Ieri sera si è spento Giorgio Napolitano, il primo Presidente della Repubblica comunista. Fu anche il primo Presidente della storia repubblicana ad essere rieletto per il secondo mandato
Giorgio Napolitano aveva da tempo problemi di salute. Ricoverato nel 2018 all’ospedale San Camillo per un problema all’aorta e a maggio del 2022 allo Spallanzani per un’operazione all’addome.
Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica
L’incarico di Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica è durato dal 15 maggio del 2006 al 14 gennaio 2015, restando in carica per il secondo mandato solo per due anni. Precedentemente era succeduto a Oscar Luigi Scalfaro, eletto a sua volta alla Presidenza della Repubblica nel 1992, ministro dell’interno nel primo governo Prodi, deputato comunista, europarlamentare e senatore a vita.
Un politico che ha portato a termine il cursus honorum giungendo all’apice delle cariche repubblicane. La sua elezione riveste una grande importanza nel panorama politico italiano perché ha messo fine alla legge non scritta che imperava durante la Prima Repubblica: il Pci può godere del principio di rappresentabilità, ma non di governabilità per via della Guerra Fredda che ha spaccato il mondo, e l’Italia, in due.
Primo e secondo mandato
Certo, la Presidenza della Repubblica, secondo la Costituzione, non ha un ruolo governativo e, in aggiunta, Napolitano è stato eletto quando militava nelle file dei DS perché il Pci non esisteva più, ma ciò che conta è il superamento dialettico della frattura politica.
Napolitano è stato il Presidente che ha gestito la delicata crisi politica del governo Berlusconi IV nel 2011 quando i titoli di stato italiani erano in mano alle agenzie di rating e la situazione economica europea stava risentendo della crisi dei mutui sub prime del 2008. Napolitano ha dato l’incarico di formare un governo tecnico a Mario Monti che in qualche modo riuscì a scongiurare uno scenario di crisi simile a quella greca.
Nell’aprile 2013 gli ingranaggi politici italiani sembravano inceppati e il parlamento votò la rielezione di Napolitano, all’età di 87 anni, con 738 voti su 997 votanti dei 1007 aventi diritto. Il discorso che tenne in quell’occasione è storico perché il Presidente ha accusato l’aula di “convenienze, tatticismi e strumentalismi” dopo che gli ha tributato un grandissimo applauso. Successivamente diede a Letta l’incarico di formare il nuovo governo che avrebbe dovuto essere di larghe intese. Poi ci fu il governo Renzi dopo le quasi immediate dimissioni di Letta. Quelle del Capo dello Stato non tardarono ad arrivare perché durante il discorso di fine anno annunciò che avrebbe lasciato l’incarico.
Un uomo del Novecento
Giorgio Napolitano è ricordato soprattutto per il suo atteggiamento laconico visibile nella sua esultanza alla vittoria dei mondiali dell’Italia nel 2006: mentre tutti esultavano, il Presidente è rimasto composto. Riservato nella sfera privata, atteggiamento quasi ossimorico se tenuto nel XXI secolo, molto affabile nei discorsi pubblici ricchi di citazioni e riferimenti pedagogici e libreschi. Anche se si sono levate alcune accuse per il suo modo di intervenire nel dibattito politico, l’uomo Napolitano è rimasto sempre superiore alla polemica. D’altro canto, Napolitano era l’espressione di una generazione politica ormai conclusa: era iscritto al Pci, ma nella corrente dei miglioristi.
Il termine è stato coniato da Pietro Ingrao e andava ad indicare quegli esponenti del Pci che provavano a dialogare con il partito di Craxi, il Psi. Assieme a Napolitano si possono ricordare Macaluso, recentemente scomparso anch’egli, Iotti, Chiaromonte. Andò vicino anche a diventare segretario del Partito nel 1972 perché molto vicino a Luigi Longo, ma al suo posto fu scelto Enrico Berlinguer.
Ligio alla linea del partito, Napolitano era un uomo fedele e rispettoso del Right or wrong my party. Nel 1978, durante i giorni del rapimento di Moro, fu il primo dirigente comunista ad essere ricevuto negli USA. Rimase un punto di riferimento per la politica americana come conferma una frase di Richard Gardner, ambasciatore americano a Roma durante gli anni ’70, che indicava Napolitano come l’unico tra i dirigenti del Pci con cui parlava. Da quel momento in poi una carriera politica in continua ascesa fino al Quirinale.
Addio Giorgio Napolitano
Con la scomparsa di Giorgio Napolitano si perde una parte della nostra storia, la storia del secondo Novecento italiano, la storia dell’Italia dei partiti, la storia del Pci, la storia di un uomo che ha visto nascere dalle ceneri dell’8 settembre una nuova idea di Nazione. Una Nazione che amava e che ha sempre servito e, alla fine, ha ammirato dall’alto del Quirinale.
Alessandro Villari per Questione Civile
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