L’Arte che fa bene, chiamiamola con il suo nome

arte che fa bene

“Arte che fa bene” non va confusa con Arte Terapia

È dannoso se la si associa a quello che non è. Potrebbe, così, perdere la sua autentica bellezza e non essere considerata per quella che è: arte-che-fa-bene.

Tutta l’arte fa bene

“L’arte fa bene”, senza quella congiunzione relativa, è una delle affermazioni mendaci che popolano social, web e campagne pubblicitarie artistico-culturali. Essa può fare male, proprio per la sua potenza che implica tutti i sensi, talvolta consapevolmente, altre no.

Prendiamo a esempio due casi eclatanti in cui può verificarsi questo fenomeno. L’arte implicata come strumento politico può manipolare le menti, falsificandone le informazioni, oppure può accadere di rifiutare di osservare un’opera per lungo tempo.

L’immagine può essere particolarmente carica di colori e forme agli occhi di chi la osserva. Il fatto che possa suscitare emozioni cosiddette negative non significa che non debba esistere un certo tipo di arte. È talmente soggettivo in taluni casi, che significherebbe eliminare l’Arte. Anzi, è anche grazie all’arte che ci fa male che è possibile esplorare nuove parti di Sé, integrarle e affermare ciò che ci fa bene. È indispensabile saper mettere in dubbio. È sempre il dubbio che ha salvato l’Essere Umano.

Vedere le proprie ombre nelle stanze del proprio in-conscio, per lasciare entrare luce, non è sempre un passaggio automatico. Ci si può anche perdere dentro a un quadro. Si pensi alla sindrome di Stendhal che non è certo una diceria popolare, talvolta è necessario personale sanitario perché i sintomi scemino fino a scomparire.

È degna di attenzione allora la distinzione tra arte che fa bene (o male) e arte terapia.

L’artista guaritore

Recentemente diversi artisti si sono definiti come terapeuti dell’arte o espressioni simili. Così facendo mettono a rischio la possibilità di essere artista in Sé. Non solo, potrebbero ledere la propria persona e l’utenza a cui si rivolgono, oltre che distorcere il significato di arte e terapia. È un tranello a doppia e tripla mandata. Se se ne smarrissero le chiavi?

Ciò che si vuole qui mettere in evidenza è che non basta conoscere approfonditamente le tecniche artistiche, i processi creativi o la storia dell’arte. Perché l’arte sia di beneficio e per proporre gli strumenti come terapeutici è indispensabile una cura dedicata, aver le competenze per lasciare emergere le risorse. Allo stesso modo è necessario ricevere formazione da esperti psicoterapeuti e altri professionisti sanitari, negli ambiti delle arti terapie. Come è altamente consigliato e talvolta obbligatorio un percorso di psicoterapia su di sé. Non ci si improvvisa, neppure attraverso l’esperienza del dolore.

Instaurare una relazione d’aiuto è una forma di cura che prevede degli studi approfonditi, una formazione specifica, un’esperienza adeguata, un’empatia profonda. Nello specifico qui si tratta di relazione d’aiuto a triangolazione, attraverso una spiccata sensibilità del linguaggio simbolico. L’artista non è dunque necessariamente guaritore.

Arte che fa bene non è arteterapia

L’arte che fa bene può essere contemplare un’opera d’arte che ci commuove o ci dona energia. Può essere una danza, una musica, donare pennellate di colore armoniche o casuali, liberare le emozioni seduti in poltrona, una performance artistica. Anche un workshop artistico può tramutarsi in arte che fa bene. Eppure tutto ciò non si può ancora considerare arteterapia. La motivazione sta nella definizione stessa che è comunemente attribuita a “terapia”. Torniamo alla relazione d’aiuto che, nel caso dell’arte terapia, coinvolge utente (anche detto: paziente o partecipante), l’elaborato (o opera) e l’arte terapeuta. Questo definisce il setting dell’arteterapia. Non è recitare un copione di una pièce teatrale, ma crearne sempre di nuove. È un contenitore protetto e sicuro dove stare, respirare almeno in due, dove l’arteterapeuta rimane il punto di riferimento.

L’arteterapeuta è il luogo da incontrare, con cui abitare quello spazio e scegliere insieme come abitarlo. È il luogo a cui poter ritornare, l’arteterapeuta lascia le chiavi al paziente, nella fiducia reciproca, ma sa anche dove trovarne un mazzo di riserva. Indica una direzione nel processo con delle tappe da poter percorrere, non obbligatorie, ma certo possibili. L’arteterapia sa accogliere e costruire i confini necessari tra spazio interno e spazio esterno. I confini non sono posti da un solo vertice all’interno del setting, si costruiscono insieme, per trovare ognuno il suo posto, dove esistere, stare,  creare. I mediatori artistici sono tutte quelle vie che si fanno da ponte perché questo accada e lo spazio venga rispettato. Naturalmente è irrinunciabile la possibilità di sconfinare questo spazio e lo si può fare sull’elaborato, a volte basta una linea tracciata.

Il 25 Ottobre us. il centro culturale SMacc di Genova ha ospitato circa venti persone tra giovani, adulti e anziani. Si è tenuto un incontro interattivo tra Arte Che Fa Bene e Arte Terapia, nell’ambito dell’evento “Cultura con té”.

Un dialogo tra le parti:  “Io faccio autoterapia”, in che senso?

È stato un argomento vividamente partecipato e se ne riporta qui un estratto:

– Un artista si rivolge a me:

“Io sono pedagogista e artista e quando sono da solo se ne sento il bisogno dipingo, disegno… Dopo sto meglio. Faccio autoterapia… Posso definirla arteterapia?”

“No, in quanto non è presente l’arteterapeuta, non c’è quel qualcuno con cui relazionarsi nel setting arte terapeutico. L’arteterapia implica una relazione d’aiuto con l’Altro/a e con l’opera. Noi Esseri Umani ci riconosciamo anche grazie alla presenza dell’Altro/a e in questo caso stiamo parlando di una professione specifica. Quello che fai è è meraviglioso, è arte che ti fa stare bene. Si può scegliere. Magari ti basta questo e va bene, ma non è arteterapia, non c’è il setting a triangolazione. Mi chiedo, però, una persona può fare terapia a sé stessa? Con chi si relaziona? Dov’è la crescita, il dialogo con il diverso da Me?”

Abbiamo dei meccanismi interni di autoguarigione, ma fanno sempre parte di input-output con il mondo circostante. Qualcosa dall’esterno accade, qualcosa all’interno risponde e vice e versa. In quell’esterno c’è vita, come all’interno. Si creano così il transfert e controtransfert che in arteterapia si definiscono il doppio transfert e il doppio controtransfert perché presente lo spazio creativo.

“Ma perché io devo pensare che tu sei superiore a me e hai la soluzione per me?”

“Non si parla di superiorità e neppure di soluzioni. Io sono di quella scuola di pensiero che si sta sullo stesso piano in una relazione d’aiuto sana, in continua ricerca di balance. L’arteterapeuta lascia degli stimoli che il paziente può scegliere di cogliere o meno. Permea flessibilità in contesto arteterapeutico. Le soluzioni non ne sono lo scopo, mentre le risorse personali e sociali sì.”

La sintesi

Una terza persona s’introduce:

“È come se tu leggessi un libro sulla depressione e dopo magari ti è bastato, stai meglio, non hai bisogno di altro. Altre volte invece hai bisogno della psicoterapia o di arteterapia.”

“Come di un medico” aggiunge qualcun altro.

Un ragazzo molto giovane racconta il suo vissuto. Sua madre, pittrice, gli chiede sempre il suo parere, alla fine di un quadro. Questo è un inizio di relazione equilibrata. Probabilmente questa madre ha bisogno di vedersi e riconoscersi e riesce a farlo anche grazie al figlio. Seppur anche in questo caso non vediamo la figura dell’arteterapeuta è già un rapporto che si basa sull’ascolto e il dialogo sani.

Chiamatela con il suo nome.

Elena Piano per Questione Civile

Bibliografia

  • Acocella A.M., Rossi O. (a cura di), La cura: ambiti e forme in psicoterapia e nella relazione daiuto; FrancoAngeli, MI 2017
  • Luzzatto P. C., Arteterapia, una guida al lavoro simbolico per lespressione e lelaborazione del mondo interno; Psicologia/ Strumenti, cittadella editrice, Assisi (PG) 2009
  • Winnicott D.W., Gioco e Realtà; Astrolabio, Roma, (1974)
  • Winnicott D.W., Human Nature; Free Association Book, London, (1988)

Sitografia

  • www.liminarivista.it
  • www.nurse24.it
  • www.artribune.com

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