Dalla parte dell’uomo o dell’orsa? Dalla parte della natura
Lo scorso 5 aprile, Andrea Papi, 26 anni, è stato attaccato e ucciso da un’orsa durante una corsa sul monte Peller in Trentino tra la Val di Non e la Val di Sole.
Tristezza e sgomento per familiari, amici, conoscenti, abitanti del luogo, nei confronti di una vita così giovane spezzata in una maniera tanto violenta.
L’animale responsabile, attraverso accurate analisi genetiche, è stato individuato. Si tratta di Jj4, un’orsa di 17 anni già nota per aver aggredito in passato due cacciatori, i quali però ne sono usciti salvi. Questa, infatti, è la prima morte in Italia dovuta all’attacco di un orso.
Gli orsi in Trentino e il progetto Life Ursus
In Trentino sono presenti all’incirca 100 orsi e la loro diffusione è, o almeno dovrebbe essere, strettamente controllata, dal momento che nel 1999 da parte, tra gli altri, della provincia autonoma di Trento, fu dato avvio al progetto Life Ursus che consisteva nella ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia.
A quanto pare, al tempo il progetto fu ben voluto da parte di tutta la popolazione della zona, dal momento che sarebbe stato un importante incentivo per quanto riguarda il turismo “naturalistico”.
Dunque, l’orsa Jj4 si trovava proprio dove avrebbe dovuto essere, nel suo bosco, nell’habitat a lei destinato non soltanto per natura, ma anche dalle istituzioni che hanno gestito il progetto. L’orso, come è noto, non è un animale particolarmente adatto al rapporto con l’uomo. Non esistono orsi domestici. L’orso non ama il contatto con gli umani e se può evita di incrociarli: non a caso l’espressione “essere un orso” rimanda proprio a questa caratteristica.
Ma allora perché Andrea e l’orsa si sono incontrati?
Il monitoraggio di questi plantigradi sarebbe dovuto avvenire attraverso dei radiocollari apposti su di essi, ma anche se in una provincia autonoma, siamo pur sempre in Italia e quindi si sa come vengono gestite certe faccende. Non tutti gli orsi sono muniti di radiocollare, alcuni di questi hanno le batterie scariche ormai da tempo e certe zone non hanno una copertura tale da consentire il rilevamento. Nel caso dell’orsa in questione, non è ancora chiaro il perché non sia stata segnalata la sua presenza in quel tratto di bosco: le versioni fornite da protezione civile, provincia e diversi istituti di controllo sono contrastanti.
Il rischio
Andrea conosceva la montagna e il suo bosco, ne ammirava senza dubbio la bellezza, ma sapeva bene a quali pericoli sarebbe potuto andare incontro. Chi pratica un’attività, soprattutto se a contatto con la natura, ne conosce i rischi e li accetta nel momento in cui decide di cimentarvisi. Ogni rischio ha una sua probabilità e quella di essere attaccati da un orso è bassa (come dicevamo, prima d’ora non ci sono state vittime nel nostro paese), ma esiste, soprattutto in quei luoghi.
Correre o andare in bicicletta in zone in cui è registrata la presenza di quest’animale è fortemente sconsigliato perché può portare ad incontri improvvisi, i quali non danno modo all’orso di allontanarsi, ma lo spaventano e lo portano a reagire, proprio nel maniera feroce che conosciamo.
Dire che Andrea abbia commesso degli errori o delle leggerezze non significa voler mancare di rispetto a un ragazzo che tragicamente non c’è più. Significa soltanto analizzare un fatto, per cercare di comprenderne le cause. Come sono andate precisamente le cose non lo sapremo mai: un giovane ventiseienne è morto e l’orsa non può essere sottoposta ad un interrogatorio per illustrare l’accaduto, come potrebbe fare un criminale qualsiasi una volta catturato.
Caccia all’orsa
Ma è proprio da criminale che Jj4 viene trattata, come se il suo gesto sia da ricondurre a sadismo, cattiveria o divertimento. Analisi del DNA, come in una puntata di C.S.I., indagini, mandato di cattura e un’ordinanaza di abbattimento, alla quale il TAR si è opposto proprio in queste ultime ore.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha da subito dichiarato di voler abbattere l’esemplare, senza perdere troppo tempo. È l’orso che deve abituarsi alla presenza dell’uomo e deve imparare a conviverci. Molti di coloro che al tempo accolsero il progetto Life Ursus con gioia, viste le possibili fonti di guadagno, ora si schierano al fianco del loro presidente, invocando l’abbattimento di Jj4 e di tutti quegli esemplari che si dimostrano pericolosi.
Tante proteste e proposte sono arrivate da parte di associazioni animaliste, le quali si scagliano contro la condanna a morte dell’orsa e spingono per il ricollocamento di Jj4 in altre zone protette.
Cosa succederà all’orsa?
L’intera vicenda è ancora in continua evoluzione. È d’obbligo però una profonda riflessione. È lecito, sensato, giusto uccidere l’orsa Jj4 e tutti gli altri esemplari che si dimostreranno ostili nei confronti dell’uomo? Questo porterebbe ad una situazione nella quale un orso che incontra un uomo, è un orso morto, dal momento che è normale che l’animale si comporti in maniera aggressiva in situazioni del genere.
Jj4 ha semplicemente fatto l’orsa, ha agito secondo la propria natura. È veramente lei la colpevole? Oppure i responsabili sono altri, come ad esempio chi crede che sia sempre l’ambiente a doversi adattare all’uomo e mai il contrario? Oppure chi non ha portato avanti il progetto di reinserimento degli orsi in maniera seria, attraverso uno scrupoloso monitoraggio? Ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Alviani per Questione Civile
Sitografia
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Carissimo Marco, condivido le tue considerazioni e riflessioni. Ti abbraccio