Le elezioni regionali in Lazio e Lombardia

le elezioni regionali

Nelle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio non si era mai vista un’affluenza così bassa nella storia della Repubblica

Nei giorni 12 e 13 febbraio 2023, circa 16 milioni di cittadini italiani erano chiamati al voto per il rinnovo dei consigli regionali di Lazio e Lombardia. Entrambe le elezioni regionali sono state vinte dal centrodestra: questo porta a 14 il numero delle regioni controllate dall’attuale compagine governativa.

Dati delle elezioni regionali in Lazio

Il candidato del centrodestra del Lazio, scelto da FdI, Francesco Rocca, ha vinto superando il 50% dei voti, mentre Alessio D’Amato, assessore uscente dell’amministrazione Zingaretti, si è fermato al 33,5%. Quest’ultimo era il candidato di PD e Terzo Polo. I 5 stelle, invece, correvano da soli, con la candidata Donatella Bianchi, conduttrice Rai, e hanno ottenuto un modesto 10%. I dati confermano anche che il vero vincitore delle elezioni in Lazio è il partito di Giorgia Meloni. Infatti, ha superato di ben 3 punti la percentuale ottenuta il 25 settembre scorso alle politiche attestandosi sul 34%. Bisogna ricordarsi inoltre che alle regionali del 2018, FdI aveva ottenuto solo l’8,7%. Gli altri partiti di governo, FI e Lega, hanno ottenuto una percentuale compresa tra l’8% e il 9% decisamente in controtendenza rispetto alle regionali del 2018 (rispettivamente 15% e 10%).

Dall’altra parte dello schieramento la situazione è meno rosea. Il PD ha perso la regione che ha amministrato per 9 anni e ha ottenuto il 20% dei voti. Tra gli alleati, il Terzo Polo non supera il 5%, i Verdi arrivano al 3%, mentre +Europa si ferma all’1%. Donatella Bianchi, candidata 5 stelle, prende il 10%. Le due candidate del Partito comunista italiano e di Unione Popolare, Sonia Pecorelli, e Rosa Rinaldi, si dividono il restante 2%.

Dati delle elezioni regionali in Lombardia

In Lombardia, Attilio Fontana è stato riconfermato alla Presidenza della regione con il 54,7%. Da segnalare il sorpasso di FdI in terra leghista: 25,2% contro il 16,5%. FI continua la sua discesa attestandosi intorno al 7%.

Gli sfidanti di Fontana erano Piefrancesco Majorino, candidato del PD, dei 5 stelle e dei Verdi. Letizia Moratti, ex assessore alla sanità nella giunta di Fontana durante il periodo più grave della stagione del Covid, era candidata con il Terzo Polo e ha preso il 10%. Mara Ghidorzi, Unione Popolare, ha ottenuto l’1,4%.

Il convitato di Pietra

Manca un dato, quello più importante: il dato dell’affluenza. Soltanto 4 cittadini su 10 hanno espresso il loro voto nei due giorni di elezioni. L’affluenza al 40% è il dato più basso dell’intera storia repubblicana di questo Paese. Ed è un dato costantemente in crescita a partire dalle elezioni politiche del 1979 quando ad astenersi furono 4 milioni di cittadini. Una settimana, si sono tenute le elezioni per il Parlamento europeo: il numero totale dei votanti era diminuito di 7 punti percentuali.

Si arriva ad oggi: nella capitale ha votato solo un romano su tre. I due Presidenti di regione, Fontana e Rocca, sono stati eletti da meno della metà della popolazione. Cosa vuol significare questo? Il voto è lo strumento di accesso alla cittadinanza per eccellenza. È la concretizzazione particolare di un principio generale di sovranità. Il voto legittima una parte politica a governare. Ma è legittimo governare quando ad esprimere il voto non è la maggioranza del Paese?

Assolutamente sì in linea pratica, ma in linea di principio il dato del 60% apre una porta che cela un baratro. Non si toglie niente alla vittoria del centrodestra, ma si aggiunge un problema gravoso per la politica. In queste elezioni non è possibile parlare di vincitori per il semplice fatto che a vincere è stato il 60% della popolazione lombarda e laziale. Vuoi per indifferenza, vuoi per la consapevolezza che il proprio voti non conti nulla. Il sistema di cooptazione dei partiti, le liste bloccate, possibili dubbi sulle alleanze, una sinistra che non sussiste e un centro al di là da venire. Come spiegare ai laziali che nella loro regione Terzo Polo e PD vanno d’amore e d’accordo, mentre in Lombardia non ci si sopporta. E la stessa cosa dicasi dei 5 stelle che hanno fatte alleanze opposte.

Vinti e vincitori

Le domande sorgono spontanee nei cittadini. Si può parlare ancora di politica? Il termine richiama l’arte del compromesso e del dialogo oppure è un eufemismo ipocrita dietro cui nascondere antipatie e rimorsi? Mentre il PD si volta indietro per vedere che cosa è rimasto, mentre Calenda e Renzi guardano troppo avanti, ad un partito di centro pigliatutto che è di là da venire, mentre i 5 stelle annaspano nel loro eterno presentismo, il mondo della sinistra esulta per Sanremo. Probabilmente la sinistra ha vinto Sanremo, ma la destra ha vinto le regionali.

Alessandro Villari per Questione Civile

Sitografia

www.repubblica.it

www.corriere.it

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