Come dalle polemiche sull’antifascismo di oggi si trae una chiave di lettura della storia
L’antifascismo è il fondamento della Costituzione italiana, la base su cui costruire il futuro, un ricordo sempre vivo di ciò che è stato, un monito per il futuro.
I fatti del 1944 e del 2023
Il 24 marzo 1944 a Roma, le truppe d’occupazione naziste insieme alla collaborazione delle squadre fasciste hanno ucciso 335 persone nelle cave di Pozzolana sulla via Ardeatina, italiani ed ebrei condotti e uccisi perché antifascisti, perché oppositori del regime, perché non collaborazionisti. Quest’eccidio fu la risposta all’attentato del giorno prima in via Rasella, dove alcuni partigiani del Gap (Gruppi di azione Patriottica) uccisero 33 di un battaglione di polizia chiamato Battaglione Bozen legati alle SS. Il 24 marzo 2023, il presidente del Consiglio Meloni, nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, ha fatto riferimento alla vicenda, ma senza l’uso di un aggettivo: ha parlato di uomini uccisi solo perché italiani. Sollevamento di polemiche dal mondo dell’associazionismo, come Anpi e la comunità ebraica di Roma, e dai partiti di opposizione. Il nodo del contendere era la mancanza dell’aggettivo antifascista.
L’antifascismo e la memoria storica
Trascendendo il dibattito parapolitico, è d’uopo osservare come il linguaggio è l’arma più potente in mano agli esseri umani perché è capace di creare una non realtà più reale della realtà stessa e, senza la conoscenza, questa a-realtà ridefinisce il perimetro della storia. Già Orwell aveva compreso l’importanza della lingua come strumento di controllo da parte di chi governa. Ciò che il presidente del Consiglio ha scritto (o chi per lei) non è falso: effettivamente è innegabile che alcuni dei trucidati fossero italiani (c’erano anche persone di altra nazionalità come il Lussemburgo), ma questo uso attento del linguaggio è propedeutico ad una riscrittura della storia che raddrizza le storture e genera realtà mai veramente esistite.
Si chiarisca che ciò che è avvenuto non è foriero di un nuovo regime autoritario né prelude ad un’atmosfera di antemarcia su Roma. Tutto questo non può accadere per il semplice fatto che ci sono 75 anni di periodo repubblicano che lo impediscono. Il baluardo della libertà è la Costituzione. La Costituzione è stata partorita da uomini della Resistenza, o delle Resistenze, dalla Dc, dal Psiup e dal Pci. Uomini che avevano combattuto il regime fascista e che, hanno deciso di mettere per iscritto la loro esperienza e la loro volontà: il fascismo non deve tornare.
La Costituzione è antifascista, i membri dell’Assemblea costituente erano antifascisti, la neonata repubblica si fonda sull’antifascismo. Poi, la continuità di alcune biografie, l’esperienza concreta di governo e di amministrazione ha portato ad una non totale epurazione dei resti del Fascismo, diversamente da quanto è avvenuto in Germania col Nazismo. Ma ciò che conta è la storia. La conoscenza degli avvenimenti precisa e critica, non farsi condizionare dai facilismi retorici e semplificazioni politiche sono elementi sostanziali per il vivere civile nello stato italiano.
La Costituzione è espressione dell’antifascismo
La Costituzione è nata dall’antifascismo e, diversamente da quello accadeva nel regime, tollera e permette la possibilità di esprimere opinioni diverse. Si ricordi la celebre frase di Vittorio Foa, deputato socialista, rivolta a Pisanò, esponente di Msi: se avesse vinto lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto, io lei è senatore della Repubblica e parla qui con me. Ma questo non deve confondere: la libertà di espressione non deve essere usata per storcere la realtà effettiva dei fatti.
Non bisogna dimenticare il sacrificio umano che ha comportato la nascita della democrazia parlamentare in Italia. I cittadini non devono dimenticare i nomi dei fratelli Cervi, Gobetti, Gramsci, le brigate Garibaldi perché sono l’orizzonte comune in cui si vive e ci si riconosce come italiani. Quando si usa il linguaggio per nascondere la realtà, per storcerla in maniera confacente al proprio pensiero, per creare un passato semplice e chiaro si fa opera di riscrittura storica.
Quando si mettono sullo stesso piano i morti delle Resistenze e quelli della Repubblica di Salò, quando si enumerano gli atti di accusa verso chi lottava per non dover chinare la testa si fa opera di falsificazione storica. Gramsci ha scritto che solo la conoscenza può rendere liberi. Solo una conoscenza solida e critica salva l’uomo da una vita di prostrazioni e di modellamento. Solo conoscere la storia, la geografia, la filosofia, solo il conoscere che tutto ciò che si dice ha un testo e un sottotesto, che, per dirla alla McLuhan, il medium è messaggio si conduce una vita libera, una vita in cui si è autoproduttori della propria individualità, in cui non ci si affida ai depositari del Verbo, ma si analizza e si scinde ogni cosa.
La storia come baluardo della libertà
Conoscere la storia dell’attentato di via Rasella, della conseguente rappresaglia fascista e nazista permette di non farsi travolgere dallo spirito del tempo, ma di categorizzare e storicizzare gli avvenimenti e di non farsi coinvolgere nella politica politicante portatrice di polemica pulviscolare che appiattisce ogni storia confidando nella poca memoria degli elettori.
Alessandro Villari per Questione Civile
Sitografia
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