Oggetti magici nel folklore: simbolismo e credenze

oggetti magici

Gli oggetti magici nel folklore tra simbolismo e credenze popolari

Gli oggetti magici sono una presenza costante nelle narrazioni folkloriche di tutto il mondo, ricoprendo ruoli essenziali nelle trame e nei processi di costruzione simbolica delle culture. Dalle fiabe russe ai miti dell’Estremo Oriente, passando per le leggende scandinave e le tradizioni africane, questi elementi non solo arricchiscono la narrazione, ma incarnano soprattutto valori profondi e archetipi universali. Spade incantate, anelli fatati, pozioni miracolose e libri proibiti sono spesso carichi di significati nascosti, spesso legati in qualche modo a varie concezioni di potere, di fortuna o di destino.

Nel folklore, infatti, questi oggetti non solo fungono da strumenti per il compimento delle imprese eroiche, ma rappresentano spesso prove iniziatiche che il protagonista deve affrontare per dimostrare la propria identità. In tal senso, essi possono essere simboli del passaggio a una nuova fase della vita, manifestazioni materiali del volere divino o di un potere sovrannaturale, ma soprattutto metafore di princìpi morali e spirituali. In molte culture, il possesso di un oggetto magico comporta responsabilità e pericoli, poiché il potere che esso conferisce è spesso ambivalente e suscettibile di corruzione.

Esploreremo quindi il ruolo degli oggetti magici nel folklore da diverse prospettive, con esempi tratti da diverse culture: il loro simbolismo, la loro funzione narrativa e il loro legame con le credenze popolari e i rituali. Analizzeremo come questi oggetti abbiano attraversato epoche e contesti geografici, mantenendo intatta la loro carica simbolica e la loro capacità di affascinare e ispirare generazioni diverse e distanti tra loro.

“Affabulati: il folklore visto da dentro”
– N. 6
Questo è il sesto numero della Rubrica di Area dal titolo “Affabulati: il folklore visto da dentro”, appartenente all’Area di Scienze Umane

Simbolismo degli oggetti magici nel folklore

Nel folklore, gli oggetti magici possiedono spesso un valore simbolico che va oltre la loro funzione immediata, incarnando concetti universali e archetipi profondamente radicati nella cultura di appartenenza. La spada incantata, per esempio, non è solo un’arma di offesa o difesa, ma rappresenta potere, giustizia e legittimità.

Spade, anelli e filtri d’amore

Si pensi a tal proposito alla leggendaria spada di Re Artù che alcuni identificano nella famosa Excalibur: estrarla dalla roccia non è solo un gesto di forza, ma una prova del diritto divino a governare. In altre parole, la spada è il simbolo stesso della dimensione sacra a cui appartiene la regalità. Esempi simili possono essere considerati la spada Kusanagi della mitologia giapponese, uno dei tre simboli del potere imperiale, e la Dyrnwyn della tradizione gallese, che agisce correttamente solo nelle mani di un “valoroso”.

Analogamente, gli anelli magici spesso garantiscono grandi poteri ai loro possessori. Nella mitologia nordica, l’anello di Andvari è forgiato per rendere il possessore capace di produrre oro con le sue stesse mani, ma la maledizione che lo avvolge lo rende in realtà causa di rovina totale. Si tratta della stessa irrisolvibile ambivalenza di fondo che si ritrova anche in opere notoriamente ispirate ad elementi nordici come “L’Anello del Nibelungo” di Wagner e l’”Unico Anello” di Tolkien, entrambi raffigurazioni di un potere irresistibile e distruttivo al tempo stesso.

Le pozioni e gli elisir, invece, simboleggiano l’accesso a una conoscenza proibita. Il filtro d’amore di Tristano e Isotta è causa di una passione inarrestabile, dietro cui si cela però qualcosa di terribile: la trasformazione in esseri privi di libero arbitrio. Allo stesso modo, l’elisir di lunga vita, ricercato dagli alchimisti, incarna il desiderio umano di trascendere i limiti della mortalità, come il Soma vedico o l’ambrosia degli dèi greci, che sottolineano il legame tra il potere sovrannaturale e il consumo di sostanze speciali.

Gli oggetti magici come strumenti narrativi

Oltre al loro valore simbolico, gli oggetti magici svolgono funzioni narrative fondamentali. Tali funzioni possono essere legate a:

  • aiuti sovrannaturali: oggetti donati da divinità, spiriti o aiutanti, che permettono all’eroe di superare ostacoli impossibili. Pensiamo agli stivali delle sette leghe delle fiabe europee, che consentono di percorrere distanze immense in un solo passo, oppure alla lampada di Aladino, i cui poteri sono narrati nella celebre fiaba de Le mille e una notte;
  • prove iniziatiche: l’acquisizione dell’oggetto magico è spesso legata a una sfida che l’eroe deve superare. Per esempio, nel mito greco di Perseo, lo scudo lucente donato da Atena gli permette di affrontare Medusa senza guardarla direttamente. Questa dinamica si ritrova anche in molte fiabe europee, dove l’oggetto magico è il premio per chi dimostra coraggio e determinazione;
  • cambiamenti di stato: oggetti come specchi magici o bacchette fatate modificano la realtà e il destino dei protagonisti. I calderoni della mitologia gallese, ad esempio, sono oggetti che possono produrre bevande in grado di resuscitare i morti ma senza restituire loro l’anima, simboleggiando i limiti del potere magico. La mela avvelenata di Biancaneve è un altro esempio di oggetto che trasforma la vita della protagonista, portandola in un nuovo stato di esistenza e di coscienza, seppur temporaneo.

Oggetti magici e credenze popolari

Molti oggetti magici hanno trovato posto anche nelle credenze popolari, alimentando superstizioni e rituali che si sono tramandati nei secoli. Il ferro di cavallo, ad esempio, è considerato un potente amuleto contro la sfortuna in molte culture europee, poiché il ferro era ritenuto un materiale capace di allontanare gli spiriti maligni. Non si sa bene da dove nasca questa credenza, ma alcuni studiosi ipotizzano che essa derivi dall’antica convinzione che creature sovrannaturali come le streghe temessero il contatto con materiali lavorati, oppure che la sua forma vagamente simile all’apparato sessuale femminile potesse distrarre l’autore del malocchio e fargli perdere vigore.

Sempre in tema di malocchio non si può non citare il celebre cornetto rosso napoletano, le cui radici si perdono nella fase greco-romana della storia della città, quando i corni erano simboli di forza, fertilità e virilità. Il suo colore rosso, infatti, secondo alcuni simboleggerebbe il sangue e la vita, dandogli quindi valore apotropaico, tanto che ancora oggi il cornetto viene regalato come portafortuna, spesso accompagnato da rituali scaramantici che si ritiene ne aumentino l’efficacia.

Analogamente, le monete gettate nelle fontane per esprimere desideri derivano da antiche pratiche sacrificali in onore delle divinità delle acque. In passato, infatti, si credeva che offrire monete alle sorgenti sacre potesse essere utile per ottenere il favore degli spiriti dell’acqua, garantendo prosperità o protezione durante gli spostamenti interurbani. Un esempio celebre di questa usanza è la Fontana di Trevi a Roma, dove ancora oggi i visitatori lanciano monete con la speranza di tornare un giorno nella Città Eterna, seguendo una tradizione che si ritiene sia stata inaugurata dall’archeologo tedesco Wolfgang Helbig tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Altri oggetti

Altri oggetti portafortuna diffusi nel folklore includono il quadrifoglio, simbolo di fortuna per la sua rarità, e la mano di Fatima, presente nella tradizione araba ed ebraica, dove è utilizzata per proteggersi dalle energie negative e dal malocchio.

Oggetti magici e sfera religiosa

Un aspetto particolarmente interessante degli oggetti magici è il loro legame con la sfera religiosa e rituale, dove spesso assumono il ruolo di elementi di connessione tra il mondo terreno e quello divino. Molti oggetti magici delle tradizioni folkloriche derivano infatti da antichi strumenti cerimoniali, utilizzati per invocare divinità, proteggersi dalle forze maligne o favorire eventi propiziatori.

Ad esempio, nella cultura cristiana medievale, il Graal era un oggetto ricercatissimo perché considerato universalmente come la coppa usata da Cristo durante l’Ultima Cena, cosa che – secondo la leggenda – avrebbe conferito poteri miracolosi a chiunque ne fosse entrato in possesso. Non a caso, nei racconti del ciclo arturiano, questa reliquia diventa il simbolo di un viaggio interiore e spirituale che impegna i cavalieri della Tavola Rotonda in una ricerca che diventa potente metafora della purezza e della grazia divina.

Qualcosa di simile si osserva anche in ambito sciamanico, dove strumenti come il tamburo rituale o il bastone del comando sono spesso considerati oggetti magici capaci di connettere lo sciamano con il mondo degli spiriti. Ancora oggi, in alcune culture indigene, tali strumenti vengono utilizzati per interpretare fatti del presente, per predire il futuro o semplicemente per curare malattie. Ad esempio, tra i Sami della Lapponia, il tamburo sciamanico (chiamato “goabdes” nella lingua sami di Lule) era impiegato nei rituali divinatori per comunicare con gli spiriti e viaggiare nel mondo ultraterreno; analogamente, per molti popoli nativi americani, come i Lakota, il tamburo sacro rappresentava il battito del cuore della Terra, fungendo da tramite tra il mondo umano e quello spirituale. Oggi questi elementi culturali non sono del tutto scomparsi, ma hanno dovuto adeguarsi agli inevitabili mutamenti introdotti dall’occidentalizzazione e dalla cristianizzazione che hanno subito forzatamente.

Una piccola lezione di antropologia

Come si è potuto vedere, gli oggetti magici nel folklore non sono semplici elementi decorativi o espedienti narrativi, ma incarnano valori, credenze e paure delle società che li hanno creati, talvolta fungendo da ponti tra il mondo materiale e quello spirituale. Dalla spada Excalibur agli anelli incantati delle mitologie nordiche, dagli amuleti protettivi delle culture mediterranee ai tamburi sciamanici, ogni oggetto magico racconta una storia unica e offre uno spaccato sulle mentalità e sulle visioni del mondo di epoche e genti diverse.

Secondo gli antropologi che si occupano di fare “etnografia degli oggetti”, essi rispondono al bisogno umano di trovare un senso nell’ignoto, anche attribuendo significati segreti a cose che apparentemente non hanno vita propria. Ancora oggi, nella letteratura, nel cinema e nelle credenze popolari, gli oggetti magici continuano a esercitare il loro fascino, dimostrando la capacità del folklore di adattarsi e reinventarsi continuamente. Attraverso l’analisi della loro funzione e del loro significato, possiamo comprendere meglio non solo le storie che ci tramandiamo di generazione in generazione, ma anche i modi in cui le culture umane hanno sempre cercato di dare un ordine al mondo, affrontando le proprie insicurezze e rafforzando le proprie speranze.

Francesco Cositore per Questione Civile

Bibliografia

  • Briggs, K. (2002). The Fairies in Tradition and Literature. Routledge.
  • Dundes, A. (1980). Interpreting Folklore. Indiana University Press.
  • Eliade, M. (1957). Il sacro e il profano. Torino, Bollati Boringhieri.
  • Propp, V. (1928). Morfologija skazki. Leningrad, Academia. (trad. it. Morfologia della fiaba, G. Einaudi, Torino, 1966).
  • Thompson, S. (1946). The Folktale. University of California Press.
  • Tolkien, J.R.R. (2000). Albero e foglia. Milano, Bompiani.
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