L’Italia preunitaria e le guerre del Settecento

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L’Italia preunitaria durante le guerre dinastiche e globali del Settecento: la Guerra dei sette anni, la fine dell’egemonia spagnola e il nuovo equilibrio tra Asburgo e Borbone

I grandi rivolgimenti geopolitici del XVIII secolo di solito non sono presenti nel bagaglio di conoscenze del pubblico che si affaccia alla storia con curiosità. Tra la fine della Guerra dei trent’anni e la Rivoluzione Francese (1648-1789) si trova un grande divario di informazioni riassunto con l’espressione “il Secolo dei Lumi”. In questo tempo intellettuali e filosofi schiarirono le menti obnubilate dall’Inquisizione cattolica e dagli opposti fondamentalismi religiosi.

Ebbene, anche nell’epoca dei grandi ragionamenti filosofici molto sangue fu sparso, per ragioni di successione dinastica che nascondevano obiettivi geopolitici, compresa la penisola italiana.

La Spagna, un impero di dimensioni globali

L’impero spagnolo della dinastia Asburgo, alla fine del diciassettesimo secolo, si estendeva dai deserti del Nord America a quelli del Sud America. Madrid era il centro del mondo e l’oro circolava, ma solo per finanziare le guerre contro tutti coloro che mettessero in discussione lo strapotere degli Asburgo.

In Italia la Spagna proiettava il suo potere tramite il Viceregno di Napoli, Sicilia e Sardegna, le piazzeforti maremmane ed elbane, il ducato di Milano e il resto dei compiacenti stati italiani.

Carlo II, figlio di Filippo IV, era incapace di generare eredi. I Borbone di Francia e gli Asburgo d’Austria si contesero il trono spagnolo e le colonie iberiche, cercando di portare dalla loro parte il re. Egli era afflitto dai molti mali causati dalla sua nascita incestuosa (suo padre era lo zio della madre). Prima di morire Carlo II decise di far ereditare le sue proprietà al marito di una delle sue sorelle, Filippo di Borbone, il Delfino di Francia. Egli avrebbe potuto creare un immenso impero franco-spagnolo.

La Guerra di successione spagnola (1701-1713): effetti sull’Italia preunitaria

I francesi si mobilitarono per difendere i loro nuovi acquisti nell’Italia preunitaria, poiché la Spagna era in bancarotta e senza un esercito adeguato. Il Ducato di Savoia venne invaso dai francesi per raggiungere Milano. Casa Asburgo vinse subito a Chiari nel 1701, perse a Cassano d’Adda e a Calcinato nel 1706 ma vinse a Torino nello stesso anno. Milano e Napoli vennero raggiunte nel 1707. La vittoria fu assicurata dal generale piemontese Eugenio di Savoia. Nel 1708 si combatté sull’Isola d’Elba.

Nel 1713 fu firmata la pace prima a Utrecht e nel 1714 a Rastatt, nei Paesi Bassi, e sempre nel 1714 a Baden, in Germania. Lombardia, Mantova, Parma, Piacenza, Mezzogiorno, Sardegna e le piazzeforti toscane vennero assegnate all’Austria. Ai Savoia andava la Sicilia mentre il trono spagnolo venne confermato a Filippo (ora V) di Borbone, senza poter tuttavia ereditare la corona francese.

Il piccolo stato sabaudo non bastava certo a controbilanciare la potenza asburgica. Nonostante Vittorio Amedeo II avesse tratto notevole vantaggio dalle vicende della Guerra di successione spagnola. Con esse aveva guadagnato Alessandria, Valenza e la Lomellina. Il rafforzamento del complesso territoriale sabaudo doveva svolgere il compito di argine meridionale all’espansionismo francese.

L’egemonia austriaca nell’Italia preunitaria tra le guerre del Settecento (1713-1735)

Il nuovo Re spagnolo tentò di riconquistare Sardegna e Sicilia tra il 1718 e il 1720, venendo però fermato da Inghilterra, Paesi Bassi, Austria e pure dalla Francia. Nel 1721 la Sicilia venne scambiata con la Sardegna con la Pace dell’Aia e il Ducato di Savoia potette rinominarsi “Regno di Sardegna”. Nel 1729 scoppiò un’insurrezione anti-genovese in Corsica, per via dell’eccessivo carico fiscale, soppressa nel 1738 grazie all’aiuto francese.

Il tema delle successioni dinastiche rimase aperto in Italia e la cartina politica fu di nuovo ridiscussa negli anni Trenta. In quel periodo Asburgo e Borbone si combatterono dal 1733 al 1738 per decidere chi dei loro candidati al trono polacco-lituano dovesse regnare sulla grande monarchia elettiva dell’Europa centro-orientale

Nel 1731 Carlo di Borbone, figlio di Filippo ed Elisabetta Farnese, sbarcò a Livorno. Nello stesso anno si era estinta la casa della madre nel Ducato di Parma e Piacenza. Egli giunse in Toscana per accamparsi e reclamare il regno aldilà dell’Appennino. Fu ospitato dall’ultimo Medici, Gian Gastone, senza figli per via della sua omosessualità e nel mezzo di una crisi dinastica locale.

Il baratto di corone negli anni Trenta del Settecento (1731-1738)

La sorella di Gian Gastone, Anna Maria Luisa Medici, avrebbe voluto far ereditare il Granducato a suo marito Giovanni Carlo Guglielmo del Palatinato e ai loro futuri figli. Purtroppo, Maria Luisa rimase sterile per colpa della sifilide del marito ed egli morì nel 1716.

Francia e Austria si erano già accordate per far ereditare il Granducato di Toscana a Francesco Stefano di Lorena, il quale avrebbe lasciato il territorio natio alla Francia dopo un complicato passaggio di consegne, per diventare erede di Casa Asburgo. Carlo di Borbone rinunciò al seggio parmense, per dirigersi verso sud fino a Napoli, in cui entrò il 10 maggio 1734. Carlo sconfisse gli austriaci a Bitonto il 25 dello stesso mese, ponendo fine definitivamente alla presenza asburgica nel Meridione.

Il 9 luglio 1737 Gian Gastone morì e il 31 ottobre 1737 fu firmato il ‘Patto di Famiglia.’ Con esso si concordava la cessione del Granducato agli Asburgo-Lorena e la regolamentazione dell’uso delle proprietà reali, tra cui la collezione artistica della Famiglia Medici. Con la pace di Vienna del 1738 furono ufficializzati tutti gli scambi territoriali. Sud e Sicilia al cadetto dei Borbone di Spagna, la Toscana al genero dell’Imperatore e Parma e Piacenza all’Imperatore stesso.

Da Maria Teresa alla Rivoluzione diplomatica (1740-1763)

Nel 1740 morì Carlo VI del Sacro Romano Impero, anche Arciduca d’Austria, lasciando come sola erede Maria Teresa e il genero Francesco Stefano di Lorena, il quale aveva adottato il duplice cognome ed era diventato di fatto Sacro Romano Imperatore. La Prussia approfittò del momento per strappare la Slesia (oggi in Polonia occidentale) all’Austria e una nuova guerra europea scoppiò.

Nell’Italia preunitaria, la Lombardia austriaca perse tutti i territori a ovest del Ticino a favore del Regno di Sardegna. Il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla fu assegnato a un altro figlio del Re di Spagna, Filippo, nel 1748 con la pace di Aquisgrana, la quale segnò la fine della “Guerra di successione austriaca”.

Maria Teresa aveva perso la Slesia tra i suoi possedimenti, ma l’invasione prussiana della Sassonia nel 1756 avrebbe aperto una finestra di possibilità per riprendersi ciò che le era stato tolto. La seconda guerra del Settecento per la Slesia durò sette anni e si estese alle Americhe e all’Asia. In Italia non ci furono scontri, poiché in questo conflitto Francia e Austria erano alleate contro Inghilterra e Prussia, dopo la cosiddetta “Rivoluzione diplomatica” del 1756.

I mari dell’Italia preunitaria intorno alla metà del Settecento (1755-1769)

I mari italiani furono ancora segnati dalle scorrerie dei pirati musulmani delle reggenze algerine e tunisine, vassalle dell’Impero Ottomano. I marinai, commercianti, soldati, pellegrini, viaggiatori e migranti cristiani venivano catturati e fatti prigionieri, per poi essere venduti come schiavi alle piazze di Algeri e Tunisi, a meno che non fossero riscattati tramite il lavoro di mediatori cristiani o ebrei.

I trattati di pace furono stipulati nel XVIII secolo, tra la Tunisia degli Husaynidi e i paesi europei: con l’Austria nel 1748 e 1784, con Venezia nel 1764, 1766 e 1792, con la Spagna nel 1791 e con gli Stati Uniti nel 1797. Si regolavano le razzie, imponendo il possesso di patenti sia per le navi che per i corsari tunisini e specificando le condizioni di cattura in mare, sperando di evitare possibili abusi.

Tra il 1755 e il 1769 in Corsica scoppiò una seconda insurrezione contro i liguri. Venne dichiarata una Repubblica indipendente, con a capo il generale Pasquale Paoli e sostenuta dagli inglesi. La Costituzione della nuova entità, in lingua italiana, era molto innovativa e sarebbe stata anche d’ ispirazione per le rivoluzioni americana e francese.

I ribelli corsi furono sostenuti anche dal Regno di Napoli, dal Granducato di Toscana e dal Principato di Piombino. Dopo che i liguri ebbero chiamato in soccorso i francesi, i corsi vennero sconfitti, non prima che i genovesi avessero ceduto l’Isola alla Francia nel 1768. L’anno dopo ad Ajaccio nacque Napoleone Bonaparte, l’uom fatale.

Innovazioni militari, economia e perdite nel corso delle guerre del Settecento

Le nuove armi influenzarono molto le tattiche del tempo. Intorno agli anni Ottanta del Seicento i soldati sostituirono lance e moschetti spagnoli con moschetti inglesi – ricaricabili due volte più velocemente – e baionette. Le baionette furono attaccate alla bocca del fucile, portando alla nascita di uno stile di lotta corpo a corpo iconico di quest’epoca.

L’Italia, dopo le crisi climatiche, pandemiche e il movimento di soldati spagnoli nel diciassettesimo secolo, sperimentò un massiccio ritorno all’agricoltura e un investimento nella lavorazione della seta e della canapa. Nel frattempo, la manifattura era entrata in crisi fin dal secolo scorso a causa della competizione inglese, olandese e francese.

Riguardo le vittime totali in Europa e nel mondo dei conflitti narrati, per la Guerra di successione spagnola sappiamo di 700.000-1.251.000 morti tra soldati e civili. Per la Guerra di successione polacca sappiamo di 97.400 tra morti e feriti e per la Guerra di successione austriaca 750.000 tra morti e feriti. Infine, sappiamo di 853.000 soldati morti nella Guerra dei sette anni.

Tommaso Balsimelli per Questione Civile

Bibliografia:

Emanuele Pagano, L’Italia e i suoi Stati nell’età moderna. Dalla pace di Lodi all’Unificazione (1454-1871), Brescia, Morcelliana, p. 96

Ivi, p. 124.

Ivi, p. 154-158.

Contenuto delle slides dell’insegnamento di Storia dell’Italia preunitaria, presieduto da Rosa Maria Delli Quadri per il corso di laurea in Scienze Storiche, Università degli Studi di Firenze, anno accademico 2023/2024.

Antonio d’Onofrio, I Presìdi di Toscana nel Mediterraneo. La lunga durata di un piccolo spazio, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2022, p. 144-154.

Joaquim Albareda, La Guerra de Sucesión de España (1700-1714), Barcellona, Crítica, 2010, p. 17.

Micheal Clodfelter, Warfare and Armed Conflicts: A Statistical Reference to Casualty and Other Figures 1500–1999, Jefferson (North Carolina), McFarland & Co. , 2017.

Henry Smith Williams, The Historians’ History of the World, 1904, vol. 12, p. 352.

Sitografia:

La régence de Tunis et l’esclavage en Méditerranée à la fin du XVIII e siècle d’après les sources consulaires espagnoles – Cahiers de la Méditerranée, web.archive.org, 26 novembre 2007

Field Marshal, A Short Guide to Infantry and Linear War in the Early 18th Century, YouTube, 2024.

Victimario Histórico Militar, Capítulo VII. De las 16 mayores Guerras y Genocidios del siglo XVIII de 80.000 a 10.000.000 muertos, in De re Militari.

Statistics of Wars, Oppressions and Atrocities of the Eighteenth Century, users.erols.com, 29 novembre 2009.

Eighteenth Century Death Tolls, necrometrics.com.

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