Il ruolo degli animali e dei paesaggi nelle fiabe popolari e perché sono in realtà più importanti di quanto si pensi
Quando si analizza una fiaba, spesso ci si concentra sul viaggio dell’eroe e sulle funzioni di Propp, pensando che animali, paesaggi e i dettagli dei luoghi siano solamente elementi secondari. Sono infatti recenti gli studi su questi ultimi che invece vogliono sottolineare come in realtà giochino un compito non meno importante se si vuole studiare la fiaba non tanto come testo letterario in sé, ma come simbolo culturale come vedremo in questo articolo.
“Affabulati: il folklore visto da dentro”
– N. 5
Questo è il quinto numero della Rubrica di Area dal titolo “Affabulati: il folklore visto da dentro”, appartenente all’Area di Scienze Umane
Il ruolo degli animali
Gli animali sono personaggi presenti nella maggior parte delle fiabe popolari. La cultura di riferimento gioca un ruolo fondamentale poiché determina la valenza positiva o negativa dell’animale, per esempio il serpente nell’antico Egitto rappresentava il guardiano del mondo ma era anche simbolo di potenza, mentre nella cultura ebraica richiama il serpente che ha tratto in inganno Eva e quindi rappresenta Satana ed è metafora del male.
Gli animali nella fiaba consigliano l’eroe, possono essere un suo doppio in quanto principale aiutante o un segno. Oppure ancora possono essere l’oggetto della ricerca dell’eroe o dei veri e propri deus ex machina, quando intervengono una sola volta nella fiaba sono spesso un oracolo.
Gli animali mostruosi invece aiutano il nemico dell’eroe oppure sono animali che l’eroe deve affrontare e sconfiggere in una sfida, in questo caso l’animale assume caratteristiche fantasiose e si allontana dal realismo, si pensi ai draghi.
Le fiabe popolari, come detto nei precedenti articoli della rubrica, rispecchiano i riti di iniziazione particolarmente evidenti nelle culture tribali; secondo Bettelheim è proprio la presenza di personaggi animali ad aiutare il passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Questo perché i bambini da una parte li amano in quanto esseri liberi e guidati principalmente dall’istinto, dall’altra nutrono però un certo timore poiché non vorrebbero essere assimilati a loro, timore che rende la metamorfosi un evento importante nelle vicende della fiaba.
Allo stesso modo quando gli animali dimostrano caratteristiche tipicamente umane si crea una vicinanza tra uomo e animale.
Personaggi, bambini e…emozioni
A proposito di bambini e di fiabe, è interessante il processo di sintonizzazione emotiva che avviene durante l’ascolto delle fiabe. I bambini iniziano a riconoscere le emozioni tramite il rapporto con i genitori, che colgono l’emotività e la imitano. Allo stesso modo i genitori comprendono ciò che il bambino vuole comunicare e lo trasformano in un messaggio comprensibile.
In un primo momento i bambini saranno in grado di orientarsi con le loro emozioni, in un secondo momento riconosceranno anche quelle altrui.
In questa cornice la fiaba è uno strumento utile per lo sviluppo dell’empatia: il genitore legge ad alta voce la fiaba al bambino ed è sintonizzato con i suoi bisogni emotivi, il bambino percepisce l’intenzionalià e l’attenzione data dall’adulto.
Ciò permette al bambino di provare empatia per i personaggi della fiaba e di vivere le loro emozioni in prima persona in un contesto sicuro.
I personaggi d’altronde sono riproduzioni semplificate e polarizzate delle emozioni: può trattarsi del lupo malvagio, della principessa remissiva, del principe bello e coraggioso. Gli studi hanno dimostrato che tale semplificazione ha una corrispondenza con gli stimoli che il sistema limbico e l’emisfero destro riescono a cogliere e a cui riescono a rispondere.
Inoltre le emozioni che il bambino esplora attraverso le fiabe, sono emozioni che vive anche nella sua quotidianità: impara così a riconoscerle, a nominarle e apprende come gestirle. La lettura delle fiabe è infatti consigliata sia per dare ai bambini una rassicurazione della prevedibilità del mondo, fattore importante per la loro vita psichica, sia per dar loro gli strumenti necessari per affrontare svariate situazioni tra cui l’allontanamento dei genitori, cambiamenti anche fondamentali durante la crescita o anche solo cosa comporta trasgredire le regole date.
Infine tramite le fiabe i bambini entrano in contatto con le norme morali e relazionali della propria società.
Il legame culturale tra fiaba e animali
Come anticipato, si possono distinguere animali reali e animali di fantasia. In questo articolo verranno approfonditi soprattutto quelli reali, in quanto riflettono la vita quotidiana e la cultura.
Si prenda ad esempio la raccolta “Fiabe Italiane” di Italo Calvino: gli animali presenti nelle fiabe della raccolta contribuiscono alla sussistenza di pescatori e contadini e sono quindi principalmente di fattoria.
Per l’intreccio della fiaba sono altrettanto importanti perché permettono il salto nel meraviglioso che Calvino ritiene fondamentale in quanto aiuta a superare il realismo. Spesso lo fanno rendendo possibile un cambiamento radicale della condizione economica dei personaggi: l’esempio più chiaro è quello della gallina che depone le uova d’oro, aiutando il contadino a superare la povertà.
Si nota inoltre che sono geograficamente caratterizzati; infatti, nelle fiabe popolari delle regioni costiere predominano animali pescati come il granchio e l’anguilla, mentre in quelle dell’entroterra sono presenti gatti, rane e bisce.
C’è un’importante dinamica relazionale che si crea tra eroe e animale: quando il primo è clemente con il secondo, salvandolo dalla sorte che lo porterebbe a morire, l’animale poi favorisce l’eroe. Ad esempio, l’animale gli conferisce il potere di trasformarsi per superare una prova.
Un esempio si trova nella fiaba “Corpo senza anima”, in cui l’eroe per essere intervenuto in una disputa tra animali e, con saggezza, guadagna la possibilità di trasformarsi prima in formica, poi in aquila, in leone e infine in cane.
Animali che si trasformano in uomini
Anche queste metamorfosi contribuiscono al salto nel meraviglioso. Viceversa può succedere che siano gli animali a trasformarsi in uomini, spesso riacquisendo in realtà quella che era la loro forma originaria; questo ha sempre una connotazione positiva perché rassicura la paura di essere assimilati agli animali di cui si è accennato nel precedente paragrafo.
Infine, esiste anche una metamorfosi negativa che ha lo scopo di punire o sconfiggere l’eroe ed è quella imposta tramite la magia da parte di streghe o maghi nemici.
La definizione di paesaggio
Il paesaggio è un altro elemento interessante. Si noti innanzitutto come il paesaggio nelle fiabe popolari assuma una forma simbolica indispensabile alla trama, come ad esempio la foresta che è spesso magica o fatata.
L’attenzione dell’uomo, quindi sia dell’eroe che del lettore, è catturata da ciò che è inusuale e avvolto nel mistero oppure da ciò che richiama eventi del passato; non a caso è in questi luoghi che l’eroe dovrà avventurarsi.
Al paesaggio viene data quindi una funzione narrativa: la sua descrizione infatti trasmette emozioni, tensioni, è spesso un luogo che i personaggi devono lasciare con nostalgia.
In questo scambio simbiotico e simbolico tra uomo e natura interviene quindi la soggettività estetica del narratore e la sua appartenenza culturale.
Inoltre, i luoghi hanno una forte capacità di mantenere un significato simbolico come si può notare nelle descrizioni tramandate nella letteratura oppure nei nomi attribuiti a luoghi naturali come laghi o montagne, questo vale anche per le fiabe popolari.
Bisogna considerare che il termine stesso “paesaggio” viene utilizzato per indicare sia un luogo fisico che la sua rappresentazione pittorica. In generale si potrebbe dire che per paesaggio si intende la forma di un luogo analizzato nei suoi molteplici aspetti.
Collot in particolare afferma:
“Il paesaggio non è il paese, ma una certa maniera di guardarlo” (Collot, 2005, p.12).
Il concetto di paesaggio culturale nasce proprio dalla relazione tra i luoghi e i significati che vengono loro attribuiti. L’UNESCO ha definito paesaggio culturale come un’area geografica con caratteristiche evidenti dell’opera della natura e dell’uomo. Socco (1998) riconosce che tutto il paesaggio è segno, è fenomeno di significazione e quindi cultura.
I paesaggi sono davvero indefiniti?
A riguardo dei paesaggi viene spesso detto che una loro caratteristica è di essere atemporali, indeterminati e astorici.
In effetti l’esordio “C’era una volta…” introduce spesso ad una fiaba in cui tempo e luogo sono indefiniti e remoti, il che rende la fiaba “universale”.
Eppure nella raccolta di Italo Calvino appare evidente che i paesaggi marini siano presenti in quelle fiabe provenienti da località di mare, mentre vigne e orti prevalgono in quelle di tradizione contadina.
Si noti che non mancano fiabe in cui vengono citate località reali e facilmente riconoscibili, basta pensare a quella dei suonatori di Brema dei fratelli Grimm.
Gli studi di Propp permettono di approfondire anche luoghi secondari delle fiabe di magia, come la grande casa, i doni magici, il fiume di fuoco.
Uno studio dettagliato dei paesaggi parte proprio dal ricondurli a luoghi realmente esistenti e dall’ associare a ciascun paesaggio le relative connotazioni. Si nota infatti che alcuni paesaggi come la foresta e il bosco sono luoghi ricorrenti nelle fiabe ma non sono mai descritti nei particolari: sono piuttosto caratterizzati dall’essere un luogo buio e misterioso.
Il bosco rappresenta un ostacolo per l’eroe e un impedimento per l’inseguitore ma è anche un luogo impenetrabile da un forestiero.
Questi paesaggi possono essere analizzati attraverso coppie di opposti come avanti-dietro, dentro-fuori, vicino-lontano, familiare-straniero.
Alcuni elementi caratteristici sono ricorrenti negli stessi autori: nei giardini delle fiabe di Andersen prevalgono abeti, pini e faggi; invece, nella macchia dei fratelli Grimm prevalgono alberi di frutta e di ciliegi in particolare.
Uno studio del genere potrebbe tornare utile perché, se il paesaggio rinvia al soggetto che lo percepisce, allo stesso modo la maniera in cui esso è rappresentato nelle fiabe popolari potrebbe aiutare a comprendere il soggetto collettivo alla loro origine.
Sonia Barbaro per Questione Civile
Sitografia
- ilboschetto.altervista.org
- www.bibliomanie.it
- www.researchgate.net
Bibliografia
- Chiara Nannicini, “Il pappagallo cantastorie. Il ruolo degli animali nelle Fiabe italiane dopo l’intervento di Calvino”, Italies, 12, 2008, p.111-128
- F. De Angelis, S.Caraglia: “Sto una favola”, 2023, pubblicato per Equa-Fatti per essere umani.