L’armocromia ha posto in secondo piano il contenuto dell’intervista di Elly Schlein
L’armocromia è divenuta la parola più cliccata della settimana da quando la nuova segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha ammesso di essersi avvalsa di una consulente per l’accostamento dei colori dei capi di abbigliamento per un’intervista alla rivista Vogue.
Dell’apparenza e del transeunte: l’armocromia
Se si cerca sul dizionario online dell’Accademia della Crusca il termine armocromia si troverà la seguente definizione: “analisi del colore finalizzata alla valorizzazione dell’aspetto estetico di una persona a partire dalle sue caratteristiche cromatiche (tonalità dell’incarnato, colore degli occhi e dei capelli)”. Non volendo esprimere un giudizio negativo o positivo sul termine in sé, ciò che preme è provare a straniarsi dal mondo per un attimo per comprendere lo Spirito del tempo e chiarire dei punti.
Essendo l’Italia uno Stato libero ed essendo chi vi abita un cittadino libero non si vuole dare un giudizio di valore sull’armocromia e sulla professione dell’armocromista (professione che in quanto tale dà da mangiare a qualcuno quindi rispettabilissima). Si vuole tuttalpiù provare a legare l’armocromia all’intervista della segretaria del Pd. Il Pd dovrebbe essere il risultato dell’incontro della cultura comunista e di quella cattolica. In seguito alle diaspore continue e alle successive scissioni, l’attuale Partito Democratico è andato ad occupare quell’area di vuoto che è compresa tra il centro e la sinistra. Un centro-sinistra che dopo la stagione del maggioritario con Prodi si è assestato, a partire dalla segreteria Renzi, sul modello liberal di Tony Blair e del partito democratico statunitense: un mondo po’ più tendente verso il centro e che relega l’area più massimalista, se oggi questo termine vale ancora qualcosa, ai margini (si pensi all’area di Bernie Sanders).
Come si rappresenta il mondo della sinistra oggi?
Domanda difficile, risposta impossibile, soluzione utopistica. Il mondo della sinistra, non lo si scopre ora sicuramente, ha deciso di non voler rappresentare più le classi lavoratrici, si voglia per la complessificazione del mercato del lavoro, si voglia per una tacita rassegnazione di non essere riusciti a dare una risposta dopo la crisi dei mutui subprime del 2008. Insomma, il Pd ha smesso di essere il riferimento della lotta e della giustizia sociale (ruolo che avrebbe dovuto ereditare dal Pci) e ha lasciato che i 5 stelle diventassero questo riferimento dopo l’esperienza governativa con la Lega.
Le elezioni per la nuova segreteria del Pd hanno creato una partecipazione non scontata per un partito a volte farraginoso nei suoi meccanismi decisionali: l’espressione di un sentito movimento di rinnovamento ha portato alla vittoria di Elly Schlein. Non nuova nell’area di sinistra, già europarlamentare indipendente, nota per la sua campagna Occupy Pd e successivamente divenuta vicepresidente della regione Emilia-Romagna, la figlia del cambiamento ha dato una speranza. Il rinnovamento in parte della segreteria è sembrato un passo in avanti per avere intorno gente fidata, ma per non farsi assorbire dal vortice delle correnti il manuale Cencelli è stato applicato anche in questo caso, segno che non c’è niente di più vecchio del nuovo che avanza. Ma in politica valgono le regole della strada, quindi meglio tenere vicini anche i propri nemici.
Ritorno all’armocromia
L’intervista rilasciata a Vogue è stata quindi messa in secondo piano: i temi politici da lei trattati dovrebbero essere molto più importanti del suo riferimento all’armocromia; infatti, Schlein ha proposto una tassazione maggiormente progressiva e altri argomenti che sono passati in cavalleria. Quando in Italia si invoca un politico come Merkel, per antonomasia una politica tedesca e seria, e spesso il primo aggettivo comprende semanticamente il secondo, ci si dimentica che servirebbero 60 milioni di Merkel per vederne una che rappresenti tutti. Questo per dire che sarebbe necessario una rifondazione valoriale generale che potesse ordinare gerarchicamente le priorità dell’uomo e del cittadino.
Dare importanza ad un elemento effimero come l’armocromia fa sì che dell’intervista programmatica di Schlein non abbia saputo niente nessuno, tranne chi ha fatto l’intervista. Il dibattito non è sulla tassazione progressiva, ma sulla necessità o meno di avvalersi di un’armocromista. Tema vecchio come la politica perché fin dall’avvento della televisione l’immagine del politico è stata curata nei minimi dettagli in una degenerazione forse narcisistica, ma richiamando profanamente il coro dell’Aminta diremo“S’ei piace, ei lice”. Quindi il clamore mediatico risultato dall’armocromia in una società che dà il giusto peso alle cose non sarebbe avvenuto: siamo costantemente bombardati da imput messi tutti sullo stesso piano, tutti hanno pari importanza, l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo e l’ultima notizia di cronaca rosa sono uguali. A mancare è il discrimine, la capacità di ponderare le notizie e a volte la capacità di dire: ma in fondo, che mi interessa!
Alessandro Villari per Questione Civile
Sitografia
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