Fundraising: non solo uno strumento ma una strategia strutturata

Fundraising

Il sostegno economico per le organizzazioni culturali tramite il fundraising ovvero la raccolta di fondi

Fundraising. Un termine anglosassone di cui spesso si sente parlare, ma il cui vero significato è poco conosciuto. Come dice la parola stessa si tratta, letteralmente, della raccolta di fondi, dunque, di denaro e risorse economiche.

Lo sviluppo della raccolta fondi dagli albori al fundraising dei giorni nostri

Dal punto di vista storico si tratta di un’attività che, soprattutto nell’attuale penisola italiana, nasce già in epoca greco-romana e prosegue nel corso del Medioevo fino ad arrivare all’età moderna e poi contemporanea.

Se inizialmente si presentava sottoforma di elemosina, lentamente si trasforma in lasciti e donazioni post mortem, forme che oggi chiameremmo di “tesseramento” o donazioni pianificate. Sin dagli albori era evidente che tale rapporto implicasse una reciprocità: i donatori, tipicamente personaggi abbienti, sentivano la necessità di un’elargizione economica che fosse associata a un riconoscimento sociale o a benefici spirituali. È proprio ciò che accade in età moderna, tra il XIV e il XVIII secolo, quando si svilupparono istituzioni creative come ospedali urbani e Monti di Pietà: la filantropia acquisì una duplice matrice cristiana e civica.

Interessante è anche il caso delle società di muto soccorso, nate nell’Ottocento. Si trattava di enti che si finanziavano attraverso contributi di soci, integrati da quelle dei soci fondatori, che in cambio ricevevano di agevolazioni o sussidi. Queste realtà introducono pratiche simili al fundraising moderno, come il tesseramento e il coinvolgimento attivo dei donatori. La pratica vede poi un ampliamento a livello nazionale dopo l’Unità d’Italia, spesso in risposta a emergenze come terremoti o epidemie. Durante il fascismo, lo Stato centralizzò molte funzioni assistenziali, fino a che nel corso del secondo dopoguerra il fundraising subì una battuta d’arresto. A partire dagli anni ‘70, con la crisi del welfare, l’attività riprese vigore, adottando tecniche dai paesi anglosassoni e vedendo la nascita di organizzazioni internazionali.

L’evoluzione contemporanea e la necessità del fundraising nel settore culturale

Negli ultimi 30 anni il settore ha subito una grande evoluzione diventando, di fatto, elemento essenziale nel terzo settore. Lo dimostrano ad esempio la legge sull’8×1000 e sul 5×1000, la nascita dell’Associazione Italiana dei Fundraiser e il proliferare di istituzioni e corsi sul tema. L’ambito di riferimento è dunque quello del non profit: si tratta dell’attività di raccolta di fondi, dunque sostegno economico, che le aziende mettono in atto per svolgere il loro operato a carattere sociale. Tra le organizzazioni dove il fundrasing è diventato, ed è sempre stato, essenziale ci sono sicuramente le istituzioni culturali.

Per meglio comprendere l’importanza e il significato del fundraising nel mondo dell’arte e della cultura, è importante ricordare il funzionamento di queste organizzazioni. Come tali si definiscono “senza scopo di lucro”. Proprio per questo motivo il loro funzionamento è reso possibile o da finanziamenti privati, da finanziamenti pubblici, o caso più comune in una forma mista. Inoltre non è più possibile considerare le istituzioni creative e culturali come organismi a sé stanti, puri contenitori. Il loro obiettivo è quello di creare legami di fiducia, alimentare il capitale sociale, facilitarne lo sviluppo, servire le giovani generazioni. Sono chiamate a produrre cittadinanza e civiltà.

Perché il fundrasing per l’arte e per la cultura: caratteristiche economiche e sociali

Dal punto di vista economico va puntualizzato un elemento tecnico importante: la legge di Baumol. Lo studioso afferma che ci sono attività caratterizzate da una scarsa (o nulla) crescita della produttività, il cui costo relativo sale soprattutto per gli effetti determinati dall’incremento della produttività nei settori dinamici dell’economia.

Uno degli esempi più chiari di questo “morbo” è proprio quello del settore culturale: dove l’impegno umano è insostituibile e difficilmente si può ottenere una contrazione dei costi per mezzo del progresso tecnico. Ciò significa che un aumento della produzione non benefica delle così dette economie di scala, per le quali si ha una relativa contrazione dei costi. Sebbene questa teoria non giustifichi necessariamente un finanziamento pubblico del settore sopra nominato, fa ben comprendere la necessità di un supporto esterno per il suo funzionamento

Oltre agli aspetti economico finanziari, è importante sottolineare come le istituzioni culturali siano produttrici di beni comuni. È ormai l’intera comunità e società ad essere coinvolta, non solo più come spettatore, ma come attore/produttore/collaboratore dell’organizzazione stessa.

Il fundraising culturale

Il fundraising culturale può essere definito come l’insieme delle attività mirate a raccogliere risorse finanziarie, materiali o di altro tipo per sostenere istituzioni e progetti culturali. Si tratta di una forma sostegno che coinvolge individui, imprese, fondazioni filantropiche e, in alcuni casi, istituzioni pubbliche. L’obiettivo principale è quello di assicurare lo svolgimento, il mantenimento e lo sviluppo delle attività culturali. Non si tratta esclusivamente di una raccolta di fondi, ma di un rapporto a medio – lungo termine tra l’ente culturale e i suoi sostenitori.

Ecco che dunque la ricerca di sostenitori diventa fondamentale. Il fundraising prevede come valore fondamentale la condivisione dei valori: il sostenitore ha un interesse non lucrativo nei confronti dell’organizzazione, quanto piuttosto di valori, vision e mission condivisi. Si tratta di un vero e proprio interesse reciproco dello scambio sociale.

Per le organizzazioni culturali, dalle più piccole alle più strutturate, è uno strumento fondamentale per instaurare un rapporto con privati, aziende, piccole/medie imprese: tale rapporto non è più solamente uno scambio economico, ma un’opportunità di creare valore per la cittadinanza e la comunità, che sia condiviso e partecipato. Con tali premesse si comprende come, in epoca contemporanea, questo strumento sia alla base della gestione economica e manageriali delle istituzioni artistiche e culturali.

Sfide e prospettive per il futuro

Nonostante il potenziale di questa attività, esistono ancora grandi sfide da affrontare. Una delle principali è la concorrenza. Inoltre, in Italia, esiste ancora una certa riluttanza da parte delle istituzioni culturali a investire nel fundraising professionale, preferendo affidarsi a modelli tradizionali di finanziamento. Nella nostra nazione si tratta di una pratica ancora in via di sviluppo, sia a livelli di professionisti che di disponibilità e comprensione.

È anche necessario considerare l’importanza di una comunicazione efficace: il pubblico deve essere informato e sensibilizzato sui benefici del sostenere la cultura. Costruire una narrazione convincente e personalizzata per i potenziali donatori è cruciale per il successo delle campagne di raccolta fondi.

Marta Pinosa per Questione Civile

Bibliografia:

  • Rosso, Hank, et al. (2004). Il libro del fundraising. Etica, strategie, e strumenti della raccolta fondi. Rizzoli Etas
  • Pecoraro, Francesca, et al. (2024). Fundraising per l’arte e la cultura. Strumenti ed esperienze per una nuova cultura filantropica. Egea
  • Melandri, Valerio e Francesco Santini (2006). Storia della donazione: il lungo cammino italiano.  Sole 24ore Terzo Settore, ottobre (10), 54-59

Sitografia

  • www.ilmanifesto.it
  • www.alterthink.it

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