Il sisma di Casamicciola del 2017 riporta l’attenzione sulla sismicità storica dell’area ischiana e si scopre che i più forti terremoti a Ischia si sono registrati nel corso del XIX secolo
I terremoti a Ischia presentano una caratteristica peculiare che si può riscontrare in diverse aree vulcaniche italiane: pur non raggiugendo mai una magnitudo elevata come in quelli che si verificano nelle zone appenniniche centromeridionali, possiedono una capacità distruttiva molto forte, accentuata soprattutto dalla loro bassissima profondità.
L’esempio più recente è quello del 21 agosto 2017, quando un sisma di magnitudo stimata fra 3.6 e 4.0 ha avuto la capacità di generare gravi danni, limitati perlopiù nell’area del centro storico di Casamicciola, dove morirono due persone e altre rimasero sepolte sotto le macerie per ore prima di essere estratte dai volontari della Protezione Civile e dai Vigili del Fuoco.
Il sisma di Casamicciola del 2017 dovrebbe essere un monito, che ricorda che il peggio è sempre in agguato, nascosto nelle viscere della terra e pronto a scatenarsi. Infatti, nel caso di Ischia, capiamo di essere stati davvero fortunati, considerando, tra l’altro, che il terremoto si è verificato in un periodo dove i turisti si ammassavano sull’isola. L’area ischiana, insieme a quelle vesuviana e flegrea, è la più pericolosa dal punto di vista sismico, oltre che vulcanico, dell’intera provincia di Napoli. Lo testimoniano i numerosi eventi storici riportati nei cataloghi scientifici esistenti.

Terremoti a Ischia: il primo documentato nel Medioevo
Qualcuno avrà pensato che quello del 2017 sia stato un caso isolato e che non ci debbano essere preoccupazioni ulteriori per il futuro, ma la storia racconta un’altra versione dei fatti. Al contrario, i terremoti a Ischia non sono assolutamente una novità. La sismologia storica descrive una sismicità forte, anche se sporadica, ricca di terremoti con effetti anche gravi o molto gravi sull’isola d’Ischia.
Il primo terremoto di cui si ha notizia è di epoca medievale e risale al 1275. Il CFTI ce lo descrive in questi termini:
«Questo terremoto era sconosciuto alla tradizione dei cataloghi sismici. È attestato da una lettera di re Carlo I d’Angiò, datata 2 novembre 1275, che funge da termine “ante quem” per il terremoto. In un giorno imprecisato del 1275 – prima del 2 novembre – un terremoto colpì l’isola d’Ischia: alcune case furono distrutte, ci furono molti morti. Forse un tratto di costa sprofondò in mare, molte proprietà agricole andarono completamente perdute.»

Il Settecento, un secolo di gravi terremoti a Ischia
Sebbene questo terremoto medievale sia stato assolutamente di rilievo e merita di essere ancora studiato, la maggiore sismicità dell’isola è rappresentata da eventi che sono avvenuti durante la storia moderna e contemporanea, in particolare fra Settecento e Ottocento. È necessario sfatare subito un mito: contrariamente a quanto si pensa, i terremoti non hanno un “periodo di ritorno”; questo è solo un mero dato statistico, assolutamente irreale e totalmente fallace. D’altro canto, non bisogna farsi ingannare dalla certezza assoluta di un periodo di quiete totale fra l’evento del 1275 e quello del 1796, in quanto non è detto che non vi siano stati altri terremoti rilevanti di cui, semplicemente, non se ne sono conservate tracce documentali evidenti. Questo discorso vale non solo per l’area ischiana, ma per tutte le aree soggette a questo rischio.
Detto ciò, è proprio nella storia moderna e contemporanea che i terremoti a Ischia assumono connotati spaventosi, per poi tornare a uno stato di quiescenza fino al “risveglio” nell’estate del 2017. Il 18 marzo del 1796 avvenne un sisma, con ogni probabilità molto simile a quello più recente. Infatti, stando alla descrizione generale dell’evento, «gli effetti furono distruttivi in una sola zona di Casamicciola; nel resto dell’abitato e negli altri paesi dell’isola di Ischia non vi furono danni».
L’Ottocento, il secolo più ricco di terremoti a Ischia
Lo scenario peggiore possibile, analogamente a ciò che accadde in Liguria, si viene a delineare nel corso dell’Ottocento. Il 2 febbraio 1828 una scossa di terremoto provoca danni gravi sull’isola, in particolare a Casamicciola, dove almeno 29 persone rimangono uccise nel crollo della chiesa parrocchiale in cui, proprio in quel momento, si stava svolgendo una funzione religiosa.
Il 4 marzo 1881, poi, si verifica un sisma che causa danni molto più gravi ed estesi, capace di uccidere almeno 127 persone, 121 delle quali nella sola Casamicciola. Appena due anni dopo, il 28 luglio del 1883, avvenne il massimo disastro di cui si ha memoria sull’isola: un’intensa scossa di terremoto provoca la morte diretta di 2.313 persone, la distruzione pressoché totale di Casamicciola e il grave danneggiamento di altre località, in particolare Lacco Ameno, Bocca, Forio, Monterone, Monticchio e Tironi. Fu una delle più gravi catastrofi sismiche dell’Ottocento in Italia.
Ebbene, si immagini cosa sarebbe potuto accadere con una scossa del genere durante l’estate del 2017: sarebbe stato un disastro molto più grave. Fortunatamente la scossa fu contenuta, ma il potenziale sismico dell’isola di Ischia dovrebbe essere un campanello d’allarme perché gravi terremoti a Ischia sono sempre possibili, anche se non frequenti come in altre aree italiane. La popolazione locale vive per la maggior parte in case non adeguatamente progettate per resistere alle particolari scosse che si verificano nel territorio. Infatti, una caratteristica propria di tali eventi sismici, come anticipato, è la loro scarsa profondità, che rende gli effetti del terremoto molto localizzati ma estremamente devastanti.
A Napoli, dopo il 1883, entra perfino in uso corrente il detto «È successa una Casamicciola», in altre parole “un disastro”, utilizzato anche dall’inimitabile attore napoletano Eduardo De Filippo (1900-1984) nella sua opera teatrale tragicomica Natale in casa Cupiello (1931).

Terremoti a Ischia e vulnerabilità degli alloggi turistici: la storia di Benedetto Croce
Ciò che accadde a Casamicciola nel 1883 pone in essere una questione fondamentale, che è quella della vulnerabilità degli alloggi turistici. Numerosi furono gli stabilimenti, gli alberghi e le ville che subirono crolli e uccisero o ferirono persone venute in vacanza durante il periodo estivo. Accadde lo stesso a Benedetto Croce (1866-1952) e alla sua famiglia, sorpresi anch’essi da quel mostruoso terremoto.

Il famoso letterato italiano, allora diciassettenne e che aveva da poco conseguito la licenza liceale, «si trovava nel soggiorno della Villa Verde, dove la famiglia del proprietario terriero Pasquale Croce risiedeva per le vacanze. Il terremoto fece sprofondare il padre ingoiato dalle macerie; Benedetto Croce vide la sorella sbalzata verso il soffitto; quindi, raggiunse la madre che si era rifugiata sul balcone, e da lì entrambi precipitarono». Nonostante le gravi ferite riportate, Croce riuscì a salvarsi. Fu estratto dalle macerie il giorno successivo; tuttavia, avrebbe presto appreso di essere rimasto solo: uno dei tanti orfani generati dal terremoto.
È chiaro, dunque, che i terremoti a Ischia sono una minaccia ancora più grande rispetto ad altri luoghi, proprio perché ambita meta turistica di fama internazionale. Perciò, sarebbe necessaria una grande operazione di messa in sicurezza dell’intera area, con specifici interventi antisismici sugli edifici esistenti.
Conclusione
La questione della vulnerabilità degli alloggi turistici nei centri storici italiani, noti per ospitare, soprattutto nel periodo estivo, migliaia e migliaia di persone, rendendo alcune località temporaneamente sovraffollate, è un problema di cui si parla poco e che dovrebbe essere preso seriamente in considerazione. Non è ancora capitato, in questi anni, che una scossa di terremoto abbia sorpreso una località turistica a elevato rischio sismico in un periodo di alta stagione, eccetto nel 2017, proprio a Ischia, tra l’altro circa tre settimane dopo la ricorrenza del grave disastro del 1883. Non può che essere da noi considerato un avvertimento di ciò che, in qualunque momento, potrebbe accadere.
Luigiandrea Luppino per Questione Civile
Sitografia:
Castaldo Antonio, Ischia, il terremoto del 1883 ed il racconto di Benedetto Croce. Il racconto del filosofo scampato a 17 anni alla catastrofe: «I miei anni più dolorosi», in «Corriere della Sera», Milano, 22 agosto 2017, articolo online fruibile al seguente link: <https://www.corriere.it/cronache/17_agosto_22/ischia-terremoto-1883-ed-racconto-benedetto-croce-e44a07b2-86c5-11e7-bd49-2b2377bbc1e8.shtml>.
CFTI5Med, 1275 11 02, -Isola d’Ischia (Italy), Laboratorio avanzato di sismologia storica, a cura di Emanuela Guidoboni-Graziano Ferrari-Dante Mariotti, rapporto ufficiale del terremoto in questione fruibile online al seguente link: <http://storing.ingv.it/cfti/cfti5/quake.php?42793IT>.
CFTI5Med, 1796 03 18, Casamicciola Terme (Italy), Laboratorio avanzato di sismologia storica, a cura di Emanuela Guidoboni-Graziano Ferrari-Dante Mariotti, rapporto ufficiale del terremoto in questione fruibile online al seguente link: <http://storing.ingv.it/cfti/cfti5/quake.php?04744IT>.
Bibliografia immagini:
Ferrandino Gaetano, Casamicciola e il sisma, l’incubo della carneficina del 1883 negli scritti di Croce, in «IlGolfo24.it», 21 agosto 2018, Ischia, articolo e foto al link (https://www.ilgolfo24.it/casamicciola-sisma-lincubo-della-carneficina-del-1883-negli-scritti-croce/).
Mappa dei terremoti a Ischia, by @ Luigiandrea Luppino.
Nunes Vais Mario, Benedetto Croce, fotografia del 1909, Collezione del Fondo Nunes Vais: ICCD – Raccolte Fotografiche: ‘https://fotografia.cultura.gov.it/iccd/item/E098700.
Redazione, Casamicciola. Luongo: “Il terremoto del 28 luglio 1883, una catastrofe da ricordare”, in «TeleIschia», 28 luglio 2021, Napoli, articolo e foto a link (https://www.teleischia.com/casamicciola-luongo-il-terremoto-del-28-luglio-1883-una-catastrofe-da-ricordare/).
Terremoto Ischia, 29 agosto 2017 – Il Presidente della Repubblica attraversa la zona rossa di Casamicciola accompagnato dai Vigili del Fuoco: https://www.flickr.com/photos/dpcgov/40471873125/in/album-72157665614620807.