Alla scoperta della scrittura, la più grande intuizione dell’essere umano che ha cambiato per sempre il modo di comunicare e la convivenza tra esseri umani
La scrittura può essere considerata una delle più grandi invenzioni del genere umano. Frutto di più intuizioni avvenute in luoghi diversi, la scrittura ha avuto origine per esigenze culturali e socio-economiche condivise e ha seguito, a grandi linee, le stesse tappe evolutive. Inoltre, tutte le prime forme di scrittura avevano un nesso in comune: sono nate come sistemi di tipo pittografico e ideografico.
Questa coincidenza suggerirebbe che l’arte visiva, presente in tutti i popoli preistorici, abbia rappresentato una fase precoce di tutte le invenzioni della scrittura. Questi sistemi hanno poi subito un’evoluzione verso il fonetismo, sganciando i segni dal loro significato iconico per far assumere loro un valore sillabico fino alla nascita dei primi sistemi alfabetici, in cui ogni singolo suono è rappresentato da un singolo segno, completamente scollegato dal suo significato iconico.
“Scrivere la Storia”
– N. 1
Questo è il primo numero della Rubrica di Area dal titolo “Scrivere la Storia”, appartenente all’Area di Storia Antica e Medievale
Presupposti per l’invenzione della scrittura
Pare che l’essere umano abbia iniziato a sviluppare la comunicazione orale, anche se ancora molto rudimentale, 500.000 anni fa. Le prove anatomiche rinvenute sui fossili umani dell’epoca, come la grandezza del cranio e un apparato fonatorio complesso – con la presenza delle ossa ioidi -, sarebbero riconducibili all’esistenza di una protolingua. Secondo questa ipotesi, già l’uomo di Neanderthal era capace di usare forme di comunicazione vocale, seppur primitive. Quindi, È poi evidente, dalle scoperte archeologiche, che esso viveva in dei gruppi sociali già consolidati, la cui ampiezza e complessità richiedevano una comunicazione costante tra individui. Tuttavia, i Neanderthal erano privi della scrittura e di simboli visivi.
Questo perché l’invenzione della scrittura ha richiesto l’insorgenza di un certo tipo di attività cognitive e di determinate condizioni socio-economiche. Innanzitutto, un presupposto fondamentale è stata l’esistenza del pensiero simbolico, che i Neanderthal non avevano ancora sviluppato. Sarebbe stato l’homo sapiens ad acquisire le abilità di collegamento tra pensiero e immagine che diventeranno, insieme ad altre caratteristiche innate negli ominidi, come la manipolazione degli oggetti e la presenza della teoria della mente[1], una delle prerogative essenziali per la nascita della scrittura. Inoltre, nonostante i gruppi sociali dei primi Neanderthal fossero più o meno assestati, la loro organizzazione comunitaria era piuttosto semplice.
Dunque, la scrittura sarebbe nata molto tempo dopo, quando gli uomini sarebbero stati in grado di mettere in pratica il pensiero simbolico, ma soprattutto quando la loro organizzazione sociale avrebbe richiesto una pianificazione razionale delle attività, un’economia di scambio e un’organizzazione burocratica. La scrittura, dunque, venne “inventata” perché necessaria ad un certo punto dell’evoluzione umana.
Correlazioni tra arte visiva e sistemi di scrittura
Secondo molti studiosi, nel processo che ha portato l’essere umano alla sua elaborazione, l’arte visiva avrebbe costituito un passaggio fondamentale, giacché l’attività grafica rappresenta un ampliamento delle capacità logiche e conoscitive. Questo approccio preliminare, inizialmente litografico, sarebbe sfociato nella rappresentazione di forme geometriche, un ulteriore passo nel processo creativo da cui ha avuto origine la scrittura.
La tradizione artistica umana si sviluppa nel Paleolitico superiore circa 40.000 anni fa. L’arte era costituita principalmente da riproduzioni raffiguranti animali, figure umane e immagini astratte. A quel periodo risalgono anche oggetti, perlopiù arnesi in osso, e pitture della cosiddetta “art mobilier”, attestata in Europa in un’area geografica che si estende dai Pirenei all’Ucraina e in molte altre parti del mondo. Gli oggetti raffiguravano una grande varietà di elementi geometrici (spirali, circoli, croci…) suggerendo un possibile sviluppo nei livelli di astrazione rispetto alle rappresentazioni naturalistiche. Ne sono un esempio anche i tjurunga australiani: lame sottili ellissoidali di legno o pietra su cui venivano dipinte o incise delle spirali, dei punti o altre forme geometriche che sembrerebbero suggerire un possibile uso mnemotecnico. Ciò che colpisce nell’attestazione di sistemi di rappresentazioni grafiche presenti in aree geografiche diverse è la ricchezza delle corrispondenze simboliche.
Tra l’altro, molti studi avrebbero evidenziato una connessione tra forme d’arte e sistemi di scrittura dato che sia i graffiti che i caratteri scritti hanno un valore simbolico. Inoltre, se i dipinti all’interno delle caverne sono simili all’arte su pietra, allora esisterebbero diversi livelli di significato, esattamente come in molti testi scritti. Altresì, pare che molte rappresentazioni su supporti mobili (pietre, ossa o corna) somiglino a forme primitive di scrittura. Quindi, nella classificazione evoluzionista, lo stadio della pittografia tende ad essere considerato come un antecedente inevitabile della scrittura lineare.
Le invenzioni
Chi ha inventato la scrittura? Chiunque, a questa domanda, direbbe i Sumeri. Tuttavia, oggi è possibile confutare la tesi della monogenesi della scrittura come risultato di un unico passo decisivo da un sistema pittografico a uno fonetico. Teorie moderne tendono a concepire la scrittura come l’esito di un processo evolutivo avvenuto in diverse parti del mondo, in diversi periodi, con diverse evoluzioni, ma per ragioni pratiche e socio-economiche simili.
Secondo questi studi, non si parlerebbe dunque di invenzione della scrittura, ma di invenzioni, avvenute in tre aree geografiche:
- in Mesopotamia, in un periodo compreso tra il 3500 e 3000 a.C.;
- in Cina, nel 1400 a.C. circa;
- nell’America precolombiana, approssimativamente intorno al 600 a.C.
La scrittura dei Sumeri
Presso i Sumeri la scrittura nacque essenzialmente per contare i beni posseduti, rendere conto delle transazioni eseguite e per predire il futuro. Chiaramente, l’assunto essenziale per la nascita della scrittura fu la presenza di una società organizzata gerarchicamente, con un sistema di credenze e un’economia avanzata.
Uruk, anche nota come Warka, era un’antica città sumera che sorgeva lungo la costa del fiume Eufrate. Dai ritrovamenti archeologici sembra che fosse un insediamento più o meno vasto e che i suoi abitanti intrattenessero rapporti commerciali con le città limitrofe. A dimostrazione di questa tesi ci sono numerosi reperti rinvenuti a Uruk, Kiš, Nippur e altre località della Siria e dell’Iran. Si tratta delle bullae, databili intorno al 3500 a.C., ovvero recipienti tondi e chiusi al cui interno erano inseriti dei pezzi di argilla con al di sopra il disegno dell’animale o del prodotto da scambiare. Questi pezzi di argilla furono poi progressivamente sostituiti da tavolette piatte incise. Da questi ritrovamenti è possibile ipotizzare un primo passaggio dal disegno dell’oggetto e alla sua stilizzazione (pittogramma), che in seguito avrebbe prodotto la cosiddetta scrittura cuneiforme.
All’inizio la scrittura sumera era solo ideografica, contava circa 2000 segni e consisteva in tre elementi principali: pittogrammi, fonogrammi e determinativi. Tuttavia, nel 2600 a.C. circa, gli Accadi semitici iniziarono a stanziarsi in Mesopotamia. Gli Accadi ereditarono gli ideogrammi e le parole-segno sumeri, sostituendo alle parole sumere le equivalenti semitiche. Inoltre, il valore fonetico sumero delle parole-segno venne impiegato per scrivere le sillabe. Fino ben oltre il II millennio questo tipo di scrittura dominò l’Asia occidentale e molti popoli, come gli hurriti o gli elamiti, adoperarono il cuneiforme per scrivere le loro lingue.
I geroglifici
In Egitto iniziò a svilupparsi verso il 3150 a.C., periodo a cui risale una tavolozza dell’epoca di Narmer, al momento dell’unificazione dell’alto e del basso Egitto. La scrittura egizia era frutto di un processo complesso, basato sui cosiddetti geroglifici (dal greco ἱερός, sacro, e γλύφω, incisione), che significa dunque “scrittura sacra”. Diversamente dalla scrittura dei Sumeri, infatti, nell’Egitto predinastico la scrittura non aveva una funziona pratica, ma rituale.
La scrittura si sviluppò molto rapidamente e l’insieme dei geroglifici rimase stabile da una dinastia all’altra. Graficamente, i geroglifici rappresentavano immagini stilizzate che riproducevano l’universo enciclopedico dell’antico Egitto: piante, animali, dei, uomini, costruzioni…
Ciascun geroglifico poteva essere impiegato in tre modi:
- come ologramma;
- come elemento fonetico;
- come determinativo.
Dunque, il principio era lo stesso usato nella scrittura cuneiforme. Oltre a quella geroglifica, gli Egizi impiegavano due ulteriori tipi di scrittura: quella ieratica, per i testi sacri e, solo successivamente, quella demotica, per scopi laici e molto più corsiva, con i geroglifici ridotti a tratti di calamo. A partire dal III secolo a.C ebbe origine la scrittura meroitica, solo in parte decifrata, utilizzata nel regno indipendente del sud dell’Egitto, nell’odierno Sudan. Nel I secolo a.C. si sviluppò un nuovo sistema di scrittura nazionale che impiegava diversi stili, uno basato sul modello dei geroglifici e uno basato sul demotico. L’uso dei geroglifici si protrasse anche dopo la conquista di Alessandro Magno e nel corso della dominazione romana.
La scrittura in Cina
Le prime attestazioni della scrittura cinese risalgono al 1400 a.C. Tuttavia, negli ultimi anni, molti studiosi e linguisti credono che il percorso della scrittura cinese abbia origini antichissime: le testimonianze più antiche risalirebbero al 6500 a.C., incise su dei carapaci di tartarughe e destinate a un uso divinatorio.
Uno spartiacque nella storia della scrittura cinese fu certamente Qin Shi Huangdi, considerato il primo imperatore della Cina, il quale non solo unificò i tanti regni compresi tra il Tibet, l’Oceano e le steppe siberiane, ma anche il sistema di scrittura. Dunque, nel II secolo a.C. la scrittura cinese era già molto complessa e richiedeva la conoscenza di almeno 3000 segni per comporre testi accettabili.
La tradizione cinese suddivide i segni scrittori in sei gruppi:
- immagini di oggetti;
- immagini simboliche;
- composti simbolici;
- segni nati da “deviazioni o inversioni”;
- segni indicanti suoni;
- i derivati.
Sebbene la struttura interna sia rimasta inalterata, l’aspetto dei segni è cambiato nel corso del tempo, probabilmente a causa della variazione del materiale e degli strumenti scrittori: dalle ossa metallo alla seta o alla carta.
L’influenza della cultura cinese sul resto dell’Estremo Oriente fu notevole: insieme al buddhismo, la scrittura e la lingua si diffusero su una vasta area territoriale, dove ancora la scrittura non era stata inventata. Dopo un periodo di accettazione iniziarono a svilupparsi scritture locali basate sull’adattamento del sistema cinese.
Nell’America precolombiana
Nell’America precolombiana si sono sviluppati almeno quattro sistemi di scrittura, quali il mixteco, l’azteco, lo zapoteco e il maya, difficili da imbrigliare in una sola etichetta. Per tale ragione si accennerà al sistema maya a titolo esemplificativo.
Si ha traccia della scrittura maya grazie a manoscritti, iscrizioni monumentali e oggetti di varia natura. I maya usavano perlopiù due tipi di scrittura: una monumentale, incisa nella giada o modellata con una sorta di stucco, che non somiglia a nessun’altra forma di scrittura e che è caratterizzata da una combinazione di astrazione e fantasia; una manoscritta, costituita dai glifi. La scrittura maya poggiava su un repertorio costituito da oltre mille segni – di cui alcuni allografi o omofoni – e il suo impiego iniziale era destinato alla registrazione dei movimenti degli astri. Secondo lo studioso J. V. Knorozov alcuni glifi conserverebbero il loro valore pittografico, mentre altri sarebbero stati utilizzati come logogrammi, spesso di forma CVC.[2] La teoria di Knorozov e la conseguente indagine epigrafica fornirono una chiave interpretativa di molti glifi, anche se ad oggi la scrittura maya non è del tutto decodificata.
I maya non furono gli unici a sviluppare la scrittura nell’America precolombiana. Infatti, prima della comparsa della scrittura maya, conosciamo altri sistemi di scrittura in altre aree culturali, come nel Sudest della costa del golfo del Messico e in Guatemala. È molto probabile, invece, che gli Aztechi avessero ereditato dai maya l’idea di scrittura, ma non vi è alcuna somiglianza tra i due sistemi. La scrittura azteca, infatti, consisteva in un misto di logografia, ideografia e rebus.
La nascita della scrittura alfabetica
La scrittura alfabetica affonda le sue radici nelle antiche civiltà del Medio Oriente. I primi alfabeti rappresentavano solo i suoni consonantici, mentre i suoni vocalici dovevano essere integrati dal lettore. Gli esperimenti iniziali di scrittura alfabetica ebbero origine intorno al 1700 a.C. nel Canaan (Israele/Palestina) e nel Sinai, che produssero i cosiddetti “protocananeo” e “protosinaitico”.
Gli ideatori dell’alfabeto ebbero un’intuizione eccezionale seguendo il principio acrofonico. Per esempio, in lingua semitica la parola che designava il concetto di casa era bētu. Nei sistemi di scrittura non alfabetica, sarebbe stata rappresentata con un pittogramma raffigurante una casa, poi eventualmente stilizzato nel corso del tempo. Gli inventori della scrittura alfabetica attribuirono a questo segno pittografico il valore del suono della prima lettera della parola, quindi la B. Un altro esempio riguarda lettera A, che negli alfabeti protocananei e protosinaitici era rappresentata al contrario (Ɐ) poiché ricordava graficamente le corna di un toro, alpu in semitico.
Furono i Fenici ad adottare e sviluppare il nuovo sistema di scrittura alfabetico, stilizzandolo e semplificandolo. In questo modo, le lettere persero man mano il loro carattere pittografico. Successivamente, i Greci adottarono l’alfabeto fenicio e lo modificarono. Tuttavia, non sappiamo con esattezza quando avvenne questo passaggio, ma sembrerebbe, dai ritrovamenti archeologici, che le prime iscrizioni risalgano all’VIII sec a.C. La scrittura greca giunse poi a Roma grazie agli Etruschi e lì subì un’ulteriore modificazione. Altre popolazioni del Medio Oriente, invece, adottarono la scrittura alfabetica attraverso i contatti con i Fenici e la adattarono e modificarono a secondo delle loro esigenze linguistiche e comunicative.
Questo nuovo sistema di scrittura con meno di 30 segni rappresentò un enorme passo avanti rispetto ai sistemi non alfabetici. Infatti, favorì gli scambi commerciali e creò i presupposti di tradizioni religiose basate su scritture facilmente accessibili alle grandi masse.
Conclusioni
È possibile affermare, dunque, che essa non sia stata inventata una volta da una sola popolazione, ma che sia il frutto di più intuizioni con presupposti evolutivi, economici e sociali condivisi. È soprattutto il risultato di lunghi e lenti processi e della collaborazione di individui che, ad un certo punto della loro evoluzione, ebbero la necessità di inventare un sistema che potesse tradurre graficamente significati da trasmettere o fissare.
Marta Barbiero per Questione Civile
Bibliografia:
Albertine Gaur, Un viaggio attraverso il mondo dei segni, Bari, Edizioni Dedalo, 1997.
Alberto Angela, Segni: l’invenzione della scrittura, Torino, GEDI Gruppo Editoriale, 2022.
Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, Origini della scrittura: genealogia di un’invenzione, Milano, Bruno Mondadori, 2002.
Giorgio Raimondo Cardona, Antropologia della scrittura, Novara, De Agostini Scuola, 2009.
Luis Godart, L’invenzione della scrittura. Dal Nilo alla Grecia, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2001.
Sitografia:
www.treccani.it
[1] La teoria della mente consiste nell’essere consapevoli che altri individui hanno credenze e desideri diversi dai propri. Questa teoria è riconosciuta ampiamente come uno degli attributi mentali più importanti dell’essere umano ed è alla base della vita sociale.
[2] Consonante-vocale-consonante.