Giuseppe Garibaldi: la lotta per l’Italia unita

Giuseppe Garibaldi

L’eroe dei Due Mondi, storia di Giuseppe Garibaldi

Se si parla di Risorgimento Italiano non si può che pensare a un nome prima di tutti: Giuseppe Garibaldi.
L’eroe dei due mondi, la guida della Spedizione dei Mille, l’uomo che fece l’Italia.
Nella toponomastica italiana è la persona a cui sono state intitolate il maggior numero di vie, piazze e corsi. Tutte le maggiori città della penisola hanno almeno una “Via Garibaldi”.
A cominciare da Torino, quella che sarebbe stata la prima capitale del nuovo Regno.

“Dalle rivolte indipendentiste all’Unità d’Italia“
-N.7
Questo è il settimo numero della Rubrica di Area dal titolo “Dalle rivolte indipendentiste all’Unità d’Italia“, appartenente all’Area di Storia Moderna e Contemporanea

Giuseppe Garibaldi, dalla nascita all’incontro con Mazzini

Giuseppe Garibaldi era nato a Nizza nel 1807, quando ancora questa faceva parte del Regno di Sardegna.
Nato sul mare, figlio di un marinaio, i tentativi della famiglia di allontanarlo dalla vita navale furono inutili. E forse se fosse stato indirizzato verso un’altra professione la storia di molti sarebbe stata diversa.
Inizia a lavorare come mozzo a quattordici anni, iniziando presto a imbarcarsi in lungo e in largo per il Mediterraneo.
Nel mare che separa Europa e Africa si imbatte nei corsari turchi, rimanendo vittima di un attacco che lo priva di tutto.
Finisce a Costantinopoli, e qui rimane bloccato a causa dell’inizio della guerra tra Russia e Turchia.
Ai confini del Mediterraneo non è l’unico europeo che guarda da lontano ai moti che iniziano nel vecchio continente.
Tra i gruppi di profughi europei conosce le idee di autonomia, libertà, indipendenza.
E il nome che lo cambierà: Giuseppe Mazzini (clicca qui per approfondire).

Prima ne incontra i principi e gli ideali, poi lo conosce di persona. È il 1833, Garibaldi ha poco più di venticinque anni ed è Londra la città che li accoglie insieme. La conoscenza porta all’iscrizione del giovane marinaio nelle fila della Giovine Italia. Ne abbraccia le idee tanto da muoversi per fare proseliti e seguirne le azioni. Pochi mesi dopo, all’inizio del 1834, rimane coinvolto in un atto di insurrezione nei confronti dei Piemontesi che fallisce.
Da poco arruolato nella Marina Sabauda, Garibaldi non riesce a risalire in tempo sulla nave dove è imbarcato. Un attimo, un caso e diventa accusato di diserzione, condannato a morte e costretto a fuggire.
Inizia così un periodo di clandestinità in giro per l’Europa, durante il quale è costante il contatto con Mazzini e la Giovine Italia.
Ma un anno più tardi l’Europa al giovane Garibaldi non basta più; si imbarca per l’America.

Garibaldi in Sud America

Sono gli anni nel continente sudamericano che faranno guadagnare a Garibaldi l’epiteto di Eroe dei due Mondi. Oltre un decennio passato tra il Brasile, il primo paese ad accoglierlo, e l’Uruguay. Anche dall’altra parte del mondo si sente il moto della rivoluzione, dell’indipendenza e della libertà dei popoli. Lo spirito Mazziniano è arrivato in sud America prima ancora del futuro eroe. Non solo; anche la camicia rossa che diverrà famosa dopo la spedizione dei Mille fa la sua prima comparsa dall’altra parte del globo. In Brasile combatte accanto agli indipendentisti del Rio Grande do Sul, stato meridionale, nel contesto delle rivolte dei Farrapos. Una guerra pirata, combattuta via mare a bordo di una nave intitolata proprio all’uomo della Giovane Italia. Una guerra che gli costò una pallottola e mesi di ospedale e carcere già nel 1837.
Sono gli anni in cui conosce e sposa Anita, con cui avrà quattro figli.

Dopo il matrimonio la coppia si mosse verso l’Uruguay, dove inizialmente Garibaldi si occupò di temi lontani dalla politica e dalla lotta.
Tuttavia, nel contesto di un paese immerso in una guerra civile, non durò a lungo il suo trovarsi fuori dai giochi.
La “Grande Guerra” Uruguayana, combattuta per oltre un decennio tra i “blancos” e i “colorados” vide Garibaldi dalla parte di questi. È di nuovo la sua abilità da marinaio a metterlo al servizio dei combattenti, che gli concessero la guida della Corvetta Constitución. Quando l’esercito “colorado” vince la guerra a Garibaldi viene conferito il ruolo di Ammiraglio delle Forze Navali uruguaiane. Nel frattempo in Europa si avvicinavano a grandi passi i moti del 1848-1849. La sensazione che qualcosa di grosso si stesse muovendo arrivò anche a Garibaldi, ormai stabile a Montevideo.
Nell’aprile del 1848 l’eroe dei due mondi si imbarcò dal sud America per tornare verso l’Italia.

Garibaldi, i Mille e l’unità d’Italia

Si tratta di un triennio molto convulso, quello che va dal 1859 al 1861.
Sono gli anni che fanno fisicamente l’Italia, nonostante tutto ciò che precede quel momento e ciò che ne seguirà.
Il Piemonte di Vittorio Emanuele II e Cavour si prepara a guidare l’indipendenza italiana, per poi mettersi alla testa della nuova Nazione. Scoppia in questo clima la Seconda Guerra di Indipendenza, che vede di nuovo Garibaldi in capo alle armate piemontesi contro gli Austriaci.  Sono i mesi in cui vengono liberate le principali città lombarde, sottratte all’Austria con l’aiuto dei Francesi. Il processo di unificazione però si ferma, non riesce a raggiungere il centro e sud Italia, dove ancora imperano il Papato e i Borbone.
Serve un’azione diversa, che non sia di discesa ma di risalita dal sud verso il nord già conquistato dai Savoia.
La preparazione alla spedizione che più di tutte consacrerà Garibaldi ovvero quella dei Mille.

Sono circa sei i mesi che intercorrono tra la partenza dei Mille da Genova e la capitolazione del Regno delle due Sicilie.
Salpati da quello che oggi si chiama Quarto dei Mille, Garibaldi e i suoi riescono a sbarcare a Marsala a maggio del 1860.
La risalita si mostra faticosa fin da subito, tanto che vengono impiegati quasi tre mesi solo per conquistare la Sicilia e superare Messina.
Attraversato lo Stretto le cose vanno più spedite, e ai primi di settembre Garibaldi e i suoi entrano a Napoli.
Ci vogliono altri due mesi di lotte per far capitolare la città, ma il 7 novembre Vittorio Emanuele II entrerà nella fu Partenope da Re d’Italia. L’impresa di Garibaldi è ultimata, per lui si prepara il ritorno a Caprera.
Nonostante le proposte Giuseppe Garibaldi non intende occupare un ruolo politico o istituzionale nello stato che ha contribuito a unire.

Caprera e gli ultimi anni di Garibaldi

Per Garibaldi, così come per molti contemporanei, l’Unità è incompleta senza Roma.
Negli anni successivi al 1861 sono ben due i tentativi in cui si imbarca per cercare di liberare la città eterna, entrambi senza esito positivo. Di nuovo tratto in arresto dopo l’ultima missione, viene ricondotto a Caprera da cui salpa ancora una volta in difesa della Francia a Digione. È l’ultimo atto militare di Giuseppe Garibaldi, dopo il quale l’isola di Caprera diverrà la sua ultima patria. Qui trascorre il decennio finale della sua vita, dedicandosi agli affetti e alla scrittura.

Muore il 2 giugno 1882.
Per ironia lo stesso giorno in cui, parecchi anni più tardi, la sua Italia diverrà Repubblica.

Francesca Romana Moretti per Questione Civile

Sitografia

www.terredamerica.com
www.genteditalia.org
www.treccani.it
www.storicang.it
www.amistades.info

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