Il viaggio introspettivo in Hermann Hesse e Paulo Coelho

viaggio introspettivo

Come il viaggio compiuto fisicamente diventa viaggio introspettivo in “Siddhartha” di Hermann Hesse e in “L’Alchimista” di Paulo Coelho

Il tema del viaggio introspettivo accomuna i testi Siddhartha (1922) e L’Alchimista (1995) rispettivamente di Hermann Hesse e Paulo Coelho. Hesse è uno scrittore tedesco moderno, mentre Coelho è uno scrittore brasiliano contemporaneo. Nonostante la differenza di epoca e luogo i due autori affrontano il tema con la stessa prospettiva, ovvero quella dei protagonisti che, lasciando la loro vita quotidiana, si mettono in viaggio per arrivare ad una realizzazione personale.

Il viaggio introspettivo: Siddhartha e Santiago

Siddhartha è il protagonista dell’omonimo romanzo ambientato in India, mentre il protagonista di L’Alchimista ambientato in Andalusia è Santiago. Entrambi lasciano la propria famiglia opponendosi al loro volere per realizzare il proprio desiderio.

Siddhartha è un promettente figlio di un bramano buddista che, non essendo soddisfatto delle adorazioni e delle nozioni apprese dal padre, decide di lasciare la comunità per appagare la sua sete di conoscenza. Santiago invece studia in seminario per diventare sacerdote per volere del padre, ma la sua passione per i viaggi lo spinge a diventare pastore così da poter realizzare il suo sogno e lavorare allo stesso tempo. Il suo vero viaggio inizia quando decide di credere in un sogno ricorrente e partire per le piramidi di Egitto.

Entrambi dovranno percorrere il viaggio da soli. Per questo Siddhartha si dividerà dal suo amico di infanzia Gotama, mentre Santiago sarà costretto a vendere il suo gregge a cui si era affezionato. In senso metaforico questo sottolinea come ognuno debba percorrere il proprio viaggio introspettivo che non corrisponde a quello altrui. Solo in Siddhartha c’è una vaga indicazione di età: si capisce che il protagonista inizia il viaggio da ragazzino e con l’avanzare delle vicende viene detto che invecchia anche fisicamente. La mancanza di un riferimento di età precisa fa sì che il messaggio dei testi possa rivolgersi ad un gruppo di lettori eterogeneo.

Il viaggio introspettivo di Siddhartha

Il viaggio di Siddhartha inizia quando abbandona la famiglia per unirsi ai samani nei boschi, un gruppo di eremiti che praticano l’ascetismo. Il suo amico Gotama decide di seguirlo. Dalla permanenza tra i samani Siddhartha conclude che una vita fatta di rinunce è paragonabile a quella fatta di tutti i piaceri della vita. In entrambi i casi si cerca solo di fuggire da se stessi.

Un giorno si diffonde la notizia di un buddha che pare aver raggiunto il nirvana e sia Siddhartha che Gotama desiderano incontrarlo e ascoltare la sua dottrina. Gotama decide di unirsi alla sua comunità sentendo che essa è quella che più rispecchia il suo pensiero e la sua indole. Siddhartha, invece, continua il suo viaggio perché ciò che Buddha non rivela è il percorso che lo ha portato all’illuminazione. Siddhartha comprende in questo momento che in realtà la sua sete di conoscenza non riguarda la dottrina perfetta. Ciò che lui vuole conoscere veramente è sé stesso.

Si dirige quindi verso la città dove incontra Kamala, una prostituta, e sente di voler imparare “l’arte dell’amore” da lei.
Per poterla pagare inizia a lavorare nel commercio. Portando avanti la conoscenza, Siddhartha riconosce in Kamala una persona che segue il suo percorso e non vive in balia del caso. Dunque, non ha bisogno di altri per stare bene.

La trasformazione di Siddhartha

Siddhartha accumula una ricchezza tale da riuscire a  possedere una propria corte. Tuttavia, questa ricchezza lo porta ad essere pigro e stanco, così egli inizia a cercare l’ebbrezza nel gioco d’azzardo.

Solo quando sopraggiungono la paura della morte e il disgusto di sé capisce di aver perso tempo per diventare come altri uomini, soffocando quella voce interiore che aveva seguito inizialmente.

Abbandona quindi la città e raggiunge un fiume dove contempla il suicidio. Mentre sta per compiere l’atto sente dentro di sé la preghiera dell’OM che lo frena. Si addormenta e al risveglio capisce di dover ricominciare la ricerca proprio dal fiume dove comprende che la saggezza che cerca è in realtà interiore e rivela l’unità del mondo.

Il viaggio introspettivo di Santiago

Una zingara dice a Santiago che dovrà raggiungere le piramidi in Egitto dove troverà un tesoro. Tuttavia, per convincersi a partire dovrà prima incontrare il re di Salem. Questi introduce il concetto di “leggenda personale”, ovvero il sogno che ogni uomo desidera raggiungere ma che pochi inseguono veramente. Questo personaggio lo sprona a vendere il bestiame per partire, convincendolo che i sogni altro non sono che un segno dall’universo.

La prima tappa di Santiago è Tanger, dove viene derubato ed è costretto a lavorare per un anno in una cristalleria con l’intento di guadagnare abbastanza soldi per tornare indietro. Quando ne ha la possibilità, però, decide di proseguire per l’Egitto ripensando al sogno irrealizzato del proprietario della cristalleria di andare alla Mecca e al discorso del re di Salem.

Inizia ad attraversare il deserto ma dovrà fermarsi nell’oasi di Al Fayoum a causa di una guerra tra tribù. Un giorno riesce a decifrare il volo di due sparvieri che preannunciano un attacco all’oasi e lo nominano quindi consigliere. A seguito di questa vicenda l’alchimista si presenta a lui e lo invita a continuare ad attraversare il deserto assieme. L’alchimista, pur dando dei consigli, lascia che sia il viaggio stesso ad insegnare a Santiago ciò che occorre conoscere.

Santiago riesce ad arrivare alle piramidi e capisce dove scavare “ascoltando il suo cuore”. Viene notato da alcune persone che lo picchiano per avere dell’oro, ma quando rivela di star cercando un tesoro, uno di loro capisce che non ha nulla. Questo racconta di aver sognato anche lui di dover andare in Andalusia nello stesso posto dove Santiago dormiva con le pecore perché sotto un sicomoro avrebbe trovato un tesoro.

Santiago segue quest’ ultimo segno e torna al luogo di partenza dove trova una cassetta colma di monete d’oro spagnole e pietre preziose.

IL cuore: da guida a meta del viaggio introspettivo

Il cuore, che nei testi viene anche rappresentato dalla “voce” piuttosto che dall’OM, è la guida dei due protagonisti.
Esso rivela il loro desiderio più profondo e riesce al contempo ad indicare loro il tragitto da seguire, tragitto non privo di ostacoli. In L’Alchimista in particolare si può leggere tra le righe che proprio questi sono fondamentali. Questo poiché inducendo a desistere permettono a Santiago di rinnovare la scelta iniziale senza cedere alla tentazione di tornare alla vita che già conosce e che dona per questo un senso di sicurezza.

Non è però semplice capire ed affidarsi al cuore. Per questo è fondamentale l’aiuto del Re di Salem nel caso di Santiago e di Kamala nel caso di Siddhartha. Un altro tipo di aiuto non meno importante arriva direttamente dalla natura: Santiago impara infatti a comprendere quello che viene chiamato “linguaggio dell’universo”, che sente nel vento oppure vede nei movimenti della sabbia e da cui capisce che tutto è connesso, mentre Siddhartha conclude la sua ricerca presso il fiume.

Il cuore diventa anche metafora del sé e il viaggio affrontato da Siddharta e Santiago permette loro di conoscersi a fondo, che significa capire con chiarezza cosa si vuole raggiungere e imparare ad assecondare il proprio istinto abbandonando quella che oggi si definirebbe comfort zone. Questo è il loro vero scopo e riescono a raggiungerlo solamente grazie alle lezioni apprese durante il percorso. Non si parla più solo di viaggio fisico, ma piuttosto di viaggio introspettivo, sebbene sia stimolato e reso possibile dal primo. 

Sonia Barbaro per Questione Civile

Bibliografia:

Hermann Hesse, Siddhartha, Milano, Adelphi edizioni, 1973

Paulo Coelho, L’alchimista, Milano, Bompiani, 1995

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