La musica è cultura comune. Ma come varia con ristrettezze politiche e sociali?
La musica è sempre stata una grande passione per il genere umano e si è saputa sempre diversificare sia per diversità culturali sia storiche e anche oggigiorno possiamo assaporare questa differenza tra diverse produzioni artistiche mondiali.
Tornando indietro nel tempo per analizzare come questa varietà musicale si sia evoluta nel ventesimo secolo possiamo concentrarci nel panorama occidentale ed orientale pre caduta del muro di Berlino (1989) dove l’attività musicale dalla costruzione della cortina di ferro si è saputa differenziare anche a seconda di quale blocco mondiale la producesse avendo diverse intonazioni a seconda da quale parte del muro si trovasse.
L’industria della musica nella DDR
Se consideriamo la differenza sociale e politica dell’URSS e degli USA possiamo riscontrare differenze abissali: in primo luogo la diversità della libertà di produzione musicale e in secondo luogo la possibilità di diffondere la propria opera.
Considerando Berlino come punto focale della disparità sociale tra Est e Ovest e il punto di vista sovietico come principale fattore di analisi si può riscontrare che innanzitutto all’interno dellaDDR(Repubblica Democratica Tedesca) per poter ascoltare un brano musicale si doveva fare affidamento alla VEB Deutsche Schallplatten, l’etichetta discografica di Stato e si doveva far attenzione alla regola cosiddetta del 60/40 tesa a proteggere la produzione musicale autoctona che limitava al 40% gli spazi dedicati a musica proveniente dall’estero, ciò fa capire che oltre-cortina si ascoltavano comunque sia Beatles e Rolling Stones ma anche opere occidentali in lingua tedesca.
Dopotutto bisogna considerare che l’era beat nei primi anni Sessanta fu accolta con eclatante favore della SED, il partito al comando della DDR, dato che l’uso della chitarra corrispondeva formalmente al sogno di un movimento artistico popolare.
Questo tipo di musica detto Gitarrenmusik inizialmente venne addirittura sostenuto dalla FDJ (Libera Gioventù Tedesca, l’organizzazione giovanile della SED) anche tramite concorsi per musicisti e trasmissioni dedicate su DT64, l’emittente radio ufficiale per i giovani.
Questo clima di apertura però cambiò rapidamente dato che i leader politici temevano di perdere il proprio monopolio statale sulla cultura perciò vollero aumentare la chiusura verso l’occidente e attraverso l’attacco all’ideologia della Gitarrenmusiknel 1965 da parte del politico Erich Honecker, dato che la musica rock era abbastanza elementare e si rivolgeva ad una grande massa di ascoltatori favorendo l’aggregazione spontanea che andava ad intaccare la gestione governativa della sfera pubblica, si decise di eliminare ogni forma di supporto alla musica beat e si andò a sostituire con il Singebewegung (Cantautorato).
La regola 60/40 e la sottocultura della musica berlinese
La chiusura data dalla regola 60/40 e dalla Singebewegung alimentò una sottocultura di musica che favorì la nascita di gruppi locali come: Nina Hagen, i Sandow, i Die Puhdys, gli Stern-Combo-Meißen e i Pankow, questi ultimi molte volte censurati.
I musicisti nella DDR dovevano munirsi di un certificato che permetteva loro di esibirsi e registrare mentre i parolieri potevano esercitare liberamente e oltre a scrivere i testi si occupavano di farli approvare dall’organo di controllo e censura governativo; grazie alla specializzazione in scrittura e nei processi di approvazione governativi acquisirono l’abilità di creare testi ricchi di doppi sensi e pregni di sotto stratificazioni come Bataillon d’Amour dei Silly.
Liberalizzazione artistica e ideologica o repressione?
Nei primi anni ’70, quando successe come presidente Erich Honecker, si assistette ad un’alternanza tra repressione e liberalizzazione artistica e ideologica, egli annunciò che ogni artista che si dimostrasse un socialista convinto poteva scrivere su qualsiasi argomento e manifestare le proprie posizioni con ogni mezzo espressivo ma era solo un’illusione dell’eliminazione di tabù culturali e di una maggiore libertà.
Con l’espulsione del cantautore Wolf Biermann e l’incarcerazione di svariati artisti come Jürgen Fuchs e Lutz Rathenow si arrivò alla totale disillusione del sogno di fantomatica libertà e grazie all’introduzione della Urlaub auf Zeit, la vacanza punitiva a tempo determinato che veniva imposta sotto forma di un visto per l’estero per far allontanare personaggi scomodi al regime, molti artisti approfittarono di questa pena per trasferirsi nei paesi occidentali.
Solamente grazie all’apertura politica dell’Unione Sovietica (glásnost) e la sua ristrutturazione economica (perestrojka) nel 1989 si tenne a Mosca il Music Peace Festival in cui Ozzy Osbourne, Motley Crüe, Bon Jovi e gli Scorpions si esibirono, questi ultimi furono da questo evento ispirati a comporre il famoso brano Wind of Change, sinonimo di apertura e libertà sostanziale.
Apertura musicale e rivoluzione sociale
Bisogna tener conto anche che negli anni ’80, la musica hip hop tedesca fu florida e diffusa, diventando una sotto-cultura vera e propria, ispirata da materiale culturale che arrivava dagli Stati Uniti.
Apparvero graffitari, DJ, rapper e breakdancer che organizzavano feste e comunità sociali e che utilizzavano spazi pubblici.
Il regime della DDR era piuttosto sospettoso nei confronti prodotti culturali occidentali ma nel caso dell’hip hop dimostrò tolleranza maggiore permettendo lo sviluppo di tale genere a patto che gli autori accettassero di essere monitorati.
Dopotutto l’hip hop era visto dalle autorità socialiste come un’espressione della cultura internazionalista proletaria americana e talmente ben visto da indurre il ministro della cultura stesso ad importare nel 1985 Beat Streets diStan Lathan, film sullo sviluppo dell’hip hop nel South Bronx.
Negli USA l’hip hop si era sviluppato su un terreno conflittuale come quello del South Bronx negli anni ’70 andando a formare un tessuto culturale flessibile capace di tenere unita la popolazione che ha permesso a delle comunità di creare un mezzo proprio per esprimersi in modo alternativo, allo stesso modo l’hip hop nella DDR degli anni ’80 produsse un nuovo linguaggio comune per articolare alternative alla FDJ che non erano obbligatoriamente antagoniste all’establishment, ma anche complementari.
Questa apertura a tale genere musicale fu uno dei baluardi della prima rivoluzione sociale che si stava sviluppando in sordina all’interno della società berlinese dell’Est, successivamente anche all’interno della Russia e degli altri stati Sovietici, che andava lentamente portando alla disfatta della divisione mondiale in blocchi di alleanza che anche grazie alla politica di apertura estera di Michail Gorbačëv si andava sempre di più ad allentare fino a cadere nel 1991.
Diversi popoli ma stessi abitanti di un mondo unico
Da questa analisi della cultura musicale berlinese sovietica possiamo comprendere che il clima di oppressione e di censura fu uno dei maggiori fattori a far nascere tra gli Alleati un genere di musica volto all’unione di due blocchi, come opere ad esempio si possono citare Heroes di David Bowie e The Wall dei Pink Floyd, che erano nemesi a livello politico ma con popoli diversi culturalmente ma entrambi fratelli come abitatori di uno stesso mondo chiamato Terra e detentori di pari diritti e libertà degne di ogni essere umano e in territorio sovietico un maggiore desiderio di autonomia, che portò alla caduta del Muro, dal potere persecutore e dal giogo politico che si andava a ripercuotere nella vita privata di ogni cittadino.
Stesso discorso si può fare anche nella controparte americana in cui nella società era presente una disgregazione sociale dovuta dalla povertà e agiatezza differenti, si pensi ai yuppies e agli hippy, e da uno sfrenato senso del consumismo di prodotti di massa e politicamente da un chiaro senso di nazionalismo dovuto dall’ideologia maccartista che andava a creare tensione e l’impossibilità di professare la propria idea politica liberamente.
Però, fortunatamente, i cittadini di entrambi gli schieramenti andarono a sfidare il potere politico di entrambi i blocchi riuscendo a vincere come uomini di un mondo unito e non come abitatori di una specifica nazione andando a formare un nuovo mondo che però sarebbe stato precario e di breve durata negli anni seguenti.
Diego Bianchetti per Questione Civile.
Sitografia:
- www.rollingstone.it
- www.linkiesta.it
- www.ilsole24ore.com
- www.ilfoglio.it