggiare il compianto padre Vincenzo. A quest’ultima pellicola seguirono ben due sequel, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto, il cattivo”, rispettivamente nel 1965 e nel 1966, che completarono una delle trilogie più influenti nel panorama cinematografico, ancora oggi ricordate per diversi aspetti non solo scenografici, ma anche musicali e dialogiche. È proprio in questa trilogia che si concentra tutta la maestosità e l’estro di Ennio Morricone che ne ha interpretato la colonna sonora che ben si incastra con le interpretazioni magistrale di Clint Eastwood, selezionato per far parte del cast.

Segio Leone e l’esperienza cinematografica americana

Dopo aver rifiutato l’offerta di dirigere “Il padrino”, capolavoro anni ’70, Sergio Leone si dedicò alla produzione di “Giù la testa” con Rod Steiger e James Coburn. Ebbe anche l’opportunità di lavorare nella casa di produzione RAFRAN, fondata insieme al cognato Fulvio Morsella. Sempre in quel periodo il collega d’oltreoceano Stanley Kubrick, dopo aver visto una delle sue pietre miliari “C’era una volta il west”, datato 1968, decise di confrontarsi con il regista romano sulle armonizzazioni inserite nel film così da prenderne spunto per “Barry Lyndon”. Sul finire degli anni Settanta, dalla collaborazione con il cognato, nacquero “Il gatto” e “Il giocattolo”.

Terminata l’esperienza americana, Sergio Leone tornò in Italia lavorando a fianco del noto attore romano Carlo Verdone, collaborando perfino con Alberto Sordi e Mario Brega, protagonisti del film “Troppo forte”, di stampo verdoniano. Nel 1984 vide la luce uno dei film che tenne impegnato Leone per 15 lunghi anni e che riscosse un enorme successo soprattutto dalla critica italiana: “C’era una volta in America”. Il capolavoro, prodotto a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, è stato oggetto di restauro nel 2011, per mano dei figli dello stesso Leone, con l’inserimento di scene precedentemente tagliate. La pellicola poi è stata riproposta in occasione della 65esima edizione del Festival di Cannes, sotto gli occhi di un grande pubblico in cui erano presenti anche Robert De Niro, Jennifer Connelly ed Ennio Morricone.

Nel corso degli anni ’80 Sergio Leone si dedicò anche alla produzione di spot pubblicitari legati prevalentemente al settore automobilistico. Tuttavia la macchina da presa restò la sua fedelissima compagna di avventura anche durante gli ultimi anni della sua vita. Il 30 aprile 1989 viene stroncato un infarto, nella sua casa a Roma, durante i lavori per portare sullo schermo un film basato sull’assedio di Leningrado.

Sergio Leone e l’amicizia con Ennio Morricone

La maggior parte dei film di Sergio Leone hanno l’impronta musicale del compianto Ennio Morricone. Nel 1964 Sergio Leone iniziò i lavori per il suo primo lungometraggio western “Per un pugno di dollari” che, di lì a pochi anni, forte del successo ottenuto, fece parte di una trilogia ancora oggi rinomata: “La trilogia del dollaro”. Al momento di scegliere le musiche da inserire nella pellicola, il regista romano opta per Angelo Lavagnino scartandolo però dopo aver ascoltato i suoi lavori dal momento che non lo convincevano del tutto.

Sergio Leone

Dopo varie riflessioni ha scelto proprio l’artista “compaesano” che, anni prima. Tra i due romani è nato infatti un vero e proprio sodalizio, nonostante i caratteri introversi, sugellato dalla collaborazione sul grande schermo. Morricone in tal senso scrisse la colonna sonora di ben sei film, tra cui la “Trilogia del Dollaro”. In una lunga intervista lo stesso Leone ha elogiato l’amico e la sua produzione musicale.

“Ennio è mio amico dai tempi delle elementari, è come un fratello, e sa cosa voglio, a volte deve anzi farsi un po’ violentare da me. La sua musica mi è indispensabile perché i miei film potrebbero anche essere muti, il dialogo conta relativamente e quindi la musica sottolinea azioni e sentimenti più del dialogo. Negli ultimi film gli ho fatto scrivere la musica prima di girare proprio come un elemento della sceneggiatura.

Credo anzi che Kubrick abbia seguito anche lui questo metodo. Una volta deve aver pensato Ennio per Arancia Meccanica perché mi he telefonato dicendomi una cosa anche pesante per Ennio: “Mi spiega perché di tutti i dischi che ho di Morricone mi piace solo la musica che ha fatto per i suoi film?”. Ma io Ennio lo facevo lavorare sul serio. Gli spiegavo bene cosa volevo ed ero anche capace di buttarli via una decina di temi bellissimi prima di approvare quello giusto”.

La musica del Maestro si è rivelata essenziale nell’ottica della poetica del regista poiché nei film rappresenta essa stessa il dialogo, fungendo da leitmotiv a tutti gli effetti. Sergio Leone infatti crea un legame unico tra immagini e musica al punto che l’aspetto sonoro ha la priorità massima su quello grafico, dal momento che viene utilizzato per ricreare l’atmosfera.

La rivoluzione western

Leone rappresentò un’icona senza tempo, sia a livello nazionale, sia internazionale, che riuscì a dare un enorme contributo all’industria cinematografica apportando una vera e propria rivoluzione del genere western. Molti registi di spessore, tra i tanti Quentin Tarantino e Stanley Kubrick, lo hanno classificato come un artista post-moderno che ha saputo influenzare tanto i professionisti del settore.

Sergio Leone

Il suo talento ebbe un forte impatto anche nella letteratura, difatti Stephen King gli ha riservato una porzione nelle sue citazioni alle opere su cui si è basato per la stesura dei suoi romanzi. Lo scrittore statunitense ha infatti definito “Il buono il brutto e il cattivo” come un film epico che riesce a competere con pietre miliari del cinema americano, tra cui “Ben Hur”.

Francesco Tusa per Questione Civile

Sitografia

www.metropolitanmagazine.it

www.agi.it

www.cinemadelsilenzio.it

www.wired.it

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