Pertini è stato, dal 1978 al 1985, il Presidente della Repubblica, ma la sua partecipazione alla Resistenza non è ancora stata accettata dalle frange più estremiste di destra
Michele Bianucci, consigliere comunale di Lucca di Sinistra Con, ha presentato martedì 17 ottobre la mozione per l’intitolazione di una via della città all’ex Presidente Sandro Pertini. Mozione affossata dalla maggioranza di centro-destra.
Il no è motivato da Fabio Bersanti, assessore allo sport ed ex-Casapound:
“No, a Lucca una strada a uno che è stato partigiano non la si può proprio dedicare”
La maggioranza comunale rispecchia quella nazionale: il sindaco Mario Pardini è sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. La maggioranza, però, è ottenuta grazie ad alcuni esponenti della galassia neofascista come il già citato Bersanti. Il sindaco si giustifica asserendo che nell’agenda cittadina le priorità sono altre. Il caso Lucca fa notare come, in Italia, ci sia un problema con la Storia. La Storia del nostro Paese ha uno sviluppo particolare all’interno del tradizionale avvicinamento alla democrazia.
L’Italia è passata dall’essere uno Stato liberale ottocentesco governato da un monarca alla dittatura fascista alla Repubblica. Se lo Stato si è dato, a mancare è la Nazione intesa come quel complesso di persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia “e che di tale unità hanno coscienza” secondo quanto dice la Treccani.
Il problema che si pone per la Nazione italiana sembrerebbe essere concomitantemente un problema di presa di coscienza storica e di mancato riconoscimento nelle strutture repubblicane. Fa strano osservare come nel Paese di Benedetto Croce si difetti di storicismo, ma è un dato di fatto perché vi sono discrasie sin dalla sua fondazione: l’Italia si è data mediante un processo di conquista del Nord nei confronti del Sud oppure vi erano delle forze che hanno collaborato affinché questa unità avvenisse?
Fare i conti con la Storia e lo storicismo
Così come vi sono differenze di vedute sull’Unità, si possono vedere delle visioni opposte circa il cammino dell’Italia verso la Repubblica. Come sancisce la nostra Costituzione, l’Italia è un Paese antifascista: la Carta fondamentale è nata proprio per impedire che il Fascismo possa tornare.
I padri costituenti, appena usciti dal ventennio totalitario e dalla Seconda guerra mondiale, avevano chiaro in mente l’idea di democrazia. Idea per cui molti giovani hanno preso le armi, si sono ritirati sulle montagne e sono morti. La nascita della Repubblica italiana si deve alla Resistenza, ovviamente si può discutere sulla quantità di merito che la Resistenza ha avuto nel processo di liberazione della penisola dai nazifascisti anche vedendo l’avanzata dal Sud delle forze alleate, ma è indiscutibile che il merito l’ha avuto. Non si parla solo della Resistenza armata, ma di Resistenze: piccole azioni di ogni giorno, pacifiche, di supporto all’azione partigiana, devono essere contate.
Ciò di cui spesso ci si dimentica è che dall’8 settembre 1943, giorno in cui l’Italia si è unita agli alleati, il nostro Paese è stato teatro di una guerra fratricida: alcuni gruppi delle forze armate sono passati con gli alleati, ma altri hanno continuato a servire il Regime sotto la bandiera della Repubblica di Salò. Lo schema si ripete: l’unica storia di fondazione di una città basata sul fratricidio è quella su Roma. La storia schiera italiani contro italiani. Alla fine a vincere sono i Pertini, i partigiani: hanno scritto la Costituzione e hanno dato inizio alla Repubblica.
La storia oggi: Pertini il Presidente partigiano
In un processo di unificazione del Paese, riconoscersi in una storia comune è dirimente. Occorre porsi una domanda: i morti sono tutti uguali? Sul campo di battaglia sono morti italiani, partigiani e fascisti, ma i primi combattevano per la libertà, per un domani migliore, i secondi per difendere un Regime totalitario. Dopo più di 75 anni è necessario fare i conti con la storia: dire che c’erano due destini possibili, la libertà o l’oppressione. Ha vinto la prima. Viviamo in una democrazia parlamentare che consente la pluralità delle idee e delle opinioni
I gruppi di estrema destra possono esistere solo perché quella guerra l’hanno vinta i partigiani, come Sandro Pertini che con la lotta armata ha costruito l’Italia di oggi e con la sua caratura morale ha ridato il giusto lustro all’istituzione più importante di questo Paese caduta in declino dopo l’omicidio di Moro. L’intitolazione di una strada al Presidente partigiano non dovrebbe essere motivo di polemica, ma un atto dovuto come riconoscimento dei suoi meriti.
Alessandro Villari per Questione Civile
Sitografia
www.repubblica.it
www.treccani.it
www.corriere.it
“Le immagini appartengono ai legittimi proprietari. Utilizzo delle immagini divulgativo e non commerciale”