Kamal Adwan distrutto: a Gaza è emergenza sanitaria

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Direttore del Kamal Adwan arrestato. L’ONU denuncia: «Siamo inorriditi e preoccupati»

L’ospedale Kamal Adwan, l’ultimo ancora funzionante nel nord della striscia di Gaza, è stato distrutto dall’Idf, e il suo direttore, Hussam Abu Safiya, incarcerato. Le Nazioni Unite lanciano un accorato appello alle autorità di Tel Aviv:

«Rispettate il diritto umanitario internazionale».

27 dicembre: Kamal Adwan distrutto e incendiato

Venerdì 27 dicembre l’esercito israeliano ha condotto l’evacuazione forzata dell’ospedale Kamal Adwan a Beit Lahiya, incendiandone poi alcune sezioni. Si trattava dell’ultimo ospedale ancora operativo nel nord di Gaza, dove molte persone (tra le 65 e le 75mila) continuano a vivere nonostante i massicci bombardamenti. Secondo il direttore del Ministero della Salute di Gaza, Munir Al-Bursh, all’interno dell’ospedale si trovavano 350 persone al momento dell’evacuazione. Il viceministro El Rish ha aggiunto che le fiamme, appiccate dai soldati israeliani e propagatesi dal reparto di chirurgia, hanno finito per distruggere l’intera struttura. Le immagini satellitari dell’azienda statunitense Planet Labs mostravano del fumo provenire dagli edifici intorno all’ospedale già dal 22 dicembre. In quei giorni, intensi bombardamenti avevano colpito l’area circostante l’edificio, causando circa 50 morti, tra cui 5 operatori sanitari.

L’escalation è culminata la mattina del 27, quando l’esercito israeliano ha concesso solo quindici minuti per evacuare pazienti e personale nel cortile dell’ospedale. Le forze di difesa israeliane hanno giustificato l’operazione sostenendo che la struttura fosse utilizzata da combattenti di Hamas, senza però fornire prove a sostegno dell’accusa.

«Le truppe stanno conducendo operazioni mirate e stanno cercando di evitare di danneggiare i civili»

Nota ufficiale emessa dalle autorità israeliane

Hamas ha risposto negando, in una dichiarazione:

«qualsiasi attività militare o la presenza di combattenti della resistenza nell’ospedale Kamal Adwan».

Si legge più avanti:

«Le menzogne del nemico sull’ospedale mirano a giustificare l’abominevole crimine commesso dall’esercito di occupazione»

L’Idf è accusato infatti di:

«aver dato fuoco a tutti i servizi dell’ospedale come parte di un piano di sterminio e di trasferimento forzato».

Fa seguito la richiesta per una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite.

Evacuazione drammatica: il nord di Gaza ridotto in macerie

Il direttore del Kamal Adwan, Hussam Abu Safiya, ha dichiarato a Reuters che evacuare l’edificio era quasi impossibile in quelle condizioni: troppi erano, infatti, i pazienti gravi rispetto alle ambulanze disponibili. Anche Shurooq Al Rantisi, operatrice di laboratorio, ha raccontato ai giornalisti gli eventi drammatici delle prime ore di venerdì 27: «Siamo stati condotti in una sala dell’ospedale e i soldati israeliani ci hanno ordinato di togliere il velo e di spogliarci. Le donne hanno dovuto togliere alcuni indumenti, mentre gli uomini sono stati quasi completamente spogliati. Sono stati portati via seminudi, con le mani alzate, mentre a noi è stato intimato di recarci alla scuola Al Fakhoura». Alcuni pazienti hanno trovato rifugio nell’ospedale indonesiano di Jabaliya, dove non è possibile accedere a cure mediche, acqua corrente, servizi igienici ed elettricità. La struttura, infatti, gravemente danneggiata dai raid dell’Idf nei mesi scorsi, non è più operativa da tempo.

Nelle ore successive all’evacuazione dell’ospedale, l’esercito israeliano ha demolito, in quella stessa area, diversi palazzi ancora in piedi. Allo stato attuale, la regione intorno alle città di Jabaliya, Beit Hanoun e Beit Lahiya è sgombra e completamente distrutta. Non è difficile pensare che ciò potrebbe accelerare la fuga dei palestinesi che ancora restano nel nord di Gaza. Negli ultimi mesi di occupazione, infatti (più esattamente dal 3 ottobre), oltre 100mila civili sono stati espulsi dal nord di Gaza nel quadro del progetto non ufficiale noto come «Il Piano dei generali». Scopo non dichiarato dell’operazione sarebbe quello di rendere definitivamente inabitabile l’area attraverso devastazioni, espulsioni coatte, punizioni e imposizione della fame.                                                                                                                                              

La Ong israeliana Breaking the Silence parla di timore concreto che Israele voglia trasformare il nord della Striscia in un’ampia zona cuscinetto.

L’OMS conferma: Kamal Adwan raso al suolo. Arresti e accuse contro Hamas

Nel tardo pomeriggio di sabato 28 dicembre, l’OMS ha annunciato che il Kamal Adwan – o ciò che ne restava – era ufficialmente vuoto. L’edificio è stato completamente distrutto dai raid dell’Idf e tra i corridoi non c’è più la voce del suo direttore, Hussam Abu Safiya. Per tre mesi, Abu Safiya aveva denunciato la mancanza di medicinali e anestetici nell’ospedale davanti alle telecamere di Middle East Eye.

Ha girato video ogni giorno raccontando dei robot esplosivi e dei droni, uno dei quali ha colpito e ucciso suo figlio il 24 ottobre. Ha parlato dei generatori messi fuori uso, dell’interruzione del sistema di distribuzione dell’acqua e dell’unico pasto giornaliero che poteva offrire a pazienti e colleghi. «La situazione è catastrofica. Ci appelliamo al mondo da 75 giorni» aveva dichiarato in un video il 17 dicembre, dopo il crollo dell’unità di terapia intensiva.

Hussam Abu Safiya, pediatra improvvisatosi un po’ di tutto durante l’assedio nel nord di Gaza, è rimasto fino alla fine. È stato prelevato venerdì 27 dicembre insieme a 300 gazawi, alcuni dei quali rilasciati il giorno successivo. Sono arrivati alla spicciolata all’ospedale indonesiano. Le autorità israeliane in una nota ufficiale affermano: «Arrestati 240 terroristi». Sui profili social dell’Idf si legge che le forze di difesa israeliane hanno sgominato una cellula di Hamas impegnata in attività terroristiche all’interno del Kamal Adwan. Si precisa che ogni sforzo possibile è stato fatto per garantire ai civili non coinvolti un adeguato trasferimento, oltre a cibo e carburante. Intanto, sulle pagine ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si legge:

«L’accesso all’assistenza sanitaria salvavita per la popolazione del nord di Gaza ha raggiunto un punto di rottura. L’OMS chiede un’azione urgente per consentire agli ospedali nel nord di Gaza di tornare operativi».

Hussam Abu Safiya detenuto in Israele: accuse di maltrattamenti e detenzione arbitraria

Di Hussam Abu Safiya non si sono avute notizie per giorni. Sappiamo che, per essersi rifiutato di abbandonare l’ospedale di cui era direttore, è stato picchiato con dei bastoni e dopo spogliato di camice e abiti. Munir Al-Bursh, direttore generale del Ministero della Salute, ha riferito che è stato vestito «con la tuta dei prigionieri» e «usato come scudo umano dentro l’ospedale».

Per quasi una settimana, fino al 2 gennaio, l’esercito di Tel Aviv ha negato di sapere dove si trovasse il dottor Abu Safiya. In quella data, Physicians for Human Rights ha presentato una richiesta a nome della famiglia per ottenere informazioni e facilitare la visita di un avvocato. Le autorità israeliane si sono espresse in merito, sostenendo di non avere «alcuna indicazione dell’arresto o della detenzione dell’individuo in questione».

In un comunicato stampa datato 2 gennaio, gli esperti delle Nazioni Unite hanno espresso seria preoccupazione per la sorte del dottor Hussam Abu Safiya. Il direttore è stato descritto come «l’ennesimo medico (…) perseguitato, rapito e detenuto arbitrariamente dalle forze di occupazione». Detenuti rilasciati in quei giorni da Sde Temain (famigerata base militare nel deserto israeliano del Negev adibita anche a struttura detentiva) avevano infatti riferito alla CNN che il dottore era trattenuto lì insieme ad alcuni suoi colleghi. La conferma dall’Idf è arrivata soltanto venerdì 3 gennaio. Nella dichiarazione ufficiale si legge che Abu Safiya «è attualmente sotto inchiesta da parte delle forze di sicurezza israeliane» e che «è stato arrestato con l’accusa di coinvolgimento in attività terroristiche».

Appelli internazionali per il rilascio del dottor Abu Safiya del Kamal Adwan

Waleed Al Buddi, un infermiere che lavorava all’ospedale Kamal Adwan, ha parlato con la CNN il 28 dicembre. Ha riferito che Abu Safiya era stato autorizzato ad andarsene dopo che l’Idf lo aveva interrogato nella scuola Al Fakhoura, vicino all’ospedale. Al Buddi, anche lui interrogato e successivamente rilasciato, ha aggiunto che Abu Safiya si è rifiutato di andarsene senza il resto del suo staff. Più tardi quella sera, alcuni membri del personale sono stati rilasciati, mentre altri, tra cui Abu Safiya, sono stati arrestati.

Dopo l’ufficializzazione dell’arresto, la segretaria generale di Amnesty International Agnes Callamard ha chiesto garanzie e rilascio per il dottor Hussam. Nel tweet, Callamard ha ricordato che già nel dicembre 2023 l’ospedale «era stato attaccato e numerosi membri dello staff medico erano scomparsi o erano stati arrestati arbitrariamente».

«In quell’occasione», aggiunge, «il dottor Hussam era stato interrogato brevemente e non una singola autorità israeliana l’aveva accusato di nulla».

Dopo il primo attacco, che aveva messo fuori uso l’ospedale, Abu Safiya e altri membri del personale erano riusciti a renderlo nuovamente operativo. Così, grazie al supporto delle organizzazioni internazionali, la struttura ha potuto curare i bambini affetti da patologie legate alla malnutrizione e alla disidratazione. Il Kamal Adwan «ha anche ricevuto i feriti di una serie di attacchi israeliani contro persone affamate mentre aspettavano i camion della farina», scrive. Euro-Med Human Rights Monitor MedGlobal e l’OMS si sono unite all’appello.

Gaza e Kamal Adwan: una crisi sanitaria senza precedenti

C’è grande preoccupazione per le sorti del dottor Abu Safiya, dal momento che altro personale medico, in precedenza, è stato sottoposto ad abusi e torture nei centri di detenzione israeliani. La mente corre subito ad Adnan al-Bursh, uno dei 300 operatori sanitari di Gaza finiti in una prigione israeliana. Capo di ortopedia dello Shifa, dopo quattro mesi di carcere è morto di stupro e torture nella sezione 23 della prigione di Ofer. Lo ha denunciato a maggio scorso l’associazione israeliana HaMoked. Adnan al-Bursh è stato violentato nel cortile del carcere ed è morto dissanguato poche ore dopo, il 19 aprile.

Come riportato nel comunicato delle Nazioni Unite, la vicenda di Hussam Abu Safiya è l’ennesimo caso di «palese disprezzo del diritto alla salute a Gaza». Di qui, l’invito alle autorità israeliane a rispettare il diritto alla vita e alla salute in tutto il territorio palestinese.

Dal 7 ottobre 2023, infatti, oltre 1000 operatori sanitari palestinesi sono stati uccisi e molti altri arrestati arbitrariamente dall’Idf. Gli esperti ONU hanno sottolineato che il personale medico è costituito da civili che svolgono una «funzione critica nel momento più critico»: è questa la ragione per cui godono di protezioni speciali ai sensi del diritto umanitario internazionale. Abu Safiya e la sua squadra erano «l’ancora di salvezza della fornitura di assistenza sanitaria» in quella zona: lo riporta il direttore nazionale del gruppo MedGlobal per Gaza, Rajaa Musleh.                                                                                                           

Con la distruzione del Kamal Adwan, la sanità nella striscia di Gaza è sull’orlo del collasso totale.

Francesca Chiti per Questione Civile

Sitografia:

www.bbc.com

www.cnn.com

www.miragenews.com

www.ohchr.org

euromedmonitor.org

www.reuters.com

www.washingtonpost.com

www.globalist.com

theintercept.com

www.aljazeera.com

www.idf.il

www.newarab.com

www.palestinechronicle.com

www.middleeasteye.net

www.ilfattoquotidiano.it

www.internazionale.it

www.ilpost.it

www.editorialedomani.it

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1 commento su “Kamal Adwan distrutto: a Gaza è emergenza sanitaria

  1. Roberto Bertini Rispondi

    brava Francesca.
    Un articolo molto interessante e significativo nel descrivere la situazione di Gaza.

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