L’attaccamento sano fra gli stili comportamentali

La teoria dell’attaccamento: punto di partenza per comprendere dinamiche relazionali e sviluppo emotivo

Anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il comportamento di attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba”. J. Bowbly, 1977

John Bowlby, psicologo, medico e psicanalista britannico, ha teorizzato vari stili di attaccamento, tra cui lo stile di attaccamento sano, cioè il primo tipo di attaccamento individuato a seguito dell’osservazione di alcuni animali, i quali sviluppano un attaccamento nei confronti del loro primo incontro, appena nati.

Una delle caratteristiche distintive della teoria di Bowlby è stata l’introduzione del concetto di “Internal Working Models” (IWM) (Bretherton & Munholland, 1999). Bowlby suggerisce che i bambini sviluppano modelli mentali interni basati sulle loro esperienze di attaccamento con il caregiver primario: egli influenza le loro aspettative e i loro comportamenti nelle relazioni future (Bretherton & Munholland, 1999). Questi modelli interni, formati durante l’infanzia, continuano ad influenzare le relazioni interpersonali anche nell’età adulta (Mikulincer & Shaver, 2007).

La teoria dell’attaccamento rappresenta un punto di partenza essenziale per comprendere le dinamiche fondamentali delle relazioni interpersonali e lo sviluppo emotivo durante l’infanzia e oltre. Bowlby introdusse questa teoria rivoluzionaria nei suoi scritti seminali, in particolare nel suo lavoro “Attachment and Loss: Volume 1. Attachment” (Bowlby, 1969).

“Stili di attaccamento”
– N.1
Questo è il primo numero della Rubrica di Area dal titolo “Stili di attaccamento”, appartenente all’Area di Scienze Umane

Le origini della teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento è di fatto il risultato di diversi apporti teorici derivanti da varie aree di studio, quali quella psicoanalitica, etologica e antropologica.

Nello specifico, Bowlby subì l’influenza della scoperta dell’imprinting effettuata da Lorenz  nel 1957: quest’ultimo scoprì che un anatroccolo appena uscito dall’uovo sviluppa un attaccamento verso il primo oggetto in movimento che compare alla sua vista. Emblematico è, in tal senso, l’esperimento proposto da Lorenz del “guanto giallo”: questi viene posto in movimento, allo schiudersi delle uova di anatroccolo. L’anatroccolo comincia a seguirlo come fosse l’anatra-madre, nonostante non abbia ricevuto alcuna cura che si pensava alla base del rapporto d’affiliazione e dunque di attaccamento. Tale esperimento ha dimostrato la possibilità che si sviluppi un attaccamento verso una figura specifica anche senza che fornisca alcuna ricompensa di cibo e calore.

Un’ulteriore fonte di influenza furono gli esperimenti di Harlow e Zimmerman del 1959 con i macachi Rhesus. Gli esperimenti condotti con piccoli di macaco Rhesus si basavano sul fatto che erano allevati in diverse situazioni di accudimento, con due diversi sostituti materni: il primo, costruito in metallo, possedeva un dispensatore di cibo, mentre il secondo non poteva fornire cibo, ma era fatto di un tessuto morbido. Ad esempio, quando veniva introdotto un oggetto estraneo nella gabbia, i piccoli mostravano attaccamento correndo a rifugiarsi nel sostituto materno di stoffa: esso offriva loro la possibilità di sperimentare una vicinanza fisica più piacevole e rassicurante, nonostante non soddisfacesse i bisogni di nutrimento.

A partire da ciò, Bowlby cominciò a pensare che, analogamente con quanto osservato negli animali, il bambino costruisca un attaccamento con coloro che lo circondano non spinto solo dalla fame o da altri bisogni fisiologici, ma principalmente dalle potenzialità insite nella relazione di fornirgli un contesto dove crescere al sicuro.

Il lavoro clinico di Mary Ainsworth

La teoria dell’attaccamento di John Bowlby deriva anche dal lavoro clinico della sua allieva Mary Ainsworth sulla diade madre-bambino all’interno del contesto della “strange situation”.

Mary Ainsworth ebbe l’idea di osservare l’interazione madre-bambino nei seguenti quattro momenti:

  • gioco;
  • distacco;
  • ricongiungimento;
  • gioco (dopo il ricongiungimento).

La cosiddetta “strange situation” creava un forte stress nel bambino. L’obiettivo era valutare la tenuta inerente al ricordo della madre nella mente del bambino, ovvero quanto l’oggetto psichico “mamma” fosse saldamente radicato nella mente del bambino, o quanto invece questa certezza interiore fosse labile, o addirittura assente. Solo in presenza di una base sicura rappresentata nella mente, è possibile per il bambino dedicarsi alla realtà intorno a sé; senza una base sicura, secondo Bowlby e in generale chiunque lavori in ambito di attaccamento, non può esservi una normale esplorazione.

Circa l’80% di essi reagiva protestando all’uscita della madre, tuttavia poi dedicandosi nuovamente al gioco e gioendo al ritorno di questa. Questo supponeva uno stile di attaccamento sicuro nella mente del bambino, come un’aspettativa preconscia secondo cui la madre, prima o poi, sarebbe tornata senza abbandonarlo: sarebbe stato “solo questione di tempo”.  Una percentuale di essi, tuttavia, rispondeva usando pattern definiti insicuri, con uno schema diverso che identificava altri stili di attaccamento quali evitante, ambivalente e disorganizzato.

Il nucleo della teoria dell’attaccamento

In linea generale, il legame di attaccamento favorisce la sopravvivenza del piccolo grazie alla vicinanza con una figura capace di garantirgli benessere e protezione. Più specificamente, si può parlare di legame di attaccamento quando sono presenti tre caratteristiche chiave:

  • la ricerca di vicinanza a una figura preferita da parte del bambino;
  • l’effetto “base sicura”: il bambino cerca nell’adulto la presenza di una base sicura e stabile a cui fare riferimento, un porto sicuro in cui rifugiarsi se si sente in pericolo. L’essenza della base sicura è che essa crea un trampolino per la curiosità e l’esplorazione. Dove non esiste base sicura, l’individuo vive uno stato di inquietudine e ricorre a manovre difensive per minimizzare la sofferenza;
  • la protesta per la separazione dalla figura di attaccamento da parte del bambino.

Inizialmente sono stati descritti tre stili di attaccamento (Ainsworth et al.,1978): lo stile sicuro (B), quello insicuro evitante (A) e quello insicuro ambivalente (C). Successivamente altri ricercatori hanno notato che non tutti i bambini avevano un attaccamento al genitore con caratteristiche riconducibili a queste tre modalità. Dunque, sono state introdotte nuove categorie di attaccamento.

Nello specifico, Main e Solomon (rispettivamente nel 1986 e nel 1990) hanno definito un quarto stile disorganizzato/disorientato (D); Crittenden nel 1988 ha descritto invece una modalità di attaccamento mista in cui vi è una commistione di tratti sia di evitamento che di ambivalenza, definendola come evitante/ambivalente (A/C).

Attaccamento sano e modelli operativi interni

Il bambino con attaccamento sicuro (B) manifesta un chiaro desiderio di vicinanza e di contatto fisico nei confronti del caregiver. Egli ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della figura di attaccamento nel caso in cui si verifichino condizioni di pericolo. In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura responsiva e sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nei momenti di bisogno. I bambini sicuri sono dunque sicuri nell’esplorazione del mondo, capaci di sopportare distacchi prolungati, non hanno timore dell’abbandono e hanno fiducia in sé e negli altri.

I Modelli Operativi Interni sono delle rappresentazioni mentali di sé e della figura di attaccamento. Essi si costruiscono nel corso dello sviluppo del bambino a seguito delle ripetute esperienze interattive con la propria figura di attaccamento che vengono interiorizzate.

Nel modello operativo del mondo che ciascuno si costruisce, una caratteristica fondamentale è
il concetto di chi siano le figure di attaccamento; di dove le si possa trovare e di come ci si può aspettare
che reagiscano. Analogamente, nel modello operativo del sé che ciascuno si costruisce, una caratteristica fondamentale è: il concetto di quanto si sia accettabili o inaccettabili agli occhi delle figure di attaccamento

J. Bowlby, 1973.

Così, un individuo che abbia sperimentato cure protettive e sensibili interiorizzerà un Modello Operativo della figura di attaccamento come amorevole, disponibile e attenta ai suoi bisogni. Parallelamente, un modello complementare di sé come degno e meritevole di cure.

Sicurezza nell’attaccamento

La componente fondamentale nello sviluppo dell’attaccamento del bambino è la sicurezza nei confronti del genitore. Le relazioni di attaccamento sicuro si distinguono per due aspetti cruciali:

  • il bambino sviluppa fiducia nel fatto che il genitore o la figura di attaccamento sia emotivamente disponibile e pronto a rispondere ai suoi bisogni. Questo evita che il bambino debba costantemente verificare la disponibilità del genitore o la sua volontà di intervenire;
  • il bambino con attaccamento sicuro crede che il genitore sarà in grado di confortarlo e sostenerlo in momenti di bisogno, alleviando la sua sofferenza.

Il genitore rappresenta un porto sicuro a cui il bambino può rivolgersi per conforto e sostegno, esprimendo liberamente vulnerabilità e cercando il contatto ravvicinato. Egli ha fiducia che i suoi bisogni saranno soddisfatti tempestivamente. Grazie a questo tipo di supporto, i bambini con attaccamento sicuro di solito recuperano rapidamente da eventuali disagi. Utilizzando il genitore come base sicura da cui esplorare l’ambiente circostante, ritornano facilmente a impegnarsi in altre attività.

È importante evidenziare che il senso di sicurezza e la vicinanza emotiva al genitore non inducono automaticamente il bambino a cercare costantemente la sua presenza. Al contrario, il genitore che offre conforto al bambino quando piange non rischia di creare dipendenza eccessiva; piuttosto, fornisce al figlio la rassicurazione e la fiducia necessarie per sviluppare l’autonomia. In realtà, mantenendo un equilibrio sano tra il bisogno di attaccamento e l’esplorazione durante la prima infanzia, i bambini tendono ad aumentare la richiesta di attaccamento. Ciò accade quando si sentono vulnerabili, come durante malattie, momenti di paura, stanchezza o di fronte a nuove sfide, manifestano questi bisogni immediatamente. Tuttavia, dopo che i bisogni sono soddisfatti e il senso di sicurezza e fiducia sono ristabiliti, vi è maggiore desiderio di esplorare e di autonomia.

Dal legame di attaccamento infantile al legame di coppia in età adulta

La teoria dell’attaccamento fornisce una cornice all’interno della quale è possibile comprendere meglio alcune dinamiche di coppia in età adulta: le modalità con cui ci leghiamo affettivamente ad una persona possono riflettere, infatti, le nostre primarie esperienze di attaccamento.

Lo stesso Bowlby nel 1969 ipotizzava che le relazioni di attaccamento primarie rappresentassero il prototipo di tutte le relazioni d’amore successive. Il rapporto di coppia può essere infatti inteso come una particolare forma di legame di attaccamento. Sono da evidenziare, tuttavia, delle differenze tra il tipo di relazione genitore-bambino e coppia adulta. Innanzitutto, nella coppia la relazione è reciproca e simmetrica, a differenza della relazione genitore-bambino che è fortemente asimmetrica. Inoltre, essa coinvolge il sistema motivazionale sessuale e comprende anche la funzione biologica della riproduzione.

A partire da ciò alcuni ricercatori si sono interessati allo studio dell’attaccamento all’interno della relazione di coppia: l’individuo, che si è costruito uno schema mentale inconsapevole di come è l’altro e di come lo tratterà, sceglierà proprio le persone con quelle caratteristiche. Inoltre, il suo comportamento sarà complementare e finirà per rinforzare lo stile di attaccamento dell’altro in una sorta di circolo vizioso (Carli, 1995).

Se sei sicuro, amerai di più

La persona che instaura con il figlio un modello di attaccamento sicuro è un individuo che ha grande consapevolezza di sé e delle proprie emozioni. Si comporta in modo accudente e amorevole verso il bambino, ma al tempo stesso non è invischiante né intrusiva. Lo lascia dunque libero di costruirsi la propria identità separata e autonoma, senza intervenire costantemente.

Se hai vissuto un modello di attaccamento sicuro nel rapporto con la tua figura di riferimento, le tue relazioni godranno di un grande equilibrio. Sarai quindi in grado di dare e ricevere amore: questo perché avrai interiorizzato, nel corso dell’infanzia, entrambi i ruoli. Così come la figura che si è presa cura di te ha dato tutto per te, nella coppia sarai pronta accudire e proteggere il partner. Al tempo stesso saprai ricevere e accogliere nel modo giusto cure e amore, senza mettere però in discussione la tua autonomia e indipendenza.

Le persone sicure non temono di essere lasciate quando si trovano all’interno di una relazione sentimentale. Hanno fiducia nei confronti dell’altro, sono positive e ottimiste. Si abbandonano facilmente nell’intimità, sono sincere, altruiste e accoglienti: ciò è fondamentale, perché spesso dimentichiamo che la fiducia e la capacità di donarsi si trovano proprio nella possibilità di amare ed essere amati.

Maria Di Lanno per Questione Civile

Sitografia

www.ilfogliopsichiatrico.it

www.psicologiapediatrica.it

www.ipsico.it

www.thewom.it

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