Un viaggio nella vita della Regina Zenobia di Palmira, dalla ribellione contro l’Impero Romano alla morte, ancora avvolta da un velo di mistero
Iulia Aurelia Zenobia è sicuramente una delle figure più misteriose e affascinanti della storia antica. Regina della città di Palmira, nell’attuale Siria, nel III secolo d.C., è ricordata per audacia, coraggio e ambizione. Il suo regno si distinse per l’espansione territoriale e per il tentativo di ristabilire una potenza indipendente, sfidando l’Impero Romano ormai in decadenza. Questo articolo si impegna ad esplorare la vita e l’ascendente politico di un’eroina e figura storica che continua a stimolare l’immaginazione e l’interesse degli studiosi e del pubblico.
L’Ascesa di Zenobia e il Regno di Palmira
Le notizie sulla nascita e la vita di Zenobia sono poche: proveniva probabilmente da una famiglia nobile e influente di Palmira, città situata nell’attuale Siria centrale. Lei stessa sosteneva di essere una diretta discendente della regina Cleopatra.
Palmira era un importante snodo commerciale che si trovava a metà strada tra l’Occidente e l’Oriente, e la sua posizione geografica la rendeva una potenza economica e culturale. La città, sotto la guida di leader forti, prosperava grazie alla sua fitta rete commerciale, che includeva l’India e l’Arabia, crocevia di riferimento per il commercio delle spezie e delle sete.
Le prime notizie certe su Zenobia le abbiamo a partire dal 258 d.C, quando sposò in seconde nozze Settimio Odenato, re di Palmira. Quest’ultimo fu proclamato “dux Romanorum” da parte dell’Imperatore Gallieno, dopo aver svolto un ruolo fondamentale nella guerra contro l’impero Sasanide.
Dopo la morte di Odenato e del suo erede Erodiano, probabilmente a seguito di una congiura, nel 267 d.C., Zenobia assunse la reggenza in nome del giovane figlio Vaballato e cominciò a rafforzare il suo potere. Da questo momento Zenobia emerse come una leader carismatica, abile sia nelle politiche interne che in guerra. Gli storici antichi parlano di lei come una leader colta, intelligente, sicura e affascinante. La sua corte divenne punto di riferimento per numerosi intellettuali, tra cui Cassio Longino, retore ateniese che divenne suo fidato consigliere. Non solo governò Palmira con autorità, ma fece in modo che la sua città divenisse una potenza regionale, allargando i suoi domini e sfidando la supremazia di Roma.
La Ribellione Contro Roma
Zenobia si distinse per la sua ambizione di espandere il suo dominio e consolidare una potenza indipendente. L’Impero Romano stava attraversando un periodo di instabilità, tra guerre ai confini, congiure e numerose province che cercavano di affermare la propria autonomia. Nel 269 d.C., Zenobia intraprese una serie di campagne militari che portarono la conquista di vasti territori, anche grazie all’esercito guidato dal formidabile generale Settimio Zabdas. In poco tempo conquistò le province romane di Arabia e Giudea, successivamente fu la volta dell’Egitto, che la regina desiderava conquistare anche per la sua presunta discendenza tolemaica.
I successi di Zenobia e del generale Zabdas furono dovuti non solo dal potente esercito messo in campo ma anche dal grave caos dinastico imperiale. Proprio in concomitanza delle citate campagne militari, infatti, morì l’imperatore Claudio il Gotico. Ciò portò in pochi mesi all’espansione del regno di Palmira fino alla Siria e alla penisola anatolica, tra le regioni più ricche dell’Impero Romano.
La regina guerriera cercò di consolidare le sue conquiste con l’alleanza di altri regni orientali e con il supporto delle sue truppe altamente disciplinate. Questo atto di sfida verso il potere centrale non solo ne minacciava l’autorità, ma portò anche a un conflitto diretto con l’Imperatore Aureliano, appena nominato imperatore. Roma non poteva permettere che un regno indipendente si espandesse al suo fianco, soprattutto in una regione così strategica.
La Caduta di Palmira e il Destino di Zenobia
Nel 271 d.C., l’Imperatore Aureliano intraprese una campagna decisiva contro Palmira e la sua regina, che aveva iniziato a mostrarsi in pubblico avvolta da manti purpurei, tipicamente imperiali, e a battere moneta con l’effige del figlio Vaballato.
Dopo aver sedato alcune rivolte nelle Gallie, Aureliano si mosse, intenzionato a piegare con la forza Zenobia e il suo esercito. L’Imperatore riuscì a riconquistare i territori perduti e a sottomettere le città palmirene. Il momento culminante della lotta tra Roma e Palmira furono le decisive battaglie campali di Immae e di Emesa. L’ultima in particolare vide Zenobia e Zabdas schierare in campo un esercito di settantamila uomini che non furono però sufficienti a fermare le legioni di Aureliano, seppur inferiori di numero. L’esercito palmireno si ritirò nella capitale che fu posta sotto assedio. Zenobia era fiduciosa che la città potesse resistere a lungo, essendo costruita intorno ad un’oasi. Si aspettava inoltre l’arrivo di un contingente in arrivo dall’imperatore sasanide Shapur I, senza immaginare che quest’ultimo fosse morto proprio in quel periodo.
Zenobia fu catturata mentre cercava di recarsi alla corte sasanide come ambasciatrice per chiedere nuovamente sostegno militare. La città si arrese poco dopo la sua cattura. Aureliano, dopo averla fatta prigioniera, la portò a Roma come trofeo della sua vittoria, i suoi consiglieri e generali furono invece condannati a morte.
Le fonti antiche non concordano riguardo la morte di Zenobia, che rimane tutt’oggi avvolta in un velo di mistero. Secondo alcuni Zenobia si lasciò morire di fame durante la prigionia a Roma, c’è chi sostiene che dopo la cerimonia del trionfo fu Aureliano stesso a decapitarla.
Altri storici narrano invece che l’Imperatore Aureliano si innamorò follemente della Regina Guerriera, della sua forza e del suo carisma, tanto da donarle una villa nei pressi di Tivoli, dove visse fino alla fine dei suoi giorni.
L’eredità di Zenobia
Zenobia non è stata solo una figura militare, ma anche un simbolo di determinazione e di resistenza. Il suo tentativo di sfidare Roma, per quanto fallito, rimane una testimonianza della forza delle donne al potere e della complessità dei giochi di potere in Oriente. La sua figura ha affascinato poeti, storici e artisti nel corso dei secoli, diventando un archetipo della donna forte e indipendente.
L’eredità di Zenobia è testimoniata anche nella cultura popolare, nella storiografia e nella storia dell’arte, come dimostrano le opere di Tiepolo o Schmalz. La sua figura riecheggia come eroina tragica ma rispettata per la sua grande intelligenza, spirito combattivo e diplomazia. Nonostante il suo regno sia stato annientato, il nome di Iulia Aurelia Zenobia sopravvive nei secoli, emblema di una lotta per l’indipendenza in un mondo che, troppo spesso, ha visto prevalere la forza bruta sulla diplomazia e sull’intelletto.
Martina Francucci per Questione Civile
Bibliografia
G.Geraci – A.Marcone, Storia Romana, Mondadori., 2016;
M. Le Glay- J.L Voisin- Y. Le Bohec, Storia Romana, Edizioni Il Mulino, 2002;
S. Rinaldi Tufi, Archeologia delle province romane, Carocci Editore, 2012.
Sitografia
www.storicaeng.it