La carriera di sessant’anni al servizio del giornalismo e dei mass media di Maurizio Costanzo
Imitatissimo da milioni di comici e cabarettisti, amatissimo dal pubblico, specialmente per le sue seconde serate argute, ci lascia Maurizio Costanzo, ottantaquattrenne, l’unico giornalista italiano a potersi permettere un programma a suo nome, all’americana.
La trasversalità della sua figura fa sì che i più giovani lo conoscano dai meme sui social e dalle difficoltà di eloquio, soprattutto adesso che si era fatto più vecchio, mentre i più grandi, e gli appassionati di un certo tipo di giornalismo e di programma televisivo, lo ricordino, commossi, per l’intelligenza e la scaltrezza della sua penna e dei suoi contenuti. Se ne va, oggi, un pezzo della cultura e della televisione italiana.
Maurizio Costanzo, una costanza artistica crescente
Lati meno conosciuti di quelli più noti di Maurizio Costanzo sono il suo impegno in radiofonia, che non sarebbe così impensabile, e che caratterizzò i suoi esordi da ventiduenne (stiamo parlando di un veterano, allora, del mondo dell’intrattenimento e dello spettacolo), prima con TV e Canzoni, poi come paroliere (ma oggi direbbero song writer, probabilmente): chi di noi non ha cantato, stonandola un poco, Se telefonando, interpretata dall’immensa Mina?
Per non parlare dell’attività di sceneggiatore, anche in un caso regista (Melodrammore, nel ’77), per il piccolo schermo e per il grande schermo (chi può dimenticare il suo coinvolgimento pasoliniano nel film “Salò o le 120 giornate di Sodoma?”), per il teatro. A tal proposito, dopo la rinuncia di Gigi Proietti, ha ricoperto il ruolo di direttore artistico del Brancaccio di Roma dal 2007. Una versatilità che commuove, vista la mancanza di figure così a tutto tondo ai nostri tempi.
Insomma, Maurizio Costanzo, come dice la sua creazione di punta delle reti Mediaset, lo show, oltre che nel titolo del programma Maurizio Costanzo show, ce l’ha avuto nelle vene. Ultimamente, già sofferente di cuore, aveva deciso di incaricarsi delle strategie di comunicazione della sua squadra del cuore, la Roma. E negli anni, vero antesignano dei social media manager, aveva curato l’immagine e la comunicazione anche di alcuni politici (ad esempio di Irene Pivetti). Questa decennale esperienza gli è valsa la laurea honoris causa della IULM di Milano nel 2009, e le cattedre di studi della comunicazione presso la Sapienza di Roma (1995-2009) e presso la Niccolò Cusano.
Cronologia delle ricerche: i programmi di Maurizio Costanzo
Il resto è storia: le domeniche pomeriggio in famiglia con Buona Domenica, l’”invenzione” del talk show in Italia con Bontà loro (riproposto diversi anni dopo e anche nella veste di Bontà sua), Domenica in (anche con la zia Mara), per fermarci ai programmi più seguiti. Ma la carrellata porterebbe alla mente numerosissimi titoli, sulla Rai come sulle reti Mediaset.
Un impegno giornalistico vulcanico, sulle più disparate testate, sui fronti più diversi, con punte di scomodità tali da essere scampato all’attacco mafioso di via Fauro. Un impeto d’inchiesta che da Grazia, da cui esordì, lo vide penna di Corriere della Sera, il Mattino, Gente, Panorama. E anche qui, alla faraonica elencazione dei programmi ideati e condotti, potrebbe seguire un elenco lunghissimo di giornali e riviste.
Dal privato al pubblico
Tifoso della Roma, ghiotto di gelato, sposato con la regina di Canale 5, Maria De Filippi, sbirciando meglio dal buco della serratura, bisognerà ricordare che Maurizio Costanzo è stato legato a diverse donne, divorziato dalla giornalista Flaminia Morandi e poi dalla conduttrice Marta Flavi. Invece, passando alle notizie più conosciute e allontanandoci dal gossip, il suo nome compare nella lista del Gran maestro Licio Gelli, nello scandalo complottistico della Loggia Massonica P2. Nell’86 è stato candidato del Partito Radicale.
Tutti in piedi, togliamoci il cappello, davanti a un uomo che, camaleonticamente, ha saputo intrattenere generazioni di italiani, senza perdere spesso la qualità e l’acume delle sue creazioni. Ce ne fossero ancora in giro, la situazione culturale italiana starebbe sicuramente meglio.
Riccardo Stigliano per Questione Civile
Sitografia
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