Il processo: filo conduttore in psicoterapia

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La terapia di processo: verso un modello dei modelli di cura

La storia della psicologia ha attraversato diverse fasi. Dalla frenologia che, con l’ipotesi biologica, spiegavano i disturbi mentali secondo modelli medici, passando poi per il contributo di Freud che ha iniziato una concettualizzazione diversa del trauma e della malattia mentale operando una vera e propria rivoluzione. È grazie a lui che si è avviata la pratica psicoanalitica e si è iniziato a scavare più in profondità rispetto ai traumi e ai vissuti che i pazienti portavano sul celebre lettino dello psicologo.

Il processo delle psicoterapie

La psicologia è considerata una scienza e, in quanto tale, è evidence-based ovvero è soggetta a fornire delle prove di efficacia delle sue teorie. Nei trial clinici, è emerso come la psicoterapia che fornisce maggiori prove di efficacia sia quella cognitivo-comportamentale (CBT).

Tuttavia, negli ultimi anni questa credenza è stata messa in discussione a causa di un bias di pubblicazione esistente nella letteratura scientifica attuale non solo di area psicologica. Infatti, sembrerebbe che le ricerche pubblicate siano solo quelle con esiti positivi e di efficacia. Così, nuove evidenze stanno emergendo anche nei confronti di approcci alternativi alla CBT e si fa sempre più strada il bisogno di integrare le singole tecniche di questi approcci nella cura psicologica.


Negli anni, si sono sviluppati svariati approcci di psicoterapia: alcuni più focalizzati sull’individuo, altri maggiormente focalizzati sulla famiglia e sul contesto che circonda il paziente sino ad arrivare alle cosiddette terapie di terza ondata o terza generazione che si focalizzano sulle capacità di consapevolezza e sul momento presente.

Infatti, la psicoanalisi si era molto concentrata sul trauma, ricercando dunque la causa della malattia mentale nel passato del paziente. È anche vero che i disturbi più comuni, come depressione e ansia sono rispettivamente focalizzati sul passato e sul futuro. Infatti, le persone depresse sono bloccate nel loro passato mentre le persone ansiose rimuginano molto sul futuro e su quello che accadrà. Questi sono solo dei piccoli esempi, eppure è già evidente come ad entrambi questi pazienti ciò che manca è lo stare nel presente. Da qui il focus delle terapie di terza generazione.

Il modello bio-psico-sociale

Nei trial clinici, e in generale nei vari modelli di psicoterapia, la terapia veniva vista come un qualcosa di lineare ma la pratica nella realtà ci ha insegnato che non è sempre così: al contrario, la terapia è un processo complesso e dinamico.


Un altro problema che emerge nella letteratura scientifica è che, sebbene esistano dei protocolli di trattamento che hanno ampiamente mostrato la loro efficacia, ci sono inevitabilmente alcuni pazienti per cui questi protocolli non funzionano, o per cui funzionano altri tipi di trattamenti che non hanno le stesse prove di efficacia. Perché accade questo? In quanto inseriti in un contesto complesso, gli esseri umani sono molto diversi tra loro con risorse e aree di vulnerabilità molto variabili. Per questo, ogni paziente necessita un certo tipo di psicoterapia, indipendentemente dalle sue prove di efficacia.


Alla base delle terapie di processo c’è il modello bio-psico-sociale. Il modello bio-psico-sociale nasce verso la fine degli anni ’70, ad opera di George Libman Engel e John Romano in America. Ed è proprio oltre oceano che riceverà più accoglienza, arrivando ad essere la base della Process Based Therapy. Il modello bio-psico-sociale è un approccio scientifico e, come tale, pone le sue radici nella progressione della scienza. Infatti, nasce per cercare di colmare “il vuoto” del modello biologico, che non riusciva a spiegare del tutto, o in alcuni casi per niente, alcune malattie.

La terapia di processo

Secondo questo modello l’essere umano è inserito in un mondo complesso fatto non solo dell’aspetto biologico, che resta senz’altro una parte importante per le scienze della salute, ma anche di aspetti psicologici, sociali come le proprie credenze, il contesto economico, lo stile di vita in cui è inserito, la rete sociale, ecc…Tutti questi elementi contribuiscono, in misura diversa, alla salute dell’individuo, ed è dunque essenziale adottare un approccio di tipo multidisciplinare alla salute che li tenga tutti in considerazione. In questa cornice teorica si notano già alcuni aspetti molto importanti delle terapie di processo.


In psicologia, il termine terapia di processo o Process Based Therapy (PBT) è un termine molto recente e che si colloca nella cornice delle terapie cognitivo-comportamentali (CBT). Il libro “Process Based” CBT è stato pubblicato nel 2018 da Stefan Hofmann stretto collaboratore di Stevan Hayes, famoso per aver concettualizzato l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), una tra le terapie di terza generazione di maggiore successo.


Un altro presupposto teorico, che possiamo considerare alla base della Process Based Therapy è la psicologia evoluzionistica. Secondo Hoffman il disagio e la malattia psichica non sono altro che un maladattamento dell’individuo al contesto in cui si trova in quella determinata fase di vita.


Le terapie di processo cercano di ricostruire il processo di vita dell’individuo, tenendo in considerazione il modello bio-psico-sociale e cercando di trovare quale, e in che misura, questi fattori non hanno funzionato. L’obiettivo finale è ottenere una spiegazione del disagio, o della malattia mentale. Successivamente, attraverso il lavoro di terapia si cercherà di agire sugli elementi deficitari del modello, rinforzandoli e potenziandoli.

Il processo nella clinica

In questo senso, la Process Based Therapy si avvicina molto anche alle teorie della Psicologia Positiva.
Lo scopo della Process Based Therapy è dunque quello di rendere un insieme di strategie maladattive, adattive, fornendo al paziente le abilità più adeguate alla sua storia e al suo contesto. È importante, inoltre, che queste strategie siano sostenibili per il paziente, per garantire un loro mantenimento nel lungo termine.  La psicoterapia in generale può essere vista come un processo, in cui si guida l’individuo verso la conoscenza di sé e verso un cambiamento nel suo modo di pensare e di comportarsi maggiormente funzionale e positivo.


Indubbiamente, il vantaggio della Process Based Therapy è quello di trovare un punto di incontro tra le varie psicoterapie esistenti. L’obiettivo non è una lotta a chi funziona di più, o a quale ha maggiori evidenze scientifiche ma un’integrazione tra i vari approcci in modo da adattarli anche più facilmente ai pazienti, che possono beneficiare di alcune tecniche di un certo approccio insieme a tecniche di un altro orientamento.

Questo è anche coerente con l’attuale concettualizzazione dei disturbi mentali come un continuum, degli spettri e dunque con la possibilità che più problematiche si presentino in comorbidità. In questo senso, può essere utile, se non a volte necessario integrare le tecniche provenienti da diversi approcci che funzionano per un disturbo piuttosto che per un altro. Ad esempio, integrare l’ipnosi con un training sulle emozioni.
Allo stesso modo, le linee guida raccomandano di adottare un approccio il più possibile individualizzato e costruito sui bisogni del paziente. La Process Based Therapy ci aiuta a costruire l’intervento sul paziente, ad avere delle informazioni sulle sue aree di funzionamento e può aiutarci a costruire degli interventi più mirati e di conseguenza più brevi

Un approccio di questo tipo ci permette di entrare bene in sintonia con il paziente ed uscire dagli schemi, a volte “rigidi” che alcuni approcci impongono. In questo modo ci permette anche di costruire una buona alleanza terapeutica. Inoltre, queste terapie ci permettono una concettualizzazione del caso costruibile e condivisibile in termini semplici con il paziente. Infine, ci dà informazioni su risorse e aree di vulnerabilità dell’individuo, aiutandoci sulla scelta delle strategie da usare e aiutandoci nella cura del paziente.

Chiara Manna per Questione Civile

Bibliografia e sitografia

www.stateofmind.it

www.fisioscience.it

Process-based CBT: The Science and Core Clinical Competencies of Cognitive Behavioral Therapy. United States: New Harbinger Publications, Incorporated, 2018.

Ong, C. W., Hayes, S. C., & Hofmann, S. G. (2022). A process-based approach to cognitive behavioral therapy: A theory-based case illustration. Frontiers in Psychology, 13, 6840.

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