Il 2024 è stato il primo anno in cui la cerimonia dei Premi Oscar è stata trasmessa e commentata in diretta su Rai Uno: un traguardo o un’illusione di progresso?
Lo scorso anno abbiamo parlato dell’impatto sociale e culturale della cerimonia dei Premi Oscar, quest’anno invece ci concentriamo sulla novità assoluta del 2024: la cerimonia degli Oscar è approdata su Rai Uno.
Una novità: la cerimonia trasmessa su Rai Uno
La 96ª edizione degli Oscar si è tenuta a Los Angeles al Dolby Theatre il 10 marzo 2024, ed è stata presentata nuovamente da Jimmy Kimmel. Per quanto riguarda la conduzione italiana live del famosissimo evento, per la prima volta, la notte degli Oscar è andata in onda su Rai Uno. Dallo studio de “La vita in diretta”, è stata condotta dal giornalista Alberto Matano. Come ospiti troviamo le note personalità del cinema italiano Stefania Sandrelli, Gabriele Muccino, Claudia Gerini, Ambra Angiolini e Claudio Santamaria.
Con loro anche Antonio Monda (giornalista di RaiNews24 e insegnante presso il Film and Television Department della New York University) e la critica cinematografica Paola Jacobbi.
Trasmettere un evento “estraneo” al cinema italiano (seppur sacro per il mondo cinematografico in generale) in diretta su Rai Uno può essere considerato certamente un grande traguardo per l’Italia. Un sinonimo di svecchiamento, di progresso, un ben riuscito tentativo di tenersi al passo con il mondo circostante. Ma è stato davvero così? Gli ospiti e il conduttore hanno dimostrato di essere all’altezza del ruolo? In questo articolo parleremo di cosa è andato storto.
Il solito esasperato patriottismo italiano ai Premi Oscar
Iniziamo parlando dell’elefante rosa nella stanza: l’inadeguato patriottismo italiano agli Oscar.
Non è cosa nuova che quasi qualsiasi esponente del cinema italiano, che si tratti di un attore, un critico cinematografico, un giornalista o chicchessia, sia perennemente schierato a favore dell’Italia ai Premi Oscar. Ogni qualvolta viene nominato un prodotto italiano, inizia la crociata italiana basata sul sostenere con ogni mezzo come mai quell’unica nomination ricevuta debba essere vinta proprio dall’Italia. Il problema principale in tutto ciò, è che l’opinione italiana non è in alcun modo oggettiva. Persino le figure di spicco nel settore, che dovrebbero dimostrarsi imparziali, cessano di esserlo in favore di un tifo a tratti sfegatato, che non ha nessuna ragion d’essere.
Prendendo come esempio quest’anno: tra le pellicole nominate come Miglior film straniero vi era “Io capitano” di Garrone, un film italiano emozionante e ben fatto sul tema dell’immigrazione. Tuttavia, tra i vari e validissimi sfidanti vi erano “La zona d’interesse” e “La società della neve”. E proprio come ogni anno, come volevasi dimostrare, i commentatori televisivi italiani tifavano tutti, indistintamente, per “Io capitano”, solo per il fatto che fosse italiano. Il punto è che, il tal modo, non solo vengono inevitabilmente vanificati i pregi reali che rendono meritevole il film; ma sono anche i commentatori italiani stessi a fare una misera figura, passando non per esperti, bensì per semplici tifosi un po’ troppo patriottici.
Non a caso, “Io capitano” non era neanche tra i favoriti dalla stampa estera, per lo meno non quanto “La società della neve” e “La zona d’interesse”, acclamatissimi e con molta più risonanza. Alla fine, come le previsioni preannunciavano, è stato “La zona d’interesse” a trionfare. Ciò dovrebbe servire da lezione ai commentatori italiani, per gli anni futuri, così che possano mostrare una bella dose di obiettività in più.
Claudio Santamaria e la polemica su Barbie: qual è la “vera barbie” agli Oscar
Altro esempio eclatante di mancata professionalità, che ha generato non poche polemiche, sono i commenti dell’attore Claudio Santamaria sul film cult “Barbie” di Greta Gerwig. In particolare, un commento dell’attore e commentatore, nello specifico, ha infiammato i social che seguivano la diretta italiana:
“Per me la vera barbie di questa sera è Emma Stone, non quella della Gerwig”.
Premettendo che, di fronte all’impetuosa e necessaria sensibilizzazione femminista (che si manifesta in particolare nei film nominati quest’anno) degli ultimi tempi, un commento simile è a dir poco fuori luogo e fuori dal mondo. Un commento del genere dimostra una grandissima superficialità nei confronti della tematica.
Ma, oltretutto, Santamaria non si è neanche limitato a questo, in quanto non ha fatto altro che screditare il film acclamatissimo della Gerwig (che, ricordiamo, è stato uno dei film nominati come Miglior film agli Oscar, vincitore di molti premi e record di incassi). L’attore ha infatti affermato non solo che il film fosse “brutto”, “uno dei più brutti mai visti” con una mancanza di professionalità sconvolgente; ma ha anche confessato, senza ombra di vergogna, di non averlo neanche finito, in quanto non riusciva proprio a reggerlo fino alla fine.
Inutile dire che è quanto mai vergognoso infangare con opinioni da salotto soggettive, ingiustificate e infondate uno dei film nominati agli Oscar, scelto appositamente da un’Academy di qualificatissimi. Specialmente in diretta Rai e in veste di commentatore ed esperto di cinema. Per non parlare dell’ammettere di non aver neanche svolto il lavoro che si era tenuti a svolgere in qualità di ospite, nonché guardare per lo meno tutti i film candidati come Miglior film.
Infine, il commento “la vera barbie è questa”, a prescindere dai soggetti, nasconde in sé un machismo insulso neanche così nascosto, che è proprio quello che il film “Barbie” mira genialmente a criticare.
Riflessioni finali sulla diretta italiana dei Premi Oscar 2024
Eppure, in mezzo a tutte queste gaffe, Claudio Santamaria non è stato neanche il peggiore, tra i commentatori. Nel podio della non professionalità, della mancanza di interesse e di rispetto, troviamo l’attrice Stefania Sandrelli, la quale ha palesemente ammesso di non aver guardato uno dei film candidati come miglior film, sul quale è stata chiamata a commentare. A questo punto, la domanda sorge spontanea: per quale motivo accettare di partecipare come ospite e commentatrice alla diretta degli Oscar?
Inoltre, tornando al tema portante dell’inappropriato patriottismo italiano: per quanto chiunque abbia i propri gusti e tali gusti possano essere in disaccordo con quelli dell’Academy, bisognerebbe valutare quante e quali vittorie ha collezionato l’Italia agli Oscar finora. In fin dei conti, non sono poi così tante, rispetto alle candidature. In conclusione, se l’Academy raramente decide di premiare i film italiani un motivo ci dovrà pur essere, e forse il mondo cinematografico italiano dovrebbe riflettere proprio su questo.
Alice Gaglio per Questione Civile
Sitografia
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