La Legge Basaglia e la chiusura dei manicomi nel 1978

Legge Basaglia

La Legge Basaglia: rivoluzione del sistema psichiatrico in Italia

Con la legge n. 180/1978, conosciuta con il nome “Legge Basaglia”, si è contribuito a rivoluzionare il sistema psichiatrico italiano. Nel nostro Paese, questo portò all’attuazione di una serie di riforme, a partire dall’assistenza psichiatrica ospedaliera e territoriale ad una forma di integrazione differente delle malattie mentali. La normalizzazione della vita delle persone affette da disturbi psichiatrici inizia pian piano ad entrare nel panorama culturale e sociale, sino ad arrivare ad oggi a poter contare su reti di sostegno che partono dal volontariato, Terzo settore, sino all’integrazione lavorativa ed abitativa.

Basaglia e le sue idee

Ispirandosi allo psichiatra statunitense Thomas Szasz, Franco Basaglia cercò di riformare l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica negli ospedali del territorio, proponendo un superamento della logica manicomiale. Quello che Basaglia voleva trasmettere era la conquista della libertà del malato. Quest’ultima deve coincidere con la conquista della libertà dell’intera comunità. Nell’Ospedale di Gorizi, Basaglia aveva sperimentato il suo innovativo metodo terapeutico per la cura dei malati di mente. Il tutto contro la diffusa realtà del manicomio, che prevedeva segregazione, camicia di forza ed elettroshock.

Basaglia era portatore di una rivoluzione culturale. Lo psichiatra affermava il riconoscimento della persona e metteva al primo posto la dignità personale. Il malato mentale era una persona in grado di comprendere l’importanza della cura del sé. E spesso la comprensione aiutava la terapia e la socializzazione per migliorare i rapporti. La sperimentazione di Basaglia portò ad un acceso dibattito politico e sociale. Si trattava di trasformare gli ospedali psichiatrici in luoghi dove i diritti del malato fossero rispettati. Egli è considerato l’ideatore del concetto moderno di salute mentale. Ancora oggi le sue teorie hanno un forte peso in ambito psichiatrico. Il suo approccio alla cura della malattia mentale è in contrapposizione a quello della medicina tradizionale vigente all’epoca.

I manicomi nel Novecento erano regolati dalle norme provinciali e gestiti da psichiatri e infermieri. Essi prediligevano la teoria che il malato di mente doveva essere nascosto agli occhi delle persone “sane”.

Nelle istituzioni psichiatriche all’epoca esistenti erano normalmente usate pratiche terrificanti. Per questo, il manicomio appariva al dottor Basaglia come annientamento dell’altro, poiché malato.
Basaglia inizia a sollevare la questione manicomiale e riferisce che la prima cosa da fare è sospendere ogni forma di giudizio. È importante considerare l’individuo nella sua interezza, partendo dalla storia di vita, dal ruolo sociale, dalle emozioni e dal malessere.

Legge Basaglia e chiusura dei manicomi

Basaglia aveva come obiettivo quello di liberare i malati mentali dalle “celle di contenzione” nelle quali erano intrappolati, senza personalità e dignità. Egli riuscì a convincere i vertici del rispetto doveroso nei confronti dei malati. La Legge numero 180 del 13 maggio 1978, conosciuta come Legge Basaglia, sancisce, in Italia, la tematica degli accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori. Si tratta di una Legge particolare, poiché affronta degli argomenti molto delicati. Questa legge stravolge il modo che fino a quel momento si riteneva giusto per trattare problematiche di salute mentale. Grazie alla Legge Basaglia l’Italia è stato il primo Paese in Europa a non avere manicomi.


Secondo la Legge Basaglia gli ospedali psichiatrici dovevano essere aboliti, ritenendo che i malati con disturbi mentali avessero gli stessi diritti di cittadinanza delle persone senza disturbi. Essi non dovevano essere “rinchiusi” ma aiutati e curati anche mediante l’integrazione nella comunità.

La Legge Basaglia è strettamente collegata alla chiusura dei manicomi.  Per avere però un’effettiva applicazione della stessa e quindi la fine degli ospedali psichiatrici, sono trascorsi altri vent’anni. Durante quel periodo venivano internati anche persone che avevano come diagnosi depressione o patologie di lieve entità. La Legge ha avuto l’importante ruolo di abrogare tutto questo genere di strutture e l’idea alla base della loro esistenza. La legge prevedeva la sostituzione con i centri di salute mentale che si sarebbero dovuti occupare del supporto, della cura e dell’integrazione sociale delle persone con reali disturbi mentali.

Un libro che racconta aspetti terrificanti ed è basato su una storia vera è “Mi si è fermato il cuore -CHAMED”. La storia è ambientata in un periodo in cui la legge Basaglia non è ancora entrata in vigore, e una ragazza va incontro all’inferno vero e proprio e ne descrive gli eventi.

La situazione oggi

La Legge Basaglia del 13 maggio 1978 è stata di fatto in vigore solo per pochi mesi. Il 23 dicembre dello stesso anno è stata sostituita dalla Legge n. 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale. Quest’ultima conteneva quasi tutti gli articoli introdotti con la Legge Basaglia. Il testo della Legge prevedeva una nuova organizzazione dell’assistenza psichiatrica fondata sull’idea di dover impostare dei rapporti umani con il personale e con tutta la società, in modo da migliorare la qualità della vita dei malati.
Altresì, demandava l’attuazione delle norme alle singole Regioni. Questa diversificazione è avvenuta in modo significativo. Inoltre, è stato solo negli anni Novanta che si è concretizzata l’effettiva abolizione dei manicomi e l’istituzione delle attuali strutture di assistenza psichiatrica.

Quarant’anni dopo l’emanazione della Legge Basaglia sui manicomi, si possono trarre considerazioni.
I manicomi sono stati del tutto sostituiti da centri di salute mentale, strutture residenziali psichiatriche, residenze per le misure di sicurezza (Rems) o progetti di sostegno alla persona e assistenza domiciliare.
Ciò che si può affermare è che, prima della Legge Basaglia, i malati venivano segregati ed emarginati all’interno dei manicomi.  Oggi invece, la riforma ha restituito dignità e diritti alle persone, consentendo loro un’assistenza orientata all’integrazione nella società. Infine, è importante rimarcare che sono circa venti milioni le persone che sono state curate senza dover essere rinchiuse nei manicomi. L’integrazione e la socializzazione rimangono pillole di miglioramento.

Daniela Zema per Questione Civile

Sitografia:

www.stateofmind.it
www.normattiva.it

Bibliografia:

CHAMED, Mi si è fermato il cuore, Mondadori, 2014.

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