“Versione italiana non disponibile”: le piattaforme si bloccano con lo sciopero dei doppiatori italiani
Vi è capitato per caso di notare la dicitura sotto la vostra serie TV preferita “versione italiana non disponibile causa sciopero dei doppiatori”? Magari mentre eravate al settimo episodio su undici del vostro giallo del cuore ed eravate affezionati ai personaggi principali, e proprio mentre smanettate su e giù sulle impostazioni audio per capire perché l’episodio sei era in italiano e il nuovo, il sette, in inglese? Che nervoso! Proprio adesso che l’assassino è quasi stato preso, dovete guardare i maledetti sottotitoli (poi magari li amate, o anzi, preferite l’originale senza intermediazioni, così, nudo e crudo…)!
Metterci la voce, metterci la faccia
Ormai, come dicono loro, ci mettono la faccia, perché la voce da sola non basta più. I doppiatori italiani hanno spento il microfono, dopo che l’ANAD (associazione nazionale attori doppiatori) e il sindacato hanno indetto uno sciopero, a partire dal 21 febbraio.
Doveva durare solo una settimana, ma si sta protraendo ancora, e le pagine social delle voci più belle e amate di questa antichissima arte, che in Italia ha fatto la tradizione del cinema d’autore, si sono riempite di messaggi di spiegazione di quanto sta succedendo e di sabotaggio per quei prodotti che, comunque erogati sulle piattaforme digitali più diverse in lingua originale, non sono stati più (o ancora) doppiati, allo stato delle cose.
Pochi investimenti = poca qualità
Anche il video di Pierfrancesco Favino a riguardo ha fatto il giro del web, e ha portato ancora più in luce le contraddizioni e le condizioni di lavoro degli addetti del settore dello spettacolo. In particolare, per i doppiatori, i tempi troppo ristretti e il calo degli stipendi hanno fatto sì che si pretendessero risultati di qualità a basso costo (a ribasso, cioè), disumanizzando un mestiere che fa delle emozioni, della loro evocazione, un punto di forza.
Proprio quell’emozione che è minacciata dal possibile dispiego della nuova tecnologia che potrebbe, grazie a un software potente di ultima generazione che sfrutta l’intelligenza artificiale, restituire con lo stesso timbro e la stessa emissione vocale, ma in lingua diversa, la voce dell’attore straniero in centinaia di idiomi. Senza alcuno sforzo, ma senza alcun sentimento, poiché la macchina, il robot, prenderebbero il posto della carne e dell’animo umani.
La disumana condizione dei doppiatori in un lavoro tutto umano…
Gli attori doppiatori, che continuano l’arte di pregevolissimi maestri, e che tengono viva una tradizione culturale minacciata da uno sfrenato appiattimento culturale, tradizione che ci ha permesso spessissimo di essere riconosciuti come maestri e pionieri del doppiaggio a livello mondiale, anche ricevendo i premi appositi del miglior doppiaggio in lingua straniera, non ci stanno più, e invitano gli utenti, anche quelli del “si perdono le sfumature, se lo guardi in italiano, a boicottare l’aggressività del mercato e di questi tempi così duri per l’arte, che pretendono, per forza di cose, qualità scadente, davanti a compensi e a logiche di mercato scadenti. Non si guardino, allora, nuovi episodi delle serie TV in lavorazione, in adattamento, finché non si sarà fatta giustizia e si saranno ripristinate condizioni di lavoro dignitose.
… e umanistico
Perché il fare artistico (in questo caso, quasi artigianale, poiché si apprende “a bottega” guardando altri attori doppiare) non può seguire i ritmi del mercato capitalistico, il mero calcolo di interessi di parte, ma deve lasciare, pur nel rispetto delle scadenze e dei contratti, un margine di umanità e di estro alle lavorazioni. Altrimenti non si fa più arte, ma mero calcolo e matematica. E non ce ne vogliano i matematici, ma vogliamo, in questo mondo di algoritmi e cifre tonde, vivere ancora emozioni, che ci ricordano che non siamo numeri, matricole, zeri su un carnet, ma nomi e cognomi, quindi lettere, forme, colori e idee.
Riccardo Stigliano per Questione Civile
Sitografia
www.anad.it
www.ansa.it
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