È successo un 48: i moti che sconvolsero l’Europa
“Guarda, ora ti racconto; è successo un quarantotto”. Capita spesso di usare quarantotto come sinonimo di caos, di confusione generale, richiamando alla memoria i moti che sconvolsero l’Europa quasi due secoli fa. Questa espressione non viene dalla smorfia né da qualche credenza popolare, non dobbiamo scavare nelle tradizioni per spiegarcela. Il riferimento, anzi, è storico e relativamente vicino a noi. Si tratta del 1848, l’anno che più scombussolò l’assetto reazionario post Vienna. Non è un popolo a ribellarsi.
I moti siciliani e la Primavera dei popoli
Primavera dei popoli.
Probabilmente tutti abbiamo sentito questa definizione almeno una volta, durante gli anni della scuola magari, quando ci si prepara ad affrontare il Risorgimento.
In effetti, a differenza di altre definizioni storiche figlie di epoche successive, l’espressione Primavera dei popoli è contemporanea al suo significato.
Siamo a metà del 1800, l’Europa ha già sentito il soffio di diversi venti rivoluzionari, della Carboneria e dei primi moti. Quello che si prepara è la costruzione del mondo che verrà, l’assetto dell’Europa che vivrà le guerre mondiali e arriverà ai nostri giorni.
Sono gli anni che precedono le ultime unificazioni nazionali nell’Europa occidentale. Gli anni che danno vita alle radici Costituzionali su cui molti paesi del nostro continente, Italia tra tutti, ancora si fondano.
Anni di rivoluzioni e sconfitte, di vittorie e sangue. Sono il cuore del Risorgimento, la fine della Restaurazione.
Lo snodo cruciare per il vecchio continente.
Già all’inizio del 1848 le premesse di ciò che sarà il successivo anno e mezzo ci sono tutte.
Il mese di gennaio inizia con i moti nel Regno delle Due Sicilie. Il 12 gennaio insorse Palermo, decisa a rivendicare l’indipendenza della terra Siciliana dai Borbone. Sembra l’inizio di un nuovo tempo per gli abitanti dell’isola; in meno di due mesi riescono a cacciare i vecchi sovrani e proclamarsi liberi, recuperando e adattando la Costituzione già concessa loro nel 1812.
Quasi un sogno, e infatti si fa presto a vederlo infranto. A Settembre i Borbone sono già tornati in Sicilia. Messina è il punto da cui inizia la riconquista. Segue Catania appena sei mesi più tardi, nel Marzo del 1849. Non riesce neanche a finire la primavera che anche Palermo capitola, i vecchi reali hanno di nuovo l’isola in mano.
I rivoluzionari fuggono, scappano lontano.
Ci sarà tempo per tornare.
Febbraio 1848, i moti in Francia
Parigi ha già conosciuto una rivoluzione. Sono passati circa sessant’anni e sono stati diversi i sistemi di governo che hanno attraversato la Francia. Nel 1848 è di nuovo una monarchia, sul trono siede Luigi Filippo di Orleans che governa indisturbato dal 1830. Se gennaio è stato il mese della Sicilia a febbraio è Parigi che si infiamma. La miccia dell’incendio è la richiesta di estendere il diritto di voto. Sono diversi mesi che gli elettori lo chiedono, e alla fine del dicembre 1847 il no del re in merito è diventato ufficiale.
Il 22 febbraio 1848 è la data scelta per la manifestazione contro quell’ufficialità. Non è una manifestazione tranquilla, la folla si disperde ma si riammassa il giorno dopo. Iniziano tre giornate di fuoco, si arriva alla proclamazione di una nuova Repubblica il 25 febbraio. La seconda dopo quella del 1792.
A giugno Parigi è di nuovo in fiamme.
I buoni propositi della rivoluzione, soprattutto per l’occupazione delle masse, erano falliti. L’economia aveva iniziato a soffrire del massiccio impiego di denaro pubblico e l’insoddisfazione sociale arrivò subito dopo. Il 23 giugno, appena quattro mesi dopo la proclamazione della Repubblica, la capitale Francese era di nuovo un misto di barricate, fumo e sangue. Questa volta i giorni di combattimento furono cinque, con una media di oltre milleduecento morti ogni ventiquattrore. Sebbene il paese ne uscì ancora con un governo repubblicano le conseguenze sulle libertà civili si fecero sentire immediatamente. Libertà di stampa e diritto di sciopero, diritti base conquistati lungo i decenni, vennero eliminati nel giro di poche ore. A novembre fu promulgata la nuova Costituzione, che tornava indietro rispetto alle rivendicazioni di febbraio. In particolare il diritto di voto, ampliato dopo le prime dimostrazioni, tornò a essere prerogativa di pochi.
Un mese dopo Luigi Bonaparte era presidente eletto.
L’Austria-Ungheria e i moti del 1848
Gennaio in Sicilia, febbraio in Francia.
A marzo toccò all’Austria scontrarsi col vento dei moti del 1848.
Qui la situazione era ancor più delicata, trovandosi l’impero a dover far i conti con rivendicazioni autonomiste provenienti da più parti. La scintilla fu a Vienna, durante una manifestazione di lavoratori e studenti. Anche questa volta i violenti tentativi di repressione non frenarono i rivoltosi. Due giorni di scontri portarono alle dimissioni e alla fuga del cancelliere Metternich, ma esattamente come in Francia anche qui le contromisure non furono sufficienti.
Da Vienna il germe rivoluzionario si propagò in tutte le province dell’allora impero. In particolare esplosero Praga e l’Ungheria, con le relative rivendicazioni di indipendenza.
Se la città ceca tornò rapidamente in mano all’impero fu più difficile per le truppe di Francesco Giuseppe riprendere l’Ungheria, le cui difese caddero solo nell’ottobre 1849.
Non c’era stata zona dell’impero che non avesse provato a insorgere.
Nel solco di questi mesi di rivolte si colloca un episodio molto conosciuto avvenuto in territorio italiano. Si tratta delle cinque giornate di Milano, i giorni dal 18 al 23 marzo 1848.
Anche in questo caso l’insurrezione era di natura autonomista, frutto di una manifestazione seguita alla notizia dei disordini di Vienna. Cinque giornate, cinque giorni di resistenza all’esercito austriaco del maresciallo Radetzky, culminate con la sua cacciata e la venuta in soccorso dei piemontesi di Re Carlo Alberto. Queste arrivarono quando Milano aveva già dato vita a un suo governo indipendente e la sostennero nel corso di quella che sarà ricordata come Prima Guerra di Indipendenza.
La libertà di Miliano sarà destinata a durare poco, gli Austriaci faranno ritorno nella città lombarda i primi giorni di agosto.
Nel caos del 1848 è iniziato anche il percorso che porterà all’unità di Italia, ma per adesso i piemontesi sono costretti a retrocedere.
La Repubblica Romana
Negli anni dei moti, tra il 1848 e il 1849, Roma è ancora territorio Papale.
Questo però non è sufficiente a tenerla all’oscuro di ciò che il resto dell’Europa sta vivendo, né tanto meno al riparo.
I disordini hanno inizio a metà del novembre 1848, con l’uccisione di Pellegrino Rossi. L’aria già elettrica che si respirava esplode, tanto che Papa Pio IX si vede costretto a rifugiarsi a Gaeta.
Senza l’autorità Papale Roma è priva anche di una guida temporale, a cui si prova a porre rimedio con l’istituzione di una giunta provvisoria. Questa è incaricata, tra le altre cose, di trainare Roma fino alle elezioni, che si svolgono in febbraio. È dopo queste che viene proclamata la Repubblica Romana, retta da Carlo Armellini, Mattia Montecchi e Aurelio Saliceti. Non passano neanche due mesi e il triumvirato è già cambiato: accanto ad Armellini siedono Aurelio Saffi e Giuseppe Mazzini.
Quello della Repubblica Romana fu un esperimento destinato a durare pochi mesi. L’intera primavera passò difendendo la città dalle potenze straniere che, su richiesta del Papa, tentarono di riconquistarla. In particolare i francesi, che dopo il fallimento delle trattative di maggio dedicarono l’intero mese di giugno alla conquista della città.
Dall’altro lato vi erano i Repubblicani romani, i triumviri e il popolo impegnati nella strenua difesa della libertà da poco conquistata.
La differenza tra le due armate, una regolare e l’altra improvvisata, fu lampante. Difficilmente si sarebbe potuto ottenere un esito differente da quello che risultò, ovvero la sconfitta della Repubblica Romana.
Tuttavia è importante sottolineare il valore che la lotta per Roma ebbe oltre ciò che furono i moti del 1848-49. È l’inizio di quel Risorgimento che porterà, dopo l’Italia unita, alla conquista di Roma nel 1870. Il punto di partenza, come per Milano, del paese che conosciamo oggi.
Francesca Romana Moretti per Questione Civile
Sitografia
www.raicultura.it
www.treccani.it
www.museodellarepubblicaromana.it
museodelrisorgimento.lucca.it
www.comune.milano.it
www.pilloledistoriaefilosofia.com