Donne artiste e l’Impressionismo femminile
Una delle prime reazioni all’Impressionismo, imposto negli anni Settanta dell’Ottocento a Parigi, riguarda finalmente la considerazione delle artiste donne.
Più volte gli studi hanno cercato di approfondire quali fossero le condizioni sociali delle donne che desideravano o tentavano di avvicinarsi alla professione artistica, e molto spesso si è riscontrato, soprattutto nel corso del secolo, come ci sia stata una vera e propria segregazione nei confronti dell’arte al femminile, che d’altra parte era il chiaro raffronto di quanto accadeva all’interno di una comune famiglia borghese.
Pertanto, durante il XIX secolo perdura nei confronti delle donne una forte limitazione non solo della capacità espressiva, ma in generale delle possibilità di partecipare alla vita politica e sociale.
Reazioni al nuovo stile parigino: la critica simbolista
L’Impressionismo fu uno dei primi movimenti in cui si fecero notare e furono partecipi le artiste, in primo luogo la celebre Berthe Morisot (1841-1895). Aderivano a pieno titolo poiché si univano alle riflessioni, alla sperimentazione, ai dibattiti all’interno della cerchia dei vari artisti che presero parte alle otto esposizioni parigine.
Molto presto, già nel corso degli anni Ottanta e novanta dell’Ottocento, questa partecipazione delle donne all’Impressionismo fu per certi versi legittimata, in quanto l’Impressionismo e il suo stile vennero visti da una parte della critica – soprattutto di stampo simbolista – in maniera misogina o maschilista, cercando di relegare all’interno di un recinto le artiste, collocandole convenientemente all’interno del più ampio campo impressionista.
L’Impressionismo, almeno da un punto di vista superficiale, era ormai inteso come la celebrazione dell’esperienza sensoriale, la traduzione immediata di una sensazione visiva, votato unicamente ad annotare e registrare impressioni fugaci. Proprio per queste ragioni la critica di stampo simbolista, rappresentata nello specifico da Camille Mauclair, riteneva che proprio queste caratteristiche fossero adatte al temperamento e al carattere delle donne, tanto da intendere il movimento impressionista come un’“arte femminile”.
Pertanto, se da un lato protagoniste come Berthe Morisot venivano legittimate ad essere artiste, esse venivano convalidate soltanto all’interno del campo impressionista, perché riflettevano le caratteristiche del movimento che, secondo Mauclair, corrispondevano alla sensualità, alla dipendenza alle sensazioni, all’apparenza superficiale.
Invece, all’interno del contesto simbolista si cercava di valorizzare l’immaginazione, attraverso una ripresa dell’idealismo quasi di stampo romantico, aspetti non presenti nell’Impressionismo, ritenuto dalla critica essere unicamente un modello estetico, utile solo a registrare delle impressioni. Dunque, l’abilita manuale e artigianale delle donne, ritenute dai critici degli esseri graziosi, delicati, pure nervosi e con un forte temperamento, poteva trovare legittimamente sviluppo soltanto all’interno dell’espressione artistica dell’Impressionismo.
L’Impressionismo femminile: Berthe Morisot
Quella avanzata dalla critica dell’epoca si trattava ovviamente di una interpretazione molto riduttiva e anche denigratoria, nonostante ciò, veniva celebrata la grandezza di un’artista come Berthe Morisot, la quale aveva portato all’interno del campo dell’arte tutta una serie di tematiche vicine alla realtà femminile, soprattutto delle donne borghesi.
Le opere
Si vedano due celebri opere degli anni Settanta, la prima è Etendre le linge, del 1875 (immagine di copertina). In questo dipinto viene inserita una visione di una pratica a cui erano solite sovrintendere le donne, ovviamente non le donne borghesi, semmai le loro collaboratrici, ma è una visione di paesaggio all’interno della quale avviene un’attività domestica. Se dunque il soggetto è femminile, in realtà la grande abilità di Berthe Morisot si riscontra nella resa pittorica che unisce attività umana e paesaggio.

Il secondo dipinto è Jeune femme en toilette de bal, e ritrae una giovane donna in abito da sera, pronta per andare al ballo. Non è una di quelle nuove donne parigine, né una donna operaia, né tanto meno una prostituta, come quelle che cercavano di sopravvivere nei dipinti di Manet. Quelle raffigurate da Morisot sono figure femminili alto-borghesi che vivono una realtà di reclusione, spesso in una gabbia dorata, e che sono di fatto il compendio di quella società femminile narrata all’inizio del secolo, all’inizio dell’Ottocento, come accade nei romanzi di Jane Austen.
I lavori degli anni Settanta e ottanta di Berthe Morisot presentano una delicatezza d’uso del pennello, una sottigliezza, una chiarezza di colori, una raffinatezza, una grazia e un tocco leggero che li fa sembrare estremamente femminili: sono semplicemente l’espressione di una donna artista e della sua risposta all’Impressionismo, una risposta che non è soltanto quella di Berthe Morisot, ma anche di tante altre donne artiste del periodo.
L’Union des femmes peintres et sculpteurs del 1881
Infatti, all’inizio degli anni ottanta dell’Ottocento le pittrici iniziano a organizzarsi non solo con delle scuole d’arte dedicate, ma anche tramite una mobilitazione sociale: nel 1881 nacque l’Union des femmes peintres et sculpteurs, con l’obiettivo di offrire dei luoghi di rappresentanza e di esposizione dedicati alle donne artiste. Berthe Morisot assieme alla sorella Edma avevano studiato pittura come parte della loro educazione alto-borghese e sembravano così talentuose fin dalla giovinezza che i genitori consentirono loro di perseguire una carriera artistica in maniera concreta.
Fu nel 1858 che Berthe iniziò a studiare con Joseph-Benoit Guichard, allievo di Delacroix e prima ancora di Ingres, e nel 1864 debuttò al Salon, ancora molto giovane, inserendosi nella cerchia di Manet; lo stesso Camille Corot la incoraggiò a dipingere all’aperto, consentendole di entrare nella cerchia di questa società di artisti bohemien, inteso nel senso alto-borghese del termine.

Un esempio a riguardo è l’opera Dans la villa au bord de la mer (près de Fécamp), del 1874, dove sembrano riecheggiare delle marine, tipiche degli anni Sessanta in Monet, visione ordinata di una vita alto-borghese, una condizione agiata in una località di villeggiatura, dove però l’attenzione non è più posta su una resa realistica, ma è presente l’intenzione di esplorare il linguaggio pittorico, anche quello dell’abbozzo, dello schizzo, l’impressione visiva utile a rendere un’atmosfera.
L’Impressionismo femminile: Eva Gonzalès
Un’altra allieva di Manet, Eva Gonzalès (1849-1883), fu una delle principali artiste donne a farsi notare nella cerchia dei pittori moderni. Celebre la sua opera Une loge aux Italiens del 1874, in cui raffigura un luogo di intrattenimento di Parigi.
Rispetto a Berthe Morisot, che a partire dagli anni Settanta sperimenta molto di più sulla tecnica pittorica, il dipinto di Eva Gonzalés è un dipinto finito. Anche qui compare un ritratto di tipi cittadini, dove al centro c’è una donna borghese, accompagnata e controllata da quello che probabilmente è il marito in uno dei rari momenti di libertà e di intrattenimento dalla vita borghese, ossia al teatro.

Questo dipinto fu rifiutato dal Salon nell’anno della sua creazione e accettato solo più tardi, nel 1879. Gonzalés, a differenza di Berthe Morisot, negli anni Settanta era ancora convinta che il Salon fosse la piattaforma principale in cui esibire, e rifiutò pertanto di partecipare alle mostre degli Impressionisti. Naturalmente però, come Berthe Morisot era figlia di una ricca famiglia borghese, di intellettuali, il padre era uno scrittore, la madre una musicista, aspetto che le consentì di proseguire nella sua attività di artista.
L’Impressionismo femminile: Helene Schjerfbeck
Nel caso di Helene Schjerfbeck (1862-1946) è interessante notare come pur arrivando da straniera nella scena parigina e avendo iniziato anche molto giovane la sua carriera, anziché conformarsi ai modelli predominanti e tentando di copiare i modelli di successo maschili, tentò da subito una strada alternativa e anche molto sperimentale, per esempio con il dipinto Biancheria stesa del 1883.

Si tratta di un’opera dipinta a Pont-Aven, luogo di villeggiatura nella Bretagna rurale. È interessante notare come questa pittrice, pur scegliendo un tema vicino alla quotidianità femminile, come si è visto con Berthe Morisot, realizzi una pittura che è estranea a tutte le cinque categorie accademiche di storia, ritratto, paesaggio, genere o natura morta, in quanto sfrutta in realtà i panni stesi, queste biancherie, per creare un dipinto che appare più che altro come una riflessione sulle campiture dei colori, sul rapporto fra essi, rispetto alle varie zone colorate e alle varie tessiture del dipinto.
L’Impressionismo femminile: Mary Cassatt
L’ultima pittrice da considerare per quanto riguarda l’Impressionismo e il tardo Impressionismo è Mary Cassatt (1844-1926), un’artista americana, figlia di genitori benestanti, con i quali viaggiò molto, ma giunse infine a Parigi nel 1875, dove mise a frutto i suoi studi condotti prima alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadephia, e dopo aver esposto National Academy of Design di New York. A Parigi Degas la notò e la invitò ad esporre con gli Impressionisti a partire dal 1879, successivamente Cassat partecipò a quattro delle cinque rimanenti mostre del movimento.
Child’s Bath
Un’opera da ricordare della pittrice e che mostra una consonanza col linguaggio sviluppato dagli Impressionisti è Child’s Bath, del 1893, una scena di intimità famigliare e, similmente a Berthe Morisot, si tratta di quei piccoli episodi di vita quotidiana all’intero di una famiglia borghese.

Gli aspetti più interessanti della rappresentazione sono dati dagli oggetti della stanza in cui si svolge questa scena. Si nota come il trattamento sullo sfondo di quello che probabilmente è un mobile a cassettoni e della carta da parati sia molto sommario, un po’ come negli sfondi tipici di Renoir, piuttosto che di Monet, realizzati verso la fine degli anni Sessanta dell’Ottocento. Lo stesso vale anche per il tappeto in primo piano e per il vaso posto di fronte allo spettatore, dove si nota quasi una perdita di prospettiva, oltre a uno sviluppo che va verso una sorta di decorativismo.
Ecco che anche Mary Cassatt, come le altre pittrici, si pone strettamente in relazione con il linguaggio pittorico e con i soggetti sviluppati dai colleghi uomini, riuscendo a fornire però una personale interpretazione, non soltanto femminile, come ebbe a dire la critica simbolista con tono denigratorio, ma riuscì a interpretare con la propria sensibilità individuale di donna dell’alta borghesia le esigenze di una nuova pittura.
Matteo Mazzonetto per Questione Civile
Bibliografia
- S.M. Sondergaard, Women in Impressionism. From Mythical Feminine to Modern Woman, catalogo della mostra (Copenhagen, 6 ottobre 2006 – 21 gennaio 2007), a cura di S.M. Sondergaard, Skira, Milano 2006.
- T. Garb, Berthe Morisot and the Feminizing of Impressionism, in Critical Readings in Impressionism and Post-Impressionism, a cura di M. Tompkins Lewis, University of California, Berkley, 2007, pp. 191-204.
- M. Mathieu, Impression, Morisot, catalogo della mostra (Genova, Palazzo Ducale, 12 ottobre 2024 – 25 febbraio 2025), a cura di M. Mathieu, Electa, Milano 2024.